giovedì 9 settembre 2021

Separatevi dal mondo e dalle opinioni dei mondani

 


7 settembre 2021

“È giunto il tempo in cui coloro che vivono nella Verità devono unirsi nello Spirito. Il male si è unito e sta realizzando più di quanto crediate. Invito il Mio Resto (fedele) a mantenere salda la sua fede e tradizione. Perseverate nella preghiera. Presentate la Verità di fronte all’incredulità.”

“Separatevi dal mondo e dalle opinioni dei mondani. Siete sotto il Mio Dominio. Non potete preoccuparvi o inseguire le approvazioni di coloro che hanno compromesso la Verità. Siate forti nel discernere il bene dal male, perché in ciò risiede la vostra salvezza. Nei vostri cuori unitevi in una preghiera di vittoria su ogni menzogna. La Mia Forza è con voi e vi separa da quelli che sono devoti al peccato. Unitevi in preghiera nei vostri cuori.”

Leggi Filippesi 2:1-2+ Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti.

Leggi 2 Tessalonicesi 2:13-15+ Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera.

IL MANOSCRITTO DEL PURGATORIO

 


Il 15 febbraio 1874 dovette subire il primo colloquio... E fu così che fino al novembre del 1890 fra l'anima di Suor Maria Gabriella e Suor Maria della Croce si ebbero le misteriose relazioni


MAGGIO. - Ritiro 1883. - Il buon Dio ha non pochi mezzi per conseguire i suoi fini, quando vuole qualcosa di particolare da un'anima.

Quanto il buon Dio custodisce è ben custodito. Egli lo rende manifesto quando Gli aggrada. Soprattutto per voi il buon Gesù, da tutta l'eternità, ha avuto l'intenzione di preparare e di santificare la persona di cui vi parlo. Vi santificherete l'una mediante l'altra.

Il buon Dio vi ama, voi Lo amate. Bisogna che la vostra unione divenga più stretta in questo Ritiro, che il vostro amore s'accresca, la vostra volontà sia una con (quella) Gesù, i suoi interessi siano i vostri!

Perché affannarvi tanto a riguardo del vostro Padre! Tutto ciò che il buon Dio fa è cosa buona. Forseché non ve lo ha predisposto Lui e non è Lui che ve lo dona? Perché ve lo ritoglierebbe? I disegni del buon Dio sono imperscrutabili. Quando Egli vuole un'anima tutta sua, cosa non fa per unirla a sé? Quanti mezzi a noi ignoti ha in suo potere. Siate, dunque, piena di fiducia nel vostro Gesù. Non diffidate della sua bontà. Più sarete buona, più cercherete di esserGli accetta in tutto, più parimenti Egli sarà generoso con voi.

Questo Ritiro dev'essere l'inizio della grande perfezione, cui Gesù vi chiama da sì lungo tempo.

Gesù attende molto da voi in questo Ritiro: Egli vi ha concesso una nuova grazia ben preziosa... Cosa vi occorre di più? In contraccambio donatevi interamente a Lui: sia Egli il Padrone della vostra anima. Vigilate con gran diligenza sul vostro interiore. Trattenetevi sempre cuore a cuore con Gesù. Non una parola, non un pensiero, non un desiderio esca da voi che non sia conforme alla sua volontà adorabile. Se sapeste che unione Gesù vuol contrarre con la vostra anima, come non ostacolereste i suoi disegni, come non opporreste resistenza come fate sì spesso! Lo comprenderete una buona volta? Questa grande perfezione vi fa paura; voi temete l'illusione. Ma, con Gesù, cosa avete da temere? Egli è vostro Padre, vostro Amico, vostro Sposo, vostro Tutto... Non ha Egli forse il diritto di esigere da un'anima quel che vuole senza dirle il perché? Egli è il gran Padrone, il Signore di tutti; perché voler con le vostre vedute ristrette indagare il suo operato? Adorate i suoi disegni e obbedite cecamente. Ecco quel ch'Egli richiede da voi; mettetevi, dunque, di tutto cuore a lavorare seriamente alla vostra santificazione. Crescete in amore, in tenerezza per Gesù. ConsolateLo, risarciteLo di tutte le ingiurie che riceve dal mondo. Amate per coloro che non amano, riparate per coloro che Lo oltraggiano; chiedete perdono per coloro che non ci pensano. Questo attende Gesù da voi... Glielo negherete?

SUOR MARIA DELLA CROCE


SAN PIO V IL PONTEFICE DELLE GRANDI BATTAGLIE



IL DIPLOMATICO 

***

Domandare in quella circostanza l'intervento del re di Polonia sarebbe stata una mossa impolitica. Il sovrano avrebbe colto l'occasione di esigere come ricompensa l'annullamento del suo matrimonio, fino allora inutilmente chiesto. 

   Salito sul trono molto giovane 7 , senza aver ricevuto dalla madre debole e molle una soda educazione, divenne vedovo due volte; ma se dalla prova rimase colpito, non seppe trame ammaestramento. Il suo carattere capriccioso e l'impeto delle sue passioni indussero i suoi cortigiani a consigliargli il matrimonio con la principessa Caterina, sorella di Massimiliano. Ma, sia per incompatibilità di carattere, sia per leggerezza del sovrano, la regina dovette ritirarsi a Radom. La lontananza di Caterina fece si che la cattiva condotta del marito diventasse tanto audace, ch'essa, sdegnata dell'oltraggio fattole, si rifugiò presso l'imperatore, suo fratello. 

   Sigismondo, irritato per questo preteso abbandono, fece subito pratiche presso il Papa per ottenere lo scioglimento del suo matrimonio, col pretesto che l'ultimo dei Jagelloni non doveva spegnersi senza eredi. E vi furono purtroppo dei vescovi conniventi che lo sobillarono a passar oltre, qualora Roma non avesse soddisfatta la sua domanda. 

   La questione, sorta prima che Pio fosse eletto Pontefice, era sempre rimasta sospesa grazie alla proverbiale irresolutezza del re, che gli valse il titolo di “re del domani” . Pio V vide subito l'imminente gravità del pericolo; i protestanti avrebbero potuto fare in Polonia quello che per un simile motivo avevano fatto in Inghilterra: Sigismondo avrebbe imitato Enrico VIII. 

   Fin dal 1551 Socino, tuttora nel fiore della sua gioventù, con la sua eloquenza e con dottrine eterodosse avvalorate dalla nobiltà della sua nascita e dalle sue belle maniere si era guadagnati i cortigiani e parte della popolazione. La sua eloquenza faceva facilmente presa sugli spiriti superficiali. 

   L'arcivescovo di Gnesen e il Vescovo di Cracovia, accecati dall'ambizione, facevano buon viso alle utopie dell'eresiarca, e invece di trattenere il re lo sospingevano sulla via del divorzio, e per vincere gli ultimi suoi scrupoli fecero pressione presso il Senato, affinché in nome degli interessi dello Stato iniziasse le pratiche a Roma. 

Solo un Nunzio esperto e risoluto poteva sventare il complotto e salvare la Polonia da una rivolta ufficiale; e quantunque la presenza del Commendone fosse necessaria in Germania, il Papa ritenne opportuno affidare al suo fedele legato questa delicata missione. 

   Appena il Nunzio ebbe presentate le credenziali, vide il re cambiare di tattica, sostituire alla forza l'astuzia e tentare insidiosamente di corromperlo. Lo circondò d'ogni sorta di gentilezze e gli offri onori e doni. Ma il Commendone non rese vane le speranze della Santa Sede; con bei modi e con nobile fierezza si oppose a qualsiasi tentativo di tradimento. Allora Sigismondo, mutando maschera, riprese i suoi gesti violenti e convocò la Dieta. 

   Non tutti i vescovi polacchi erano infetti di protestantesimo. Si distingueva tra essi il cardo d'Hosius, vescovo di Ermland, tanto eminente per saggezza, scienza teologica e virtù, che il Sommo Pontefice usava chiamarlo “colonna della Chiesa”. Egli godeva presso i suoi compatrioti tanta venerazione, che i luterani lo soprannominarono per burla “il Dio dei Polacchi”. 

