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sabato 1 maggio 2021

IL CRISTO DI TUTTI I TEMPI

 

Scritto di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia,

del 15 settembre 1974,


Dio è infinitamente perfetto e, per la perfezione della sua stessa natura, tiene in sé, suto, posseduto e terminato, quanto è e quanto vive nell’abbraccio della sua Eternità.

L’eternità in Dio è l’Atto infinitamente perfetto che, nel compendio del suo abbraccio, contiene racchiusa tutta la capacità potenziale di Dio nell’esuberanza pletorica della sua inesauribile perfezione.

Il tempo è la possibilità che Dio ha dato alla creatura di realizzare una cosa e portarla al suo compimento. E quando la perfezione di colui che la realizza o la sua capacità di realizzarla è maggiore, necessita di meno tempo per consumarla.

Dio, che è la Perfezione infinita, non ha bisogno del tempo per essere quanto è in sé; perché, per la potenza della sua perfezione onnicomprensiva, è capace di essere quanto può essere nella realizzazione pletorica della sua vita infinita, in un atto consumato e terminato di eterno possesso. Poiché, anche se Dio è infinitamente fecondo nella diversità dei suoi attributi, per la pienezza di quanto contiene, è anche infinitamente abbracciato nel compendio compatto della sua ricchezza. E così vive tutta la realtà del suo essersi intercomunicazione trinitaria di vita ridonativa, in un atto Sapienziale di Amorosa Esplicazione, nel mistero trascendente del suo eterno silenzio.

La perfezione dello spirito abbraccia il compendio di tutti i tempi, più o meno, secondo l’unione o la partecipazione che abbiamo dell’Eternità.

Cristo, in tutto quello che vive e fa, è la più perfetta immagine, come creatura, della Perfezione infinita. Per cui è capace di contenere in sé, e nello stesso istante dell’Incarnazione, tutto il piano di Dio riguardo alle creature, compiuto e abbracciato, benché, per manifestare quel piano e per farcelo captare, si sia valso del tempo.

Quando volle manifestarci il suo amore eterno, si fece Via e, insegnandoci la sua Verità, ci conduce palpabilmente alla Vita. E per questo scelse il tempo che Egli ritenne necessario affinché la nostra capacità potesse comprendere il piano della sua infinita misericordia in effusione su di noi.

Avvalendosi del tempo, ci si è consegnato a Betlemme come espressione palpabile del suo amore, ci ha insegnato con il suo esempio e la sua parola, è morto sulla Croce ed è risorto manifestandoci pure che Egli era la Resurrezione e la Vita che ci portava al seno del Padre.

Volendo restare con noi finché dureranno i secoli, è rimasto nell’Eucaristia come espressione massima della sua consegna paterna in idillio d’amore; e, nel giorno del Giudizio Universale, verrà a raccoglierci affinché contempliamo la gloria del Figlio dell’uomo nel suo trionfo su tutto il creato.

Gesù è in sé l’abbraccio consumato e terminato di tutto il piano divino in relazione all’uomo, essendo, davanti a Dio, la glorificazione perfetta dell’uomo allo stesso Dio e, davanti agli uomini, l’espressione dell’Infinito Amore in effusione su di loro. Per cui tutta questa realtà che Cristo racchiude, non soltanto è vissuta da Lui, ma è manifestata affinché la viviamo.

Nell’istante dell’Incarnazione, l’anima di Cristo, per la grandezza della sua perfezione, fu capace di vivere, contenere ed abbracciare, nell’esperienza gustosa o dolorosa del suo essere, tutto il suo atteggiamento sacerdotale di ricezione dell’Infinito e di risposta in ridonazione allo stesso Infinito; di Ricettore della donazione di Dio per tutti gli uomini e di Ricapitolatore in se stesso di tutti loro, essendo la Risposta di tutto ciò che è creato davanti alla Santità Eterna.

Non so se potrò dire, con le mie poverette parole e le mie limitate espressioni, il compendio compatto che il mio spirito, introdotto dalla mano amorosa di Maria nel mistero dell’Incarnazione, scopre della perfezione che Cristo è in sé per la contenzione di tutto il piano di Dio che, in Lui e per Lui, è operato in relazione allo stesso Dio e agli uomini.

Quando il mio essere piccolino non sa né può decifrare le grandezze che, oltrepassando le mie capacità, io scopro dell’Eterno nel suo essersi e nel suo agire, cado in adorazione e, tremante d’amore, aderendo a Cristo, tento, unita a Lui, di adorare, di rispondere e di glorificare Dio nella minuta capacità della mia piccolezza.

Come la nostra mente, senza essere introdotta da Dio, non può assaporare con godimento la penetrazione dell’attributo dell’Eternità, perché questo è infinitamente distante dalla possibilità della nostra captazione, così neanche possiamo capire che Cristo, per la grandezza della sua perfezione, come creatura creata ad immagine dell’Eternità e come espressione della stessa, sia capace di vivere in un istante il compendio compatto del suo atteggiamento sacerdotale nell’abbraccio completo di tutto ciò che racchiude, secondo la pienezza che il suo sacerdozio gli diede nell’Incarnazione.

Cristo ha abbracciato nel suo spirito tutti i tempi di tutti gli uomini, vivendo con tutti e con ciascuno di loro in tutte e ciascuna delle loro circostanze. E come per manifestarci la realtà compatta che Egli conteneva di amore, di consegna, di insegnamento, di donazione, di vittimazione in necessità di glorificare il Padre e di donarsi agli uomini, si è avvalso di trentatré anni, così per trasferirsi al nostro tempo, vivere con noi e farci vivere con Lui, si è avvalso della Chiesa, la quale, innestandoci in Cristo, attraverso la liturgia, ci fa vivere, per mezzo della fede, della speranza e della carità, la realtà pletorica del Verbo infinito  Incarnato, nel suo essere e nel suo operare.

E, nel Sacrificio dell’Altare, ci viene dato tutto il mistero di Cristo nella sua vita, morte e resurrezione, viene fatto vivere anche a noi questo Sacrificio insieme a Cristo, per Lui e in Lui, per la gloria del Padre e per il bene di tutti gli uomini, perpetuandosi per noi nell’Eucaristia la presenza reale del Verbo Incarnato con tutto ciò che è, vive e manifesta.

O mistero meraviglioso della perfezione di Cristo, che è capace di realizzare l’irrealizzabile per l’uomo!, rendendo possibile che io nel mio tempo, nel Sacrificio dell’Altare, viva la stessa realtà che hanno vissuto coloro che sono stati con il Verbo fatto Uomo.

