Mons. Straubinger, nell'esegesi delle lettere alle sette Chiese del libro dell'Apocalisse, ci dice che il numero 7, come è stato considerato fin dall'antichità, essendo un simbolo del perfetto, rappresenterebbe una totalità. Così, corrispondendo alla storia stessa della Chiesa, San Alberto Magno affermava che le Chiese a cui erano destinate le lettere potrebbero corrispondere: quella di Efeso al periodo degli Apostoli e alla persecuzione da parte degli ebrei; quella di Smirne al periodo dei martiri e alla persecuzione da parte dei pagani; quella di Pergamo al periodo degli eretici; quella di Tiatira al periodo dei confessori e dottori e alle eresie nascoste; quella di Sardes a quella dei santi semplici e allo scandalo dei cattivi cristiani che sembrano pietosi; quella di Filadelfia alla malvagità aperta dei cristiani; e quella di Laodicea al periodo dell'Anticristo.
Il padre Castellani si opponeva a coloro che rifiutano il carattere profetico delle Sette Epistole e sottolineava che le profezie si chiariscono al momento del loro compimento, essendo prima oscure.
Riguardo alla lettera alla Chiesa di Filadelfia, essa dice: “Guarda che vengo presto. Mantieni ciò che hai…” (Ap. 3, 11). A questo proposito Castellani sottolinea, innanzitutto, che il “vengo presto” si riferisce all'imminenza della Parusía, e il “mantieni ciò che hai” si riferisce a conservare la dottrina tradizionale della Chiesa, a non cadere in progressismi o evoluzionismi in questa materia.
Oggi constatiamo in modo innegabile il tentativo sfacciato da parte delle più alte gerarchie ecclesiastiche di deformare la dottrina per adeguarla ai tempi, negando le esplicite parole di Nostro Signore: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mat. 24, 35). I conservatori (del status quo e non dell'ortodossia) ripetono da sempre che questi cambiamenti non si realizzeranno e che è la stampa a esagerare queste situazioni. Ma nella loro cecità consapevole, man mano che effettivamente si verificano questi perniciosi cambiamenti, li accettano dicendo che non andranno oltre, e così via all'infinito. Così, con tutta ragione, diceva San Agostino:
A forza di vedere tutto, si finisce per sopportare tutto.
A forza di sopportare tutto, si finisce per tollerare tutto.
A forza di tollerare tutto, si finisce per accettare tutto.
A forza di accettare tutto, si finisce per approvare tutto!
E ormai nessuno si scandalizza perché sia lo stesso vescovo di Roma a promuovere il cambiamento radicale nella dottrina rivelata divinamente. E sebbene lo faccia fin dall'inizio del suo mandato, si può constatare più palesemente nel nefasto Sinodo (contro) della Famiglia, dove sono i cardinali che ha scelto come collaboratori più stretti a proporre questi cambiamenti.
E di fronte al silenzio di coloro che dovrebbero essere i nostri pastori, quando cerchiamo di avvertire su questi attacchi alle verità rivelate divinamente, ci si accusa di generare scandalo; quando il vero scandalo è coprire “Lo Scandalo”, cercare di nascondere la grande apostasia. Invece di avvertire i fedeli sul pericolo per le loro anime che implica seguire dottrine errate, ci si accusa di “generare paura” e così si pretende di ignorare la gravità dei tempi che ci tocca vivere. Allora questi che si dicono “prudenti”, promuovono il credere in Dio ma “senza credere a Dio”, perlomeno nelle verità scomode.
Così difficilmente potrà mantenersi l'osservanza della sana dottrina che ci richiede Nostro Signore nella lettera alla Chiesa di Sardi sostenendo: “Ricorda dunque ciò che hai ricevuto e appreso, e osservalo, e ravvediti. Perché se non veglierai, verrò a te come un ladro, e non saprai a che ora verrò a te.” (Ap. 3, 2-3).
E in questo vero scandalo che implica l'ufficialità ecclesiastica che agisce contro il Magistero della Chiesa stessa, i colpevoli di quei “silenzio che si autodefiniscono prudenza” sono perfettamente caratterizzati nella lettera all'ultima delle Chiese, quella di Laodicea, quando Nostro Signore ci dice: “Conosco bene le tue opere, che né sei freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap. 3, 16). E dice Castellani a questo proposito che: “la tiepidezza andrà invadendo quella Chiesa prospera, che realmente si crederà ricca; e arriverà un tempo in cui non avrà né la freddezza del paganesimo -che è suscettibile di essere riscaldato- né il calore pristino della carità cristiana che l'ha inaugurata; e questo è qualcosa che dà nausea.”
