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giovedì 25 giugno 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



INTIMITÀ DELLA VERGINE CON GESÙ, DELIZIOSA E CONTINUA.


I. - Vediamo ora le relazioni di Gesù infante con la sua santissima Madre, poiché sono ciò che vi è di più intimo in Lui a motivo del mistero che si è compiuto in Lei e per mezzo di Lei. Qui abbiamo l'inizio della dimora di Gesù nella Vergine; sono due argomenti così insigni da meritare tutta la nostra considerazione.

Riflettiamo dapprima che assolutamente parlando, dopo le persone divine, non v'è altra persona cui il Figlio di Dio sia più strettamente legato che alla Vergine; anzi questo vincolo imita e adora quel vincolo ch'Egli ha con le persone divina.

Gesù è congiunto col Padre per nascita e per natura, e con la Vergine per natura e per nascita. È congiunto con lo Spirito Santo per l'origine, poiché è il principio questa persona nell'eternità; ed è congiunto con la Vergine per produzione ed infusione nello spirito di Maria di uno spirito, che è la vita della vita di Lei e la anima dell'anima di Lei 42. Gesù è il principio della grazia di Maria, perché tutto quanto la Vergine possiede di grazia, tutto proviene dalla grazia suprema e dai meriti di Gesù: in tal modo Gesù è congiunto con Maria per natura e per grazia 43.

Il vincolo che Gesù ha con le persone divine è eterno: quello che ha con la Vergine è nuovo, anzi recente, ma durerà in eterno. La Vergine santissima è e sarà per sempre Madre di Gesù; questa qualità, Maria l'avrà sempre tanto in cielo come in terra, e Gesù eternamente onorerà in Lei questa qualità di Madre di Dio. Ma noi vediamo in modo sensibile che nel presente stato in cui Gesù trovasi nel suo seno, Maria gli è più vicina e più congiunta mentre Egli si trova in Lei e ne è come una parte; Maria vive per Gesù: Gesù vive da Maria e si trova continuamente rispetto a Maria in uno stato di dipendenza, anzi di indigenza.

Gesù si trova in Maria in parecchi modi secondo i suoi diversi stati; ed è dolce per noi considerarli ripetutamente. Il tempo di questo mistero ci invita a pensarvi ed a ripensarvi sovente; perché è il tempo in cui Gesù dimora nel seno della Vergine e vi dimorerà per nove mesi. [95]

Gesù, è in Maria come il figlio della Madre, traendo da lei la sua vita.

Gesù è in Maria come Figlio e Dio di Lei; donandole vita come da Lei riceve vita 44.

Gesù è in Maria come nel suo paradiso su la terra, perché, nella Vergine tutto è santo, tutto è delizioso: là non v'è, né mai vi è stato nessun'ombra di peccato: Gesù in Maria trova il suo riposo e le sue delizie, e fuori di Lei non incontrerà che peccatori e peccati.

Gesù è in Maria come in un cielo, poiché là vive della vita della gloria, vedendo Dio e godendo dell'Essenza Divina.

Gesù dimora in Maria come in un tempio dove loda e adora Dio, dove rende i suoi omaggi all'Eterno Padre, tanto per sé medesimo come a nome di tutto il creato.

Tempio santo e sacro dove riposa Gesù! Vera arca della vera alleanza! È questo il primo e più Santo tempio di Gesù; il cuore della Vergine è il primo altare sopra il quale Gesù offre, come Ostia di perpetua lode, il suo Cuore, il suo corpo e l'anima sua; là Gesù offre il suo primo sacrificio e fa la prima e perfetta oblazione di sé medesimo, nella quale siamo tutti santificati.

In tal modo Gesù sta nella Vergine, e vi sta come nel suo paradiso, come nel suo cielo empireo 45, come nel suo tempio, come nella sua Madre. In questo stato e in questo tempo, la Vergine è un santuario in cui vi sono meraviglie più che non ve ne fossero allora in cielo: un Uomo-Dio, un Verbo-Infante; un Bambino-Dio, un corpo passibile congiunto con un'anima gloriosa, una vita [96] umanamente divina e divinamente umana, uno spirito che regge tutti i corpi e tutti gli spiriti dell’universo, un Ordine singolare, l'Ordine cioè dell'unione ipostatica, Ordine eminente sopra tutti gli Ordini di natura, di grazia e di gloria.


Ecco le meraviglie che non si trovano in cielo, mentre si trovano nella Vergine e ce la rendano sommamente venerabile.

Pensiamo a Maria, pensiamo a ciò che vi è in Maria. Contempliamo Gesù in questo stato in mezzo alla Vergine come, centro e cuore di Lei; oppure, secondo i profeti, come un sole, sole coperto di una leggera nube, vale a dire, della santissima Vergine la quale lo copre per la terra e lo coprirà per nove mesi.

I dotti affermano che attorno al sole vi sono stelle che girano intorno a questo astro come esso gira intorno alla terra. A Dio piaccia che siamo noi pure fra queste stelle e che giriamo intorno a Gesù, piuttosto che intorno a noi medesimi come facciamo quotidianamente! Ma qui dobbiamo dimenticare noi medesimi per non ricordarci che di Gesù e della Vergine.

Gesù è dunque un sole e la Vergine una stella che ha la sua rotazione ed i suoi movimenti intorno a Gesù, intorno a questo Sole di gloria e soltanto intorno a Lui.

Gesù è il centro di Maria e ne è pure la circonferenza; e Maria include, ci sembra, e circoscrive le grandezze e le influenze di Gesù.

Gesù senza posa è da ogni parte e tiene sempre rivolto a Maria il suo sguardo: Maria non tende che a Gesù; Egli l'attrae a se stesso e la rapisce in sé: i due Cuori di Gesù e di Maria, così vicini e così congiunti per la natura, sono ben più ancora congiunti ed intimi per la grazia e vivono l'uno nell'altro.

Ma chi potrebbe descrivere una tal vita? Essa è [97] descritta in Cielo, e bisogna aspettare che quel libro celeste ci venga aperto per vedere i favori, le tenerezze, i rapimenti e le meraviglie che vi sono contenute. Nell'attesa di una tal grazia, balbettando piuttosto che parlando di cose così sublimi, diremo che Gesù essendo così congiunto con la Madre sua, incessantemente la attira e la rapisce in se stesso.

Nel Padre suo Gesù nasce, vive ed è il principio di un Amore increato che è la terza persona della Trinità: parimenti nascendo e vivendo nella Madre sua, infonde in Lei uno spirito, un amore il quale, per verità, è creato, ma dopo lo spirito medesimo di Gesù non ha mai avuto, né mai avrà l'uguale.

La prima occupazione di Gesù è stata con Dio suo Padre; la seconda è con la sua santissima Madre. Egli l'ha scelta, l'ha preparata a cose oltremodo grandi ed intime con sé medesimo. 

Maria, dopo le persone divine è il più degno oggetto dei pensieri di Gesù, l'anima più capace dell'influenza e dell'azione di Gesù; la più prossima alla sua santa presenza; anzi Gesù è congiunto con Lei per istato di dipendenza, in quanto è suo Figlio ed Ella sua Madre; e in quel tempo vive in Lei e da Lei. Ha voluto aver in comune con Lei il mistero dell'Incarnazione, traendo da Lei quel corpo di cui si è rivestito, e volendo che come Madre Ella esercitasse la sua azione e la sua cooperazione in quell'Opera incomparabilmente più grande che la creazione del mondo.