Ed è così splendente la donazione infinita di Dio in effusione di amore verso di me, che, durante tutte le Messe di tutto il mio tempo, quella realtà, misteriosamente, viene attuata per me attraverso la liturgia. Ed io, quando sono con Gesù nel tabernacolo, per il potere della sua grazia, vivo nel modo in cui Egli visse con me durante i suoi trentatré anni, nella manifestazione del suo gaudio e della sua pena, della sua consegna e del suo amore. Ancora di più, i miei tempi di tabernacolo, nella mia vita di fede, sono la realizzazione di quel tempo di Cristo nel mio tempo, che mi rende capace di vivere il tempo di Cristo davanti al mio tabernacolo.

È così grande la ricchezza della Chiesa, così forte il potere della grazia che attraverso di essa in noi si realizza, che, come nell’Eternità, per la magnificenza della sua pienezza, non abbiamo bisogno del tempo, né esiste la distanza per vivere Dio -pur essendo l’Infinita Perfezione di inesauribile realtà- così, per la perfezione del mistero della Chiesa, manifestazione espressiva di Dio, neanche il tempo e la distanza sono un impedimento per vivere in qualsiasi momento della nostra vita tutto il compendio compatto e pletorico della ricchezza che la Chiesa in sé contiene. Poiché il mistero che la Chiesa racchiude non è un mistero di ricordo, ma di realtà viva e vivente che, prescindendo dal tempo e dalla distanza, è adagiato nel suo seno affinché veniamo ad abbeverarci alle sue fonti come e quando la nostra anima-Chiesa ne abbia bisogno per l’appagamento delle sue ansie.

Il tempo, come dicevamo all’inizio, è il mezzo del quale ci serviamo per ottenere una cosa; quando ciò che vogliamo realizzare è compiuto nel perfezionamento di quanto è, esso si mostra o si dà nella consumazione della sua perfezione.

Così il mistero di Cristo, con tutta la sua realtà, si mantiene nella Chiesa, compiuto nella sua infinita perfezione, ed è mostrato e comunicato agli uomini nel tempo o nella circostanza in cui ciascuno di noi, introdotto nel seno della stessa Chiesa, ha bisogno di viverlo e di possederlo.

La Chiesa è anfora preziosa ricolma di divinità che contiene tutto il mistero di Dio in sé e tutto il mistero di Dio in relazione a noi, che, vissuto e comunicato da Cristo, diviene per noi realtà, grazie al nostro inserimento in Lui, in tutti e in ciascuno dei momenti della nostra vita.

Io, per essere Chiesa, sono inserita in Cristo in tutti e ciascuno dei misteri della sua vita, che io vivo nel mio spirito con maggiore o minore profondità, con maggiore o minore partecipazione, a seconda di come la mia fede, speranza e carità me li rendano presenti. E per Lui sono inserita anche con il Padre e lo Spirito Santo e con tutti gli uomini di tutti i tempi.

E come Cristo durante i suoi trentatré anni visse realmente la mia vita, caricandosi dei peccati che io avrei commesso dopo venti secoli e presentandosi con essi davanti al Padre come realtà presente, così anch’io, quando inserita in Cristo mi presento davanti al Padre, non mi presento con un Cristo di ricordo, ma con il Cristo vivente che, nel seno della Chiesa, contenendo nel suo tempo tutta la mia realtà, mi fa vivere, nel mio tempo, tutta la sua realtà.

Cristo visse con me ed io vivo di Lui. Togliamo i secoli che separano la sua vita dalla mia, e resta soltanto la sua unione con me ed il mio inserimento in Lui; e, resi una cosa sola nell’amore dello Spirito Santo, Egli si dà a me tale qual è nel suo tempo e nel mio, ed io mi do a Lui pure nel suo tempo e nel mio con tutto ciò che sono.

Cristo è l’Unto di Dio per tutti i secoli; e quest’Unto di Dio è unzione piena di tutta la sua realtà per me nel mio secolo e nel mio tempo. Ciò che mi separa dal possesso dell’Eternità è il tempo che mi manca per incontrarla; ma, per vivere il mistero di Dio nella Chiesa, non esiste altra distanza che il peccato. Scomparso questo, non ci sono impedimenti, e la vita della grazia mi rende capace di vivere il mistero di Dio in sé e con noi, attraverso Cristo.

Durante i suoi trentatré anni, Gesù è stato il Cristo palpabilmente penante che, in vittimazione, viveva nel suo spirito pure di Eternità; e, nel mio tempo, è il Cristo glorioso che, unendomi a Sé per la fede e venendo a me attraverso la liturgia, mi fa vivere della sua vittimazione dolorosa, della sua richiesta sanguinante e della sua immolazione silente.

Gesù è la Gloria infinita del Padre, per la sua Persona divina, ed è l’Adoratore perfetto di questa stessa Gloria, nella sua natura umana; per cui Egli racchiude nella sua realtà il Cielo e la terra, la creatura e il Creatore, l’uomo e Dio, l’Eternità e il tempo. Ed Egli essendo, nella sua natura umana, l’immagine o l’espressione più perfetta di Dio in tutti i suoi attributi e perfezioni, fu capace di vivere nel suo spirito, ad uno stesso tempo e in un modo perfettissimo, la gloria dell’Eternità e l’abbraccio della sua stessa vita e di quella di tutti gli uomini.

Cristo raccolse nella sua vita tutti i tempi riducendoli a trentatré anni, perché Egli è la capacità che li abbraccia tutti. Avvalendosi dei suoi trentatré anni, fu e si manifestò come il Cristo penante che, arrivando alla vittimazione cruenta, viveva allo stesso tempo di Eternità; e durante tutti gli altri tempi che Egli fu capace di contenere in sé per la perfezione del suo essere, si manifesta a noi attraverso la liturgia come il Cristo glorioso che contiene in sé la vittimazione della sua stessa vita con la realtà vivente di tutti gli uomini.

Gesù è abbraccio di tutti i tempi in diversità di circostanze; e così come gli Apostoli videro patire cruentemente Lui che è la Gloria del Padre, noi vediamo ora godere gloriosamente Lui che è la Vittima immolata. È però uno stesso Cristo, che, abbracciando i tempi con tutte le loro circostanze, si rende a noi presente o palese in un modo o nell’altro, contenendo in sé tutta la sua ricchissima realtà.

Poiché non possiamo dubitare che, quando Cristo si manifestò agli Apostoli sul Tabor apparendo con la luminosità della sua gloria, non cessò per questo di essere la Vittima che racchiudeva nel suo cuore la penante tragedia di tutti gli uomini; come neanche il giorno del suo trionfo universale cesserà di essere il Sacerdote offerto al Padre per la salvezza di tutti.

Per cui, quando io, nei miei tempi di tabernacolo, ascolto il lamento di Gesù che, penando, mi chiede amore e riparazione, non vivo di un ricordo né di un’immaginazione passata, ma della realtà che Cristo, riguardo a me, visse nel tempo della sua manifestazione.