   Grazie al suo intervento e a quello del Commendone, i suoi colleghi si raffermarono nella fede, e obbligarono l'arcivescovo di Gnesen, Uchanski, a convocare in sede separata l'episcopato. 

   Il Nunzio presenziò alle adunanze di questo Concilio e, parlando con molto calore e destrezza e richiamando i principi ortodossi, poté calmare le suscettibilità dei suoi uditori. Senza lasciarsi sconcertare dalle insinuazioni calorose o astute dell'arcivescovo di Gnesen, descrisse i mali scatenati sull'Inghilterra da Enrico VIII, e supplicò i vescovi che, per amore del proprio paese e della Chiesa, non volessero esporre la Polonia a dissensioni sanguinose. Il vigore dei suoi argomenti fini di convincere l'assemblea, e, secondo quanto disse l'Uchanski, l'avvenire della Polonia era nelle mani del Nunzio. 

   Sigismondo si sforzò di commuovere il Commendone, dipingendogli la triste situazione in cui si trovava, e gli fece presente la necessità di non lasciar passare in altre mani l'eredità di tanti sovrani polacchi, che avevano con le loro virtù onorato il cattolicismo. 

   Il legato gli fece presente i danni politici che potevano derivare da una rottura con Roma, e, con un commovente appello al suo onore, alla sua pietà e alle tradizioni della sua famiglia, lo lasciò con l'impressione salutare del ricordo dei suoi antenati e delle lezioni della storia. Vinto, ma rassegnato, il sovrano ritardò la convocazione della Dieta. La vittoria del Nunzio parve cosi certa, che Pio V lo rimandò in Germania per riprendere con uguale esito i difficili negoziati che aveva interrotti. 

   I risentimenti di Uchanski e di Sigismondo tuttavia non erano spenti, ma solo dissimulati. La partenza del Commendone li ravvivò, e il Pontefice dovette intervenire direttamente. Con frequenti lettere si studiò d'impedire gli abusi che tentavano di introdursi: la comunione sotto le due specie accordata ai laici, il matrimonio dei sacerdoti, il libero esercizio del culto luterano e l'accesso dei protestanti alle cariche pubbliche. 

   Tali concessioni venivano richieste a Roma non tanto perché si nutrisse la speranza di ottenerle, quanto piuttosto coll'intento che i continui rifiuti finissero di stancare la pazienza del popolo. Cosi, qualora il re avesse nuovamente domandato lo scioglimento del matrimonio, i polacchi avrebbero più facilmente attribuito il rifiuto all'intransigenza d'un partito preso. 

   Pio V sventò il gioco. Abituato ad attribuire con estrema precisione le responsabilità ai loro effettivi destinatari, si rivolse direttamente ai capi della congiura rinfacciando le loro tergiversazioni e debolezze. Un soffio impetuoso passava sulle mene ambiziose dell'arcivescovo di Gnesen e del vescovo di Cracovia, già in segreto apostati, per disperderle e ridurle al nulla. 

   “Chi avrebbe pensato, esclamava il Papa, che si sarebbero visti dei vescovi così deboli nel difendere la Chiesa, mentre i protestanti spiegano tanto zelo per opprimerla? I vostri padri nella fede, i santi martiri dei quali occupate la sede, stimarono assai più glorioso il morire per l'onor di Dio, che assistere alla servitù della Chiesa. Voi non dovete mostrarvi degeneri; non abbiate timore di esporre la vostra vita; ma ricordatevi che morire per una causa santa è un onore e un dovere”. 

   Nel medesimo tempo, per far vedere che la sua pazienza aveva dei limiti, e che il suo silenzio non significava punto connivenza cogli scandali che si davano avvertì il sovrano di non permettere più che un vescovo prevaricatore occupasse la sede di Kiowi (26 marzo 1568). 

“... Vostra Maestà si mostra ben cieca quando pretende di mettere la pace nei suoi Stati, facendo delle concessioni indegne d'un principe cristiano. L'esempio della Francia da voi addotto invece di scusarvi, dovrebbe decidervi alla resistenza. La vostra allusione alla dottrina e alla condotta del nostro Divin Salvatore non ha maggior peso; perché, quando Vostra Maestà cita le parole che vietano d'estirpare la zizzania, per non distruggere il buon grano, non le cita nel senso che devono intendersi. Vorremmo piuttosto che la Maestà Vostra si ricordasse delle chiare espressioni, con cui il Divin Salvatore parla dei regni divisi in se stessi. Ora vi è forse un incentivo maggiore alla divisione che le dispute religiose? Se i disordini si sono ormai moltiplicati fino al punto che V. M. si trova impotente a reprimerli insieme, si dovrebbe almeno metter fine al disordine cagionato dal vescovo impostore di Kiowi. Vi preghiamo con paterno affetto, diletto figlio, di mettervi riparo in nome della vostra dignità, della gloria di Dio e della salvezza delle anime. Se voi indugerete a rimediarvi, saremo costretti ad agire contro l'intruso col rigore dei sacri canoni, per non sembrare complici della vostra inerzia e renderci colpevoli dinanzi a Dio e gli uomini”. 

 

   Questo rigore apostolico che non lasciava luogo a scappatoie e ritorceva contro il sovrano i testi tendenziosi, visibilmente a lui ispirati da altri, scosse il re, ma non riuscì a convertirlo. Le sue passioni non avrebbero finito per scatenare il suo spirito di rivolta? 

   Due mesi dopo, il 27 maggio 1568, Pio V, informato della debolezza di Sigismondo-Augusto, alle recriminazioni antecedenti aggiunse queste gravi parole: “Per quanto grande sia la dignità reale e vivo il rispetto che le si deve, un principe che si mostra debole sino all'estrema tolleranza, perde ogni prestigio e va incontro al disprezzo”. Ma le lettere non bastavano più. Lasciato a se stesso e alle perverse insinuazioni dei suoi consiglieri il sovrano riprese il tema del suo divorzio. 

   Allorché il Papa apprese che il tentativo di Massimiliano per rappacificare il cognato con la regina era fallito, prevedendo una ripresa di intrighi e debolezze, giudicò opportuno inviare nuovamente in Polonia il cardo Commendone. 

   Questi parti subito da Vienna, nonostante il disagio di un cammino lungo e malagevole fatto d'inverno. Fu un atto ben degno di lode; poiché il soggiorno di Varsavia, non offriva nulla d'attraente, in modo speciale perché vi aveva già dimorato. Qualche anno dopo, Desportes, compagno del duca d'Anjou che sali poi al trono di Francia col nome di Enrico III, provò tanta noia in mezzo “alle pessime città” e ai “costumi incivili dei fieri Sarmati”, che, lasciando di gran corsa quelle regioni indirizzò loro quest'apostrofe poco lusinghiera: “Addio, Polonia, addio, piani deserti sempre coperti di neve e ghiaccio, eterno addio! La tua aria, i tuoi costumi mi son talmente dispiaciuti, che non voglio mai più rivederti”. 

   Il card. Commendone fu ricevuto con grande solennità. 

Sigismondo non poté ingannarsi sui motivi, che gli avevano ricondotto il legato pontificio. Questi gli parlò subito di quel che si diceva sulle sue intenzioni, ma il re cambiò le carte in tavola. Che calunnia! Chi mai aveva potuto con tanta perversità ingannare il S. Padre? Si rassegnò con animo tranquillo a subire la malinconia della solitudine, e, poiché la missione del Commendone non aveva altro scopo, pregò caldamente il cardinale di recarsi a Roma, per testimoniare al Santo Padre della sua fedeltà. 

   L'Ambasciatore era un diplomatico troppo fine per prestarsi al gioco del re. Fece note al Papa le dichiarazioni del sovrano e la poca fede che vi prestava, e intanto prolungò la sua permanenza in Polonia, sotto il pretesto che doveva regolare delle questioni canoniche, ristabilire certi monasteri, e visitare le diocesi. 

