PSICANALISI E SESSUALITÀ
Oggi, con Mancuso, si dice che la Morale cristiana è invecchiata. Per questo è venuto di moda la “psicanalisi freudiana”. Si vuole, cioè, aiutare l’uomo a liberarsi dall’oscuro complesso di colpa, superare tutti i tabù, le inibizioni, le repressioni, gli scompensi. Il “sesso”, perciò, non deve più essere un atto vergognoso, bensì un valore positivo, un segno, addirittura, di autenticità, di liberazione. Di conseguenza, molti teologi (?) moralisti celebrano l’erotismo come una conquista del post-Concilio. P.Balducci scrisse addirittura che “appartiene alla Liturgia delle origini”, e che la Chiesa farebbe bene a rivedere la sua concezione - superatissima! - sulla sessualità1 non più sulla Parola di Dio, ma, come disse il teologo olandese Schillebeeckx (anch’egli condannato dal Tribunale civile per immoralità pubblica), ma sulla cultura greco-giudaica.
Questo mi fa ricordare il “nullus atheus nisi impurus” di S. Agostino. La Morale di Cristo, di fatti, direbbe Newman, si fonda sulla dottrina che “l’impurità dispiace a Dio” (cfr. Gen. 6,3), e che la concupiscenza ne è la sorgente, mentre i nuovi Moralisti battezzano come un bene proprio la concupiscenza della natura umana nei suoi più bassi istinti. Una Morale individualistica, quindi, con ampia libertà di fare i propri comodi, sia pure in piena armonia con la propria coscienza e una “etica comportamentale” che il “peccato originale” per orgoglio della mente e lussuria della carne. Ma allora, che posto c’è ancora per la Redenzione e per la Grazia? La sana teologia cattolica ci insegna che l’uomo è privo di giustizia e che è assolutamente incapace di procurarsela con le proprie forze. Noi, infatti, siamo liberati solo attraverso l’azione redentrice di Cristo attraverso il suo intervento, gratuito, che si chiama “Grazia”. Se non fosse così, Cristo sarebbe solo un saggio Maestro - tipo Budda - che ci ha dato buoni esempi. Ma non è questo il “messaggio cristiano”. Il Vangelo ci ricorda la nostra grandezza perduta e la restaurazione meravigliosa operata da Gesù Cristo, come “Liberatore” del peccato. Perciò, contro questo pauroso dilagare di pornografia, autorizzata, permessa, della quale non si dovrebbe neppure far parola (cfr. Ef.5, 3-4), Noi ricordiamo ancora il preciso e immutabile Comandamento di Dio: “Non fornicare!”, e la consolante “beatitudine” promessa ai puri di cuore: “Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio!” (cfr. Mt. 5,8) che afferma che “i non puri di cuore” non vedranno Dio! Ma, purtroppo, oggi anche quel Comandamento è stato come annullato.
Facciamo alcuni esempi:
Nel N° 4501 del 2 marzo 1969, su “Le Pèlerin”, a pagina 11, c’era una lettera della Segreteria del Papa, in cui si manifestava al P. Guichardan, redattore-capo del Pèlerin, la “soddisfazione del Santo Padre e la sua gratitudine” per “l’attaccamento filiale e il pieno attaccamento alla Chiesa dei Redattori del Pèlerin”, che presentava favorevolmente - nello stesso numero - il primo di informazione sessuale, destinato al grande pubblico. Il Pèlerin trovava “giusto e preciso” il commento che sottolineava che “non bisogna contrariare questi giochi (dei piccoli), anche ciò che può sembrare anormale”. «Io penso (scrive chi riporta) a ciò che il linguaggio comune chiama le “cattive abitudini”, per non compromettere gravemente lo sviluppo normale della personalità». Potrei citare numerosi “questionari” che sono stati presentati in scuole, tenute da Religiosi, sul sesso, certamente contrari alla dottrina cattolica su l’educazione sessuale. Si legga Pio XI, nella sua enciclica su l’educazione della gioventù, dove dice:
«... assai diffuso è l’errore di coloro che... si fanno promotori di ciò che essi chiamano “educazione sessuale”. Essi credono fermamente di poter premunire la gioventù contro i pericoli dei sensi, solo attraverso mezzi naturali, come questa iniziazione temeraria e questa istruzione preventiva, data a tutti, indistintamente, e anche pubblicamente, ciò che è ancora peggio, questa maniera di esporre ai giovani per un certo tempo alle occasioni - dicono - di familiarizzarli con esse e di renderli preparati contro i loro danni».