Quando io prego ai piedi del Tabernacolo, sto con Cristo com’è: con la sua vita, morte e resurrezione, con le sue tragedie e le sue pene, le sue glorie e le sue gioie; vivendolo nella possibilità che il tempo ha dato a me. E questa possibilità, per la perfezione dell’effusione dell’Amore Infinito, è per me così reale, così totale, così integra e così compiuta, che tutto ciò che hanno vissuto nel loro tempo coloro che sono stati con Gesù, io lo vivo nel mio; proprio lo stesso, né un pochino in più né un pochino in meno, giacché Gesù è il Cristo di tutti i tempi, che si è manifestato in un tempo, ma che si è perpetuato in tutti i secoli tale qual è per la perfezione del suo splendore.

Ma accade che, come la nostra mente non è capace di captare che tutta la realtà infinita dell’Infinito Essere, nella compattezza coeterna della Famiglia Divina, sia vissuta, per la perfezione della sua natura, in un solo atto di essere, così neanche siamo capaci di comprendere, nemmeno di intravedere, il modo splendido con il quale la magnificenza di Dio ci rende vivibile, captabile e reale, tramite il mistero della Chiesa, tutta la vita, morte e risurrezione di Cristo.

Quando sono davanti al Tabernacolo, sto con Cristo tale qual è. So che adesso è glorioso e sta nel seno del Padre vivendo con me tutta la realtà sanguinante che, nel suo tempo, vivendo Lui questo istante, realizzò per me. Ed alcune volte godo con la sua gloria, ed altre volte soffro con il suo penare, il penare che Cristo nel vivere la mia realtà, il mio tempo e le mie circostanze patì, rispondendo così a Lui nella necessità che, dinanzi al suo vivere con me, io ho di vivere con Lui.

La fede è al di sopra del tempo; e la liturgia, insignorendosi di tutte le circostanze, è così ricca e così estensiva, che non soltanto trasferisce Cristo al mio tempo, ma trasferisce me al suo; per cui l’Eucaristia è un’espressione vivente del Senzatempo, in manifestazione di amore eterno agli uomini.

Quel tempo contenne Cristo vittimato palpabilmente che viveva di Eternità; e questo tempo mi dà Cristo glorioso che è la Vittima immacolata. E quando io, per la perfezione onnicomprensiva della mia vita di fede, per ricevere il mistero di Cristo, mi metto di fronte a Lui, prescindo dal tempo e, guardandolo fissamente, vivo quanto è, nel modo piccolino che la mia capacità mi dà; ma più o meno onnicomprensivamente, più o meno realmente, secondo la partecipazione che la vita della grazia mi offre in esperienza assaporabile dei misteri di Dio.

Una volta che ho compreso, nel mio modo piccolino di captare, qualcosa dell’eccellenza dell’Eternità, e qualcosa pure della perfezione espressiva di Cristo che manifesta l’attributo dell’Eternità nel suo modo di darsi a noi, per me il tempo è diventato come l’eco che una campana potrebbe lasciare dopo il suo rintoccare. Non esiste il tempo per me; esiste soltanto Dio ed il suo piano, vivendo Egli la sua realtà con me ed io la mia realtà con Lui.

Anima cara, togli dalla tua captazione, nella misura in cui puoi, tutto ciò che ti possa separare dalla vita di Cristo. Taglia il tempo, se puoi, nella tua immaginazione, come taglieresti la corda che va dal fondo fino alla bocca di un pozzo; togli la corda, prendi l’anfora con la mano, e dimmi che cosa te ne separa.

Dio si è sottomesso al tempo, ma il suo amore infinito è stato così grande e così perfetto nella donazione della sua consegna, che, per mezzo della liturgia, ha unito misteriosamente le nostre vite a quella di Cristo. Per cui io non ho bisogno di nulla per saziare la mia sete direttamente alla bocca del Getto della Vita, ma mi abbevero alle sue acque, saziandomi nelle sue sorgenti con la stessa fluidità, freschezza e vitalità di coloro che sono stati con Gesù, perché io sperimento che sono con Cristo come loro e che Lui è con me come con loro. Sento la freschezza della Parola infinita Incarnata, il battere del suo cuore, il palpitare del suo petto, la carezza del suo sguardo, il lamento della sua agonia, il penare della sua solitudine, il dolore davanti all’incomprensione di coloro che non lo vogliono riceveSre…; ed ascolto, nell’amarezza del mio petto addolorato, le frustate dei flagelli, lo scricchiolare dell’incoronazione di spine, la desolazione del tradimento di Giuda. Che cosa vivrà Cristo che io non viva con Lui, prescindendo dal tempo, nel compendio compatto della sua perfezione e nella captazione del mio amore che, in risposta, si consegna come può…!

Il tempo non è altro che una risata beffarda che tenta di distruggere e di lasciare solo nel ricordo la realtà viva e vivente della manifestazione palpabile dell’amore infinito di Dio nei confronti dell’uomo che, in tutti ed in ciascuno dei momenti della nostra vita, ci si dà nel seno della Chiesa per la forza del suo potere.

Gesù, nel Tabernacolo, è il Cristo del Padre che contiene in sé il Cielo e la terra, il divino e l’umano, la vita e persino la morte, il gaudio ed il dolore; e questo lo è così come lo è nel modo ricchissimo e splendente, magnifico e splendido che Egli ha per la perfezione compatta della sua contenzione di essere.

Nei miei tempi di Tabernacolo, presso le porte dell’Eternità, mi si mostra la Gloria del Padre, la Figura della sostanza dell’Eterno in Espressione canora, che è il Verbo. E nei miei tempi di Tabernacolo pure, accanto alle porte dell’Eternità, per la manifestazione dello splendore della gloria di Dio, mi si dà Cristo penante e sofferente che reclama il mio cuore per placare la sua sete, mi chiede la mia consegna per calmare le sue ansie e mi dice le sue pene affinché io lo consoli.

L’anima-Chiesa è così grande, tanto, tanto!, che, per il suo inserimento nel Sommo ed Eterno Sacerdote, come membro del Corpo Mistico, vive con Lui ed in Lui tutto il mistero della sua vita, morte e risurrezione, insieme a tutti gli uomini che, inseriti in Cristo, sono sue membra; i quali, a loro volta, misteriosamente uniti alle altre anime, posseggono tutta questa grande meraviglia e splendente realtà. Com’è grande essere Chiesa e quanti pochi lo sanno!

Quando Cristo mi unisce a Sé per il mistero dell’Incarnazione nel suo tempo, e si unisce a me nel mio attraverso il battesimo, restando inserita in Lui, divento membro del suo Corpo, del quale Lui è il Capo; e così scompaiono, per la vita di grazia, gli impedimenti del tempo per vivere la realtà del Sommo ed Eterno Sacerdote nella pienezza di quanto è, vive e manifesta.