Gesù divide pure con Maria la vita della sua prima infanzia; vuole in questa vita essere indigente e dipendere, a guisa di mendicante, dalla vita della Vergine; e una tal felice grazia, gliela lascia godere per nove mesi interi senza l'interruzione neppure di un istante! E in [98] seguito Gesù la renderà pure partecipe di una parte dei suoi più grandi effetti su la terra e nelle anime 46.

Grandi e felici comunanze tra Gesù e Maria! Intanto che sta nel suo seno non ha, né si prende nessuna occupazione se non con Lei e con Dio suo Padre. S. Giovanni Battista vi avrà la sua parte per alcun tempo, e in seguito anche S. Giuseppe; ma intanto soltanto il Padre e la Vergine hanno parte con Gesù, soltanto il Padre e la Vergine sono l'oggetto delle sue occupazioni, delle sue delizie e dei suoi colloqui. In Maria Gesù compie cose grandi degne di se medesimo e degne di Lei. Non abbiamo nessuna misura proporzionata, onde valutarle, perché non abbiamo la potenza (di quell'angelo dell'Apocalisse che teneva in mano una canna d'oro per misurare le dimensioni del Tempio 47. La Vergine è un tempio più insigne e più augusto di quello dell'Apocalisse; non v'è che il Figlio suo che abbia in mano la canna per aver conoscenza delle sue dimensioni.

Il nostro unico compito è di ammirare e non di giudicare, né di voler discorrere di cose così grandemente superiori alla nostra intelligenza. Tutto ciò che possiamo dire è che Gesù è Figlio di Maria e Maria è Madre di Gesù; ed ecco il tempo in cui ha principio per il Figlio di Dio la Filiazione umana e per la Vergine la Maternità divina.

Il Figlio di Maria è Dio e la tratta, la rimira, la ama, la onora come Madre di Dio, come Madre sua. La Maternità divina è una qualità così santa che è vicina e prossima a Dio e si deva, come dicono i più insigni [99] Dottori, sino alla prossimità dei confini della Divinità: proxime fines Divinitatis; che prospetta nell’infinito medesimo; è del numero delle cose incomprensibili; non è in nostro potere di penetrare ciò che appartiene alla Vergine in questa qualità. Gesù solo conosce una tale infinita dignità; Egli per la sua grandezza è la causa e la sorgente di questa infinità, perciò, solo onora questa maternità come essa lo merita. Onorando la Madre sua perché è Sua Madre, Gesù onora sé medesimo. Gesù onora la Madre sua secondo tutta la sua sapienza e tutta la sua potenza. Egli usa della sublimità dei suoi pensieri e delle sue celesti industrie sopra un soggetto così degno e così vicino a sé, nel quale ha tanta parte e tanto interesse.

Con tali pensieri e disposizioni, appoggiandoci su tali fondamenti, cerchiamo di considerare quella prima occupazione di Gesù con la Vergine e della Vergine con Gesù. Sono questi i due personaggi più eminenti che vi siano in cielo e in terra. Il soggetto che li unisce e li occupa assieme è il più santo, il più divino, il più intimo e più sacro che possa esservi; e la loro occupazione è l'argomento più sublime, più degno e più delizioso che possiamo meditare.
***

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

sabato 30 maggio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



IL FIGLIO DI DIO UMILIA SE STESSO IN QUESTO MISTERO.

Come questa nuova vita del Verbo è tutta nostra, è pure tutta divina. È divina in quel bambino: perché essendo Egli composto di due nature, la natura e la persona del Verbo in certo quel modo fanno parte dell'essere e dello stato di questo divin Infante, Bambino e Dio tutt'assieme. È divina ancora nella sua umanità medesima, perché l'umanità di questo bambino, vale a dire il suo corpo e la sua anima non hanno altro essere, né altra sussistenza che quella della Divinità. La Divinità investe questo corpo e quest'anima, li sorregge, li penetra sino al più intimo della loro sostanza. Come adunque l'essere e la vita di questo corpicino è tutto santo, tutto divino, tutto adorabile, e quindi tutto adorato dagli angeli.

Quanta grandezza! Quanta potenza! Quante meraviglie si compiono in un istante e in un corpo così piccolo insieme e così grande! Corpo così piccolo se lo consideriamo nella sua quantità, e così grande se lo consideriamo nella virtù, nella dignità, nella santità e nella potenza!

Dio sta in questo piccolo corpo, e la pienezza della [93] Divinità vi abita corporalmente; è il corpo di Dio medesimo; e in questo, corpo prezioso e sacro, sacro per l'unione della Divinità, Dio ha posto la vita, la religione e la redenzione del mondo.

Questo corpo, per verità tiene sinora ben poco posto nell'universo ... ; ma pur così piccolo nel mondo e nella Vergine, nella sua piccolezza sorpassa la grandezza di tutti gli altri corpi assieme ed anche del cielo empireo. Il cielo fu fatto perché fosse la dimora degli angeli; ma questo corpo è formato per essere la dimora di un'anima che regge gli angeli tutti, di un'anima che in questo medesimo corpo possiede una gloria più sublime di quella di tutti gli angeli e di tutti gli uomini assieme. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

venerdì 15 maggio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



IL FIGLIO DI DIO UMILIA SE STESSO IN QUESTO MISTERO.

Come in poco tempo si è accresciuto il dominio del Padre Eterno! Ecco il Figlio di Dio eccessivamente abbassato ed umiliato, ma Egli medesimo umiliò se stesso in tal modo, per la gloria del Padre suo: l'Apostolo ce lo rivela con queste parole: Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens (Egli annichilò se medesimo prendendo la condizione di schiavo) e inoltre: Humiliavit semetipsum, factus obediens usque ad mortem, etc. (si umiliò facendosi obbediente sino alla morte - PHILP., II, 7 e 8). L'Apostolo in due parole ci rappresenta i due più grandi soggetti di umiliazione del Figlio di Dio: quello dell'Incarnazione con queste parole: Formam servi accipiens; quello della Croce in questi termini: Factus obbediens usquead mortem. Ma l'Apostolo ha cura di rivelarci the il Figlio di Dio, Lui medesimo, si umiliò in queste due grandi abbassamenti. Infatti, è da notare che, riguardo al primo dice: Exinanivit semetipsum, etc.; e riguardo all'altro: Humiliavit semetipsum, etc.

Notiamo bene questa verità che dall'Apostolo viene espressa con tanta cura e contempliamo il Figlio di Dio quando entra nello stato di questi abbassamenti. Egli, [89] scende dal Cielo dei cieli; viene su la terra, non dei viventi, ma dei morienti,; e viene a morirvi Lui pure; porta la somiglianza del peccato, e viene ad abitare in mezzo ai peccatori. E ciò che è intollerabile, deve portare sopra di sé i peccati di tutto il mondo.               

Adoriamolo in queste sue umiliazioni; adoriamo l'amore che lo abbassa e non manchiamo di riconoscere la sua grandezza nella sua umiliazione.

Guardiamoci dal separare ciò che Dio ha congiunto con un mistero oltremodo ineffabile, con un disegno così ammirabile, con un amore così inestimabile; adoriamo invece unitamente ed incessantemente la grandezza abbassata e l'abbassamento esaltato.

