Accedet homo ad Cor altum et exaltabitur Deus (Ps. 63).
1. Quel dottissimo e venerando Cardinale di S. Chiesa, che è l’Arcivescovo Manning di Westminster, ha scritto che «La facilità nell’operare il bene deriva dall’amore al Sacro Cuore di Gesù; e se lo amassimo come la sorgente di tutta la forza e d’ogni speranza nostra; se lo amassimo con quella generosità d’amore, con quella abnegazione ond’Egli ci ama, qualunque anche più arduo dovere sarebbe da voi compiuto con una prontezza, con una energia superiore ad ogni resistenza». Lo che fa eco a quel che dice S. Gregorio, che: probatis dilectionis, exhibitio est operis.
2. «Se dunque, ripiglia l’esperto degno Porporato, non siamo da tanto di superare le ripugnanze che alle volte proviamo a compiere un dovere, se difficile: se il perseverare in alcuna faticosa impresa, o nell’esercizio di qualche virtù che costi alquanto di violenza, è sempre un cimento alla vostra pazienza e generosità, trovando scuse, e dicendo: Oh questo è troppo difficile; mi è impossibile il far questo, il tollerare quest’altro, l’andare innanzi con tale ostacolo!… Che prova tutto ciò? Che nel nostro cuore non vive quell’amor di Dio e del prossimo che regna nel Cuor di Gesù, e che dovrebbe produrre e tradurre a perfezione tutte le opere che riguardano principalmente alla maggior gloria di Dio, ed alla salute dell’anima nostra e del nostro prossimo».
3. Anima mia, che sei di queste deboli, pusillanimi ed irresolute ad operare generosa il bene ovunque il Signore lo esiga, accostati al Sacro Cuor di Gesù: accede ad Cor altum! Eccolo là esposto e patente sull’altare; corri, accostati a Lui; da Lui n’avrai soccorso, ardore ed ogni altro aiuto necessario a superare qualsivoglia difficoltà, ed a perseverare poi anche con agevolezza e soavità, nelle opere buone, ancorchè ardue. Così Dio sarà per lui da te maggiormente esaltato e glorificato: et exaltabitur Deus.
4. Un giorno Gesù volle mostrare dall’alto il suo Divin cuore a quella sua cara amante che fu la beata Margherita Alacoque, e le fe’ vedere come in un trono di fiamme quell’amantissimo suo cuore coronato di spine e con sopra una croce, poi le disse: «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini, che non ha risparmiato niente e che è giunto a consumarsi per mostrar loro il suo amore: ma per riconoscenza io non ricevo che ingratitudine dalla maggior parte di essi per le irriverenze, freddezze, sacrilegi e disprezzi che mi fanno in questo Sacramento di amore; e ciò che più mi è sensibile è, che sono cuori a me consacrati». Indi Gesù le impose di pubblicare che fosse instituita una festa particolare per onorare l’adorabile suo Cuore, che è quella che si fa il Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Festa, in cui le anime sue amanti studiansi di compensare coi loro ossequi ed affetti le ingiurie ch’Egli ha ricevuto e riceve dagli uomini nell’augustissimo Sacramento dell’altare.
5. Oh dunque, anima mia, prostrati dinanzi al Trono del suo amore, d’onde ha promesso abbondantissima grazia a chi lo ama ed onora, e digli a cuore aperto: – Signore, Voi siete la mia fortezza, e per ciò vi amo! Diligam te Domine, fortitudo mea! Ecco un povero tapino, che bussa alla porta del vostro Cuore beneficentissimo: sto ad ostium et pulso! Ecco il vostro poverello, o Gesù mio, ridotto all’estrema necessità. Non vorrei darvi molestia, e per ciò non voglio tediarvi con preghiere importune. Mi fermo qui muto a sedere sul gradino della vostra Residenza, come quel poverello storpio a nativitate, che facevasi portare alla porta del Tempio a raccogliere le limosine dei pietosi che lo conoscevano. Me ne starò qui aspettando da Voi un’occhiata. Un solo vostro sguardo mi basta per farmi certo che le mie miserie vi muoveranno a compassione. L’anima mia è abbattuta e sfinita: adhaesit pavimento anima mea. Deh, voi ravvivatela, fortificatela e rialzatela: vivifica me!… Altre volte in altre necessità mi avete aiutato e provveduto. Gli stessi vostri benefici sienvi di lode e di ringraziamento.