Ma ancora di più. Quando sono cosciente della mia realtà, sento in me i dolori di Cristo che mi crocifiggono, l’abbandono del suo Getsemani, divenendo la sua vita la mia vita; per cui i suoi sentimenti, le sue appetizioni, le sue urgenze e perfino le sue glorie, passano partecipativamente al midollo del mio cuore, potendo dire con San Paolo: “Vivo io, ma non più io, è Cristo che vive in me”. Egli vive in me ed io in Lui. Per questo, la sua gloria è la mia gloria, la sua pena è il mio morire e, impregnata del palpitare della Chiesa, che, nel compendio di tutte le sue membra, è il Corpo Mistico di Cristo, ho bisogno di essere eucaristia, rendimento di grazie, adorazione a Dio, donazione a tutti gli uomini per essere mangiata da tutti, avendo fame di essere tutta per tutti e che noi tutti siamo uno nella carità dello stesso Spirito Santo.

E così come, per partecipare delle divine Persone, io non debbo andare all’Eternità, perché Dio è venuto da me introducendomi in Lui, che è l’Eternità, così, per vivere Cristo, io non ho bisogno di trasferirmi ai suoi trentatré anni, perché Lui, superando il tempo per mezzo del mistero della Chiesa, è venuto a me con tutto il compendio compatto della sua realtà misteriosa.

Dov’è un’anima che il tempo sia capace di separare da me? Lo spirito, unito a Dio, abbraccia tutte queste realtà; per cui, nella partecipazione dello stesso Infinito, io sono nel seno di Dio, vivendo con Cristo nell’unione dello Spirito Santo, con tutti gli uomini.

Ah se noi uomini vivessimo di Dio… se trascendessimo i concetti creati…, se assaporassimo quelli eterni, divenendo capaci di captare la trascendente trascendenza di tutti essi…!

Dov’è mai creatura, tempo o distanza, che mi possa separare anche di un apice dal Verbo infinito Incarnato, in quanto è, vive e realizza? Soltanto il mio “no” al piano divino aprirebbe una distanza e forse un abisso insondabile tra Lui e me; ma, nella misura in cui io sono adesione, nel modo più perfetto che mi è possibile, all’effusione infinita della sua divina volontà su di me, in questa stessa misura Lui ed io siamo uno nell’unione dello Spirito Santo.

Anima cara, chiunque tu sia dentro l’ampio seno della Santa Madre Chiesa, vivi la tua realtà di membro del Corpo Mistico di Cristo, assimila tutti i movimenti dell’anima di Gesù, ed abbi la sicurezza che, nel compendio compatto che ti dà il tuo essere Chiesa, andrai scoprendo la semplicità schiacciante, vivificatrice e captabile di tutto il piano di Dio, attraverso Cristo, nei confronti dell’uomo.

Io mi sento l’’Eco della Chiesa mia’ perché tutto il palpitare del suo cuore -che è Cristo che vive con lei- è raccolto nel mio petto e ripetuto nella minuta capacità della mia vibrazione per l’impulso dell’Amore Infinito, che, essendo il mio Sposo divino, mi fa rompere pure, come frutto del suo amore, in effusione di maternità spirituale.

Figlio della mia anima-Chiesa, ascolta il gemito del mio cuore: entra nella profondità profonda del petto di Cristo, ricevi il palpitare del suo doloroso Getsemani prescindendo dal tempo e dalle circostanze che ti circondano. Perché per il cristiano, nella dimensione della sua capacità, non esistono né il tempo né la distanza, essendo, con Cristo, universale, ad immagine e riflesso della perfezione di Dio che manifesta l’attributo dell’Eternità in Cristo, e che, per Lui ed in Lui, lo fa ripercuotere in tutte le sue membra.

venerdì 2 aprile 2021

TUTTA LA VITA DI CRISTO È UN MISTERO DI SCONFORTO

 


(…) Né conoscono te, né conoscono me!; e, pertanto, non c’è conforto per la tua anima ferita e straziata!

Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”. Perché le anime, non ricevendo il messaggio eterno che vieni a comunicare loro, non bevono dell’acqua divina che dal tuo seno si effonde a fiotti nella Chiesa per saziare abbondantemente tutti i suoi figli, lasciando te, che sei Sorgente di acque vive, e scavandosi cisterne screpolate che li portano all’allontanamento dalla Felicità infinita che Tu hai bisogno di comunicare loro.

Sei venuto alle tenebre e le tenebre non ti hanno accolto, e per questo, durante tutta la tua vita, dalla mangiatoia fino alla croce, dal primo istante del tuo concepimento, si conficcò nella tua anima la spina più profonda e acuta che può lacerare l’anima umana: l’ingratitudine.

Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo unico Figlio”, nel quale Egli riposa pienamente. Il Riposo eterno del Padre, la Gioia ed il Gaudio dei beati, il Cantore infinito dell’infinito amore, l’Espressione eterna dello stesso Dio increato, “venne ai suoi e i suoi non l’hanno accolto”.

O Verbo, Parola infinita, perfetta e feconda che vieni a portare la consolazione dei beati agli sconsolati figli di Eva, a quelli che, al peccare, allontanandosi dalla Fonte della Vita, “si scavarono cisterne screpolate!”

Tu, l’Infinita Consolazione del Cielo, non trovi consolazione sulla terra: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!” Parole misteriose; per il nostro intendere, doppiamente misteriose. La Consolazione eterna, il Verbo della Vita, che mendica consolazione tra le sue creature…! Che mistero…! Mistero di amore, di consegna e di oblio di se stesso.

Tanto si dimenticò, tanto si consegnò ed ab­negò, così completa fu la sua vittimazione, che non c’era consolazione per l’anima sconsolata del Verbo Incarnato. Oh, mistero sovrano, incomprensibile…! Mistero di amore Tu ti sei, Verbo mio…! “Venne ai suoi ma i suoi non l’hanno accolto”, non l’hanno compreso, né lo comprenderanno mai sulla terra!

Ah, Gesù incompreso…! Io oggi, in silenzio, in preghiera, mettendo la mia anima di sposa nella tua, Fonte di vita, voglio bere e ascoltare dalle tue labbra divine, senza rumore di parole, come Verbo che ti sei, la sostanza di quelle parole che, trafiggendomi, mi hanno ferito, davanti all’impotenza che sento di comprendere qualcosa del profondo mistero di quel tuo lamento, e  così, vedere se posso servirti da consolazione: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!”

O Amore! Com’è possibile…? Vedo tante migliaia di anime: martiri, dottori, confessori, vergini…, e al di sopra di loro, tua Madre santissima che vive solo per consolarti, e fatta Immacolata, senza peccato, per comprenderti… E quanto più conosco Maria e quanto più vedo la grandezza immensa della mia Santa Madre Chiesa ed il frutto incalcolabile dei suoi santi, dei suoi martiri, che irrigandola con il loro sangue, soltanto per amor tuo hanno dato la loro vita tra cantici di lode, contenti e beati di poterti consolare e seguire, tanto più misteriose mi diventano ancora queste parole: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai…!”