Adoriamo questa grandezza fin dall'inizio dell'abbassamento. Orbene, a Nazaret incominciano gli abbassamenti del Verbo eterno: a Nazaret prima che a Betlemme. La prima nascita di Gesù nella Vergine è quella, che dà al Verbo questo nuovo stato di umiliazione, quella nascita di cui parla l'Angelo quando dice a San Giuseppe: Quod in ex natum est (Quello che è nato in Lei) nascita interna nella quale Gesù nasce dalla Vergine nella Vergine.

Dopo nove mesi, Gesù dalla Vergine nascerà fuori dalla Vergine: questa seconda nascita lo manifesterà al mondo nel suo nuovo stato, ma non gli darà questo stato; bensì lo supporrà e gliene darà il compimento.

La nascita di Gesù a Nazaret è quella che gli dà quello stato di umiliazione, perché stabilisce il mistero dell'Incarnazione, congiungendo in unità di persona le due nature prima così distanti e fa sì che Dio sia uomo e che l'uomo sia Dio. Pertanto la prima nascita nella Vergine a Nazaret è come la prima uscita di Dio fuori di sé medesimo. Dio in quell'istante esce come fuori di se stesso; col mistero che viene allora compiuto entra nella sua [90] creatura ed alla medesima si congiunge nella sua propria persona; abbassa la sua grandezza nel nulla dell'essere creato; si riveste della natura dell'uomo e dello stato di infanzia, e per nove mesi rimane bambino nel seno della Vergine.

Questo è il suo primo passo, e come il suo ingresso nell'abbassamento e nel mondo. In questo primo passo del figlio di Dio che incomincia il suo viaggio dal cielo in terra, in questo primo stato nel seno di sua Madre, noi riconosciamo ed adoriamo un Verbo-Infante, un BambinoDio; un Dio mortale ed insieme immortale; un Dio eterno e insieme sottoposto al tempo, alla misura dei giorni e dei momenti (ciò che Nestorio non poteva comprendere): un Dio immenso e rinchiuso nel seno di sua Madre. Il medesimo Dio trovasi in questi stati differenti, perché ha due nature: divina l'una, umana l'altra; una propria, l'altra appropriata; una gli conviene da tutta l’eternità, l'altra soltanto da questo istante: ma tuttavia tutt'e due gli appartengono e sono sue: una per essenza, l'altra per amore. Queste due nature così differenti, ma indissolubilmente unite in Lui e nella sua persona, rimangono distinte, senza confusione; non sono separate, né dobbiamo considerarle come separate; vedendo l'abbassamento di una, dobbiamo tener presente la grandezza dell'altra che la eleva sino al trono della Divinità, la deifica nella persona del Verbo e la rende divina, adorabile e fonte della salvezza.

Quel bambino dunque, appena nato in Maria al termine del colloquio angelico e nell'umile cella di Nazaret, è grande insieme e piccolo; ma è ben più grande che piccolo. È vivente; anzi è la Vita medesima ed ha due sorte di vita: è vivente nel Padre suo e vivente nella sua santissima Madre.

Vive e nasce nel Padre suo, perché è sempre nascente da Lui; vive e prende una nuova nascita nella Madre sua, [91] perché or ora formato nella Vergine per opera dello Spirito Santo; ed è fatto in onore del Padre suo: Factus est ei ex semine David secundum carnem, dice l'Apostolo. (Fatto a Lui [al Padre] dal seme di Davide secondo la carne - ROM., 1, 3).
Oh vita del Verbo increato nel Padre Eterno! Oh vita del Verbo incarnato nella Vergine sua Madre!

Parliamo un linguaggio più umile in onore di Colui che tanto si è umiliato!

Oh vita di questo bambino, nel suo Eterno Padre! Oh vita di questo bambino, nella Vergine sua Madre! Due vite ben differenti, ma tutt'e due divine e tutt'e due adorate dagli angeli.

Nell’attesa che questo medesimo bambino ci elevi nel cielo per darei lassù la visione della vita che ha nel Padre suo, vediamo ora la vita che ha pure nella Madre sua e l'esercizio ammirabile di tale vita.

La vita di Gesù in Maria è tutta nostra e tutta divina: tutta divina e tutta nostra, né gli angeli vi hanno parte se non per adorarla. Per noi, infatti, e non per gli angeli Gesù è mandato; per noi e non per gli angeli viene su la terra; per noi é non per gli angeli vive, e morrà su una Croce: così canta la Chiesa medesima nel simbolo: Qui propter non homines et propter nostra salutem descendit de coelis, et incarnatus est de Spiritu Santo (Per noi uomini e per la nostra salute, è disceso dai cieli e si è incarnato per opera dello Spirito Santo).

Grandi parole, troppo poco considerate! Per noi è disceso dai cieli, dice la Chiesa nei suoi misteri, per noi si è incarnato. Guardiamo dal far getto dei nostri privilegi, né di diminuire, per ragioni umane i nostri favori; non priviamoci così alla leggera del massimo attestato del più grande amore che mai vi sarà di Dio verso l'uomo. Non accomodiamoci di distinzioni inventate da alcuni [92] Teologi 40, distinzioni che non hanno fondamento nella parola di Dio, negli scritti dei santi Padre e neppure nella voce e nel sentimento della Chiesa. La Chiesa ci insegna che il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell'uomo per gli uomini. Accogliamolo, abbracciamolo ed amiamolo come tutto nostro. Questa vita ch'Egli prende è tutta nostra, sia nella sua origine, vale a dire nella natura da Lui presa in isposa; sia nel modo, ossia nella condizione passibile per un po' di tempo in terra ed impassibile, per sempre in cielo. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

giovedì 30 aprile 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



GRANDEZZE OPERATE NEL MOMENTO DELLA INCARNAZIONE.

Ecco il capolavoro di Nazaret, il termine del colloquio dell'Angelo con la Vergine. Ecco lo stato del Verbo eterno che prende in Maria una nuova vita e una nuova nascita.

Abbiamo visto ciò che Egli è e ciò che fa nel seno del Padre, nello stato delle sue grandezze eterne. Vediamo ora ciò che fa nel seno di Sua Madre, nello stato del suo abbassamento e nella sua entrata in tale abbassamento la quale in un certo modo sarà pure eterna 38.

Gesù viene dunque formato dal più puro sangue della santissima Vergine per l'operazione dello Spirito Santo e per la potenza dell'Altissimo, secondo la tradizione della Chiesa il venticinque Marzo, in cui si celebra: l'Annunciazione della Vergine la quale in un medesimo tempo viene annunciata e costituita; Madre di Dio.
In questo giorno adunque, giorno felice ed ammirabile, in un medesimo tempo, viene tratta dal nulla quell'anima felice, destinata ad essere l'anima del Verbo; viene tratto dal seno della Vergine santissima quel corpo nel quale deve abitare la pienezza della Divinità; e vengono uniti assieme questo corpo e questa anima. Ciò che è la meraviglia delle meraviglie, nel medesimo istante questo corpo e quest'anima sono uniti alla Divinità; nella persona del Verbo il quale dà sussistenza, santità, dignità, e maestà infinita a quel piccolo bambino rinchiuso dentro la Vergine.

Nessun intervallo tra la creazione di quell’anima, la formazione di quel corpo e l'unione personale del Verbo [85] eterno con quel corpo e quell'anima. In quella guisa che l'anima, nel primo istante in cui viene creata è diffusa nel corpo, così la Divinità si comunica a quel corpo, non appena è organizzato e a quell'anima nel medesimo istante in cui viene creata.

