lunedì 6 gennaio 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA



COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE


ECCELLENZA E SUBLIMITÀ DELL'OPERA CHE VIENE COMPIUTA DOPO LE ULTIME PAROLE DELLA VERGINE.

Chi non loderà, chi non ammirerà le vie di Dio e lo svolgimento dell'opera sua, il volere di Colui che essendo la vita, la gloria, lo splendore del Padre vuole assumere carne umana ed assumerla in questo modo?

Ma andiamo innanzi seguendo il corso del nostro argomento e vedremo che quanto più si avanza questo Sole e si innalza sul nostro orizzonte, o meglio, quanto più si abbassa e si avvicina a noi, tanto più vivi e splendenti sono i suoi raggi, maggiormente la via è divina e l'operazione ammirabile.

Terminato e chiuso il colloquio tra l'Angelo e la Vergine, l'Angelo si ritira e Dio si avvicina, mentre la Vergine rimane nella sua contemplazione.

Ed ecco, oh maraviglia! oh grandezza! le parole dell'Angelo hanno il loro effetto: il cielo si apre, lo Spirito Santo scende nella Vergine, la potenza dell'Altissimo la investe e l'Opera suprema viene compiuta. [67]

In quel felice momento, il Creatore si fa creatura a pro della sua creatura; l'artefice del cielo e della terra forma a sé stesso un corpo terrestre onde santificare la terra e il cielo; Dio si fa uomo per la salvezza degli uomini, e la Vergine diventa Madre di Dio.

Che dirò io? che penserò?

O Dio supremo, Dio del cielo e della terra, ora Dio della terra più che del cielo, poiché siete su la terra più che in cielo e vi compite meraviglie più grandi e celesti!

Prima, nella Sacre Scritture, Voi non prendevate che la qualità di Signore del cielo; l'Angelo, infatti, diceva a Tobia: Benedicite Deum Coeli (Benedite il Dio del cielo TOB., 12, 6), quasi che non foste il Signore della terra, la quale non vi riconosceva e non pensava che ad offendervi.

Ma ora vi adoro come Signore della terra, perché siete su la terra più che in cielo, e vi operate cose più elevate e più divine: perciò gli angeli lasciano deserto il cielo per scendere veloci su la terra onde contemplarne meraviglie, onde cercare ed adorare il loro Dio.

Da quattromila anni avevate fatto l'universo, e dopo più nulla di nuovo, essendo Voi rimasto nel riposo del settimo giorno; ma ora uscite di nuovo fuori di Voi medesimo e fate nell'universo meraviglie oltremodo grandi e stupende. Voi fate nell'universo un mondo nuovo che rapisce e rinnova questo nostro mondo; un mondo più insigne, mondo di prodigi, mondo eterno, mondo che ha i suoi elementi, i suoi principi, il suo stato e i suoi movimenti; mondo affatto differente da quello che avevate creato prima. In questo mondo (dell'Incarnazione) Voi congiungete la terra col cielo, Dio con l'uomo, l'essere creato con l'Essere increato, mentre nell'altro (nel mondo naturale) rimangono infinitamente distanti. In questo Voi ponete un Sole su la terra, in medio terrae, come dice un [68] Profeta. Così, la terra ormai possiede le luci del cielo (Gesù e Maria). Quel Sole, che per mezzo di questo mistero abbiamo su la terra illumina il cielo, perché è il gran Sole che brilla nell'eternità ed ora splende in questa umanità. Non è più dunque il cielo che illumina la terra, ma la terra illumina il cielo; non più il cielo muove e regge la terra, ma la terra spinge le sue influenze, sino al più alto dei cieli, e quella porzione di terra (il corpo di Gesù) che trovasi ora in Maria, avvolta nel suo seno e nelle sue viscere, sarà un giorno esaltata sopra tutti i cieli e comanderà al cielo e alla terra.

A Nazàret, o grande Iddio, si compiono, tali meraviglie, nel più profondo silenzio, ma quest'opera grande, che si compre in un istante, non può essere spiegata né descritta in un istante, l'eternità stessa sarà troppo breve per manifestarne le meraviglie; ci vuol tempo, grazia e luce per pensare degnamente di cose così sublimi. Colui che è lo splendore del Padre, e viene su la terra per essere la luce del mondo, si degni di rischiarare, le nostre tenebre perché possiamo degnamente pensare a Lui e degnamente parlare di Lui.

Quest'opera grande si compie, ciò che va notato, nel segreto, nel silenzio e nella solitudine della Trinità santa; è per eccellenza l'opera sua ed Ella sola vi contribuisce, sola vi è presente. Gli angeli che l'assistono in cielo, non le prestano la loro assistenza in quella cella di Nazaret. Non hanno la libertà di entrarvi, non vi sono chiamati; per loro basta osservarla dal cielo col più profondo rispetto, aspettando il termine e l'effetto del trattato angelico e dell'azione divina.