Ma, penetrando oggi un po’ nell’oceano im­menso della tua anima santissima, ho compreso un pochino che non c’è consolazione per te, perché non c’è comprensione che possa abbracciare te nella grandezza immensa del tuo dolore.


L’anima incompresa non può essere consolata. La tua anima, o Cristo mio, mistero e filigrana del divino Amore, perché è l’anima del Verbo, ha una capacità incomprensibile per noi di amore e di dolore, che sulla terra non si è mai potuta né si potrà mai abbracciare. E siccome l’anima è consolata nella misura in cui è compresa, quella parte dell’anima di Cristo che rima­ne senza essere compresa resta senza ricevere consolazione; e, eccedendo la sua capacità quasi infinitamente quella nostra, quella parte misteriosa, profonda e trascendente, alla quale mai potremo arrivare, rimane senza essere consolata, e per questo: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”.

Ah, anima del mio Cristo, quale mistero di amore a Dio ed agli uomini si racchiude in te…! Mistero di consegna, di vittimazione. Quale dolore avrai sentito davanti all’incomprensione degli uomini…! Tu racchiudevi in te il dolore più grande che una creatura, sulla quale si è effusa la stessa fortezza del Dio altissimo, ha potuto sopportare.

Chi potrà comprendere i misteriosi amori per i quali ti consumavi di amore al Padre? E per questo, chi potrà intravedere il dolore così profondo che ti trafisse, davanti all’incomprensione, all’indifferenza e al disprezzo degli uomini per Dio?

Cristo mio, un po’ intravedo oggi, anche se non lo posso spiegare, dell’amore e dolore quasi infinito, in quanto uomo, che ardeva nella tua anima.

Gesù, Ostia dolorosa di amore –giacché non posso spiegare la filigrana di finezza e di capacità di amare e di patire che c’era nella tua anima– mi permetti almeno di effondere tutta la mia vita sulla tua, solamente per poterti procurare, o mio Dio Incarnato, un pochino di consolazione?

Oh, mistero di abbandono…! Tutta la vita del Cristo, un mistero di sconforto.

Gesù, Tu sei il Verbo che vieni a cantare agli uomini la tua Divinità e non sei ricevuto…! E sei il Cristo, Verbo Incarnato, che stai davanti allo sguardo del Padre come peccato e rappresen­tante di quel peccato, colui che lo stesso Padre, che si è la Santità per essenza, ha abbandonato; tu che eri sempre accolto “nel seno del Padre”, ardente nell’amore dello Spirito Santo, nel quale trovavi consolazione infinita davanti all’incomprensione, da parte degli uomini, della tua ani­ma santissima…! Quale dolore per te, vedere che “la luce venne alle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta…!”

Durante tutta la tua vita, o Cristo mio, sei stato a sopportare, da una parte, l’incomprensibile, dolce e misterioso peso dell’amore che in te ardeva e ti bruciava; e dall’altra, l’insopportabile peso del dolore dei peccati degli uomini di tutti i tempi, che su di te cadevano per essere il Cristo, garante di tutti i tuoi fratelli; essendo tutta la tua vita un “tutto è compiuto” a quella volontà amorosa del Dio Amore ed a tutti i suoi amorosi disegni su di te. Ma dove più si è riflesso l’abbandono e la sconsolazione della tua anima, è stato nel momento supremo in cui eri inchiodato alla croce, solo e incompreso dalle creature. Come avrai guardato tutti i tuoi figli ed avrai visto che nessuno ti avrebbe potuto consolare, perché a nessuno era stato dato di abbracciare la profondità misteriosa e la vittimazione della tua anima…! E per questo: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”. Non c’era consolazione sulla terra per te!

Povero Gesù…! Com’è possibile tanto dolore…?

E se non bastasse, ti rivolgi al Padre cercando consolazione, e vedi che Egli, distogliendo il volto dal peccato che tu rappresentavi, pure ti ha abbandonato. Non perché non ti comprendesse, poiché Egli, come Dio, ti penetrava totalmente; ma perché, rappresentando Tu il pecca­to, in quel momento Egli stava effondendo su di te la sua giustizia divina. E ha distolto da te il vol­to, lasciandoti sconsolato nel più terribile e desolante abbandono.

Poveretto, Cristo mio…! Con il tuo abbandono totale, hai protetto la mia anima sotto l’abbraccio infinito dello Spirito Santo.

Questo è stato il martirio più terribile e supremo della redenzione, nel momento della manifestazione del massimo amore di Cristo nei confronti dell’uomo: vedersi abbandonato dal Padre, Colui che non ha altro da fare che cantare al Padre.

Poveretto, Cristo mio…! Ormai non soltanto, sulla terra non c’è consolazione per te, ma neanche nel Padre trovi consolazione. “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!”

 Scritto di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia, del 12 dicembre 1959,

 

domenica 14 marzo 2021

ETERNITÀ

 


L’ETERNITÀ, COS’È?

L’eternità è l’infinità dell’Essere in un atto trinitario di vita divina. (6-8-59)

Dio è capacità infinita e perfezione pure infinita, onnicompresa nella sua stessa perfezione e nella sua stessa infinità. (15-9-63)

Dio si sa ciò che è, e onnicomprende quello che si sa compreso: questa è l’eternità.(22-1-65) 

L’eternità è la capacità infinita che Dio si è, onnicomprendendosi in Trinità di Persone. (22-1-65)

Dio è l’Essere supremo, capace di racchiudere nella sua Sapienza, nella sua Espressione e nel suo Amore tutta la sua realtà, e per questo in Dio deve esserci un solo essere in attività trinitaria, e questa è l’eternità. (29-11-65)

L’eternità è l’identificazione dell’Essere e delle Persone nel loro istante eterno di vita infinita. (6-8-59)

L’eternità è l’atto di essere infinito in Sapienza Saputa in Amore. (31-8-59)

Dio è tanto perfetto, che è onnicompreso in tutto quello che è, essuto ed essendolo; senza che vi sia in Dio né passato né futuro, ma essere essendoselo che nel suo atto di perfezione si è onnicomprendente della sua stessa realtà coeterna, non onnicompresa dal tempo. Il tempo è la mancanza di capacità per vivere la realtà della vita in un istante. (29-11-65)

L’eternità è la capacità perfetta di onnicompensione che Dio ha, la quale racchiude in sé tutta la possibilità infinita e realizzata che Egli è, e che, non restando in essa nulla che non sia compreso, non lascia luogo a successione di tempo. (9-1-65) 2.193. Dio è il Senzaprincipio, l’Eterno, ad una distanza infinita dalla creatura; distanza d’essere, di pienezza, di maestà, di sovranità... (15-9-63)

La capacità infinita dell’Essere, vissuta senza tempo, è l’eternità. (29-11-65)

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

sabato 16 gennaio 2021

FIGLIO DI DIO

 


Scritto di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia,

del 13 settembre 1963

Chiesa mia, come sei ricca…! Sei adorna della stessa sapienza di mio Padre Dio. Sei giardino fiorito, Chiesa mia, orto chiuso, fragrante e profumato con l’unguento prezioso che la Divinità effuse su di te il giorno delle tue nozze.