   Ottenne pure che le sorelle del re, sposate a due principi protestanti, il duca di Finlandia e l'elettore di Brandeburgo, potessero liberamente ricevere una direzione religiosa destinata a confermarle nella fede, e che il giovine principe di Transilvania, nipote di Sigismondo, non fosse affidato a istitutori protestanti, desiderosi di far cadere nell' eresia lui e i suoi paesi. 

In queste difficili congiunture il Commendone trovò un forte appoggio nel cardo d'Hosius, e specialmente nei gesuiti chiamati in Polonia da questo prelato. Il Commendone, il cardo d'Hosius e i gesuiti contribuirono efficacemente a salvare la Polonia dallo scisma. 

   In questo frattempo mori la regina, e il Papa, vedendo libero Sigismondo, poté mettere il cuore in pace. Contrariamente a tutte le previsioni e a dispetto di tutte le convenienze, il re affettò un lutto eccessivo; e pianse rumorosamente la donna che in ogni modo aveva tentato di ripudiare. Anzi, per un cambiamento spiegabile forse per le sue infermità, se pure non si vuol vedere una prova che i suoi cattivi consiglieri lo sospingevano al divorzio in vista d'una scissione, non parlò più di matrimonio. 

   Quello che il Commendone doveva fare era terminato. Tuttavia non lasciò la Polonia, se non quando Sigismondo con un atto ufficiale del 7 maggio 1570 ebbe dichiarato di voler perseverare nel cattolicismo. 

  

   Il nuovo Nunzio alla corte polacca, Vincenzo del Portico, dovette trattare un affare ancora più delicato. Accarezzando sempre l'idea d'una confederazione europea contro i turchi, Pio V nutriva la speranza di poter attirarvi anche lo zar di Mosca. 

   Il pericolo turco era ai suoi occhi tanto grave, che per respingerlo conveniva domandare il concorso di tutti. Ma siccome per le difficoltà delle comunicazioni la curia romana non poteva avere precisi ragguagli sulle disposizioni del Cremlino, il Santo Padre per quanto riguardava Ivan il Terribile partecipava dell'ignoranza e delle illusioni delle persone che lo circondavano 8 . 

   Il Portico ebbe dunque la missione di metter d'accordo la Polonia e la Russia, il lupo e l'agnello. Sigismondo-Augusto che subiva imprecando le incursioni di Mosca sulle frontiere polacche, non aveva proprio nessuna voglia di offrire all'appetito dello zar tutto il suo regno. Il Nunzio intravide subito l'impossibilità di un'intesa; l'interesse della Polonia esigeva che Sigismondo stesse all'erta. 

   Senza lasciarsi scoraggiare dai primi rapporti del suo ambasciatore, Pio V lo sollecitò a iniziare le dovute pratiche, e, per fargli animo gli scrisse che avrebbe mandato a Mosca qualche vescovo. Poco dopo gli accordò tutti i poteri di suo plenipotenziario presso lo zar, e gli tracciò le linee da seguire. Portico doveva procedere con molta circospezione, accennare solo vagamente le questioni religiose, salvo che l'imperatore stesso non sollevasse delle controversie, e fargli balenar la prospettiva di strappare la Terrasanta “al crudele tiranno turco”, come appunto si apprestavano a fare Roma, Venezia e la Spagna. 

   Queste istruzioni del Pontefice, accompagnate da una lettera autografa a Ivan 9 , terminavano con queste parole: “Da quanto Sua Santità ha inteso, lo zar ha espresso il desiderio di ottenere le grazie e i privilegi seguenti: il titolo di re, dei sacerdoti che istruiscano i suoi popoli nella pratica dei riti romani, degli artisti e altro ancora” 10  

   Non era questo il primo generoso errore. Nel 1568 il card. d'Hosius non aveva forse scritto al duca di Baviera, che il principe di Sassonia, ugonotto arrabbiato, voleva rientrare in seno alla Chiesa, e che doveva presto arrivare il P. Canisio per conchiudere un si felice avvenimento? 11 . Il desiderio crea la speranza. Come il duca rimase stupito che si fosse preso sul suo conto un abbaglio tanto ingenuo, cosi il Nunzio rimase maravigliato per le istruzioni del Santo Padre. Egli credeva di aver sufficientemente esposte le intenzioni della Russia, e ora non si teneva alcun conto delle sue osservazioni né della realtà dei fatti. Quell'Ivan che a Roma era ritenuto favorevole al cattolicismo, e che veniva trattato come un principe bramoso di convertirsi o disposto a far delle concessioni, non era in realtà se non uno sfrenato, che aggiungeva a tutte le infamie tutte le crudeltà. 

   Sigismondo-Augusto s'incaricò di dissipare tutte le perplessità del Portico coll'impedirgli la partenza. Ivan, egli disse, s'ingannerà forse sul motivo di questa visita, e affetterà di credere che sia ispirata dal timore; diventerà un arrogante, farà cadere le deboli speranze d'un accordo e ritardare la conversione dei russi. Scrisse anche al cardo d'Hosius una lettera che cominciava coll'apologo del cane di Esopo, il quale abbandonò la preda per lanciarsi sulla propria ombra. Non si poteva dire più chiaramente che cercare l'amicizia della Russia significava perdere quella della Polonia. . 

   Pio V non credette che questa conclusione potesse cosi facilmente trarsi dalle premesse. Ordinò a Portico di mettersi in viaggio, e Sigismondo-Augusto dovette rassegnarsi a lasciar partire il legato. Ma il re avanzò subito nuovi pretesti, di cui qualcuno era veramente futile poiché, se nella sua corrispondenza faceva cenno a delle preoccupazioni religiose, diplomatiche e persino letterarie, si perdeva poi in particolari curiosi sulla cura di far un viaggio comodo e sulla difficoltà di avere delle morbide lettighe oppure delle vetture. 

   Tutte queste lungaggini finirono forse di stancare il Papa, oppure ebbe egli delle altre comunicazioni, che confermarono quelle già ricevute dal Portico? Fatto sta che nel 1571 scrisse al suo legato di desistere dalle trattative 12 . Questi non poté dissimulare la sua soddisfazione né nascondere un tantino d'orgoglio per aver almeno avuto il coraggio di avventurarsi in un simile passo. In magnis voluisse sat est ripeteva enfaticamente col poeta 13 ; piccola consolazione per gli individui che, secondo quel favolista, si contentano di poco. 

   Pio V notificò a Sigismondo c he “per le cattive informazioni ricevute, riguardanti la vita dello zar 14 , abbandonava qualsiasi trattativa con Mosca”; ma, trascurando la Russia, cercò altri alleati in Persia, nell' Arabia e nell'Etiopia. 

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 Card. GIORGIO GRENTE 

Vi chiedo ancora una volta, convertitevi e decidete per Dio, perché il tempo è finito.

 


Trevignano Romano 7 settembre 2021

Figli miei, grazie per avere risposto alla mia chiamata nel vostro cuore sofferente. Io, vostra Madre consolerò il vostro cuore addolorato. Figli miei, guardate la croce e consolatevi. Date a Gesù tutti i vostri dolori, offrite le offese che vi verranno fatte perché Lui le trasformerà in grazia. Figli miei, la persecuzione di cui vi ho sempre parlato sarà soprattutto spirituale, quindi siate pronti, perché i dolori saranno grandi, più grandi di quanto voi possiate immaginare, ma Io non vi abbandonerò mai, e insieme ai miei angeli vi proteggeremo da tanto dolore. Vi chiedo ancora una volta, convertitevi e decidete per Dio, perché il tempo è finito. Ora vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, amen.

IL MISTERO DELLA FEDE

 


Oggi ribollono nella mia mente molte idee in una grande necessità di parlare della vita di nostro Padre. La mia anima ha la missione di dire con un linguaggio semplice ciò che è la grande ricchezza della Chiesa. Per questo, volendo manifestare ciò che è la vita di fede, non posso farlo senza prima addentrarmi nel mistero della nostra Famiglia Divina, in quella vita che è attività infinita in felicità piena, in perfezione eterna, in pienezza divina ed in comunicazione trinitaria.