In quel giorno pertanto, in quell'ora, in quel momento, un bambino incomincia ad essere Dio e insieme a veder Dio. Questi sono due stati differenti, che non sono necessariamente collegati l’uno con l'altro; quel bambino, infatti, è Dio per la unione con la natura divina nella persona del Verbo, e vede Dio per la unione dell'anima sua col lume della gloria; potrebbe quindi aver comunicazione della Divinità, senza la comunicazione della gloria; ma Colui che ha formato quest'opera ha voluto unire in un medesimo istante quel corpicino alla Divinità, e quell'anima alla gloria dei Beati.
Perciò questo bambino è Dio e insieme vede Dio; questo bambino è Colui che deve portare il nome di Gesù di Nazaret, Egli non ha ancora nome sulla terra, ma non è senza vita, né senza grazia, e neppure senza la Divinità. Vive nella Vergine, ma è la Vita medesima; è santo per la grazia dell'unione ipostatica, la quale è la grazia delle grazie; sta nella gloria per lo stato dell'anima sua stabilita nella visione di Dio all'istante medesimo della sua Creazione.

Quel bambino è Dio, sussiste nella persona del Verbo; e dobbiamo considerarlo non già come un semplice bambino, ma come il Bambino-Dio; e inoltre dobbiamo riconoscerlo bambino perfetto, non già nell'uso dei sensi, ma nell'uso dell'intelletto e di un intelletto dotato di una santità infinita e del lume di gloria.

L'anima di questo divin Bambino compie nel medesimo tempo due uffici ben differenti; come l'anima di tutti i bambini, dà vita a quel corpicino e va perfezionandolo [86] successivamente sino al tempo fissato dalla sua natura onde sia capace di sopportare la luce del mondo. E in pari tempo vede Dio e gode della divina Essenza. Benché privo della vista corporale, gode la vista degli angeli e la gloria che è nei cieli.

È vero che Gesù è rinchiuso nella Vergine come un semplice bambino nella madre sua. Ma Gesù è un bambino che il profeta chiama virum, ossia uomo completo nella sapienza e nella perfezione: Mulier circumdabit virum, dice il Profeta (JEREM.,. XXXI, ,22). Questo bambino, infatti, da quel momento conosce e conosce perfettamente Dio, il mondo e se medesimo. Da quel momento, è tanto compito e perfetto nella sapienza, nella luce e nella gloria come quando non sarà più nella Vergine, ma sarà glorioso nei cieli.

Consideriamo e contempliamo questo bambino nella Vergine, non soltanto secondo le piccolezze alle quali è ridotto, ma pure secondo la grandezza ed i privilegi del suo stato e della sua grazia.

È il Sovrano della natura, a questa si assoggetta in ciò che gli piace, ma la domina e la doma quando vuole; è bambino, ma bambino figlio di una Vergine; è bambino, ma Bambino-Dio, che ha Dio per Padre. Sta nella Vergine come nella Madre sua, ma anche come in un Santuario, dove Egli è il Santo dei santi, adorabile e adorato dagli Angeli; Santuario di cui quello di Israele non era che l'ombra e la figura. Egli sta nella Vergine come in un paradiso dove vede Dio e gode la gloria di Dio; è nella Vergine come in un Tempio dove adora Dio suo Padre, e si offre a Lui, presentandosi in istato di olocausto per rendergli omaggio a nome dell'universo, in istato di vittima per glorificarlo ed espiare i peccati del mondo.

Due qualità sono riunite nella persona di Gesù: è Figlio di Dio e Figlio della Vergine. Con la sua nascita [87] temporale Gesù entra nell'ordine delle creature, e quindi assume i doveri dell'essere creato, perciò rende a Dio suo Padre, a nome di tutte le creature, l'omaggio che gli è dovuto come all'Essere supremo. Come Figlio dell'uomo, entra nello stato e nella società degli uomini: ed assume perciò i doveri della natura umana; e siccome questa è carica di colpe e di offese, Egli offre se stesso a Dio suo Padre come vittima per i peccati degli uomini. Ecco il primo atto dell'anima di Gesù nel seno della Vergine, come diremo dopo.

Ecco il primo atto della sua vita interiore, la quale incomincia subito non appena Egli entra nel suo essere nuovo e in questa divina vita: è come un sole che diffonde i suoi raggi appena viene creato.

Gesù è un sole divino che nel primo istante della sua vita invia i suoi raggi a Dio suo Padre, lo vede, lo adora; lo ama, gli rende grazie, si offre ai suoi voleri.

È Figlio di Dio e si costituisce di Lui Servo 39. E il Padre in Lui si compiace e in Lui trova la sua gloria, dicendogli: Servus meus es tu, o Israel, quia in te gloriabor (Sei il mio Servo, o Israele, perché in te mi glorierò - Is, XLIX, 3). Solo Gesù è Israele su la terra, solo Gesù vede Dio, ed è quel Servo segnalato che presta a Dio quel servizio che nessun altro può prestargli: un servizio infinito, nel merito e nella dignità, un servizio degno di espiare i peccati del mondo, un servizio degno di dare soddisfazione a Dio nell'infinità della sua grandezza e della sua gloria.

E Dio Padre si gloria in Lui: In te gloriabor. Gesù è Figlio e servo tutt'assieme; in quanto è Figlio, il Padre in Lui trova il suo amore, e un amore tale che è degno di dare origine con Lui ad una persona divina che è lo [88] Spirito Santo; in quanto è Servo, Dio Padre in Lui pone la gloria della sua potenza: In te gloriabor. Il Padre infatti, non ha dominio più grande, più degno e più elevato di quello che esercita sopra questo bambino UomoDio. È questo il vassallo più nobile nel suo dominio, il più bel diritto del suo Impero, il più bel fiore della sua Corona, Colui che dai profeti viene perciò chiamato il fiore, il fiore di Nazaret.

