ISTRUZIONI MARIANE
III. FONTI E PRINCIPI PER LO STUDIO DI MARIA
Gioverà molto per uno studio completo sulla Madonna, conoscere subito le fonti dalle quali si deve attingere la dottrina Mariana e i vari principi che ci debbono guidare in questo studio.
I. LE FONTI. - Le fonti alle quali dovremo attingere di continuo i nostri materiali di costruzione sono due: la Scrittura e la Tradizione, poiché in queste due fonti è contenuta tutta la rivelazione divina.
a) La Scrittura. - Prima fonte è la Scrittura. La Vergine SS. è, con Cristo, al centro stesso della Bibbia. I luoghi tuttavia nei quali si parla espressamente di Lei non sono molti. Sono però più che sufficienti per formarci di Lei la più alta idea.
Nel Vecchio Testamento troviamo varie profezie, sia dirette che indirette (figure e simboli) riguardanti la Vergine SS. Nel Nuovo Testamento poi troviamo la piena attuazione di quanto era stato predetto a riguardo di Lei nell'Antica Legge. Il presunto silenzio dei Vangeli intorno alla Vergine SS., del quale non pochi si mostrano meravigliati, è un silenzio relativo, più eloquente di qualsiasi parola. Che cosa infatti si può dire di più di quel che dicono quelle poche parole: «Maria dalla quale nacque Gesù»? Non basta dire di Lei che è «piena di grazia», che è «benedetta fra tutte le donne» e che «l'Onnipotente ha operato in Lei grandi cose»?
b) La Tradizione. - Altra fonte per lo studio di Maria è la Tradizione. Oggettivamente considerata, essa non è altro che la dottrina rivelata in quanto ci viene trasmessa, di età in età, dal magistero dei legittimi Pastori della Chiesa, sia in modo solenne (definizioni solenni dei Pontefici e dei Concili Ecumenici, simboli di fede), sia in modo ordinario, con la predicazione ordinaria dei Papi e dei Vescovi, con la liturgia, col sentimento comune dei Padri, dei Teologi e dei fedeli. Da tutte queste varie fonti, che costituiscono la tradizione, noi dobbiamo attingere la dottrina mariana.
2. I PRINCIPI SUI QUALI SI BASA LO STUDIO DI MARIA. - Oltre alle fonti, è necessario dare uno sguardo, sia pure rapido, ai principi direttivi dello studio di Maria. Questi principi fondamentali sono cinque: uno primario e quattro secondari.
a) Il principio primario. - Il principio primario sul quale si basa tutta la dottrina mariana è questo: «Maria SS. è la Madre universale, sia del Creatore che delle creature». Essendo Madre sia del Creatore che delle creature, Ella sta come in mezzo, fra il Creatore e le creature, congiungendoli. Dando infatti al Creatore la vita naturale delle creature, Ella diede alle creature la vita soprannaturale del Creatore. Questa missione materna e mediatrice è essenzialmente una missione regale, una missione cioè che rende Maria SS. Regina di tutto l'universo.
In vista di questa singolare missione materna, mediatrice e regale, Iddio ha concesso alla Vergine SS. privilegi del tutto singolari, e la Chiesa tributa alla Vergine un culto tutto singolare, il culto di iperdulia.
b) I principi secondari. - Oltre questo principio primario, vi sono quattro principi secondari, chiamati: principio di singolarità, principio di convenienza, principio di eminenza e principio di analogia o somiglianza con Cristo.