 Dio, nella sua vita infinita, è eternamente felice in comunicazione di focolare. Egli ha in sé tutto ciò di cui potrebbe aver bisogno, in una signoria tale ed in una ricchezza così inesplicabile, che tutto quello che è, Egli se lo è di per sé. Nessuno gli dà, né gli aumenta nulla, poiché in sé, nella sua pienezza di perfezione, perché abbia tutto, ha perfino la potenza infinita di essersi, Colui che Si È di per sé ed in questo consiste pure la regalità infinita, il potere assoluto. Poiché non è neanche che Dio abbia perfezioni in infinità di maniere e di sfumature -questo in lui sarebbe povertà- bensì che Dio si è di per sé tutte le perfezioni, attributi e ricchezze che, in infinità, lo rendono eternamente beato. Dio vive la sua vita per sé e, in un disegno della sua sapienza eterna, vuole che questa stessa vita sia vissuta da noi. Dio vuole vivere la sua vita con noi e che noi viviamo la nostra vita con Lui. Allora tira fuori dalla sua potenza infinita una maniera di dirci, in un detto che è operare, la sua vita in un idillio di amore. E, o mistero incomprensibile, che l’uomo non è mai potuto arrivare a sospettare e che solamente l’Onnipotente poteva realizzare!: Dio si fa Uomo e l’uomo diviene figlio di Dio; Dio stesso, in canzone divina ed umana, ci scandisce, in Maria ed attraverso di Lei, la sua vita infinita. Il parlare di Dio è operare. Egli attua sempre ciò che dice; per questo, volendoci dire la sua vita, la opera tra di noi. Ed allora quella vita di ricchezza infinita, di pienezza eterna e di comunicazione trinitaria, che è vissuta nell’intimità delle tre divine Persone, quando è comunicata a noi, diviene nostra in un modo altrettanto sorprendente. Tanto, che Dio sceglie un Popolo al quale la dirà, attuandola in esso. Questo Popolo glorioso è la Nuova Gerusalemme sulla terra, è la Chiesa.

Nella Chiesa, pertanto, c’è Dio, vivendo la sua vita per sé e per noi e dicendosi la sua vita per sé per mezzo del suo Verbo, e per noi, per mezzo del suo Verbo Incarnato. Nella Chiesa sono perpetuati, in un dire che è operare e che pertanto è realtà continuata, il mistero di Dio, quello di Cristo, con il suo vivere profondo di fronte allo stesso Dio, con la sua missione di comunicarci la sua vita e con la sua tragedia perché non ricevuta, e il mistero di Maria. Il mistero della Chiesa è così semplice come lo stesso Dio. Poiché sebbene Dio sia la Pienezza infinita di perfezioni interminabili, per la sua stessa perfezione di essere, non ha bisogno di tempo per tenere tutto terminato. Per questo Egli è pure l’Infinita Semplicità, perché in un atto di vita è realizzata e abbracciata tutta la sua infinita potenza di essere; giacché, se Dio, per essersi, avesse bisogno del tempo, avverrebbe perché la sua capacità di essere non sarebbe così ricca da abbracciare, nel suo atto infinito, tutta la sua realtà. Il tempo è l’accomodamento alla nostra mancanza di capacità di abbracciare una cosa in un istante, ed allora bisogna realizzarla per parti, a causa della nostra incapacità di possesso. Dio non è così, bensì, in uno sguardo di signoria infinita, tiene se stesso totalmente abbracciato. E così la Trinità è un atto di Sapienza Saputa in Amore così perfettamente, che l’attività infinita di questo Atto trinitario è essere tre Persone.

 Il Padre è la Sapienza che così sapientemente si sa ed in tale perfezione, che ciò che Egli si sa, saputo, è il suo Figlio; in una sapienza così eternamente amorosa nella comunicazione di entrambi, che li fa rompere in un amore così mutuo, che è la terza Persona nella vita della Trinità, Amore personificato come frutto della sapienza del Padre e del Figlio.

 Che vita di felicità vive nostro Padre Dio...! E che vita quella che c’è nel seno della Chiesa, tanto sconosciuta dalla maggioranza dei suoi figli...! Dio stesso, in comunicazione, è la vita della Chiesa. Per questo la Chiesa sta scoppiando in divinità; per questo la Chiesa è il volto di Dio sulla terra, poiché è lei che ci dice la stessa vita di Dio in conversazione divina ed umana, durante tutti i tempi, in un detto che è operare questo stesso detto nelle nostre anime attraverso la sua liturgia. E la Chiesa non solo ha in sé tutta la vita di Dio per darcela, né con questo si esauriscono la sua ricchezza e la sua missione; infatti ha pure Cristo con tutto il suo mistero, vita, passione, morte e risurrezione, essendo lei stessa che ci perpetua, durante tutti i tempi, i misteri della vita di Gesù. Oh, se io potessi dire che cos’è la nostra Chiesa santa...! Se io potessi esprimere la pienezza in cui riposa...! Se io potessi scandire, anche se imperfettamente, come in lei si trovano tutti i misteri del nostro cristianesimo...!

 Dio volle comunicarsi a noi e per questo Cristo visse sulla terra trentatré anni. Questo però era poco per il suo amore infinito. Allora la sua sapienza amorosa, amandoci, ci amò sino alla fine e rimase con noi sino alla consumazione dei tempi nel seno della Chiesa. Cristo è in essa tenendo con sé il Padre e lo Spirito Santo. E rimanendo con noi Cristo, non rimase in un modo inattivo, ma realizzando continuamente la sua vita, morte e risurrezione.

 Ed è la Chiesa che, per mezzo della sua liturgia, dei sacramenti, ci unisce a Cristo, ci perpetua il suo vivere. È la Chiesa che ci dà la missione dello stesso Cristo di comunicare la vita di Dio a tutti gli uomini, che ci mette in contatto con le tre divine Persone per farci vivere della loro vita, che ci mette nel mistero dell’Incarnazione, e pertanto in Maria, perpetuandoci pure la maternità della Vergine, nella quale e per mezzo della quale ci venne data la vita divina. Ed è la Chiesa che ci porterà un giorno con Cristo glorioso all’Eternità. E tutto questo perché la Chiesa, nel suo Capo, è Cristo, che, con espressione umana, ci fa vivere della divinità.

Molte volte domandiamo: Che cos’è la vita di fede? È tutto il deposito infinito che Cristo ha comunicato e perpetuato come vita, nel seno della Chiesa. La vita di fede non è una cosa fredda, né una cosa di studio scientifico; è tutta la pletorica ricchezza dell’Infinito, detta a noi in un idillio di amore. Tutto ciò che la Chiesa ci dice e ci manifesta, continuando la canzone del Verbo, è il tesoro della nostra vita di fede. La fede è colei che ci mette in contatto con Dio, poiché è colei che ci scandisce i ricchissimi misteri del nostro cristianesimo. A volte pensiamo che la fede è credere freddamente a ciò che non si vede. E la nostra vita di fede è, piuttosto, ricevere tutto ciò che il Verbo, attraverso Maria, ci comunica nel seno della Chiesa. Vivere di fede è vivere di Dio, di Cristo, di Maria; è tuffarsi nella vita delle tre divine Persone; è ricevere il messaggio del Verbo Incarnato; è trovare riparo nella maternità di Maria; è ascoltare, ricevere ed aderire a tutto ciò che ci dice la Chiesa nella sua comunicazione dei misteri divini. Quel che accade è che, come alla teologia è stata data una fisionomia fredda e schematica, così la nostra vita di fede è stata ridotta a dei concetti freddi e martellanti che, non convertendosi in vita per noi attraverso la nostra carità ed unione con Dio, ci risultano oscuri e quasi impossibili da assimilare. Dio è sapienza e amore. Cristo è venuto a comunicarci nel seno della Chiesa la sua sapienza amorosa; e la Chiesa ci dà i misteri eterni, in sapienza -che è sapere nel senso di assaporare- e, pertanto, nell’amore. Per questo, chi vuole ricevere la ricchezza infinita della Chiesa in concetti freddi e schematici, non si trova nella disposizione di sapere i misteri della nostra fede, che sono e si comunicano nell’amore; infatti questi sono la vita di sapienza e di amore che Dio si è e che vuole vivere con noi nella Chiesa. Siccome il detto di Dio opera ciò che dice, il Verbo che è la Parola infinita nel seno della Trinità, vuole dirci la sua vita nell’amore dello Spirito Santo. Per questo fonda la Chiesa. Questo e non altro è il tesoro della nostra fede. Il Padre, conoscendo se stesso, rompe in Parola di fuoco. Questa Parola è il suo Verbo, suo Figlio, Colui che dice tutto ciò che c’è nel seno della Trinità, giacché è l’Espressione della realtà eterna. Ma questo Detto o questa Parola che dice il Padre, solamente è pronunciata nell’amore dello Spirito Santo. Perciò, chi vuole ascoltare la Parola divina freddamente e senza amore, non riceve il Verbo, poiché il Verbo si comunica ed è detto solo nell’amore nel seno della Trinità e nelle anime che si aprono all’azione santificatrice dello stesso Spirito Santo.

