Alcune idee fisse del demonio
Il demonio nelle sue espressioni e argomenti è assai ripetitivo, pur con qualche parola offensiva nuova. Riassumo alcune delle sue principali verità-menzogne e idee fisse. Nell’incontro di preghiera da subito manda forti grida per impedire a me e a Sara di pregare. Cerco di fagli abbassare la voce, di ricordargli che sono io a guidare la preghiera. Allora mi ripete: “Lasciami in pace e fatti gli affari tuoi”. “Io sto proprio facendo gli affari miei, perché il Signore mi ha mandato a predicare il Vangelo e a cacciare i demoni. Vattene tu, perché la vita di Tobia non è affare tuo, ma mio perché di Cristo. Mi ripete i suoi diritti e io gli rispondo: “Cristo ha un patto di Sangue con Tobia: l’ha versato tutto sulla Croce per le anime. Come discepolo e partecipe del sacerdozio di Cristo, è mio dovere difendere i diritti di Cristo. Per l’ennesima volta ti dico: “Maledetto da Dio, vattene all’inferno e lascia libero Tobia”. “Prete, tu non puoi più comandarmi di andare al l’inferno perché non sei più esorcista. Non puoi più comandarmi in nome di Cristo di andarmene perché non se più esorcista”. “Amico anche senza essere esorcista il Signore mi ha dato come sacerdote il compito di annunciare il Vangelo e il potere di cacciare i demoni: e tu vattene senza aspettare l’esorcismo solenne”. “Ma io sono il più forte, devo rimanere, non posso andarmene. Mi obbligano a rimanere a possedere Tobia per il patto di sangue, hanno venduto l’anima”. “Ma come? Hai detto che sei il principe di questo mondo, Lucifero e non puoi muoverti, sei legato alla persona posseduta. Sei proprio un semplice servetto, un fallito e un poveraccio”. “Capiscimi, mi chiedono di rimanere, non posso andarmene”. “Come non puoi andartene? Mi hai detto che te ne andresti se in cambio io venissi con te all’inferno! Sei falso”. Tutto contento sorride e sghignazza perché gli ho detto: “Sei falso”: per lui è un complimento. Un demonio è falso per natura. A nulla serve ricordargli il Sangue di Cristo; lui continua ad affermare le solite cose. E io ripeto al demonio: “Tu devi andartene! O aspetti di ricevere altri calci nel sedere? Tanto sei abituato a prenderli dalla Madonna”. Il demonio chiede aiuto e chiama il suo collega Eurigma per farsi coraggio. Subito dopo ripete: “Sono il più forte e non ho mai perso alcuna delle anime che mi hanno venduto: non sono mai stato mandato via”. “Sei falso, tu stesso mi hai detto più volte che la Madonna inventa sempre qualcosa, anche all’ultimo momento, e ti porta via le anime, se le conduce in cielo, oppure ti manda via”. Ribadisce il demonio: “Non è vero, sei tu falso, brutto stupido”, e nega tutto. Gli pesano fortemente le mie mani, gli danno fastidio, gli fanno schifo e cerca di farmele togliere dal giovane posseduto in stato di trance, specie dal capo o dalle parti doloranti dalle quali cerco di togliere le sofferenze. Passando sopra con le mani, le parti del corpo doloranti vengono liberate dalla elettricità o forme di parestesia e il giovane si sente meglio. Mentre passo le mani sui polpacci delle gambe del giovane, il demonio reagisce e cerca di impedirmelo. Il posseduto invece me l’ha chiesto e si sente sollevato. Anche le parole di verità gli pesano, non trova argomentazioni valide, bruciano sulla sua falsità. Durante le preghiere di liberazione o la recita del Rosario tante volte il demonio mi dice: “Soffro moltissimo, non ne posso più, lasciami in pace, lasciami fare i fatti miei”. Gli ripeto: “Sono contento che tu soffra molto, così ti deciderai di andartene”. Cerca allora