Di fronte all'aborto promosso e praticato in tutto il mondo, il genocidio più grande della storia commesso dai genitori contro i propri figli nel massimo stato di indifesa; di fronte alla proposta della sodomia come opzione valida, fino al punto di considerare che coloro che vivono in questo modo "hanno doni e qualità da offrire alla comunità cristiana", come direbbero i nostri cardinali che hanno anche sostenuto che nelle convivenze al di fuori del matrimonio "si possono trovare valori positivi" (Relatio post disceptationem); di fronte alla persecuzione e decapitazione di massa di cristiani per mano di musulmani, inclusa la crocifissione e la sepoltura viva di bambini; di fronte alla desacralizzazione assoluta del culto dovuto a Dio; e di fronte a un mondo avvolto in guerre e terribili convulsioni interne; la risposta della neo-chiesa non è tornare a Dio, non è "tenere a mente ciò che abbiamo ricevuto e appreso, osservarlo e pentirci"; ma è concentrarci nel dare risposta ai problemi sociali. Allora la gerarchia ecclesiastica mostra solo interesse per la disoccupazione, per l'insicurezza, per la corruzione (secondo Bergoglio peggiore del peccato), per eliminare la fame e educare (secondo lo stesso Bergoglio senza preoccuparsi che non sia educazione nella fede), e per la pace come bene assoluto al di sopra della giustizia (qui).
Come ripeteva il nostro caro padre Parrado, oggi si cerca "il signore dei miracoli" più che il Miracolo del Signore. E in questa ricerca quasi assoluta delle aggiunte prima del Regno e della sua Giustizia, si pretende di giustificare lo scandalo, si cerca di contemporizzarlo e persino di negarlo categoricamente. La fede dei falsi prudenti, dei sedicenti evitatori di scandali; oggi è condizionata alla non perdita delle porzioni democratiche di conforto che gli spettano. Per questo considerano che se le masse sono felici con la neo-chiesa, rappresentata nella sua massima espressione da Bergoglio; miliardi di persone non possono sbagliarsi. Il popolo sovrano, quello che decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per consenso, deve avere ragione. Così è stata soppressa nei fatti la necessità dei precetti di andare a messa e confessarsi, poiché nonostante l'idolatria mondiale verso il vescovo di Roma, le parrocchie e i confessionali continuano a essere vuoti. E di fronte all'immenso pericolo della perdita di anime, la maggior parte dei sacerdoti continua a raccomandare "quella prudenza" nel momento di evangelizzare contraddicendo l'esortazione di San Paolo: "...predica la Parola, insisti con occasione e senza di essa; riprendi, prega ed esorta con tutta pazienza e dottrina" (II Tim. 4, 2), e profeticamente continua l'apostolo con quelli che sembrano essere questi tempi: "Perché verrà il tempo in cui non potranno sopportare la sana dottrina, ma avendo una brama estrema di udire, ricorreranno a una caterva di maestri seguendo le proprie concupiscenze" (II Tim. 4, 3).
Per segnalare la prossimità del Suo ritorno, Nostro Signore ci ha lasciato segni. Come direbbe Castellani, come pre-segno, le guerre e i rumori di guerra, ma questo solo come principio. E come segni propriamente detti il primo sarebbe che il Vangelo sia stato predicato in tutto il mondo; il secondo l'apparizione di falsi profeti e falsi cristi (eretici) che inganneranno molti; e terzo e ultimo, la grande persecuzione a coloro che rimarranno fedeli. Oggi si può considerare che questo ultimo presupposto stia iniziando.
E queste cose necessariamente devono accadere, perché così ha detto Nostro Signore. "Quando cominceranno a succedere queste cose, aprite gli occhi e alzate la testa, perché la vostra redenzione si avvicina" (Lc. 21, 28). Ed è per questo che il libro dell'Apocalisse è un libro di speranza, annuncia la redenzione di coloro che rimarranno fedeli. E dice Castellani: "...qui Cristo ci comanda di rallegrarci; e affinché possiamo farlo, dice una sola cosa, ma che ha una grande forza: "Quei giorni saranno abbreviati; perché se durassero, gli stessi fedeli perirebbero - se fosse possibile". Quella condizionale "se fosse possibile" è estremamente consolante: suppone che NON È POSSIBILE che periscano i fedeli. Dio non lo permetterà".
Termina la lettera alla Chiesa di Laodicea dicendo: "Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò da lui e cenerò con lui, ed egli con me. A chi vincerà, farò sedere con me sul mio trono; così come io fui vincitore e mi sedetti con il Padre mio sul suo trono".
Se è il caso di chiarire, non si intende qui fissare una data per alcun evento futuro e tanto meno per la Parusia, ma si intende essere un'osservazione dei fatti attuali alla luce dei segni e delle profezie della Sacra Scrittura che possono coincidere con i tempi ultimi della Chiesa e del mondo. Credendo che per evitare lo scandalo si debba continuare a tacere l'apostasia, continuare a consentire la distorsione della vera fede, continuare a tollerare i vizi più terribili; coloro che si intende "proteggere", non esortandoli a vegliare, avranno tempo?
Augusto Torchson

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