Incominciamo dal primo: il principio di singolarità. Esso si può enunciare così: «Data la singolarità della missione alla quale la Vergine SS. venne da Dio destinata, si deve necessariamente concludere alla singolarità dei privilegi necessari o convenienti per attuare una tale missione». Ed è giusto. Alla singolarità del fine deve corrispondere, logicamente, la singolarità dei mezzi. La Vergine SS., quindi, fu una creatura, una donna del tutto singolare, con privilegi singolari, dal primo fino all'ultimo istante della sua esistenza terrena. «Ella disse con frase potente il Card. de Bérulle - è un universo, che ha un suo centro e i suoi movimenti differenti; un impero che ha le sue leggi e il suo stato a parte». «È un cielo nuovo, una terra nuova» (10). Ella è - direbbe S. Anselmo - la «donna mirabilmente singolare e singolarmente mirabile»: «Foemina mitabiliter singularis et singulariter mirabilis» (11). Mirabilmente singolare all'inizio, ossia, nello stesso istante della sua esistenza; mentre, infatti, tutti, senza eccezione, in quel primo istante vengono imbrattati dalla colpa originale, privi della grazia, nemici di Dio, avvolti nelle tenebre del peccato, la Vergine SS., ed essa sola, in vista appunto della sua singolare missione di Madre del Creatore e di Mediatrice delle creature, fu del tutto immune dalla colpa, piena di grazia, amica di Dio, avvolta dai raggi della luce divina. Mirabilmente singolare nel corso della sua esistenza; mentre, infatti, tutte le altre donne diventano madri cessando di essere vergini, questa donna singolare diventa madre rimanendo vergine, unendo il figlio col giglio; mentre tutte le altre donne generano nel dolore, questa donna singolare generò il suo Figlio nel gaudio più ineffabile; mentre tutte le altre donne dànno alla luce soltanto un uomo, sia pur grande, questa donna singolare diede alla luce un Dio; ... mentre tutte le altre donne hanno a sé soggetti degli uomini, questa donna singolare ebbe a sé soggetto un Dio: «Et erat subditus illis»; mentre tutte le altre donne avversano i dolori e la morte dei loro figli, questa donna singolare bramò il dolore e la morte del suo proprio Figlio, sperimentandoli vivamente riflessi in se stessa, per l'eterna salvezza dell'uomo.
Mirabilmente singolare all'inizio e nel corso della sua vita terrena, la Vergine SS. lo fu anche al termine della medesima; mentre, infatti, il corpo di tutti gli altri mortali va inesorabilmente a marcire nel gelido buio di una tomba, il corpo verginale di questa mirabile donna fu trasferito glorioso, insieme all'anima, in quel regno beato «che solo amore e luce ha per confine», ove venne coronata Regina della terra e del Cielo.
Un altro principio secondario è il cosiddetto principio di convenienza. Può venire enunciato così: «Si debbono attribuire alla Vergine SS. tutte quelle perfezioni che convengono realmente alla dignità di Madre universale, purché abbiano qualche fondamento nella rivelazione e non siano contrarie alla fede e alla ragione». Iddio, infatti, quando elegge ad una missione, dà anche tutte quelle grazie che rendono idonei alla medesima. Quel che è solito fare con tutti, lo fece con maggior ragione nei riguardi di Maria, rendendola non solo Madre sua e Mediatrice nostra, ma degna Madre sua e nostra. L'arricchì quindi di tutti quei doni e privilegi che la resero degna della sua singolare missione.
Un terzo principio: il principio di eminenza. Può enunciarsi così: «Tutti i privilegi di natura, di grazia e di gloria concessi da Dio agli altri Santi, li dovette concedere in qualche modo anche alla Vergine SS. Regina dei Santi».
Qualsiasi creatura, anzi, tutte le altre creature messe in suo confronto sono come un atomo di fronte all'universo. Ella le supera tutte, appartenendo in qualche modo all'ordine ipostatico, ordine supremo, smisuratamente superiore all'ordine della grazia al quale appartengono le creature ragionevoli; e all'ordine della natura, al quale appartengono tutti gli enti privi di ragione. In essa quindi si trova mirabilmente adunato tutto ciò che di bello, di buono e di grande noi vediamo sparso in ciascuna creatura, in tutte le creature prese insieme. Cantò egregiamente il divino Poeta: «In te s'aduna - quantunque in creatura è di bontade» (Par. 33, 21). Tutte le grazie, quindi tutti i privilegi concessi ai Santi, furono anche concessi, in qualche modo, almeno in modo equivalente, alla Regina dei Santi, a meno che non siano incompatibili con la sua particolare condizione. Scrisse bene S. L. G. da Montfort: «Dio Padre fece una massa di tutte le acque, e la chiamò Mare (in latino «Maria»); e fece del pari una massa di tutte le grazie, e la chiamò Maria» (Trattato, n. 25).