di smentire tutto e mi dice il contrario: “ È il giovane a soffrire, mentre io mi diverto a rimanere qui, perché all’inferno si soffre molto di più”. “Come, tu mi chiedi di smettere di pregare e di fare gli affari miei per non far soffrire Tobia? Ma se è proprio quello che cerchi da mattino e sera, ed ora vorresti dirmi che non vuoi soffra il giovane Tobia mentre lo vuoi morto”? Non gli dico più: “Sei un falso”, perché tornerebbe a sghignazzare e interrompere la preghiera. Più volte rimprovera Sara, la ragazza di Tobia, e le chiede di andare a fare i fatti suoi. Vuole impedirci di pregare. È proprio Tobia a chiederle di venire all’incontro, di pregare insieme. Molte volte Tobia chiede anche a me di pregare per lui. In questi bisticci e contrapposizione di frasi già viste, si nota meglio la falsità e i limiti di intelligenza del demonio. Mi vuole far credere che non uscirà dal giovane perché è suo e deve portarlo al suicidio: questo sarebbe il comando ricevuto e l’accordo fatto con i satanici. Ad un certo momento il giovane emette un urlo per un forte dolore al piede, al polpaccio. Mi avvicino per passargli sopra la mano e liberarlo dal dolore. In quel momento il giovane Tobia vede uscire un demonio che fugge via: aveva la forma di un mostriciattolo, un simiotto. Finite le preghiere il giovane mi informa che non è la prima volta che succede questo. Nell’incontro successivo dico al demonio che i suoi gregari stanno andandosene e la volta scorsa uno è fuggito. Subito nega, poi mi chiede: “Chi l’ha visto?”. “L’ha visto il giovane Tobia”. Il demonio conferma: “Già altre volte ne ha visti andarsene, non è un problema”. Sorridendo con piacere e ironicamente gli dico: “Se anche i tuoi gregari ti lasciano, fra poco te ne andrai anche tu”. Il demonio non gradisce sentire che lo stanno abbandonando e che presto rimarrà solo. Il demonio, come altre volte, per farsi coraggio afferma di essere in molti. Cerca sempre di intimorire anche con urla, di disturbare e interrompere la preghiera, ma ormai non ci faccio caso. Più volte devo ricordargli di abbassare i toni perché devo io comandargli di andarsene per il mandato ricevuto da Cristo di cacciare i demoni. Tobia poi mi confida: “Padre, mi sento molto tentato al suicidio perché soffro molto e da troppo tempo senza vedere alcun risultato. Comprendo che è il demonio a spingermi a questo, a moltiplicarmi le tentazioni, a torturarmi con la sofferenza, lo scoraggiamento e l’ossessione. Ho bisogno di preghiera; si ricordi di me!”. Alla sua ennesima richiesta del demonio di lasciarlo in pace perché soffre molto, gli ripeto: “Sono contento che tu soffra molto, perché presto te ne andrai dove Dio ti ha mandato, all’inferno”. Subito dopo è pronto a negare tutto ed affermare il contrario: “Io non soffro, ma mi diverto di far soffrire il giovane. Cretino, io non vado all’inferno perché là si soffre molto di più”. Torno a precisargli: “Durante la trance sei tu che soffri e ti lamenti; dopo la preghiera è il giovane a soffrire perché sei un vigliacco e ti vendichi con lui. Ma non ci fai paura, continueremo a pregare e a darti calci nel sedere finché te ne vai via”. Allora mi minaccia: “Stai attento, mi dice, perché anch’io ti darò molti calci nel sedere. Non hai altro da fare? Tu perdi tempo inutilmente: Questo dovrà morire perché l’hanno venduto a me con patto di sangue. È mio ed io me lo porterò all’inferno”. Ogni dialogo con il demonio ruota sempre attorno queste battute e idee fisse, che spesso ripete per difendersi.
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