martedì 20 luglio 2021

La battaglia continua 4

 


FONTI DI UNO STRANO SVILUPPO


Inizio con due dichiarazioni di Paolo VI: 

1° - Riguarda la “collegialità”. È del 6 giugno 1965, pronunciata davanti a 300 Vescovi italiani. Eccola:

 «Per il Vescovo c’è una tentazione sottile, cioè di scaricare le sue responsabilità personali, in nome della collegialità, sulla Conferenza episcopale».

 Lo dice un “alibi”, e poi continua: 

«Ogni Vescovo rimane pienamente responsabile: ognuno deve, con l’aiuto dei suoi preti, adoperarsi a risolvere personalmente tutti i problemi concreti, perché ognuno sarà giudicato da Dio secondo il modo nel quale avrà adempiuto il proprio dovere».

2° - Nell’enciclica “Mysterium Fidei” di Paolo VI, del 3 settembre 1965, Egli insiste che non esiste alcuna evasione dalla rigorosa dottrina della “Transustanziazione”, ed esplicitamente respinge i vari concetti di “transignificazione”. Ma, detto questo, continua: 

«Nelle persone che mettono in circolazione tali idee, Noi riconosciamo il desiderio lodevole di approfondire un sì grande mistero, di penetrare nelle sue inesauribili ricchezze e di scoprire il suo significato per gli uomini del nostro tempo. Questo desiderio lo capiamo e lo stimiamo, ma non possiamo approvare le opinioni di tali ricercatori e siamo coscienti del nostro dovere di mettervi tutti in guardia contro questo pericolo serio per la Fede seria». 

Sono tutti “testi” tipici del “nuovo Magistero” con i propagatori di errori e di abusi. Papa e Vescovi mettono in guardia (!) contro questo e quello, genericamente, senza far nomi, ma nello stesso tempo lodano e stimano le loro intenzioni. Difatti, non è successo mai niente, tranne quella “condanna” spettacolare dell’arcivescovo Marcel Lefebvre, per la sua fedeltà alla dottrina di sempre. C’è allora da domandarsi: Cosa vuol dire tutto questo? Diciamo: all’inizio di questo strano sviluppo ci sono due fonti: la collegialità (l’instaurazione delle Conferenze Episcopali regionali) e la destabilizzazione del modernismo. Ora, questa abolizione del concetto “modernismo” ha rotto tutti gli argini che erano stati opposti all’esegesi cosiddetta “scientifica”. Le “Conferenze Episcopali nazionali” decidono autonomamente fino a che punto si deve ascoltare i desideri del Papa. Sottopongono le questioni ai loro “teologi” e poi decidono o lasciano cadere nel silenzio. Da quando esistono queste Conferenze nazionali, la Chiesa sta disgregandosi in Chiese autonome nazionali. E il Papa rispetta questa autonomia delle Conferenze Episcopali, e si guarda bene dal portarvi giudizi decisivi, anche se è di parere diverso. Abbiamo visto che anche Paolo VI aveva pareri diversi, eppure… si accontentava di lamentele! Perché anche il successore si accontenta della speranza che l’abbiano ad ascoltare nei suoi desideri, privi di minacce, di sanzioni?.. Questa domanda ci conduce alla seconda fonte: l’abolizione del concetto modernismo; l’abolizione della “scomunica” dei modernisti; l’abolizione sintomatica del “giuramento anti-modernista” da parte dei sacerdoti (abolizione decretata da Paolo VI nel 1977); quindi, la vittoria del Modernismo. 

Per sapere esattamente di cosa intendiamo per “modernismo”, cito alcune delle 65 frasi, o teoremi modernisti, condannati dal San Pio X. Sono “frasi erronee” che San Pio X ha tratto dagli scritti dei modernisti:

 Frase n. 2: «L’esegesi della Scrittura data dalla Chiesa non è da disprezzare, ma gli esegeti hanno l’ufficio del giudizio più esatto e della correzione». 

Frase n. 4: «Il Magistero non può stabilire il vero senso della Sacra Scrittura attraverso decisioni dogmatiche». 

Frase n. 22: «I dogmi che la Chiesa chiama “rivelati” non sono verità cadute dal cielo, ma una specie di spiegazione di fatti religiosi, alla quale lo spirito umano è arrivato con pene e sforzi». 

Frase n. 23: «L’esegeta critico può respingere come “falsi” certi fatti raccontati nella Scrittura e ritenuti come indubbiamente sicuri dalla Chiesa».

Frase n. 27: «La divinità di Gesù Cristo non è dimostrata nei Vangeli. In verità, la coscienza cristiana l’ha dedotta dall’idea di Messia».

 Frase n. 36: «La resurrezione di Cristo non è un fatto storico, ma un fatto dimostrato e non dimostrabile, di ordine soprannaturale, che la coscienza cristiana ha man mano dedotto da altri fatti».

 Frase n. 38: «La dottrina della morte propiziatoria non vien dai Vangeli, ma da San Paolo». 

Frase n. 49: «La cena cristiana si è sviluppata nel corso dei tempi in una azione liturgica, e così le persone che presiedevano la cena acquistavano il carattere sacerdotale».

 Frase n. 53: «La costituzione organica della Chiesa non è immutabile. Questa società, come ogni società umana, è sottoposta a uno sviluppo continuo». 

Frase n. 57: «La Chiesa è nemica del progresso delle scienze naturali e teologiche».

 Frase n. 58: «La verità non è più immutabile che l’uomo stesso, perchè essa si evolve con lui, in lui e attraverso lui». 

Frase n. 60: «La dottrina cristiana era, all’inizio, ebraica, poi paolina, poi giovannea e, infine, ellenistica e universale».

Frase n. 62: «Il Credo apostolico, all’inizio, non aveva lo stesso senso di oggi». 

Frase n. 64: «Il progresso scientifico costringe alla riforma della dottrina cristiana su Dio, la creazione, la Rivelazione, la persona del Verbo incarnato, la Redenzione». 

Frase n. 65: «Il cattolicesimo non è conciliabile con la scienza autentica se non si trasforma in un cristianesimo non dogmatico, (e il Papa aggiunge una spiegazione) cioè, in un “protestantesimo liberale”». 

Queste “sentenze” condannate, si trovano nella Costituzione apostolica “Lamentabili sane” del 3 luglio 1907. Il 18 novembre dello stesso 1907 seguì un “Motu proprio” dal titolo: “Praestantia Scripturae”, che decretò automaticamente “scomunicato” chiunque professasse o difendesse una di queste opinioni. 

sac. dott. Luigi Villa

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