6. Che cosa sono io mai senza di Voi?… Un meschino incapace ad ogni opera buona: lo provo ancora adesso. Ma vive il mio Signore! Palpita e batte per me il suo amantissimo Divin Cuore; ed Egli sarà benedetto ed esaltato. Voi sarete sempre il mio Dio ed il mio Salvatore! Vivit Dominus, et benedictus Deus meus; et exaltetur Deus salutis meae ! Dunque attenderò qui che la carità vostra operi in me quel cambiamento di cui abbisogno per servirvi con amore generoso, con fedeltà e costanza: expecto donec veniat immutatio mea.
7. Fatemela questa carità; l’aspetto… Sono debole, sono freddo gelato, sono incostante… Deh, mutatemi, o Signore; affinchè resti esaltato e glorificato il vostro Sacro Cuore. Mutatemi adesso in quella guisa che vi piace di trovarmi nel punto della mia morte; affinchè non mi resti da subire allora altro che la mutazione dello stato mortale all’immortale, e cantare in eterno le vostre misericordie; misericordias Domini in aeternum cantabo.
8. O mio buon Gesù, so già che su quest’altare Voi state come nella residenza della vostra carità ad osservare i vostri poverelli, notandone i bisogni per provvederli: respiciens per fenestras, prospiciens per cancellos.
Spero che la deplorabile indigenza della pover’anima mia vi avrà ferito subito e l’occhio e il cuore. Signore, mandatemi un poco di carità, rispondente alla grandezza delle mie necessità. Non insisto di più, chè sarebbe troppa impertinenza.
9. Se Pietro e Giovanni in virtù del solo vostro Nome guarirono il povero storpio che stava alla porta del tempio, che cosa e quanto non dovrò io ripromettermi in virtù del vostro Divin Cuore?… E poi la grazia fatta a quel poverello fu corporale; ma l’elemosina che io, Gesù mio, vi cerco è solamente spirituale. Quegli era nato difettoso senza sua colpa; ma l’anima mia, come sapete, è debole ed inferma per colpa propria. Deh, raddrizzatela e fortificatela Voi con la onnipotente carità vostra; onde possa camminare libera e franca nella via dei vostri santi precetti e consigli, lodando, benedicendo e ringraziando la vostra misericordia! Sì, datemi rettitudine nelle intenzioni, e siate la mia consolazione nelle sventure e la mia fortezza nelle debolezze delle mie imperfezioni. Concedetemi fiducia e costanza nella preghiera, allorquando vi piaccia differire a lunghi ritardi le grazie che vi dimando.
10. Alla mira del vostro ardentissimo e luminosissimo Cuore dirigete, o Gesù mio, la mente ed il cuor mio. Al vostro beneplacito io mi consacro ed abbandono. Oh che quando tramonta il dì la mia coscienza si trovi tranquilla e sicura per aver sempre fatto la vostra volontà!
11. Ma, Gesù mio, sono costretto di prendere da Voi congedo! Resterei ancora; ma sapete meglio di me che i doveri del mio stato chiamanmi altrove. Permettetemi adunque che per ora mi distacchi da Voi; ma Voi seguitatemi dovunque dovrò andare. Tornerò più presto ch’io possa. Beneditemi! Il solo sapere che Voi mi tenete d’occhio mi farà parlare ed operare secondo il vostro beneplacito. Così sia; così sia.
Francesco Spinelli
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