Che venga al seno della mia Madre Chiesa chi vuole sapere di Divinità; chi ha bisogno di immergersi nel segreto dell’anima di Cristo, chi cerca di assaporare mia Madre Immacolata… Chiunque desideri e voglia vivere, che venga, che venga! poiché nel seno della Chiesa Madre, anfora preziosa e ricolma di Divinità, si racchiude tutto il segreto nascosto prima di tutti i secoli, per essere comunicato ai Principati e alle Potestà, secondo la multiforme sapienza di Dio.

A noi, i più piccoli della Chiesa, è stata data questa missione di scoprire il mistero di Cristo che, nel seno della Trinità, era occulto da prima di tutti i secoli; segreto che la Chiesa ha nel suo seno e che, come distributrice dei tesori divini, comunica ai suoi figli.

Com’è meraviglioso il mistero della Trinità…! Com’è infinito il vivere dei miei Tre…! Com’è eterna la vita della mia Famiglia Divina…! Com’è ricca la sua perfezione…! Come sono esuberanti i suoi attributi…!

Tutto questo mistero divino di infinità perfetta è la ricchezza della mia Chiesa Madre, e lo è anche Cristo, con tutta la sua perfezione, la sua tragedia, il suo vivere, la sua missione, la quale essenzialmente non è altra che comunicarci la vita divina con cuore di Uomo-Dio.

Maria, con la sua verginità soggiogante, con la sua maternità infinita, con la sua signoria potente, con la sua semplicità materna, è anche la ricchezza della mia Chiesa Santa, come lo è Cristo e come lo è la Trinità. Quale ricchezza è racchiusa in questa anfora preziosa e ricolma di Divinità, che è la Chiesa mia…!

Nel seno di questa Santa Madre si opera tra la Trinità e il suo dire verso di noi, che è Cristo e Maria, come un mistero, in immagine, della stessa Trinità.


L’Infinito, nella sua Famiglia Divina, si dà all’umanità del Verbo Incarnato, all’anima immacolata del Verbo della Vita; Cristo deposita tutto questo vivere e tutta questa ricchezza di suo Padre Dio nell’anima di Maria; Costei riceve la vita che ha da Dio attraverso Cristo e, rivolta verso la Trinità e verso l’anima di suo Figlio Incarnato, gli ridona tutto il suo dono, che è il vivere del suo Dio e del suo stesso Figlio, che a Lei è stato dato.


Cristo ridona tutto al Padre e dà tutto a Maria; Maria, tutto ciò che ha ricevuto lo ridona al Padre e lo ridona a suo Figlio. E Dio dà tutto a Cristo e a Maria.

Dio si dà del tutto all’anima di Cristo e rimane con tutto. L’anima di Cristo deposita tutto in Maria e rimane con tutto. Maria ha il suo tesoro nel seno della Trinità e rimane con tutto, ridona tutto il suo tesoro all’anima di Cristo e tiene tutto nel suo seno. Lo Spirito Santo avvolge tutta questa donazione, facendo sì che sia tutto un’opera d’amore tra Dio e la sua creatura, per gloria sua e regalo alla sua Chiesa.


Questo è il tesoro della mia Chiesa mia: la Trinità che si dà a Cristo e a Maria; e questi che ridonano alla Trinità la stessa vita che la Trinità dà loro, spinti dallo Spirito Santo.

 Dio opera verso dentro nel suo mistero divino, e quando guarda verso fuori, questo guardare, in espressione amorosa, è il suo Verbo Incarnato; e affinché abbia la fisionomia della sua paternità materna, crea Maria.

Che ricchezza quella che penetra l’anima mia nel seno della mia Chiesa Santa…! Che miniera profonda è la profondità di mio Padre Dio in se stesso e nella sua espressione verso di me, che è Cristo e Maria…! Che scienza di sapienza amorosa quella che io ho nella mia Madre Chiesa, senza poterla esprimere…! Che profondità quella del mistero che il mio essere oggi contempla, così fondo, così profondo…!

La mia Chiesa Santa è divina perché il suo Capo è il Verbo Incarnato che, nella sua persona, è tutta la Divinità.

Come nel seno del Padre sono il Figlio e lo Spirito Santo, e nel seno dello Spirito Santo sono il Padre e il Figlio, così nel seno del Figlio, che è il Capo glorioso della mia Chiesa Santa, sono il Padre e lo Spirito Santo in tutta la loro ricchezza e perfezione.

Questo è il Capo della mia Chiesa mia…! Questo è il vivere della mia Madre Santa…! Questo è il mistero del Cristo Totale…! Che mistero così divino e così umano, così di Dio e così di uomini…! È Dio che parla all’uomo nel Bacio dello Spirito Santo, con anima di Cristo e cuore di Madre, attraverso Maria.

Io non concepisco nella mia anima universale le “chiesuole”, poiché, quando guardo Dio nel suo piano eterno, vedo Maria, vedo l’anima di Cristo, e attraverso di loro contemplo la bellezza della mia Chiesa Santa. Quando canto Cristo, canto il mio Dio, mia Madre Immacolata e la Chiesa mia. Quando guardo Maria, vedo il mio Dio, la mia Madre Chiesa e il mio Cristo. E quando guardo la Chiesa, contemplo il volto di Dio nella sua trinità di persone che, nel suo bel sembiante mi si mostra e nel suo vivere eterno mi si dà; e contemplo Cristo e Maria, che, in donazione d’amore, attraverso la mia Chiesa, mi danno la vita eterna dell’Infinito.

Ah, Chiesa mia…!, e io deliro dal tanto volerti cantare senza potere…; e io deliro dal tanto voler dire il tuo mistero e non sapere…

Un solo piano divino sa la mia anima, ed è che Dio, quando volle esprimermi la sua vita eterna, dandomela in partecipazione e in comunicazione, disse per il suo Verbo ciò che era; e nel suo dire, l’eco si sdoppiò nell’umanità di Cristo e in Maria, e, in una sola voce, fu detto nella mia Chiesa.

