Il Mistero dell’Iniquità
Nota 437 (Continua)
La libertà di pensiero e di espressione, così com’è al giorno d’oggi, si può esercitare in un ambito assai ristretto. Esiste un proverbio Giapponese che descrive molto bene quel che accade a chi dissente: “Sul chiodo che si allunga troppo cade il martello”, solo che la realtà è molto più brutale di quel proverbio. Se pensate che stia esagerando, guardate cos’è successo al vescovo Richard Williamson, che è stato colpevolizzato dall’opinione pubblica per aver esercitato quello che un tempo era il diritto alla libertà di parola; oppure riflettiamo su tutti quelli che sono stati accusati, arrestati o rinchiusi in ospedali psichiatrici perche hanno commesso il “crimine” di aver espresso pensieri inaccettabili o opinioni proscritte. Anche chi non viene arrestato o confinato in queste istituzioni, tuttavia, viene comunque perseguitato e tacciato di ogni nefandezza, vedendosi assegnare etichette dispregiative come quella di “estremista”, “idiota”, “stravagante”, “persona emotivamente disturbata”, paranoide, psicopatico, lunatico, e così via. Queste persone corrono il serio rischio di venire private della propria libertà personale sulla base della diagnosi di Sindrome Oppositivo Provocatoria (ovviamente falsa e di natura meramente politica), visto che le persone affette da questa sindrome vengono considerate come “un pericolo per se stesse e per gli altri”. Un simile comportamento ricorda ciò che si faceva in URSS ai dissidenti! Eppure, tutto questo sta avvenendo sempre più spesso, ed in modo allarmante, nelle democrazie occidentali che in teoria si vantavano di essere prive della deriva totalitaria del comunismo o del fascismo.
Nella sua autobiografia, il famoso disertore del KGB, Peter Deriabin, descrisse il trattamento che veniva riservato agli scolari che durante il regime sovietico esprimevano un’opinione non approvata (cioè un proprio giudizio, invece dell’opinione socialmente approvata): a tutti gli altri compagni di scuola veniva ordinato di prendere in giro e schernire lo scolaro “in errore”. In questo modo, che Deriabin paragona al linciaggio dei Negri che veniva praticato nell’America sudista, si riusciva ad ottenere unanimità e “consenso”. Persino i più lenti di comprendonio riuscivano ad imparare una simile lezione molto presto. Non v’era alcuna prospettiva di futuro o di carriera per un dissidente. In ogni strato della vita sociale, nel lavoro, nell’ambiente accademico, militare o politico, la regola del bastone e della carota teneva la gente a freno: l’approvazione o la disapprovazione sociale venivano usate come armi per tenere la gente in quei confini di nonlibertà imposti dalla “psico-polizia” dei regimi comunisti. Negli Stati Uniti, in Europa Occidentale e in altri paesi cosiddetti democratici – specialmente in quelli di lingua inglese dell’ex Impero Britannico – questo stesso sistema del bastone e della carota viene applicato in modo molto più sottile, in modo da sostenere la linea di partito “politicamente corretta”, che viene ormai imposta a tutta la società. Questi metodi “sottili” si esplicano in genere con la minaccia di retrocessione al lavoro e di licenziamento, o col fallimento delle proprie attività accademiche. La gente è ormai condizionata al punto tale che è sufficiente indurre una persona ad aver paura d’essere considerato un fanatico, un’estremista o un “teorico della cospirazione” perché questi addomestichi il suo modo di pensare e formuli il proprio giudizio solamente sulla base di ciò che è socialmente approvato. Ma esistono anche metodi molto meno “sottili”, più simili a quelli usati dal KGB e dalla Gestapo, che vengono oramai impiegati sempre più spesso e senza ritegno, mentre le libertà civili e i diritti costituzionali vengono calpestati ed aboliti ogni giorno di più.
Nell’Unione Sovietica, quando un dissidente veniva giudicato “schizofrenico” dal Colonnello Dr. Luntz del KGB, finiva confinato in un ospedale psichiatrico. Le parole del Colonnello Dr. Danil L. Luntz in merito a questo, furono chiarissime: “Quando dico che una persona è schizofrenica, quella persona è schizofrenica; e se dico che un posacenere è schizofrenico, anche quel posacenere è schizofrenico.” Queste parole sono riportate dal giornalista John Barron, nel suo libro KGB, a pag. 110. In merito a questo, Barron riporta che:
Il 5 dicembre 1969, prima dell’inizio di un’opera al Palazzo dei Congressi del Cremlino, la diciannovenne Valeria Novodvorskaya distribuì dei volantini che riportavano una poesia da lei scritta:
Grazie, partito,
per la nostra tristezza e la nostra disperazione
per il nostro folle silenzio,
grazie, partito.
Grazie, partito
per il peso della verità dannata,
per i colpi delle battaglie che verranno,
Grazie, partito.
Gli psichiatri dell’Istituto Serbsky conclusero che Valeria soffriva di “schizofrenia con sviluppo paranoide della personalità.”
I suoi soli sintomi erano state delle “forti emozioni” mostrate dal soggetto mentre rispondeva alle loro domande. La sentenza fu implacabile “ricovero coatto.” (Barron, p. 110.)
Viktor Fainburg, dichiarato insano di mente dopo aver protestato contro l’invasione della Cecoslovacchia, venne informato che: “la sua malattia consisteva nel suo modo di pensare dissidente.”(Barron, p. 110.)
