SAN PAOLO DELLA CROCE (1694 + 1775).
Fu chiamato anche «Il Serafino del Calvario» e «L'Apostolo del Crocifisso»: visse di un amore così grande al Crocifisso, da avere poco riscontro fra i più grandi santi del Cristianesimo.
Da fanciullo si era abituato a pensare notte e , giorno alla Passione, e, tra le letture e meditazioni, arrivava a trascorrere fino a sei o sette ore: ne parlava ai fratelli e alle sorelle con tale ardore da muoverli a pianto. Cresciuto ancora negli anni, nei giorni di venerdì, col permesso del confessore, digiunava a pane ed acqua, assaggiava fiele ed aceto e si flagellava anche fino a sangue.
Con superne visioni, lo Spirito del Signore lo chiamava a fondare una Congregazione di Religiosi che onorassero con culto particolare la Passione di Gesù, e che, con voto, s'impegnassero a diffonderne la devozione tra í popoli. Ai suoi seguaci diede per
abito, in memoria e lutto della Passione, una tonaca nera con in petto un cuore bianco che porta scolpito le parole: Jesu Christi Passio. Rivestita di questo abito, aveva egli contemplato in visione la stessa Regina del Cielo, la prima Passionista personalmente presente al dramma del Calvario.
Un Giovedì Santo, in adorazione davanti al SS.mo Sacramento, senti prodigiosamente imprimersi i vari strumenti della Passione nel cuore che, perciò, divenne un piccolo calvario, in cui Gesù Crocifisso cominciò ad abitare come in sede propria. Altra volta, mentre se ne stava in contemplazione davanti ad un grande Crocifisso, questi si anima, lo attira a se, lo stringe al petto, e dalla ferita del S. Costato, per più di tre ore, gli fa come bere la sublime scienza della Croce. Le palpitazioni del cuore, specialmente nei giorni di venerdì, divenute sempre più impetuose e gagliarde, alla fine produssero tale incendio d'amore che, non potendosi contenere nei limiti naturali, sollevò prodigiosamente (come riferì un professore di medicina) due costole al disopra del cuore stesso, ove anche più volte restarono abbrustolite le vesti interiori.
Nelle innumerevoli missioni che tenne al popolo, l'argomento preferito e più efficace per la salvezza delle anime era la dolorosa e ignominiosa Passione del Signore, e ne parlava con tale sentimento che talvolta la chiesa si riempiva di singhiozzi e di pianti. Tra i frequenti prodigi che caratterizzavano le sue prediche, narrasi quello del maggio 1735, a Rio d'Elba, quando abbracciato il Crocifisso che era sul palco, vola per aria sul capo degli uditori atterriti e piangenti, e nella stessa maniera ritorna d'onde era partito: la conversione di peccatori che un avvenimento si straordinario produsse nel paese e nei dintorni, non è possibile descrivere.
Nella tarda età, il Servo di Dio, ricordando l'efficacia divina delle prediche sulla Passione esclamava con rimpianto: «Oh se avessi trenta anni di meno! Vorrei andare per tutto il mondo a predicare Gesù Crocifisso ai poveri peccatori».
Nel confessionale ricordava ai penitenti la Passione di Gesù, e ne consigliava la meditazione quotidiana a qualsiasi genere di persone. Per esperienza poteva affermare: «Ho convertito peccatori ostinati, banditi e persone d'ogni sorta: dopo molto tempo, riuditi in confessione, tanta era stata la mutazione di vita, che non trovavo materia d'assoluzione, perché, come avevo loro insegnato, erano stati puntuali nel meditare la Passione del Signore».
Nella sua vita interiore, Paolo condiva ogni cosa con la memoria del Crocifisso: digiuni, lunghi viaggi, persecuzioni, calunnie, tutto imbalsamava di quel pensiero: le sue lettere (circa 10.000) sono profumate del Calvario: sul suo tavolo, libro sempre aperto, il Crocifisso: in cammino, una croce armata di 200 chiodini e portata sul petto, gli suscitava amore più generoso e instancabile: contemplava tutti i Misteri della Religione dipendenti e connessi col Mistero della Croce: l'immagine preferita del Bambino Gesù era quella che glielo raffigurava disteso sopra una larga Croce, come su di un letto.
Un Sacerdote, esorcizzando un energumeno, domandò al demonio ciò che più gli dispiacesse nel P. Paolo: «La Messa - gridò - là Messa! ». E richiesto se vi fosse altro nel Santo che più gli dispiacesse, il demonio fremendo urlò: « La Passione! ». Durante la sua vita, angelica e penitentissima, meritò di ascendere fin sugli ultimi gradini della mistica, e un prodigioso anello, portante scolpiti tutt'intorno gli strumenti della Passione, gli ricordava incessantemente il celeste sposalizio della sua anima col Crocifisso.
I prodigi che accompagnarono il suo lungo apostolato furono si numerosi e si straordinari da farlo degnamente associare ai più grandi taumaturghi della Chiesa.
Secondogenito di 16 figli, era nato ad Ovada, in Piemonte, e morì a Roma, ai SS. Giovanni e Paolo, ove il suo corpo riposa in una delle più splendide cappelle della Capitale.
La Provvidenza Divina ha voluto suscitare nella Chiesa Cattolica una Congregazione di propagandisti del culto della Passione, affinchè tutti i fedeli potessero apprezzare i vantaggi spirituali e morali del medesimo culto e formarne il centro della loro vita religiosa. Sulla Croce il Figlio di Dio decise le sortiperenni di tutta l'umanità; nel cammino dei secoli, pertanto, la misura della decadenza o del rifiorimento dell'umanità, collimerà con la misura dello influsso che la Croce avrà sul Cristianesimo.
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