Chiesa mia, come sei bella…! È grazie a te che la mia anima, in preghiera, mediante i sacramenti e i doni ricevuti, può ascoltare, prestare attenzione e vivere tutto questo segreto eterno che il Verbo, attraverso Maria, ha depositato nel tuo seno. Per questo, figlio amato, minatore nel seno della Chiesa, addèntrati nel suo mistero per penetrare nella ricchezza che dentro questa santa Madre si racchiude.

È la Chiesa che, mediante il Battesimo, riempie la capacità che Dio mise in te affinché fossi figlio suo. È il Battesimo la porta che ti introduce nel seno di tuo Padre Dio e ti rende partecipe della Famiglia Divina, mediante l’unzione della divinità che, cadendo sopra di te, ti fa avere un sacerdozio mistico, ricevuto dal Sommo ed Eterno Sacerdote, e che, per la tua filiazione divina, devi vivere nella sua massima perfezione.

Se tu sapessi, figlio amato, il grande mistero che la Divinità ti comunica il giorno in cui, per mezzo della Chiesa, divieni figlio di Dio ed erede della sua gloria…! La Trinità eterna, nella sua verginità occulta e misteriosa, si effonde verso di te, in modo che le tre divine Persone, dimorando nel tuo intimo, sono l’Eterno Vivente nella tua anima piccolina di cristiano.

Il giorno del Battesimo, incoscientemente da parte tua, ebbe luogo il grande incontro di Dio con la tua anima: lo Spirito Santo, in unione con il Padre e con il Figlio, ti unge con la sua unzione sacra e la tua anima rimane ricolma di Divinità. È il grande momento della tua consacrazione! Il grande momento della tua esistenza…! Mediante esso, tu divieni figlio di Dio ed entri in una comunicazione familiare con l’Eterno Vivente, dentro di te, nei suoi Tre; sei unto con un sacerdozio mistico, ma vivo, che ti fa essere, con Cristo, mediatore, intercessore e comunicatore della vita divina agli uomini; giacché le Tre divine Persone, in donazione amorosa, si sono riversate sulla tua anima incosciente, mediante l’unzione della Divinità, che, in questo stesso istante, inserendoti in Cristo, ti ha fatto partecipare del Sommo ed Eterno Sacerdote e ti dà un sacerdozio mistico meraviglioso. Donazione, regalo e dono che l’Amore Infinito comunica alla tua anima mediante la sua Sposa la Chiesa, la quale, come Madre, ha reso te così bello il giorno del tuo Battesimo, te, chiunque tu sia, che sei divenuto figlio di Dio ed erede delle divine Persone.


Figlio di Dio…! Non so, anima amata, se hai penetrato qualche volta ciò che il Verbo, l’Unigenito del Padre, fa nel seno della Trinità. Non so se sai che cos’ è essere figlio di Dio, poiché per saperlo bisogna penetrare nel mistero grande della Famiglia Divina, sapere quello che il Padre fa nell’amare il Figlio, guardare quello che il Figlio fa nell’amare il Padre, in tale fusione amorosa, in tale amore coeterno, così stretto e così infinito, che un solo amore hanno entrambi; che in unione strettissima, per perfezione del loro stesso amore unitivo, il Padre e il Figlio, nel loro stretto abbraccio, vivono in comunione con lo Spirito Santo, Amore personale dell’unione perfetta e amorosa di entrambi. Tanto, tanto, tanto!… tanto stretto e tanto profondo è l’abbraccio simultaneo e profondo, intimo e saporoso, che si danno le mie divine Persone nel loro amore paterno e filiale, che il Frutto saporoso, amoroso e perfetto di quell’amore è una Persona così perfetta, eterna e infinita come l’amore reciproco che hanno il Padre e il Verbo.

Così ama Dio nel suo seno; così si ama Dio nella sua profondità; così il Padre ama suo Figlio; il Verbo così ama il Padre, così ama Dio…!, essendo tanto perfetto nel suo Amore quanto è Padre ed è Figlio. Dio si è Tre nel suo seno per essere felice, perfetto e fecondo come Egli, nel suo essere e nelle sue persone, merita.

Su, figlio di Dio, tu che sei stato unto dalla Divinità il giorno del tuo Battesimo, tu che hai su di te l’unzione sacra e sei tempio e dimora dell’Altissimo, vivi il grande mistero che in te si opera, corrispondi alla Trinità con il tuo amore, giacché il giorno della tua unzione così incoscientemente lo hai ricevuto. Rispondi oggi al dono del Battesimo che è ricaduto su di te quando non avevi libertà di rispondere.

Sei figlio di Dio? Vivi come tale, comunica con la Famiglia Divina, ricevi in te il suo mistero e ridonale il tuo amore, quello che, nello Spirito Santo, tu hai per Dio quando ami. La tua vita, per la tua incorporazione al Corpo Mistico di Cristo, è più divina che umana.

È la Chiesa che, con cuore di Madre, ti ha introdotto a partecipare nel segreto fondo, nel midollo profondo di tuo Padre Dio. Chiama Dio: Padre! e così, vivi ciò che sei. Ma vivi ciò che chiami, sii buon figlio di tuo Padre Dio, sii riconoscente del grande beneficio della tua filiazione divina, approfitta dei tesori che nel seno della Chiesa Madre sono racchiusi.

Non dimenticare mai, cristiano, chiunque tu sia, che non c’è vocazione come la tua vocazione, non c’è chiamata come la tua, non c’è predilezione così grande come quella che l’Eterno ha avuto con te il giorno in cui, per mezzo della tua Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, ti fece figlio suo e ti incorporò nel grande mistero del Cristo Totale.

Sei cristiano e sei Cristo, sei figlio di Dio e partecipi della vita divina, essendo destinato a vivere in comunicazione con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo. Tutto ciò che Dio ha per natura, tu lo hai per regalo gratuito che, attraverso la tua Chiesa, Egli ti ha dato affinché tu lo viva in partecipazione piena e felicissima come vero figlio.

Tutti i doni che il Signore effonderà durante tutta la tua vita sulla tua anima sono secondari, sono conseguenza di questo e in relazione ad esso. È questo che ti ha reso figlio dell’Infinito, che ti ha inserito nel piano divino; giacché, disinserito per il peccato originale, non potevi entrare nella regione dei figli di Dio.

Maria, la tua nuova Madre, la Eva salvatrice, è il mezzo che Dio si è scelto per darsi alla tua anima, per Cristo, con cuore di Madre.

Tutto è regalo per il figlio di Dio! La stessa Chiesa, Cristo e Maria sono regali che l’Amore Infinito ha dato alla tua anima affinché, per mezzo loro, tu potessi entrare a partecipare al festino infinito e gaudioso di tuo Padre Dio.