Anima-Chiesa, chiunque tu sia, apriti a ciò  che ti dice il Verbo nel seno della Chiesa. Per mezzo della tua vita di fede, ricevi i suoi insegnamenti con amore, affinché divengano vita in te. E non dimenticare che la fede non è un insegnamento oscuro e freddo, ma la stessa luce di Dio che, accesa nelle fiamme dello Spirito Santo, ti vuole comunicare la sua vita realizzandola in te, mediante i semplici insegnamenti della Chiesa. Non dimenticare neanche che la vita di Dio è molto diversa da ciò che tu pensi, da ciò che tu comprendi, da ciò che tu conosci... I tuoi concetti umani non servono davanti alla fede, e per questo a volte ti sembra che questa sia oscura, non perché in sé lo sia, ma perché tu sei cieco. Spiega a un cieco come è il sole; e finché non scomparirà la sua cecità, egli vedrà tutto nero. Il mezzo per vivere nella luce è farsi piccolo, poiché solo ai piccoli sono manifestati i segreti del Padre. Devi pure ascoltare il Signore in lunghi tempi di intimità, affinché l’amore si vada impossessando della tua anima e così la sapienza del divino, che si dice solo nell’amore, divenga vita in te. Immersa nel tuo mistero, ho imparato a sapere la Sapienza Eterna del tuo divino intendere. Ti ho visto rompere in vita, in così elevato sapere, che Tu ti sei, per esserti, nel tuo sommo conoscere, Contemplazione infinita, che, dal tanto esserti essere, rompi in Parola eterna di esplicativo intendere.

Parola che, in sommo gaudio ed in eterna perfezione, scandisce il tuo mistero in divina Esplicazione. Ed anche, senza sapere come, vidi come sorge l’Amore da quella Sapienza che rompeva in Espressione. Continuando a contemplarti, mi addentrai nell’Incarnazione, scoprendo che Dio stesso era Uomo ed era Dio. Oh, che sorpresa così profonda...! Addentrata in contemplazione, sorpresi maternità di vergineo splendore. Vidi che Maria era Madre dell’Eterna Esplicazione, e dal tanto esser Madre, sorse dall’Incarnazione resa Madre della Chiesa, a cui consegnava, in dono, Dio stesso nella sua Parola che canta a noi la sua Canzone. Man mano che mi addentravo nella mia vita di preghiera, andavo sapendo il segreto che nella Chiesa Dio operava: Egli stesso in essa si era, dandosi a Lei in possesso col suo mistero, la sua vita, la sua tragedia e la sua missione. La Chiesa ricapitolava, nella sua eterna perfezione, tutto il mistero divino che si è per noi donazione. E così potei comprendere, nei miei tempi di preghiera, come la vita di fede era il mostrarcisi di Dio nel suo mistero infinito, nella luce del suo fulgore, nella sua donazione all’uomo in consumazione di amore, ricapitolando nella Chiesa il suo essersi eterno in Canzone, il suo essersi vita  infinita, facendo dell’uomo Dio.

 Oh, quanto godetti quel giorno in cui io seppi, senza sapere, il mistero della Chiesa nella profondità del suo essere...!

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia 

PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO 

 


Vieni, o vero e solo Dio 

con il Padre e con il Figlio! 

Vieni, o carità immensa, ad alloggiare 

in questo povero cuore pentito! 

Vieni, o amore mio! 

Vieni, o mia dolcezza! 

O mia luce! O mia vita! 

O mio conforto! O mio tesoro! 

O mia ricchezza! O mio vero bene! 

O mia sola speranza!  

O mio Dio! 

O mio tutto! 

Vieni, che languisco d’amore!  

Vieni, che non posso più soffrire di non amarTi!   Amen. 

 

San Paolo della Croce

ECCOLI! …STANNO ORMAI PER ENTRARE! …

 


Carbonia, 08.09.2021  –  Ore 16.59

Eccoli! …stanno ormai per entrare! …

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Amati figli, oggi la Chiesa festeggia la mia nascita, …Io sono da sempre bambini miei eletti! Voi che siete tutti di Gesù, Io ora vi dono la mia protezione Materna e vi sprono ad essere sempre più forti in questa battaglia.

Oggi, per ordine del Divin Padre, apro la missione con voi, vengo a mettervi al mio seguito, sotto il mio Manto, sotto la mia protezione, …benedica Dio questo popolo eletto e lo porti alla sua gloria.

Dio Padre: Benedetti figli, state pronti, l’ora è per essere battuta, il segno lo avrete a breve perché Dio Padre dice il suo Basta.

È la fine di una Terra maledettamente peccaminosa, il tempo nuovo è in arrivo per i figli di Dio, per tutti coloro che si sono fatti pane per i propri fratelli e stanno in obbedienza al loro Dio Creatore.

Muovono le tempeste, gli uragani, i terremoti, il Cielo è già nella direzione di mandare sulla terra il fuoco, …asteroidi in arrivo, …le particelle che colpiranno la Terra provocheranno roghi infiniti.

La grandine poi distruggerà ogni cosa, … il suono della tromba sta per essere avvertito da questa Umanità iniqua. Vi sto avvertendo figli miei, non osate distruggere la carità che Dio ha per voi ma provvedete ad essere pronti, in purezza, obbedienti alla sua Voce.

Roma è per essere attaccata, il Vaticano perderà la sua bellezza, il suo prestigio cadrà, i traditori stramazzeranno al suolo, i nemici saranno malvagi fino in fondo, il sangue scorrerà come mai, la piazza sarà una pozza di sangue.

Eccoli! …stanno ormai per entrare! …Tremate o uomini, tremate, perché ora sarete voi ad essere messi in croce, Dio che vede dall’alto del suo Cielo dice: … è giunto il tempo della mia Giustizia!

A chi Mi avrà amato e rispettato sarà data la grazia della vita in Me, mentre a tutti coloro che possederanno la morte nel cuore per la loro appartenenza a Lucifero, periranno per sempre.

Ardite figli miei, oh voi che siete in Me, osate, il vostro Dio vi ama e vi darà la forza della verità in voi, …pronunciate la Verità! Combattete per la libertà vera in Cristo Gesù. Amen.

Andate nella pace del Signore, …convertite le genti e amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi.

Amen.

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà

 


Delasuss, Henri; 

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà  

(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana) 


LA FRAMASSONERIA SOTTO LA SECONDA REPUBBLICA 

Dal 1844 al 1848, la campagna per la libertà della Chiesa fu condotta con coraggio pari all'ingegno.  Dal canto suo la massoneria si mise a studiare le vie e i mezzi per mettervi fine. Quindi deliberò di  riunire una grande assemblea come fa sempre alla vigilia di quelle pubbliche sommosse che non  manca mai di suscitare ogni volta che vede farsi una seria opposizione all'opera che prosegue da  cinque secoli. Nulla poteva sembrare più opposto a' suoi disegni quanto la libertà della Chiesa  nell'educare cristianamente la gioventù; e il partito cattolico mostravasi allora forte a conquistarla. 

