mercoledì 1 maggio 2019

Le APPARIZIONI di Gesù Risorto



Apparizione a Giuseppe d'Arimatea, a Nicodemo e a Mannaen.

4 aprile 1945.  
Mannaen, insieme ai pastori, va svelto per le pendici che da Betania conducono a Gerusalemme. Una bella strada va diretta in direzione dell'Uliveto. E verso essa piega Mannaen dopo avere lasciato i pastori, che alla spicciolata vogliono entrare in città per andare al Cenacolo. Poco prima, lo rilevo dai loro discorsi, devono avere incontrato Giovanni, che veniva verso Betania per portare la notizia della Risurrezione e l'ordine di essere tutti in Galilea fra qualche giorno. 
Si lasciano appunto perché i pastori vogliono ripetere personalmente a Pietro ciò che già hanno detto a Giovanni, ossia che il Signore, apparendo a Lazzaro, ha detto di riunirsi nel Cenacolo.  
Mannaen sale per una strada secondaria verso una casa in mezzo ad un uliveto. Una bella casa, che ha intorno una fascia di cedri del Libano, dominanti con le loro moli imponenti i numerosi ulivi del monte. Entra sicuro e al servo accorso dice: «Dove è il tuo padrone?». 
 «Di là con Giuseppe. É venuto da un poco». «Digli che ci sono». Il servo va e torna con Nicodemo e Giuseppe. Le voci dei tre si mescolano in uno stesso grido: «É risorto!». Si guardano, stupiti di saperlo tutti. Poi Nicodemo prende l'amico e lo trascina in una stanza interna. Giuseppe li segue. «Hai osato tornare?». «Si. Egli lo ha detto: "Al Cenacolo". Io lo voglio ben vedere, ora, glorioso, per levarmi il dolore del ricordo di Lui legato e coperto di sozzure come un malvivente colpito dallo sdegno del mondo». «Oh! noi pure vorremmo vederlo... E per levarci l'orrore del ricordo di Lui suppliziato, delle sue ferite senza numero... Ma Egli si è mostrato solo alle donne», mormora Giuseppe. «É giusto. Esse sono state fedeli a Lui sempre in questi anni. 
Noi avevamo paura. La Madre lo ha detto: "Un ben povero amore il vostro, se ha atteso questa ora per mostrarsi!"», obbietta Nicodemo. «Ma per sfidare Israele, a Lui più contrario che mai, avremmo ben bisogno di vederlo!... Se tu sapessi! Le guardie hanno parlato... Ora i Capi del Sinedrio e i farisei, non ancora convertiti da tanta ira del Cielo, vanno cercando chi può sapere della sua Risurrezione per imprigionarlo. Io ho mandato il piccolo Marziale - un fanciullo sfugge più e meglio - ad avvisare quelli della casa di stare all'erta. Dal Tesoro del Tempio hanno tratto denaro sacro per pagare le guardie, acciò dicano che i discepoli lo hanno rapito e che quanto hanno detto prima, della Risurrezione, non era che bugia per paura della punizione. La città bolle come un paiolo. E c'è chi, dei discepoli, già la lascia per paura... Voglio dire i discepoli che non erano a Betania...» «Si, avremmo bisogno della sua benedizione per avere coraggio». «A Lazzaro è apparso... Era quasi l'ora di terza. Lazzaro ci apparve trasfigurato».  
«Oh! Lazzaro lo merita! Noi...», dice Giuseppe. «Si. Noi siamo ancora incrostati di dubbio e di pensiero umano come da una lebbra mal guarita... E non c'è che Lui che può dire: "Io voglio che voi ne siate mondati". Non parlerà dunque più, ora che è risorto, a noi che siamo i meno perfetti?», chiede Nicodemo. «E non farà più miracoli, per castigo del mondo, ora che è il Risorto da morte e dalle miserie della carne?», domanda di nuovo Giuseppe. Ma il loro chiedere non può avere che una risposta. La sua. E la sua non viene. I tre restano accasciati. Poi Mannaen dice: «Ebbene. Io vado al Cenacolo. Se mi uccideranno, Egli assolverà l'anima mia e lo vedrò in Cielo. Se no lo vedrò qui, in Terra. Mannaen è tanto inutile cosa nelle sue schiere che, se cade, lascerà lo stesso vuoto che lascia un fiore colto in un prato gremito di corolle: non si vedrà neppure...», e si alza per andare. Ma, mentre si volge verso la porta, questa si illumina del divino Risorto, che a palme aperte, in atto di abbraccio, lo ferma dicendo: «Pace a te! A voi pace! Ma rimanete dove siete tu e Nicodemo. Giuseppe può ancora andare, se crede. Ma qui mi avete, e dico la richiesta parola: "Io voglio che siate mondati da quanto di impuro resta nel vostro credere". Domani scenderete in città. Andrete dai fratelli. Questa sera ho da parlare ai soli apostoli. Addio. E Dio sia sempre con voi. Mannaen, grazie. Tu hai creduto più di questi. 
Grazie, dunque, anche al tuo spirito. A voi grazie della vostra pietà. Fate che si muti in più alta cosa con una vita di intrepida fede». Gesù scompare dietro una incandescenza abbagliante. I tre sono beati e smarriti. «Ma era Lui?», chiede Giuseppe.  
«E non hai sentito la sua voce?», risponde Nicodemo. «La voce... può averla anche uno spirito... Tu, Mannaen, che gli eri tanto vicino, che ti parve?». «Un vero corpo. Bellissimo. Respirava. Ne sentivo l'alito. E mandava calore. E poi... le Piaghe le ho viste. Parevano aperte allora. 
Non davano sangue, ma era carne viva. Oh! non dubitate più! Che Egli non vi castighi. Abbiamo visto il Signore. Voglio dire: Gesù tornato glorioso come sua Natura lo vuole! E... ci ama ancora... In verità, se ora Erode mi offrisse il regno, gli direi: "Mi è polvere e sterco il tuo trono e corona. Ciò che io possiedo nulla lo supera. Ho la conoscenza beata del Volto di Dio"».  


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