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

venerdì 10 aprile 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



COME DIO SI ABBASSI IN QUESTO MISTERO

Dal trono delle vostre grandezze, o Verbo divino, Voi scendete in un abbassamento ineffabile. Dal punto più alto del cielo scendete nel più infimo della terra. Dal cielo empireo Voi fissate il vostro sguardo sopra una piccola borgata, sopra un Nazaret nascosto all’universo e, uscendo in certo quel modo di Voi stesso; dal seno del Padre scendete nel seno della Vergine.
Qui non create, ma siete creato, o meglio siete creatore e creato tutt'assieme; non formate, ma siete formato; non date, ma ricevete; non operate, ma patite; non siete regnante, ma schiavo e dal primo istante schiavo nei vincoli della vostra infanzia.
Oh meraviglia! Oh amore! Oh grandezza! Oh bassezza! Oh grandezza in bassezza! Oh bassezza in grandezza!
Non è forse un abbassamento, o Verbo increato, che vi degnate di entrare in un essere, creato per congiungerlo così da vicino, unirlo ed associarlo alla vostra propria persona? Non è forse ancora un abbassarvi, scegliere per questo mistèro non la più alta ma la più infima delle creature intelligenti, non l'angelo che sta in cielo, ma l'uomo che sta in terra? Non è forse un abbassarvi, prendere ed unire alla vostra persona, non soltanto l'anima dell'uomo, che ne è la parte più nobile, ma l'anima e il corpo, e il corpo in tutte le sue parti?
È vero che il Creatore non isdegna nulla di quanto ha creato, non disprezza nulla nell'uomo fuorché il peccato, quel peccato che l'uomo pur troppo non vuole disprezzare per l'onore e l'amore del Suo Dio; ma non è forse per Voi un abbassarvi, prendere non già un corpo [83] nuovamente formato dalle proprie mani di Dio, come quello di Adamo, vale a dire, un corpo puro e santo non soltanto nel suo stato presente ma anche nella sua origine, bensì un corpo derivato dal corpo del vecchio Adamo e portante la sembianza del peccato, e imprimere il carattere della grazia e della sapienza divina in quella medesima carne che porta il carattere del peccato?
Non è forse ancora per Voi un abbassamento e un grande abbassamento che questo corpo, ricevendo il dono singolare ed ineffabile della Santità divina e personale; non riceva anche il privilegio della gloria e nell'immortalità?
Non è forse per Voi un abbassamento che questo corpo rimanga esposto a tutti gli stati e a tutte le basse condizioni della nostra natura, soggetto alle nostre miserie ed infermità sino alla morte medesima, onde noi troviamo vita nella vostra morte, forza nella vostra debolezza, grazia nelle vostre umiliazioni, favori nei rigori da Voi sopportati, gloria nella vostra Croce?
Oh grandezza discesa nella bassezza! Oh grandezza suprema in estrema bassezza!
Ma questi abbassamenti, Dio li rialza e li eleva, in tal modo che li rende divini ed adorabili, e che sono adorati dal cielo e dalla terra e persino dall'inferno; poiché il demonio adorerà il presepio e tremerà al gemito del tenero bambino che in quello vagirà. Tutti questi stati umili ed abietti che Gesù assume per nostro amore sono esistenti e stabiliti dentro l'Essere divino; sono sorretti dalla sussistenza del Verbo. In tal modo, come la grandezza è umiliata nella bassezza, così la bassezza trovasi elevata nella grandezza suprema e deificata nella Divinità. [84]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

lunedì 16 marzo 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



LE TRE PERSONE DIVINE IN QUESTO MISTERO

Rientrando nel nostro argomento, giova ricordare, che in quest'opera le tre Persone divine sono distintamente nominate e vi cooperano in un ordine inverso del loro stato nella Trinità.
Come abbiamo visto, il primo nominato è lo Spinto Santo, e l'Eterno Padre è il secondo. Il Verbo che è la seconda nell'ordine delle divine persone, qui è il terzo. Egli poi che nella Divinità dà origine, allo Spirito Santo, qui prende una nuova nascita ed è di nuovo generato per opera di Colui al quale dà origine nell'eternità. È questa la prima inversione nello stato della persona del Verbo, ma non è l'unica. Egli entra in una condizione nuova; in questo mistero è fatto e generato, fatto e generato tutt'assieme, mentre nell'eternità è generato e non fatto, come adorandolo dichiara la Chiesa pel suo simbolo: Genitum, non factum, consubstantialem Patri. Nella SS. Trinità, Egli è consustanziale col Padre, nell'Incarnazione viene rivestito di una sostanza estranea e differente da quella che ha ricevuto dal Padre.
Il Verbo interviene in quest'opera, ma non come lo Spirito Santo, né come il Padre; il quale non assume una condizione nuova. Interviene in una maniera a Lui propria, e per la quale Egli solo è l'unico termine di quest'operazione; solo è rivestito della umanità; solo è abbassato su la terra e a Nazaret, solo è Figlio della Vergine e solo pure porterà sopra di sé i nostri peccati. [81]
O Verbo eterno e ormai temporale tra le persone divine; Voi siete nostro in una maniera singolare: perciò i profeti vi chiamano singolarmente nostro; Davide vi rivolge queste parole: Benedicat nos Deus, Deus noster ecc. (Ps., LXVI, 8), dove vediamo il nome di Dio ripetuto tre volte in onore delle tre divine persone, e il nome di mezzo porta la qualità di Deus noster: nell'eternità. Voi siete appunto nel mezzo delle divine persone, tra il Padre dal quale siete generato e lo Spirito Santo che da Voi procede.
Benediteci dunque, o mio Dio! e siete benedetto in eterno! Poiché siete nostro ad un titolo così eminente, vogliamo noi pure essere vostri. A Voi voglio consacrarmi in un modo tutto particolare. Ch'io vi contempli e vi adori nelle vostre grandezze e nei vostri abbassamenti, nelle vostre due nature, una divina, l'altra umana, nelle vostre due nascite, l'una eterna, l'altra temporale.
Voi siete vivente, siete la Vita medesima; e ormai avete due vite. Vivete nel seno del Padre da tutta l'eternità, è questa la vostra prima dimora, la vostra dimora eterna: là, vivete della vita medesima del Padre e avete la sua Essenza medesima; là, Voi avete relazione con Lui ed Egli ha relazione con Voi; là, Voi lo amate ed Egli vi ama di un amore reciproco ed infinito; là, Voi date come Lui origine ad un medesimo Spirito in unità di principio con Lui; là, Voi siete adorabile come Lui; là, godete il Vostro riposo eterno in Lui e con Lui. [82]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

lunedì 2 marzo 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



L'INCARNAZIONE OPERA COSÌ INSIGNE È SCONOSCIUTA AL MONDO.

Felice quel giorno, felice quel momento, in cui si compiono tali misteri! Quando mai vi fu, o vi sarà alcunché di simile? Eppure, quest'opera incomparabile rimane sconosciuta al mondo; solo in cielo è conosciuta e in terra solo da Maria. La terra giace nella miseria e nell'accecamento: il suo Salvatore, il suo Sole sta in mezzo ad essa, ma non le rivolge il suo benefico sguardo, non la illumina ancora; i suoi raggi non sono che per l'umile Maria: Lei sola ha parte con Gesù, Lei sola, ne riceve la luce e l'influenza. il mondo non pensa punto a Dio e Dio non pensa ancora a renderlo partecipe di questo beneficio. È questo un punto degno di attenzione ed è giusto considerarlo bene.
Quanti grandi personaggi vi erano allora su la terra!
Eppure non avevano nessuna parte a questo disegno, a questo segreto del Supremo tra i Grandi.
Quanti begli spiriti vi erano al mondo i quali penetravano i segreti del cielo e della terra! Ma quest'Opera così insigne e singolare nel cielo e su la terra, era loro [79] sconosciuta. Persino i demoni, spiriti così attivi e vigilanti, così diffusi nell'universo e così intensi ai loro disegni, non penetravano questo disegno divino che era la rovina della loro potenza e l'oggetto principale del loro odio! Tanto Dio è nascosto in questo mistero! Tanto impercettibili sono le sue vie: Vere Deus absconditus (Siete veramente un Dio nascosto - ISA., XLV, 15).
Il grande Mistero si compie in Nazaret, e non è conosciuto che dalla Vergine di Nazaret; anche Giuseppe, quantunque così santo e così vicino a Gesù ed a Maria. essendo eletto da Dio per isposo, di Maria, Padre nutritore e custode di Gesù, anche lui lo ignora e non ne saprà nulla per parecchi mesi.
È un'opera che contiene l'Autore della natura e della grazia; ma nascosta ancora alla grazia ed alla natura; nascosta nel segreto dell'Eterno Padre e nel seno di Maria. Solo lo stato della gloria e il cielo che lo contiene, solo il cielo, dico, nell'abbondanza dei suoi lumi ne ha conoscenza, e Maria su la terra. Dio avrebbe potuto far tutto in altro modo, ma ha voluto compiere l'opera sua in Maria e con Maria, ed ha voluto che Maria ne avesse conoscenza e vi apportasse il proprio consenso e la propria cooperazione.
Ma quest'opera così nascosta per ora alla terra, verrà un giorno pubblicata in tutto il mondo. Il cielo, gli angeli, le stelle pubblicheranno la nascita e la gloria di Gesù; i giusti ed i profeti lo accoglieranno nel suo Tempio; gli apostoli ed i prodigi del cielo e della terra saranno gli araldi che ne faranno risuonare la gloria nell'universo; e tutti i Grandi, tutti i Santi, tutti i sapienti, i Re ed i popoli, tutti gli renderanno omaggio e serviranno alla sua grandezza. Il cielo, la terra, gli elementi e le creature animate ed inanimate si inchineranno alla sua gloria; persino l'inferno si proclamerà tributario della sua potenza [80] e suddito del suo impero. Tanto diverrà pubblico un mistero ora così nascosto! Tanto comparirà grande una cosa ora in apparenza così piccola!