 Quest'assemblea si riunì nel 1847 a Strasburgo, luogo centrale pel convegno degli emissari di  Francia, d'Alemagna e di Svizzera. Eckert ci dà i nomi di tutti i membri di quest'assemblea. Fra i  delegati di Francia notiamo: Lamartine, Crémieux, Cavaignac, Caussidière, Ledru-Rollin, Louis  Blanc, Proudhon, Marrast, Marie, Pyat, ecc., tutto il Governo provvisorio.(1) 

Ai primi giorni dell'anno seguente, la Rivoluzione scoppiò non solamente in Francia, ma in tutta  l'Europa, con una simultaneità inesplicabile, se non si tien conto della cospirazione internazionale  delle loggie. Lo scoppio accadde contemporaneamente a Parigi, a Vienna, a Berlino, a Milano ed in  tutta l'Italia, Roma non esclusa. "La Rivoluzione - dice Eckert - agitò dovunque il suo pugnale  insanguinato e la sua torcia incendiaria". 

I framassoni che si trovarono al convegno di Strasburgo si impadronirono del Governo. Dodici  giorni dopo, il 10 marzo 1848, il supremo Consiglio di rito scozzese si recò a congratularsi del loro  felice successo. Lamartine rispose: "Io sono convinto essere dal fondo delle vostre loggie che  uscirono, dapprima nell'ombra, poi nella penombra, ed infine nella piena luce, i sentimenti che  hanno finito col fare la sublime esplosione di cui fummo testimoni nel 1789, e della quale il popolo  di Parigi diede al mondo, pochi giorni fa, la seconda e, spero, l'ultima rappresentazione".(2)  Mentre il Grand'Oriente presentava così le sue felicitazioni, un altro membro del Governo  provvisorio, l'ebreo Crémieux gli disse: "La Repubblica è nella massoneria".(3) Dopo questa  confessione e questa promessa, egli indicò qual sorta di lavoro la Repubblica dovea compiere di  concerto colla framassoneria: "L'unione dei popoli su tutti i punti del globo contro l'oppressione del  pensiero (per mezzo della Chiesa) e contro la tirannia dei poteri"; in altri termini, l'insurrezione del  genere umano tutto quanto contro ogni autorità civile e religiosa, contro tutto ciò che si oppone allo  stabilimento della civiltà massonica. Poco appresso, per preparare in tutto l'universo le vie a questa  civiltà, il medesimo Crémieux fondò l'Alleanza Israelita Universale, il cui fine dichiarato è  l'annientamento del cristianesimo e l'egemonia della razza ebrea su tutte le altre razze. 

Il movimento rivoluzionario così suscitato dalla framassoneria, sostenuto e sviluppato dalle società  segrete, toccò il suo colmo nelle giornate di giugno. Ma non meno potente per arrestare il moto  rivoluzionario, divenne la corrente conservatrice sorta, come vedemmo, nel 1843, che si era di  molto ingrandita sotto l'azione del partito cattolico e che avea attratto a sé tutti quelli che s'erano  impauriti delle minaccie del socialismo. Ben presto compresero i conservatori che non vi era salute  se non nella religione, e tale sentimento divenne tanto generale e sentito da sforzare Cavaignac e  Napoleone a gareggiare nel favorire i cattolici; il che provocò la spedizione di Roma e la legge sulla  libertà dell'insegnamento. A queste due grandi vittorie altre ne seguirono. Si vide rinascere la libertà  dei concili e la libertà del sacrificio cristiano: si lasciò al clero e alle comunità religiose un posto  preponderante negli istituti pii, e nello studio dei mezzi per risolvere la questione sociale, messa  innanzi sotto il regime precedente, ma che le teorie socialistiche aveano singolarmente aggravata.  Sembrava che la Chiesa andasse trionfando dello spirito rivoluzionario. Ma no; la corrente cattolica  non era abbastanza pura, e la corrente massonica non facea che sospendere per un istante il suo  corso per ispingerlo più tardi con maggior vigore. 

Il liberalismo avea di già infetta la corrente cattolica.(4) Il liberalismo cattolico consiste  essenzialmente nello sforzo fatto per avvicinare la Chiesa al Mondo, il Vangelo ai Diritti dell'uomo,  per riconciliare, come disse Pio IX nell'ultima proposizione del Sillabo, la Chiesa e "la civiltà",  quale l'intese l'umanismo del Rinascimento e quale la vuole la framassoneria. Tutto il lavoro dei  cattolici liberali, da oltre tre quarti di secolo, fu inteso unicamente a fare questo connubio, lavoro  ingrato e funesto che non può approdare se non al trionfo del male. 

Lamennais fu il creatore del cattolicismo liberale, come l'ab. de Saint-Cyran, col quale egli ha dei  tratti di somiglianza, era stato il creatore del Giansenismo. Entrambi si studiarono con pertinacia di  far penetrare il veleno delle loro dottrine particolarmente nel clero, ben convinti che dal clero  scenderebbe facilmente nell'animo del popolo. Anche oggidì, quelli fra i democratici cristiani che sotto questa etichetta vogliono nascondere alcun che di diverso da ciò che Leone XIII ha approvato,  invocano Lamennais; ed hanno ragione, perché egli è veramente il loro padre e maestro. 

"Il Lamennais - dice Crétineau-Joly - si annuncia come l'angelo sterminatore del razionalismo, ed  arriva d'un salto all'apoteosi della ragione umana; egli non parla che del principio di autorità, e lo  scalza in tutte le sue gradazioni e sotto tutte le sue forme; il suo primo grido di guerra è contro  l'indifferenza, la sua ultima parola propagherà, sanzionerà l'indifferentismo reale, confondendo i  diversi culti in un club universale figlio della framassoneria; egli immola il sacerdozio e l'impero  alla tiara, e finisce per umiliare la tiara sotto l'autorità delle masse ignoranti o profane; egli si  circonda di giovani chierici o laici, si accaparra le buone volontà e le sospinge verso l'abisso,  sull'orlo del quale Gregorio XVI riuscì ad arrestarle tanto in Francia che in Italia, nel Belgio come  in Alemagna ... Il dissimulare era uno dei metodi del Lamennais. Egli non si spiegava sinceramente  (perché, come dice S. Bernardo, non amava sinceramente); ma sapeva esagerare le speranze e  spingere fino all'estremo la febbre del bene apparente che le sue opinioni presto o tardi doveano  realizzare".(5) Quanti lineamenti di questo ritratto si riscontrano in quelli dei nostri contemporanei  che si vantano di essere e di dirsi suoi discepoli! 

Annunziando il secondo volume del suo Essai, il Lamennais avea scritto ad uno de' suoi ammiratori  degli Stati Uniti: "La Chiesa è qui molto abbandonata; non abbiamo anzi, a dir vero, in questo  momento che un'ombra di Chiesa". Sono frasi che si odono anche ai giorni nostri. Altro tratto di  somiglianza: il cardinal Bernetti dando relazione dell'udienza accordata a Lamennais da Leone XII,  diceva: "Egli non sarà né il primo, né l'ultimo a volerci dominare dall'alto della sua obbedienza ... a  farci pagare la sua difesa coll'imporci le sue dottrine e col farci abbracciare le sue esagerazioni". Lo  zelo affettato per la difesa "delle direzioni papali" non servi. forse anche a' dì nostri di passaporto a  pericolose esagerazioni ed anche a funeste dottrine? 