Ivan Yakhimovich…servì il Partito con tutto se stesso, meritando i massimi onori... rimase scioccato dal processo contro alcuni giovani intellettuali, arrestati nel 1968 a causa delle loro posizioni dissidenti. Scrisse al membro del Politburo, Mikhail Suslov, denunciando coloro che ritenevano che le idee potessero “essere uccise con i proiettili, con la prigione o l’esilio.” Quell’agosto Yakhimovich condannò l’invasione della Cecoslovacchia. Perse il lavoro, poi il suo permesso di soggiorno – il che gli rese impossibile trovare un altro lavoro – ed il 24 marzo 1969 venne arrestato dal KGB. L’accusa era quella di aver diffamato “Lo Stato sovietico ed il sistema socialista.” … si riunirono le commissioni psichiatriche, e per loro fu ovvio che Yakhimovich fosse ‘schizofrenico’. La corte lo condannò all’internamento coatto presso un ospedale di Riga. (Barron, pp. 111-112.)
Tempo fa, all’Alex Jones Show, ho ascoltato l’intervista di una signora dell’Ohio, moglie di un importante politico di quello stato, alla quale era stata diagnosticata la Sindrome Oppositiva Provocatoria ed era quindi stata rinchiusa in un istituto psichiatrico (su pressione del suo ambizioso marito), solo perché aveva espresso la propria opinione – assolutamente legittima e tra l’altro rispondente a verità – secondo la quale l’US Income Tax Act è incostituzionale. Questa testimonianza mi fece rendere conto che in America, i cosiddetti ingegneri sociali sono ormai riusciti ad ottenere un regime simile a quello sovietico. L’esempio di questa donna, infatti, non è isolato: piuttosto che far giudicare le parole e le azioni di una persona da un tribunale, attraverso un giusto processo, è molto più facile “far rinchiudere” quella persona trovando uno psichiatra compiacente, corrotto e avido al punto giusto, che accetti di falsificare la pratica inviatagli dallo Stato per un’analisi psichiatrica, etichettando quel paziente come “pericoloso per se stesso e gli altri”. In questo modo si aggira il corso della legge e la si sostituisce con procedure amministrative, corrotte e malvagie, che calpestano le libertà civili e riducono la popolazione alla sottomissione e all’arrendevolezza. In questo modo, una Repubblica che un tempo era libera e democratica, si trasforma nel Mondo Nuovo di Huxley.
Le opinioni politiche, storiche e religiose considerate pericolose dall’ordine costituito, vengono ormai normalmente messe fuori legge, bandite ed etichettate ‘discorsi dell’odio’ o ‘letteratura dell’odio’, come se l’odio in sé fosse qualcosa di malvagio (forse è bene ricordarlo, ma noi abbiamo l’obbligo morale di odiare l’empietà e amare la giustizia [Sal 45,7], di odiare le menzogne e le falsità e di amare invece la verità). Il concetto stesso di ‘discorso dell’odio’ è una menzogna, perché è impossibile per un individuo sano e razionale non odiare qualcosa, perché è la natura stessa a decretare che si deve odiare ciò che è contro il bene. Una persona che non odiasse nulla non sarebbe altro che uno zombie lobotomizzato, incapace di esprimere un qualsiasi pensiero critico o di formulare un proprio giudizio o una propria opinione – proprio come la canzone “Nowhere man” dei Beatles – incapace di avere un proprio punto di vista. Proprio come dei robot, la massa delle persone viene condizionata in modo da farle odiare solo ciò che le autorità vogliono che venga odiato, un odio programmato e selettivo. È tuttavia assolutamente proibito qualsiasi “discorso dell’odio” che si indirizzi contro il male che viene compiuto dai gruppi, dalle istituzioni e dalle organizzazioni che detengono il potere, da tutti coloro che hanno da tempo dichiarato il proprio intento criminale e che si adoperano apertamente per ottenere una plutocrazia globale e neo-feudale, che ha come scopo quello di decimare la maggioranza della popolazione mondiale (proprio come se fossero dei capi di bestiame da abbattere, e che non servono agli scopi dell’elite al potere). Mi riferisco a quelli che Kissinger definiva “mangiatori inutili”.
Le Repubbliche moderne si fondano sul principio della Libertà: i cittadini posseggono il diritto di ricercare e di esprimere liberamente ciò che ritengono essere la verità. La Repubblica degli Stati Uniti e le democrazie Occidentali si fondano tutte su questo principio (la Libertà veniva raffigurata nelle monete della Repubblica Francese: Libertà, Eguaglianza, Fraternità), che è alla base del loro diritto. Oggi, tuttavia, questo principio di Libertà non esiste più. In una società libera e democratica, una persona ha il dovere di investigare e di farsi una propria opinione, potendosi esprimere in libertà su qualsiasi argomento, si tratti della legalità delle tasse sul reddito, delle azioni criminali di chi è al governo, delle camere a gas di Auschwitz, del numero di ebrei uccisi dai nazisti o del progetto diabolico e criminale di un’egemonia teocratica globale, il Nuovo Ordine Mondiale, che sta venendo imposto da una setta massonica, teoricamente ebraica, ma in realtà neopagana e luciferina. In una società libera, la persona umana possiede il diritto inalienabile di esprimere la propria onesta opinione, senza dover temere una qualsiasi ritorsione, mentre i veri Nazisti sono proprio coloro che condannano e arrestano o comunque penalizzano il cittadino che esercita questo suo diritto. Costoro sono colpevoli del più grave tra i crimini dell’odio: quello contro la verità!
Padre Paul Kramer
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