«Come nel formare il mare - scrisse il P. Segneri - Egli volle che quivi si radunassero tutti i fiumi: Congregentur aquae in locum unum (Gn.I), così nel formare Maria radunò in un cuore tutte le doti che son divise fra gli altri; cuore che come il mare non ridonda per tale pienezza, non redundat (Eccl. I); perché queste doti medesime non eccedono il loro ampio letto, ch'è l'uffizio ch'Ella sostiene» (Il divoto di Maria c. 3).
Un quarto principio: quello di analogia o di somiglianza con Cristo. Suole enunciarsi così: «Ai vari privilegi dell'umanità di Cristo, corrispondono nella Vergine SS. analoghi privilegi».
Fra tutte le creature Ella è colei che più si avvicina al prototipo di ogni perfezione, a Cristo. Ella - per dirla col divino Poeta - è «la faccia che a Cristo - più s'assomiglia» (Par. 32, 85). Ed è facile comprenderlo. La luna è simile al sole, riflettendone i fulgidi raggi. E Maria, nel mistico firmamento della Chiesa, non è forse l'argentea luna che riflette e trasmette alla terra i raggi del sole di giustizia, Gesù? Ella è la Vergine bella «di sol vestita». La madre assomiglia, per legge naturale, al Figlio. E Maria non è forse la vera Madre di Cristo? ... Tanto più che ogni figlio degno di questo nome, gode immensamente nel rendere partecipe, nella più larga misura possibile, la madre sua, di tutti i suoi beni. La compagna in un lavoro, in una impresa, assomiglia sempre al compagno. E Maria non è stata forse l'indivisibile - compagna di Cristo in tutta l'opera della nostra salvezza? La sposa è simile allo sposo, essendo l'aiuto simile a Lui, «adiutorium simile sibi» (Gen.2,18). E la Vergine SS. non fu forse la sposa di Cristo nella rigenerazione soprannaturale dell'umanità? La Regina è simile al Re, poiché su di essa viene spontaneamente a riflettersi tutto il regale fastigio. E la Vergine SS. non è forse la Regina del regno di Cristo? ...
Tutto ciò a priori. Ma anche a posteriori si giunge alla medesima conclusione. E difatti, quanta somiglianza v'è tra Cristo e Maria! Predestinato in modo tutto singolare il Figlio, predestinata in modo tutto singolare la Madre. Preconizzato dai Profeti il Figlio, preconizzata anche la Madre. Vivamente atteso e sospirato dai secoli il Figlio, vivamente attesa e sospirata dai secoli la Madre. Mediatore il Figlio, Mediatrice la Madre. Redentore il Figlio, Corredentrice la Madre. Onnipotente per natura il Figlio, onnipotente per grazia la Madre. Immacolato il Figlio, Immacolata la Madre. Vergine perpetuo il Figlio, Vergine perpetua la Madre. Pieno di grazia il Figlio, «et vidimus Eum plenum gratia» (Gv.1,14), piena di grazia la Madre: «Ave, gratia plena» (Lc.1,28). Mite ed umile di cuore il Figlio, mite ed umile di cuore la Madre. Poverissimo di beni terreni e straricco di beni celesti il Figlio, poverissima di beni terreni e straricca di beni celesti la Madre. Trafitto il Figlio nel corpo dai chiodi durante la sua tremenda Passione, trafitta la Madre nell'anima dalla spada del dolore durante la sua non meno tremenda Compassione. Singolarmente esaltato il Figlio, per il suo abbassamento, con la sua gloriosa Ascensione, singolarmente esaltata la Madre, pel suo abbassamento, con la sua gloriosa Assunzione in anima e corpo al Cielo. Alla destra del Padre s'asside il Figlio, alla destra del Figlio s'asside la Madre, acclamata da tutta la corte celeste. Come Cristo, anche Maria è un prodigio, anzi, un triplice prodigio: nell'ordine della natura, della grazia e della gloria. Giustamente cantava il celebre Lodovico Antonio Muratori:
«Chi di veder desia - quai sappia fare alti prodigi Iddio - miri l'UomoDio e dopo Lui Maria». Data questa mirabile somiglianza, noi siamo in diritto di concludere che, come Gesù disse: «Chi vede me, vede anche il Padre mio», così la Vergine SS., fatte le debite proporzioni può ripetere: «Chi vede me, vede anche il Figlio mio!»
P. G. Roschini O. S. M
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