Il Mistero dell’Iniquità

 


Il Mistero dell’Iniquità


Nota 437 (Continua)

La libertà di pensiero e di espressione, così com’è al giorno d’oggi, si  può esercitare in un ambito assai ristretto. Esiste un proverbio Giapponese  che descrive molto bene quel che accade a chi dissente: “Sul chiodo che si  allunga troppo cade il martello”, solo che la realtà è molto più brutale di  quel proverbio. Se pensate che stia esagerando, guardate cos’è successo  al vescovo Richard Williamson, che è stato colpevolizzato dall’opinione  pubblica per aver esercitato quello che un tempo era il diritto alla libertà  di parola; oppure riflettiamo su tutti quelli che sono stati accusati, arrestati  o rinchiusi in ospedali psichiatrici perche hanno commesso il “crimine” di  aver espresso pensieri inaccettabili o opinioni proscritte. Anche chi non  viene arrestato o confinato in queste istituzioni, tuttavia, viene comunque  perseguitato e tacciato di ogni nefandezza, vedendosi assegnare etichette  dispregiative come quella di “estremista”, “idiota”, “stravagante”, “persona  emotivamente disturbata”, paranoide, psicopatico, lunatico, e così via.  Queste persone corrono il serio rischio di venire private della propria libertà  personale sulla base della diagnosi di Sindrome Oppositivo Provocatoria  (ovviamente falsa e di natura meramente politica), visto che le persone  affette da questa sindrome vengono considerate come “un pericolo per se  stesse e per gli altri”. Un simile comportamento ricorda ciò che si faceva in URSS ai dissidenti! Eppure, tutto questo sta avvenendo sempre più  spesso, ed in modo allarmante, nelle democrazie occidentali che in teoria  si vantavano di essere prive della deriva totalitaria del comunismo o del  fascismo. 

Nella sua autobiografia, il famoso disertore del KGB, Peter Deriabin,  descrisse il trattamento che veniva riservato agli scolari che durante il  regime sovietico esprimevano un’opinione non approvata (cioè un proprio  giudizio, invece dell’opinione socialmente approvata): a tutti gli altri  compagni di scuola veniva ordinato di prendere in giro e schernire lo  scolaro “in errore”. In questo modo, che Deriabin paragona al linciaggio  dei Negri che veniva praticato nell’America sudista, si riusciva ad ottenere  unanimità e “consenso”. Persino i più lenti di comprendonio riuscivano ad  imparare una simile lezione molto presto. Non v’era alcuna prospettiva di  futuro o di carriera per un dissidente. In ogni strato della vita sociale, nel  lavoro, nell’ambiente accademico, militare o politico, la regola del bastone  e della carota teneva la gente a freno: l’approvazione o la disapprovazione  sociale venivano usate come armi per tenere la gente in quei confini di nonlibertà imposti dalla “psico-polizia” dei regimi comunisti. Negli Stati Uniti,  in Europa Occidentale e in altri paesi cosiddetti democratici – specialmente  in quelli di lingua inglese dell’ex Impero Britannico – questo stesso sistema  del bastone e della carota viene applicato in modo molto più sottile, in  modo da sostenere la linea di partito “politicamente corretta”, che viene  ormai imposta a tutta la società. Questi metodi “sottili” si esplicano in  genere con la minaccia di retrocessione al lavoro e di licenziamento, o  col fallimento delle proprie attività accademiche. La gente è ormai  condizionata al punto tale che è sufficiente indurre una persona ad aver  paura d’essere considerato un fanatico, un’estremista o un “teorico della  cospirazione” perché questi addomestichi il suo modo di pensare e formuli  il proprio giudizio solamente sulla base di ciò che è socialmente approvato.  Ma esistono anche metodi molto meno “sottili”, più simili a quelli usati  dal KGB e dalla Gestapo, che vengono oramai impiegati sempre più spesso  e senza ritegno, mentre le libertà civili e i diritti costituzionali vengono  calpestati ed aboliti ogni giorno di più. 

Nell’Unione Sovietica, quando un dissidente veniva giudicato  “schizofrenico” dal Colonnello Dr. Luntz del KGB, finiva confinato in un  ospedale psichiatrico. Le parole del Colonnello Dr. Danil L. Luntz in merito a  questo, furono chiarissime: “Quando dico che una persona è schizofrenica,  quella persona è schizofrenica; e se dico che un posacenere è schizofrenico,  anche quel posacenere è schizofrenico.” Queste parole sono riportate dal  giornalista John Barron, nel suo libro KGB, a pag. 110. In merito a questo,  Barron riporta che: 

Il 5 dicembre 1969, prima dell’inizio di un’opera al Palazzo dei  Congressi del Cremlino, la diciannovenne Valeria Novodvorskaya  distribuì dei volantini che riportavano una poesia da lei scritta: 

Grazie, partito,

per la nostra tristezza e la nostra disperazione

per il nostro folle silenzio,

grazie, partito.

Grazie, partito 

per il peso della verità dannata,

per i colpi delle battaglie che verranno,

Grazie, partito.

Gli psichiatri dell’Istituto Serbsky conclusero che Valeria  soffriva di “schizofrenia con sviluppo paranoide della personalità.” 

I suoi soli sintomi erano state delle “forti emozioni” mostrate dal  soggetto mentre rispondeva alle loro domande. La sentenza fu  implacabile “ricovero coatto.” (Barron, p. 110.)

Viktor Fainburg, dichiarato insano di mente dopo aver  protestato contro l’invasione della Cecoslovacchia, venne  informato che: “la sua malattia consisteva nel suo modo di pensare  dissidente.”(Barron, p. 110.)

Ivan Yakhimovich…servì il Partito con tutto se stesso,  meritando i massimi onori... rimase scioccato dal processo contro  alcuni giovani intellettuali, arrestati nel 1968 a causa delle loro  posizioni dissidenti. Scrisse al membro del Politburo, Mikhail  Suslov, denunciando coloro che ritenevano che le idee potessero  “essere uccise con i proiettili, con la prigione o l’esilio.” Quell’agosto  Yakhimovich condannò l’invasione della Cecoslovacchia. Perse il  lavoro, poi il suo permesso di soggiorno – il che gli rese impossibile  trovare un altro lavoro – ed il 24 marzo 1969 venne arrestato dal  KGB. L’accusa era quella di aver diffamato “Lo Stato sovietico ed il sistema socialista.” … si riunirono le commissioni psichiatriche, e per loro fu ovvio che Yakhimovich fosse ‘schizofrenico’. La corte lo condannò all’internamento coatto presso un ospedale di Riga.  (Barron, pp. 111-112.)

Tempo fa, all’Alex Jones Show, ho ascoltato l’intervista di una signora  dell’Ohio, moglie di un importante politico di quello stato, alla quale era  stata diagnosticata la Sindrome Oppositiva Provocatoria ed era quindi  stata rinchiusa in un istituto psichiatrico (su pressione del suo ambizioso  marito), solo perché aveva espresso la propria opinione – assolutamente  legittima e tra l’altro rispondente a verità – secondo la quale l’US Income  Tax Act è incostituzionale. Questa testimonianza mi fece rendere conto che  in America, i cosiddetti ingegneri sociali sono ormai riusciti ad ottenere  un regime simile a quello sovietico. L’esempio di questa donna, infatti, non  è isolato: piuttosto che far giudicare le parole e le azioni di una persona  da un tribunale, attraverso un giusto processo, è molto più facile “far  rinchiudere” quella persona trovando uno psichiatra compiacente, corrotto  e avido al punto giusto, che accetti di falsificare la pratica inviatagli  dallo Stato per un’analisi psichiatrica, etichettando quel paziente come  “pericoloso per se stesso e gli altri”. In questo modo si aggira il corso della  legge e la si sostituisce con procedure amministrative, corrotte e malvagie,  che calpestano le libertà civili e riducono la popolazione alla sottomissione  e all’arrendevolezza. In questo modo, una Repubblica che un tempo era  libera e democratica, si trasforma nel Mondo Nuovo di Huxley.