Il 18 settembre 1951, Pio XII, tornando sull’argomento, ebbe ad affermare che
«coloro che propongono questa iniziazione, non sono altro che degli illusi dallo Spirito del male». «Noi parliamo, qui, di scritti, libri e articoli che trattano l’iniziazione sessuale, invadono il campo dei fanciulli, sommergono la generazione dei giovani, turbano i fidanzati e i giovani sposi».
Alla luce di questi insegnamenti pontifici, come si possono scusare le attuali Case Editrici Cattoliche? Le nostre Riviste cattoliche, l’educazione sessuale nei Seminari e nelle Case religiose? Come spiegarle se non con l’accordo, tacito o palese, di certo Episcopato? E come spiegare questo “nuovo modo” d’agire dell’Episcopato, al Magistero di sempre della Chiesa? Come spiegare la presentazione di quel film, sopradetto “Helga et Michael”, al clero e alle Religiose? Il P. Berthier, direttore della “Centrale Catholique” e Gran Patron del “Nouveau Cathechisme Francais”, presentando, in ante-prima, “la vie intime du couple”, a ben 900 preti e Suore, ebbe a dire: «di non chiudere gli occhi davanti a quello che verrà loro mostrato» (cfr. “Nouvel Observateur”, 17.2.1969). E come spiegare che “l’Office Catholique International du cinéma” abbia dato al film di Pasolini “Théorème”, il “Gian Prix”, pur essendo un film “volgarmente erotico” e “assolutamente scandaloso?” (Le Monde).
Anche su questo ci sarebbe da fare un discorso ben triste per la sua tragica importanza. È un fatto sull’etica della situazione. Già il 2 febbraio 1956, il Santo Uffizio emise una sua Istruzione in cui dice che questa “etica della situazione” è in contrasto con la Morale tradizionale della Chiesa cattolica e le sue applicazioni. Esso si dichiara indipendente dai principii della Morale oggettiva (il cui fondamento ultimo é l’essere)... Tale etica sostiene che la “norma” decisiva non sta in una legge oggettiva, ma nell’ispirazione interiore e nel giudizio che ne consegue. Ora, molto di ciò - continua il Documento - contraddice alla verità oggettiva, alla sana ragione; contiene tracce di relativismo e di modernismo, ed è lontano parecchio dalla dottrina cattolica2.
Oggi, invece, si vorrebbe la dissociazione tra fecondità e manifestazioni multiple dell’amore. Questo fu insinuato anche nel Vaticano II, soprattutto per l’intervento del cardinale Suenens, che provocò una reazione violenta da parte di un cardinale. Il fine era la contraccezione con ogni mezzo, pur di salvaguardare l’amore coniugale. Si ricordi, qui, la reazione di mezzo episcopato quando uscì la “Humanae vitae”. Di questo “amore coniugale” se ne faceva persino un “dovere”, benché fosse contro la legge naturale, la Sacra Scrittura e il Magistero di sempre che, assieme al “buon senso” ci dicono, invece, “intrinsecamente disonesto”. A riguardo della “contraccezione”, la dottrina cattolica ci insegna:
1°- che “il dovere primo degli sposi” e di ogni uomo, è di “amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, e di amare il prossimo come sé stesso” (Lc. X,27);
2° - essa insegna che “l’amore sussiste nel vivere secondo i Comandamenti di Dio” (2 Jo. 6); insegna che ogni atto matrimoniale che sia privato con artificio dal suo potere naturale di procreare la vita, offende la legge di Dio e la legge naturale; e che chi commette questo, pecca gravemente!
Ogni cristiano deve sapere che la Fede è una virtù soprannaturale che ci fa accettare la Rivelazione divina, la quale ci fa tenere per vero e per certo l’insegnamento di Cristo, il quale ci insegna qual è, per noi, la Volontà di Dio!
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