domenica 8 marzo 2020

SE STARAI CON ME TI PARLERO’ DI ME



(Gesù racconta dalla Croce)


La cattura ed il processo

Mi rialzai cercando di riunire tutte le mie forze e mi portai dove erano i miei apostoli.
Li feci alzare e andai incontro al bacio di Giuda. Così i soldati arrivati con gran chiasso mi presero e mi condussero via incatenato come un assassino.
Dovevo attendere lo spuntare del sole, del sole di questo giorno, perchè il Sinedrio si riunisse e quindi passai le rimanenti ore di questa ultima notte terrena in carcere, in compagnia dei custodi che bendatomi mi percuotevano e si prendevano gioco di me.
In quei momenti il mio pensiero improvvisamente andò a Giuda e lo vidi penzolare da un albero, con una corda al collo che smorzò l'ultimo grido dettato dalla disperazione e dal rimorso. Il figlio dell'orgoglio non volle ammettere di avere sbagliato, di aver bisogno di perdono.
Lui, facendo sempre affidamento sulla sua intelligenza, si mise su un piano di autosufficienza.- Doveva chiedere a me il perdono e non seppe farlo. Per orgoglio non seppe neanche perdonarsi. Se avesse atteso avrebbe visto che per dare questo perdono agli uomini, io morivo.
Finalmente spuntò l'alba di questo venerdì sette aprile e mi ritrovai nella sala del palazzo dove il Sinedrio, presieduto da Caifa, si era appena riunito.
Mi interrogarono: "Sei tu il Cristo?" "Io lo sono" , risposi con voce limpida e pacata.
Così mi giudicarono colpevole di bestemmia e sentenziarono la condanna a morte. Mon era una condanna ufficiale, questa poteva infliggerla solo Pilato. Così fui mandato da lui guardato a vista dai soldati.
Faceva freddo e nell'atrio i servi dei sommi sacerdoti avevano acceso un fuoco per scaldarsi. Ad un tratto sentii la voce di Pietro dire: "Non lo conosco".
Mi girai e lo vidi con gli occhi sgranati, si guardava attorno. Lo fissai intensamente negli occhi e in quello sguardo Pietro ritrovò la predizione che gli avevo fatto giorni prima: "Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte".
Al contrario di Giuda, avrebbe voluto in quello stesso istante buttarmi le braccia al collo e dirmi: "Perdonami, Maestro", ma non potè farlo per paura che lo arrestassero, quindi leggendo nel mio sguardo il perdono uscì fuori e pianse amaramente.

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