Le opinioni politiche, storiche e religiose considerate pericolose dall’ordine costituito, vengono ormai normalmente messe fuori legge,  bandite ed etichettate ‘discorsi dell’odio’ o ‘letteratura dell’odio’, come se  l’odio in sé fosse qualcosa di malvagio (forse è bene ricordarlo, ma noi  abbiamo l’obbligo morale di odiare l’empietà e amare la giustizia [Sal  45,7], di odiare le menzogne e le falsità e di amare invece la verità). Il  concetto stesso di ‘discorso dell’odio’ è una menzogna, perché è impossibile  per un individuo sano e razionale non odiare qualcosa, perché è la natura  stessa a decretare che si deve odiare ciò che è contro il bene. Una persona  che non odiasse nulla non sarebbe altro che uno zombie lobotomizzato,  incapace di esprimere un qualsiasi pensiero critico o di formulare un  proprio giudizio o una propria opinione – proprio come la canzone  “Nowhere man” dei Beatles – incapace di avere un proprio punto di vista.  Proprio come dei robot, la massa delle persone viene condizionata in  modo da farle odiare solo ciò che le autorità vogliono che venga odiato, un  odio programmato e selettivo. È tuttavia assolutamente proibito qualsiasi  “discorso dell’odio” che si indirizzi contro il male che viene compiuto dai  gruppi, dalle istituzioni e dalle organizzazioni che detengono il potere, da  tutti coloro che hanno da tempo dichiarato il proprio intento criminale  e che si adoperano apertamente per ottenere una plutocrazia globale e  neo-feudale, che ha come scopo quello di decimare la maggioranza della  popolazione mondiale (proprio come se fossero dei capi di bestiame da  abbattere, e che non servono agli scopi dell’elite al potere). Mi riferisco a  quelli che Kissinger definiva “mangiatori inutili”.

Le Repubbliche moderne si fondano sul principio della Libertà: i  cittadini posseggono il diritto di ricercare e di esprimere liberamente ciò che  ritengono essere la verità. La Repubblica degli Stati Uniti e le democrazie  Occidentali si fondano tutte su questo principio (la Libertà veniva raffigurata  nelle monete della Repubblica Francese: Libertà, Eguaglianza, Fraternità),  che è alla base del loro diritto. Oggi, tuttavia, questo principio di Libertà  non esiste più. In una società libera e democratica, una persona ha il dovere  di investigare e di farsi una propria opinione, potendosi esprimere in libertà  su qualsiasi argomento, si tratti della legalità delle tasse sul reddito, delle  azioni criminali di chi è al governo, delle camere a gas di Auschwitz, del  numero di ebrei uccisi dai nazisti o del progetto diabolico e criminale di  un’egemonia teocratica globale, il Nuovo Ordine Mondiale, che sta venendo  imposto da una setta massonica, teoricamente ebraica, ma in realtà neopagana e luciferina. In una società libera, la persona umana possiede il  diritto inalienabile di esprimere la propria onesta opinione, senza dover  temere una qualsiasi ritorsione, mentre i veri Nazisti sono proprio coloro  che condannano e arrestano o comunque penalizzano il cittadino che  esercita questo suo diritto. Costoro sono colpevoli del più grave tra i crimini  dell’odio: quello contro la verità!

Padre Paul Kramer

 


Il linguaggio utilizzato per tutta l’umanità è inteso a farvi diventare ossequenti verso il male, in previsione di un controllo totale sull’umanità.

 


MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO
ALLA SUA AMATA FIGLIA LUZ DE MARIA

6 SETTEMBRE 2021


Amati figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo:


LA PACE SIA IN CIASCUNO DI VOI.


Popolo di Dio, vi riunisco attorno alla Nostra Regina e Madre.


In quanto Popolo di Suo Figlio, dovete rimanere uniti (1) e non dovete disperdervi, in questi momenti in cui il male sta estendendo i suoi tentacoli (2) per sedurre le nazioni.


Il male ha l’obiettivo di portare l’essere umano a una sofferenza estrema, per fare in modo che la Nostra Regina e Madre soffra per i Suoi figli assediati dappertutto, maltrattati in ogni modo possibile, perseguitati e minimizzati spiritualmente.


Vi trovate nel momento in cui si stanno vedendo le prime manifestazioni della mano dell’Anticristo (3) sull’umanità, così come la mano di chi lo accompagna continuamente.


I segni ed i segnali con i quali la Creazione risponderà all’umanità continueranno ad aumentare, fino al momento della Grande Purificazione.


OGNI ATTO D’AMORE, DI OBBEDIENZA E DI FEDE SARÀ RICOMPENSATO…
OGNI ATTO DI DISOBBEDIENZA SARÀ DURAMENTE CASTIGATO…


Sono venuto per mettervi in guardia sulle azioni del male, in questo momento in cui vi stanno portando come pecore al macello. Il linguaggio utilizzato per tutta l’umanità è inteso a farvi diventare ossequenti verso il male, in previsione di un controllo totale sull’umanità.


DOVETE LOTTARE PER MANTENERE LA FEDE, DOVETE LOTTARE AVENDO LA CONOSCENZA, NON BRANCOLANDO, MA CONOSCENDO E AMANDO IL NOSTRO RE E SIGNORE GESÙ CRISTO E LA NOSTRA REGINA E MADRE, AFFINCHÈ VI POSSIATE SALVARE L’ANIMA.


Come Principe delle Legioni Celesti vi difenderò in ogni momento.  

I Sacri Cuori vi amano, vi proteggono, vi difendono e la risposta dell’umanità deve essere all’altezza di una simile protezione, però la Fede si sta perdendo e l’umanità si sta trasformando sempre più in esseri non pensanti, in automi.


Pregate nel silenzio interiore, pregate alla Nostra Regina e Madre, ma pregate per le intenzioni della Nostra Regina e Madre, non per le vostre che sono personali e alquanto egoiste.


LA NOSTRA REGINA E MADRE INTERCEDE PER TUTTA L’UMANITÀ, SENZA DISTINZIONI, PREGA PERCHÈ ALCUNI EVENTI SIANO FERMATI.
L’ESSERE UMANO, NEL SUO AFFANNO DI CONSERVARE LA VITA DIVENTA EGOISTA, PERFINO QUANDO RIVOLGE PETIZIONI AL CIELO.


Riunitevi attorno alla Nostra Regina e Madre, amatela, rispettatela, siatele figli, non lontani parenti.


Questo è il momento in cui la Fede deve essere fortificata e irrobustita dall’unità, solo in questo modo sarete utili ai progetti del Padre.


Pregate con la Nostra Regina e Madre degli Ultimi Tempi. (4) Guardate come accorre al vostro appello! Quanto vi ama!


La Nostra Regina e Madre desidera che le affidiate i vostri fardelli, le vostre sofferenze, i vostri patimenti e tutto quello che vi limita o che vi intimorisce affidatelo alla Regina e Madre affinché lo metta nelle Sue Intenzioni ed in questo modo venga esaudito con Amore Materno.


Popolo di Dio:


Non avete alimenti, è giunta la carestia? Ricorrete alla Divina Provvidenza.
Non avete medicinali? Il Cielo vi ha dato i medicamenti principali. Affidate le vostre preoccupazioni alla Volontà Divina.


Arriverà il momento in cui la Nostra Regina e Madre sarà vista da moltissimi Suoi figli, da quelli che credono e da quelli che non credono, che si convertiranno, e a ciascuno consegnerà un segno di unità con il quale vivranno fino al momento in cui raggiungeranno la Vita Eterna.


Amato Popolo del Nostro Re e signore Gesù Cristo:


Pregate con amore, non criticate il prossimo, non maltrattate i vostri fratelli. Siate Fede, Speranza e Carità per il Resto Santo.


Vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


Accogliete la Nostra Regina e Madre come la Madre che È.


Con la benedizione dei cori Angelici. Amen.


San Michele Arcangelo


AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO


  1. Sull’unità del Popolo di Dio, leggere…
  2. Sui tentacoli dell’anticristo, leggere…
  3. Sull’Anticristo, leggere…
  4. Regina e Madre degli Ultimi Tempi.


COMMENTO DI LUZ DE MARIA


Fratelli:


San Michele viene in nostro aiuto con questa grande lezione d’amore per la nostra Madre Santissima. Portiamola nei nostri cuori, cosicché la Madonna ci porti per Mano a nostro Signore Gesù Cristo.


San Michele ci chiede di appartenere alla nostra Regina e Madre, in questo momento così delicato che stiamo vivendo, veramente delicato! E soprattutto ci esorta a mantenere una fede salda e fiduciosa nella protezione del Cielo, che mai ci abbandonerà.


Amen.