Hai visto ciò che fa il Verbo nel seno del Padre: ricevere tutto ciò che Egli è e ridonarglielo in una consegna totale di amore eterno. Il Padre pure a te, figlio amato, membro della mia Chiesa mia, dà tutta la sua vita, ti regala il suo Verbo, ti brucia nell’Amore dello Spirito Santo. Il Verbo si consegna per te, contento, in una distruzione della sua natura umana, in una morte ignominiosa, in una crocifissione amorosa per cantarti, avvolto nel suo stesso sangue, coperto con il manto regale della sua divinità, il suo amore infinito. Lo Spirito Santo brucia le divine Persone in amore a te.

I Tre ti si danno perché tu ti dia. I Tre ti si consegnano perché tu ti consegni. Guarda come ti si danno, e consegnati tu a Dio, come Dio si consegna a te.

È la croce il sigillo che ti segnò quando diventasti cristiano, è la bandiera che ti condurrà all’Eternità, è la via che il Verbo scelse per andare al Padre accompagnato da te. Lanciati in cerca dell’Amore Eterno, consegnati senza riserve.

Guarda però, giacché devi vivere della stessa vita di Dio, facendo con il Padre quello che Egli fa, corrispondendo con il Verbo come fa il Figlio e amando nello stesso fuoco dello Spirito Santo, non dimenticare che lo stesso Amore che ti unse volle che, mediante l’Incarnazione del Verbo, si facesse la sua donazione all’uomo, in modo tale che Dio, essendo uomo, ritornasse al seno del Padre accompagnato da una legione di prigionieri.

Sei cristiano, hai il tuo sacerdozio mistico, sei unto della divinità, sei passato a partecipare della Famiglia Divina; ma pure aspetta te una legione di prigionieri da portare dietro di te alle regioni dell’Amore. Non credere di andare da solo al banchetto divino della Famiglia Eterna. Il Sacerdote, a imitazione del Sommo ed Eterno Sacerdote, deve andarci accompagnato dalla legione di anime che, per il suo sacerdozio mistico o ufficiale, il Signore gli affidò.

Sei membro del Corpo Mistico di Cristo; non vivere da solo, perché Dio ti ha creato per vivere in famiglia. Tutti i fedeli formano la grande comunità dei figli di Dio, che uniti lavoreranno nella Vigna del Signore per far partecipare tutte le anime possibili di quella stessa vita divina che essi hanno mediante il grande sacramento del Battesimo.

Figlio amato, non so se sei Sacerdote ufficiale o hai solo il tuo sacerdozio mistico. Qualunque sia il tuo sacerdozio, vivilo con la responsabilità che esso comporta.

Poiché se, oltre ad essere stato battezzato, sei stato scelto, predestinato ed unto nuovamente con l’unzione della Divinità per divenire Sacerdote ufficiale dentro il Corpo Mistico della Chiesa, che cos’è il tuo Sacerdozio…? quale la tua missione…? come devi metterti davanti alla Santità Infinita a ricevere la sua unzione sacra, a partecipare della sua vita divina, a raccogliere il suo messaggio eterno per comunicarlo a tutte quelle anime che, pur essendo sacerdoti per il Battesimo, non vivono né sanno il loro sacerdozio, perché tu non glielo insegni, né li fai partecipare, in corrispondenza reciproca al Signore, della grandezza della loro unzione sacerdotale…?

Come ti potrai chiamare padre, se non dai vita…? E come potrai dare vita, se non vivi il tuo sacerdozio, che è stare «tra il vestibolo e l’altare», a ricevere la vita divina con il Sommo ed Eterno Sacerdote e a comunicarla alla grande Famiglia dei cristiani?

Grande opera ha affidato il Signore alle nostre anime! Bisogna riscaldare, rivivificare e ringiovanire, come diceva il nostro amatissimo Papa Giovanni XXIII, la bellezza, la vita e la ricchezza, alquanto dimenticata, della Madre Chiesa. Bisogna mostrare alle anime il suo volto sereno, bisogna cantarne ai suoi figli la bellezza, bisogna sviscerare la sua miniera profonda, per portarne alla luce tutti i tesori increati e creati che vi si racchiudono. Non dimenticare però che questa vocazione l’adempirai più vivendo che agendo, più morendo che trionfando, giacché la fecondità dell’apostolato consiste nella partecipazione della vita divina che bisogna dare ai figli di Dio.

La tua vocazione è fare sì che i cristiani vivano quello che sono, entrino in comunicazione con le divine Persone, penetrino nell’anima di Cristo, si immergano nel seno di Maria e, facendosi una cosa con Lei, corrano per il seno della Chiesa Madre per vivere di tutti i doni che vi si racchiudono.

La tua vocazione è pure cercare anime che siano Chiesa, perché vivano della felicità che, tramite di essa, per mezzo del Battesimo, ci viene comunicata.

«Opera della Chiesa», procura con tutti i mezzi che i figli di Dio vivano la loro filiazione divina. Mostra loro, come puoi, i grandi misteri che nella loro anima si racchiudono, e corri dove gli uomini ti chiameranno, per rendere figli di Dio coloro che ancora non lo sono.

Lavora affinché i cristiani vivano il loro Cristianesimo in abbondanza, nell’incorporazione felicissima al Corpo Mistico, dove tutti i credenti si comunicano i beni del loro Padre Dio per la santificazione, il perdono, il recupero e la santità di tutti i membri della comunità cristiana.

Cerca anime che entrino in questa grande Famiglia, affinché, con tutte le anime del mondo, con tutte le creature create capaci di vivere di Dio, si faccia un solo Gregge e un solo Pastore, con il loro ingresso nella grande comunità dei credenti.

Vengano…! Vengano alla mia Chiesa mia coloro che vogliono riempirsi di Divinità! Che vengano alla mia Chiesa Santa tutti coloro che hanno bisogno di vivere dell’Infinito…! poiché a questa Santa Madre scoppia il seno in amore materno e in espressione di Divinità.

Che vengano…! poiché colui che rifiuta questi tesori che la Madre Chiesa gli offre e che nel suo seno si racchiudono, si espone a perdere per sempre la felicità, la gioia, la santità e l’amore che la Famiglia Divina, per mezzo della Chiesa, volle comunicargli.

Vedete se c’è una madre che possa dare tale vita ai suoi figli, che già soltanto nel giorno del loro Battesimo -che è la loro nascita in questa famiglia cristiana- dia loro tale vita da renderli figli di Dio e da riempire le loro anime di Divinità…!


 Vedete se c’è una madre come la mia Madre Chiesa, che soltanto col darci il suo nome, ci fa vivere dell’Infinito…!

Vedete se c’è una madre che, semplicemente per essere madre nostra, ci renda figli di Dio…!

Questo è il segreto che la Chiesa Santa ha nel suo seno: rendere dèi e figli dell’Altissimo tutti coloro sui quali, con diritto di Madre, fa ricadere l’unzione sacra della Divinità…!