I FALSI E GLI ARBITRII IN LITURGIA
Diamo, qui, un breve accenno di questa “sovversione liturgica”. Il “Centro Nazionale di Pastorale Liturgica” di Francia ha ammesso il fallimento della “Riforma Liturgica”, nella diminuzione dei fedeli, nella perdita della fede, anche in molti preti, nei dogmi non più espressi con vigore e chiarezza, negli errori protestanti, che si sono diffusi rapidamente; nella noia che ormai provano i fedeli della “Nuova Liturgia”. Eppure, il Decreto Conciliare sulla Sacra Liturgia, “Sacrosanctum Concilium” non aveva, certo, intenzione di gettare in pattumiera tutto il glorioso passato liturgico, che aveva alimentato la fede di tante generazioni di cristiani. L’attuale sfacelo fu fatto dai liturgisti con le loro insensate innovazioni! Benché il Vaticano II abbia voluto il rispetto e la conservazione del latino, in breve tempo, invece, per disposizione del “Consilium” e delle “Conferenze Nazionali” (ritenu te, ormai, superiori allo stesso Concilio!) il latino fu eliminato, sepolto, definitivamente! Così, riforma chiamò riforma. Difatti, si fece la riforma del “Kalendarium”, poi, quella del “Proprium” della Messa, poi si ridusse al lumicino il “Sanctorale” (con grandi risate dei Protestanti!). Mentendo, si disse che si sarebbero solo “ridotte” le Messe in onore dei Santi, e invece furono abolite del tutto, volendo sempre e solo la “Messa de feria”. In seguito, si annunciò la riforma del “Breviario”, mentre per il “Rituale” s’era già fatto prima. Il tutto fu come una specie di “moto perpetuo” che nessuno scienziato sarebbe riuscito a realizzare! Eppure, il Vaticano II non aveva legittimato affatto la manomissione del patrimonio liturgico. Infatti, nei suoi documenti ufficiali, aveva dichiarato che «la Santa Madre-Chiesa intende conservare gelosamente detto patrimonio e conferirgli nuovo vigore»1. E allora, come mai tanti Vescovi hanno permesso, autorizzato, dato facoltà per introdurre nuovi riti, quando il Vaticano II stesso aveva dichiarato che “a nessuno, anche se sacerdote, è lecito aggiungere, togliere o mutare, a proprio beneplacito, alcunché nella Liturgia»?2 Si è persino stupidamente sostenuto che vi possono essere più Messe, e che ciascuno può scegliersi la sua. Questo è falso, perché la Santa Messa è una sola: una e cattolica. In essa, Sacerdote e Vittima, è solo Cristo. Non possono, perciò, esservi Messe diverse, celebrate con riti e formule diverse. Certo, ci sono sempre state “Messe particolari” (ad esempio, per i “Fanciulli cattolici”, Associazioni varie, ecc…) ma mai, però, fu permesso di mutare testi, riti, musiche, come si fa purtroppo, oggi, per le così dette “Messe dei giovani”, sostituendo le musiche classiche, sacre, con altre forme musica li (?) più moderne, nonostante che il Vaticano II avesse dichiarato che «la tradizionale musica della Chiesa universale costituisce un tesoro di inestimabile valore e che deve essere, perciò, conservato e incrementato con somma cura»3. Nessuno penserebbe di distruggere San Pietro, il duomo di Milano o di Orvieto, testimonianze di altissima civiltà, come anche il patrimonio artistico della musica. Oggi, invece, si son fusi i termini di “musica moderna” in quello di “musica leggera”. Sì, anche in passato ci fu un periodo di musica leggera (madrigali, canzonette popolari secentesche, can-can, valzer, fox-trott, ecc..), ma mai furono inseriti nella Liturgia. È da ignoranti, quindi, dire che ogni musica, inserita nella Liturgia, diventa “sacra”! La Chiesa, prima di ammettere una musica nella Liturgia, l’ha sempre vagliata, escludendo ogni profanità di forma e di strumenti, né volle mai la “qualità artistica” e la “universalità”4. Qualche Vescovo sempliciotto ha accettato il giudizio di chi ha detto che la “Messa dei giovani” fa correre più gente in chiesa; già! se poi la “Messa” si dovesse trasformare in un parco di divertimenti, l’afflusso sarebbe ancora maggiore! È pure falso, poi, dire che fu il Vaticano II a stabilire che i fedeli ricevano la “santa Comunione” in piedi, contro la Rivelazione che vuole venga ricevuta in ginocchio, perché è doverosa adorazione alla “Presenza Reale”. San Paolo (Filippesi 3,10) lo afferma: «Nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, in cielo, in terra , negli abissi». L’istruzione “Memoriale Domini” (29 maggio 1969) dichiarò: «Il “modo tradizionale” di ricevere la Santa Comunione deve essere conservato, non solo perché si fonda su di una Tradizione plurisecolare, ma, soprattutto, perché esprime il rispetto dei fedeli verso l’Eucarestia (art. 5)». Certo, la “Riforma Liturgica” non è un fatto irreversibile. La storia della Chiesa ci mostra che furono reversibili anche le altre situazioni ben più gravi; ad esempio, l’eresia ariana, che vide la lotta, per più di un quarantennio, di quel gigante della ortodossia, quale fu Sant’Atanasio, fu reversibile. Anche l’eresia monotelita, favorita persino da un Papa, Onorio I, divenne pure reversibile, pur dopo 50 anni dal Concilio Costantinopolitano III, con la condanna di Papa S. Leone II. Persino il concubinato dei preti fu reversibile, perché lo Spirito Santo torna sempre a soccorrere, presto o tardi, la Chiesa! Quindi, sostenere la “Riforma Litutgica” è irreversibile, costituisce una sfida al “non praevalebunt” delle “portae Inferi”, che Cristo ha garantito alla sua Chiesa contro ogni forma di errore e di eresie. Lo stesso, quindi, avverrà anche per questa “Riforma Liturgica”, un acervo di contraddizioni e di frodi, sia nel testo conciliare della “Costituzione Liturgica”, sia nelle “Instructiones”, dovranno sparire dalla scena, come vergogna per tutti coloro che hanno fatto questo grave oltraggio alla Chiesa di Cristo!
sac. dott. Luigi Villa
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