Tutti gli angeli aspettano con grande attenzione; dopo la divina Essenza nella quale sono rapiti, non hanno sguardo più fisso, più nobile di questo; a nulla si rivolge il loro sguardo come a questo nuovo oggetto: Dall'alto dei [69] cieli contemplano quella cella e la Vergine che vi dimora; ma non hanno altra parte in questo mistero che di conoscerlo e di adorarlo. È già gloria fin troppo grande per Gabriele averlo annunciato, e la Scrittura dice espressamente che subito dopo fatta la sua ambasciata, egli si ritira: Et discessit ab illa angelus (Luc. I, 38). In un soggetto di tanta dolcezza e delizia non trovo altra durezza che questa, e durezza usata verso un angelo così elevato che pure ha una parte speciale in questo mistero. Ma, così richiedono la dignità dell'opera di Dio e la grandezza suprema della Trinità che la compie 34.

O Trinità santa! Vi adoro in Voi medesima e nelle opere vostre e in quest'opera la più insigne di tutte! Vi adoro nei cieli e in Nazaret! Adoro la Vostra sacra solitudine, e l'adoro nella vostra Essenza e nella cella di Maria! In cielo siete occupata nelle processioni eterne, a Nazaret in una nuova generazione del Verbo eterno, in quella sacra operazione la quale compie il segreto del Vostro amore e l'unità del Vostro mistero.

Ecco due solitudini da ammirare e da adorare, la prima in Voi medesima, l'altra in Nazaret; la prima nel [70] santuario della Vostra Essenza, l'altra nel santuario della Vergine. Nell'una e nell'altra Voi siete santo; o Eterno Padre, e il Santo dei santi; nell'una e nell'altra generate un figlio ed un medesimo Figlio: due generazioni e due solitudini mirabilmente congiunte assieme, perché nell'una e nell'altra si tratta di un segreto ineffabile e di una processione divina; nella prima di una generazione eterna; nell'altra, di una generazione temporale compiuta dall'Eterno; nella prima, della generazione di un Figlio unico nel proprio seno del Padre; nell'altra, di una nuova generazione di quel medesimo Unigenito Figlio, nel seno di una Vergine.

L'una e l'altra generazione sono superiori alle leggi della natura, perché non appartiene né ai padri né alle vergini di concepire; i padri generano, ma in un seno estraneo, mentre il Padre celeste genera il suo Verbo in sé medesimo e nel suo proprio seno, ciò che non conviene che a Lui. Le vergini, rimanendo vergini, non possono concepire, mentre qui la Vergine concepisce per opera dello Spirito Santo ed è Vergine più nobilmente di prima: Virginitas nobilitata conceptu, dice un antico.

Oh Padre! Oh Vergine! Oh Figlio! Oh Madre! Oh seno del Padre! Oh seno della Vergine!
Oh seno del Padre, adorabile ed impenetrabile fuorché al Figlio che in quello è concepito e in quello riposa!

Oh seno della Vergine, chiuso e venerabile; e ciò che eccede le meraviglie della terra e rende omaggio al seno del Padre, seno puro e fecondo, seno chiuso all'uomo e aperto al Figlio dell'uomo; seno verginale e materno tutt'assieme; seno che adora il seno del Padre e le processioni eterne!

Oh seno del Padre, oh seno della Vergine! due seni dove divinamente si compiono due generazioni divine, due generazioni adorabili degne di considerazione e di onore! [71]

Per ritornare al nostro argomento, diremo che queste due generazioni tutt'e due si compiono nella solitudine; così, o Trinità santa, Voi siete sola a Nazaret, mentre i vostri angeli sono in cielo.

Siete sola voi pure, o Vergine santa, separata persino dall'Angelo che, vi custodisce, che vi teneva così fedelmente compagnia, e vi era stato così espressamente mandato. Nella vostra cella non vedo più che Voi sola; ma Dio vi è, mentre i suoi angeli sono assenti, poiché anche Gabriele si è ritirato.

Ma se l'Angelo è partito, il Signore dell'Angelo è rimasto; Egli porta in modo assoluto il nome di Signore, ed era già con Maria fin dal principio del colloquio, come aveva detto l'Angelo nel salutarla: Dominus tecum. Orbene; benché l'Angelo si sia ritirato, il Signore che era con Lei non è partito, ma rimane, avvicina la Vergine, la circonda del suo Spirito, della sua potenza e del suo amore, e a Lei si applica per operarvi l'Opera sua, l'Opera sua per eccellenza, l'Opera nuova, propria della sua grandezza e del suo amore; l'Opera che non ha ancora fatta, né mai farà più, l'Opera di cui sta scritto: Novum fecit Dominus super terram (Il Signore ha fatto una cosa nuova su la terra - JER., XXX, 22); l'Opera che propriamente e unicamente è l'Opera di Dio, che il profeta chiama l'Opera di Dio per eccellenza e singolarità: Domine, opus tuum, in medio annorum vivifica illud (Signore, è l'opera vostra, fatela vivere in tutte le età HAB., III, 2). È questa la voce del Profeta, è questo il desiderio dei giusti, il voto della Vergine, l'aspirazione dell'universo, la gioia degli angeli, la salvezza degli uomini; è la vita di Gesù, è questa vita è la vita e la salvezza del mondo ed è anche la gloria di Dio, come canterà poi la milizia celeste (Luc., II, 10). [72]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

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