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

domenica 16 febbraio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



La persona dello Spirito Santo e la persona del Padre espressamente e distintamente si applicano alla Vergine e all'opera della Incarnazione nella Vergine.

Portiamo in alto i nostri pensieri ed eleviamo le nostre menti sino al Cielo dei cieli ed alla SS. Trinità, la quale, tutta sola e tutta intera è occupata con la Vergine in quest'opera divina. Lo Spirito Santo, la terza nell'ordine delle divine persone, è la prima nell'ordine di quest'operazione. Perciò Egli è nominato per il primo nelle parole dell'Angelo, il quale dal cielo era bene istruito ed informato dell'ordine e del procedimento di quest'opera divina onde ne informasse bene anche la Vergine; infatti, non soltanto dalle parole ma anche dall'ordine medesimo delle parole di questo spirito celeste noi riceviamo la luce e le rivelazioni dei segreti del cielo.
Notiamo dunque che nel rispondere alla Vergine e nell'istruirla sul modo che verrà osservato in quest'opera, la prima cosa che l'Angelo dice è questa: Spiritus Sanctus superveniet in te; Lo Spirito Santo scenderà in Voi; e la seconda: Virtus Altissimi obumbrabit tibi. La potenza dell'Altissimo vi coprirà con la sua ombra. (Luc., I, 35). Secondo quest'ordine, il primo che opera è lo Spirito Santo, il quale va santificando ed elevando a quella divina operazione il corpo e l'anima della Vergine. Ecco il primo mezzo di cui Dio si serve per compiere quest'opera che è veramente la sua Opera…
Non possiamo troppo ponderare le parole del cielo, perciò notiamo bene che l'Angelo non parla soltanto della potenza dello Spirito Santo, o di qualche dono o azione [76] di Lui, ma della propria persona dello Spirito Santo: Spiritus Sanctus superveniet in te. Questa persona dunque, assai di rado nominata nella Scrittura e più raramente ancora impiegata. Ella medesima nelle opere divine, qui è presente, qui opera immediatamente; e per l'intervento di questa divina persona, la fecondità naturale della Vergine viene tratta fuori dalla bassezza della natura ed elevata ad una Potenza divina, miracolosa persino nell'Ordine della grazia. La Vergine è resa capace di santamente sostenere e degnamente ricevere una tale operazione divina che non ha mai avuto, né mai avrà uguale.
Come la propria persona dello Spirito Santo è quella che prepara la Vergine a questa singolare ed insigne operazione, così la persona dell'Eterno Padre è quella che si unisce alla persona della Vergine e si unisce a Lei in qualità di Padre di Colui che da Lei nascerà, vale a dire si unisce a Lei in unità di ufficio e di operazione, unità che ha per termine nella Vergine la nuova generazione di Colui che dal Padre eternamente è nato e nascente. E in virtù dell'unione sacra di queste due persone in questo ammirabile complesso di ufficio e di operazione la potenza dell'Altissimo viene comunicata alla Vergine perché concepisca e porti il Figlio dell'Altissimo.
In quel momento, felice, benedetto e onorato dall'eternità, in quella azione che si avvicina alle azioni eterne, tra l'Eterno Padre e la Vergine vi è una presenza, una potenza e un'unità singolare e santa, unità che onora conserva ed innalza la verginità di Maria e la rende incomparabilmente ancora, più pura, più santa e più divina di prima; e inoltre la rende divinamente feconda, perché Dio Padre applica alla Vergine la sua virtù, la sua potenza, la sua fecondità, la sua paternità, per la cui efficacia il Figlio che eternamente da Lui procede, procede pure anche dalla Vergine; e la Vergine diventa propria Madre, [77] di Colui che ha veramente l'Altissimo per Padre nell'eternità 37.
Forse questo pensiero è un po' elevato, ma anche l'opera è elevata; l'intenderemo più facilmente se vorremo considerare che la Divina, Essenza si unisce all'anima dei Beati onde renderla capace della visione divina; così la potenza, la paternità, la fecondità del Padre si unisce alla persona della Vergine per renderla capace della Maternità divina; perché Dio adatta le sue vie alle sue opere. È questo ciò che le parole dell'Angelo ci fanno intendere: Et virtus Altissimi obumbrabit tibi (La virtù dell'Altissimo vi coprirà con la sua ombra).
L'Altissimo qui è il Padre, come risulta da quanto viene detto dopo, che il frutto della Vergine sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Orbene la potenza dell'Altissimo, ossia del Padre, è veramente la sua fecondità e paternità divina; in virtù di questa Egli genera il Figlio eterno; in virtù della medesima, Egli nella Divinità insieme col Figlio dà origine allo Spirito Santo. In virtù di quella è principio delle divine persone nell'eternità, perciò dai Santi Padri viene chiamato Fonte e principio della Divinità, e appunto in virtù della medesima Egli dà origine al Figlio suo nella santissima Vergine.
È questo il senso elevato e sublime di queste parole dell'Angelo: Lo Spirito Santo sopravverrà in Voi, e la virtù dell'Altissimo Vi adombrerà. Sono queste le vie per le quali la Vergine viene fatta Madre di Dio e Dio viene fatto Figlio della Vergine; le vie per le quali il Verbo increato è incarnato; le vie per le quali avviene nell'universo un così gran mutamento. In quel momento, [78] momento prezioso ed ammirabile nei secoli ed anche nell'eternità, Dio ha un nuovo suddito e il mondo un nuovo Signore; la grazia ha un nuovo principio e il paradiso un nuovo Re glorioso; l'angelo ha un Sovrano, l'uomo un Salvatore, e Dio Padre un Figlio nuovamente generato.
In una parola Dio è uomo e l'uomo è Dio; e questo Uomo-Dio vivrà per sempre per la gloria di Dio, per la salvezza degli uomini e per il bene dell'universo. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

mercoledì 29 gennaio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



ELEVAZIONE A DIO ED ALLA VERGINE

Oh Dio! Oh Vergine! Oh Dio potente! Oh Vergine beata! In quel felice momento, o Vergine santa, Voi dovete essere Madre per la virtù dell'Altissimo, e il Figlio dell'Altissimo vuole essere l'umile Figlio di Maria.


In un mistero dove tutto è grande, tutto è puro e celeste, tutto è santo e divino, guardiamoci da qualsiasi pensiero basso, impuro o terreno.

