mercoledì 22 ottobre 2025

I SEGNI DI DIO NELLA VITA DI UN BAMBINO AFRICANO

 


Nel 2010, dopo nove anni in Propaganda Fide, lei è stato nominato presidente del Pontificio Consiglio Cor unum. Significò quella una nuova tappa nella sua vita?

Infatti, la mattina del 7 ottobre 2010 il cardinale Tarcisio Bertone mi chiamò al telefono e mi comunicò che papa Benedetto XVI aveva pensato a me per assumere la presidenza del Pontificio Consiglio Cor unum, cosa che mi sorprese, dato che non avevo chiesto nulla. Il cardinale Dias si rallegrò per la mia nomina, anche se so che si rattristava nel vedermi partire. Il giorno dopo lasciai Roma per intraprendere un viaggio in India previsto da tempo.

Il 20 ottobre, quando il mio soggiorno in India stava per concludersi con una visita a Goa, il cardinale Bertone cercò di contattarmi. Finalmente riuscimmo a metterci in comunicazione. Allora il segretario di Stato mi disse che il Santo Padre stava preparando un concistoro per la creazione di nuovi cardinali e mi informò che sarei stato elevato alla dignità di cardinale.

Non posso dire che mi sentissi orgoglioso. Sebbene fossi commosso dalla fiducia di Benedetto XVI, avevo la sensazione di non meritare quella promozione. Subito pensai ai miei genitori e a quanto si sarebbero rallegrati. Pregai affinché Dio mi aiutasse a svolgere quel ruolo non come un onore, ma come una dura e difficile prova in difesa di Cristo. I miei genitori non avrebbero mai sognato una nomina simile. E pensai anche a monsignor Tchidimbo, che meritava quella dignità molto prima di me.

Non so perché, Dio mi ha sempre accompagnato per mano nei momenti più decisivi. Nella mia vita è Lui che ha fatto tutto: io ho solo dovuto pregare. Sono convinto che il rosso del mio cardinalato sia il riflesso del sangue dei missionari che sono arrivati fino all'ultimo angolo dell'Africa per evangelizzare il mio villaggio. Quando tornai a Roma, Benedetto XVI mi concesse un'udienza privata. Durante quell'incontro, il Papa pronunciò una frase che non dimenticherò mai: «Eccellenza, l'ho scelto per il Cor unum perché so che lei ha esperienza della sofferenza e del volto della povertà. Per questo è il più indicato per esprimere con delicatezza la compassione e la vicinanza della Chiesa ai più poveri».


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