Colui che nasce è il Verbo eterno che vuole avere una nascita nuova, ma degna della sua Divinità, e della sua prima Nascita. Colei che lo concepisce è madre, ma è vergine anche nel concepirlo, Madre e Vergine tutt'assieme: madre, ma Madre di Dio ed è pure madre per operazione divina; è degna Madre di Dio, e la sua azione materna è una azione degna di concepire e, generare un Dio, di concepirlo santamente, puramente e divinamente nelle sue sante viscere. Questa Vergine è un cielo in terra, un cielo animato, un cielo che Dio ha fatto onde vi sia posto un Sole più lucente di quello che ci rischiara, un cielo nuovo per una terra nuova, un cielo empireo per una gloria più elevata di quella dei beati. Nei nostri pensieri sopra un argomento così singolare e così elevato procediamo ordinatamente, contemplando noi pure Colei che il cielo contempla in Nazaret. È più pura e più celeste dei cieli medesimi ed è l'oggetto degli sguardi del cielo. È più angelica degli angeli e dei serafini medesimi; è un oggetto che li rapisce.

O Vergine sacra, io vi contemplo insieme con gli angeli, e vi riverisco in questo istante glorioso tra tutti gli istanti della vostra vita! Vi vedo più pura, più celeste, [73] più divina che mai; vi vedo con Dio e vedo Dio solo con Voi; vedo il vostro spirito e il vostro corpo nella mano di Dio. Dio eleva il vostro spirito al disopra di tutti gli spiriti creati ed infiamma il vostro corpo coi raggi d'un amore celeste, tutto divino, onde trarne santamente una sostanza pura e nuova, per il Verbo eterno che da Voi vuole nascere.

Dio solo è l'artefice di quest'opera, e con le sue proprie mani vuole formare un Adamo nuovo, come con le sue proprie mani aveva formato il primo Adamo; anzi possiamo pensare che quando creò il primo uomo, Egli non prese in mano quel po' di terra di cui ne formò il corpo, se non perché in questa era compresa quella porzione di sostanza di cui vuole ora formare Gesù, suo Figlio unico e salvezza degli uomini 35.

Contemplando quest'opera che deve rinnovare il mondo, mi sembra che vi sia in quella una relazione con ciò che avvenne nella creazione del mondo, ma una relazione che nella sua somiglianza è molto più eminente nelle grandezze e nei benefici effetti. Anche qui vedo un Dio, un Adamo e un Paradiso, ma oh Dio! quale Eva; quale Adamo e qual Paradiso! In quella cella di Nazaret, vedo bene il medesimo Dio che ha creato il mondo, ma lo vedo che opera meraviglie più grandi e più divine che nella creazione.

Allora Egli creò questo universo: qui forma il Sovrano dell'universo e il Creatore medesimo.

Allora Egli formò un Adamo che ai suoi figli diede la morte piuttosto che la vita, e che dà loro la morte dando la vita: qui Egli forma un nuovo Adamo che ai suoi figli darà la vita, anzi darà loro la vita con la sua morte e darà una vita eterna. [74]

Allora Egli fece un paradiso, ma un paradiso terrestre; qui fa un paradiso celeste su la terra.

Allora Egli trasse Eva da Adamo, e qui trae il nostro Adamo da Eva, vale a dire Gesù da Maria che è la vera Madre dei viventi e ciò, che è ben di più la Madre del Dio vivente.

Allora Egli faceva per Adamo un paradiso effimero; qui forma un paradiso dove riposerà parecchi mesi e nel quale per parecchi anni troverà le sue delizie. La Vergine, infatti, è un paradiso di delizia, anzi un paradiso preparato per Gesù, onde sia la dimora di Gesù, la dimora dove Gesù troverà le sue delizie. Tra poco Gesù sarà in Lei e vi rimarrà per nove mesi interi, poi sarà con Lei per trent'anni. E fuori della Vergine Gesù non troverà che croci e dolori, umiliazioni e obbrobri; solo in Maria e con Maria Gesù troverà il suo riposo e le sue delizie 36.

O Vergine santa! O Paradiso preparato per Gesù! O dimora per Gesù deliziosa e fiorita! Perciò siete in Nazaret e di Nazaret: siete un giardino più fiorito, un paradiso più santo, più felice, da Dio maggiormente visitato e dagli angeli meglio custodito, che non fosse l'Eden che chiamiamo paradiso terrestre!

È tempo che Dio venga in questo suo paradiso. È tempo che si apra il cielo, e scenda la rugiada del cielo. È tempo che compaia il Desiderato dalle genti; che la luce, la salvezza e la gloria di Israele si faccia vedere; che il Verbo sposi la natura umana, che Dio sia uomo e la Vergine sia Madre. È tempo che venga infine quel felice momento nel quale sia vero di dire che il Verbo si è fatto carne: è tempo che lo vediamo e lo adoriamo pieno di grazia e di gloria. [75]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

lunedì 6 gennaio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE


ECCELLENZA E SUBLIMITÀ DELL'OPERA CHE VIENE COMPIUTA DOPO LE ULTIME PAROLE DELLA VERGINE.

Chi non loderà, chi non ammirerà le vie di Dio e lo svolgimento dell'opera sua, il volere di Colui che essendo la vita, la gloria, lo splendore del Padre vuole assumere carne umana ed assumerla in questo modo?

Ma andiamo innanzi seguendo il corso del nostro argomento e vedremo che quanto più si avanza questo Sole e si innalza sul nostro orizzonte, o meglio, quanto più si abbassa e si avvicina a noi, tanto più vivi e splendenti sono i suoi raggi, maggiormente la via è divina e l'operazione ammirabile.

Terminato e chiuso il colloquio tra l'Angelo e la Vergine, l'Angelo si ritira e Dio si avvicina, mentre la Vergine rimane nella sua contemplazione.

Ed ecco, oh maraviglia! oh grandezza! le parole dell'Angelo hanno il loro effetto: il cielo si apre, lo Spirito Santo scende nella Vergine, la potenza dell'Altissimo la investe e l'Opera suprema viene compiuta. [67]

In quel felice momento, il Creatore si fa creatura a pro della sua creatura; l'artefice del cielo e della terra forma a sé stesso un corpo terrestre onde santificare la terra e il cielo; Dio si fa uomo per la salvezza degli uomini, e la Vergine diventa Madre di Dio.

Che dirò io? che penserò?

O Dio supremo, Dio del cielo e della terra, ora Dio della terra più che del cielo, poiché siete su la terra più che in cielo e vi compite meraviglie più grandi e celesti!

Prima, nella Sacre Scritture, Voi non prendevate che la qualità di Signore del cielo; l'Angelo, infatti, diceva a Tobia: Benedicite Deum Coeli (Benedite il Dio del cielo TOB., 12, 6), quasi che non foste il Signore della terra, la quale non vi riconosceva e non pensava che ad offendervi.

Ma ora vi adoro come Signore della terra, perché siete su la terra più che in cielo, e vi operate cose più elevate e più divine: perciò gli angeli lasciano deserto il cielo per scendere veloci su la terra onde contemplarne meraviglie, onde cercare ed adorare il loro Dio.

Da quattromila anni avevate fatto l'universo, e dopo più nulla di nuovo, essendo Voi rimasto nel riposo del settimo giorno; ma ora uscite di nuovo fuori di Voi medesimo e fate nell'universo meraviglie oltremodo grandi e stupende. Voi fate nell'universo un mondo nuovo che rapisce e rinnova questo nostro mondo; un mondo più insigne, mondo di prodigi, mondo eterno, mondo che ha i suoi elementi, i suoi principi, il suo stato e i suoi movimenti; mondo affatto differente da quello che avevate creato prima. In questo mondo (dell'Incarnazione) Voi congiungete la terra col cielo, Dio con l'uomo, l'essere creato con l'Essere increato, mentre nell'altro (nel mondo naturale) rimangono infinitamente distanti. In questo Voi ponete un Sole su la terra, in medio terrae, come dice un [68] Profeta. Così, la terra ormai possiede le luci del cielo (Gesù e Maria). Quel Sole, che per mezzo di questo mistero abbiamo su la terra illumina il cielo, perché è il gran Sole che brilla nell'eternità ed ora splende in questa umanità. Non è più dunque il cielo che illumina la terra, ma la terra illumina il cielo; non più il cielo muove e regge la terra, ma la terra spinge le sue influenze, sino al più alto dei cieli, e quella porzione di terra (il corpo di Gesù) che trovasi ora in Maria, avvolta nel suo seno e nelle sue viscere, sarà un giorno esaltata sopra tutti i cieli e comanderà al cielo e alla terra.

A Nazàret, o grande Iddio, si compiono, tali meraviglie, nel più profondo silenzio, ma quest'opera grande, che si compre in un istante, non può essere spiegata né descritta in un istante, l'eternità stessa sarà troppo breve per manifestarne le meraviglie; ci vuol tempo, grazia e luce per pensare degnamente di cose così sublimi. Colui che è lo splendore del Padre, e viene su la terra per essere la luce del mondo, si degni di rischiarare, le nostre tenebre perché possiamo degnamente pensare a Lui e degnamente parlare di Lui.

Quest'opera grande si compie, ciò che va notato, nel segreto, nel silenzio e nella solitudine della Trinità santa; è per eccellenza l'opera sua ed Ella sola vi contribuisce, sola vi è presente. Gli angeli che l'assistono in cielo, non le prestano la loro assistenza in quella cella di Nazaret. Non hanno la libertà di entrarvi, non vi sono chiamati; per loro basta osservarla dal cielo col più profondo rispetto, aspettando il termine e l'effetto del trattato angelico e dell'azione divina.

Tutti gli angeli aspettano con grande attenzione; dopo la divina Essenza nella quale sono rapiti, non hanno sguardo più fisso, più nobile di questo; a nulla si rivolge il loro sguardo come a questo nuovo oggetto: Dall'alto dei [69] cieli contemplano quella cella e la Vergine che vi dimora; ma non hanno altra parte in questo mistero che di conoscerlo e di adorarlo. È già gloria fin troppo grande per Gabriele averlo annunciato, e la Scrittura dice espressamente che subito dopo fatta la sua ambasciata, egli si ritira: Et discessit ab illa angelus (Luc. I, 38). In un soggetto di tanta dolcezza e delizia non trovo altra durezza che questa, e durezza usata verso un angelo così elevato che pure ha una parte speciale in questo mistero. Ma, così richiedono la dignità dell'opera di Dio e la grandezza suprema della Trinità che la compie 34.

O Trinità santa! Vi adoro in Voi medesima e nelle opere vostre e in quest'opera la più insigne di tutte! Vi adoro nei cieli e in Nazaret! Adoro la Vostra sacra solitudine, e l'adoro nella vostra Essenza e nella cella di Maria! In cielo siete occupata nelle processioni eterne, a Nazaret in una nuova generazione del Verbo eterno, in quella sacra operazione la quale compie il segreto del Vostro amore e l'unità del Vostro mistero.

Ecco due solitudini da ammirare e da adorare, la prima in Voi medesima, l'altra in Nazaret; la prima nel [70] santuario della Vostra Essenza, l'altra nel santuario della Vergine. Nell'una e nell'altra Voi siete santo; o Eterno Padre, e il Santo dei santi; nell'una e nell'altra generate un figlio ed un medesimo Figlio: due generazioni e due solitudini mirabilmente congiunte assieme, perché nell'una e nell'altra si tratta di un segreto ineffabile e di una processione divina; nella prima di una generazione eterna; nell'altra, di una generazione temporale compiuta dall'Eterno; nella prima, della generazione di un Figlio unico nel proprio seno del Padre; nell'altra, di una nuova generazione di quel medesimo Unigenito Figlio, nel seno di una Vergine.

L'una e l'altra generazione sono superiori alle leggi della natura, perché non appartiene né ai padri né alle vergini di concepire; i padri generano, ma in un seno estraneo, mentre il Padre celeste genera il suo Verbo in sé medesimo e nel suo proprio seno, ciò che non conviene che a Lui. Le vergini, rimanendo vergini, non possono concepire, mentre qui la Vergine concepisce per opera dello Spirito Santo ed è Vergine più nobilmente di prima: Virginitas nobilitata conceptu, dice un antico.

Oh Padre! Oh Vergine! Oh Figlio! Oh Madre! Oh seno del Padre! Oh seno della Vergine!
Oh seno del Padre, adorabile ed impenetrabile fuorché al Figlio che in quello è concepito e in quello riposa!

Oh seno della Vergine, chiuso e venerabile; e ciò che eccede le meraviglie della terra e rende omaggio al seno del Padre, seno puro e fecondo, seno chiuso all'uomo e aperto al Figlio dell'uomo; seno verginale e materno tutt'assieme; seno che adora il seno del Padre e le processioni eterne!

Oh seno del Padre, oh seno della Vergine! due seni dove divinamente si compiono due generazioni divine, due generazioni adorabili degne di considerazione e di onore! [71]

Per ritornare al nostro argomento, diremo che queste due generazioni tutt'e due si compiono nella solitudine; così, o Trinità santa, Voi siete sola a Nazaret, mentre i vostri angeli sono in cielo.

Siete sola voi pure, o Vergine santa, separata persino dall'Angelo che, vi custodisce, che vi teneva così fedelmente compagnia, e vi era stato così espressamente mandato. Nella vostra cella non vedo più che Voi sola; ma Dio vi è, mentre i suoi angeli sono assenti, poiché anche Gabriele si è ritirato.

Ma se l'Angelo è partito, il Signore dell'Angelo è rimasto; Egli porta in modo assoluto il nome di Signore, ed era già con Maria fin dal principio del colloquio, come aveva detto l'Angelo nel salutarla: Dominus tecum. Orbene; benché l'Angelo si sia ritirato, il Signore che era con Lei non è partito, ma rimane, avvicina la Vergine, la circonda del suo Spirito, della sua potenza e del suo amore, e a Lei si applica per operarvi l'Opera sua, l'Opera sua per eccellenza, l'Opera nuova, propria della sua grandezza e del suo amore; l'Opera che non ha ancora fatta, né mai farà più, l'Opera di cui sta scritto: Novum fecit Dominus super terram (Il Signore ha fatto una cosa nuova su la terra - JER., XXX, 22); l'Opera che propriamente e unicamente è l'Opera di Dio, che il profeta chiama l'Opera di Dio per eccellenza e singolarità: Domine, opus tuum, in medio annorum vivifica illud (Signore, è l'opera vostra, fatela vivere in tutte le età HAB., III, 2). È questa la voce del Profeta, è questo il desiderio dei giusti, il voto della Vergine, l'aspirazione dell'universo, la gioia degli angeli, la salvezza degli uomini; è la vita di Gesù, è questa vita è la vita e la salvezza del mondo ed è anche la gloria di Dio, come canterà poi la milizia celeste (Luc., II, 10). [72]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE