GRANDEZZE OPERATE NEL MOMENTO DELLA INCARNAZIONE.
Ecco il capolavoro di Nazaret, il termine del colloquio dell'Angelo con la Vergine. Ecco lo stato del Verbo eterno che prende in Maria una nuova vita e una nuova nascita.
Abbiamo visto ciò che Egli è e ciò che fa nel seno del Padre, nello stato delle sue grandezze eterne. Vediamo ora ciò che fa nel seno di Sua Madre, nello
stato del suo abbassamento e nella sua entrata in tale abbassamento la quale in un certo modo sarà pure eterna 38.
Gesù viene dunque formato dal più puro sangue della santissima Vergine per l'operazione dello Spirito Santo e per la potenza dell'Altissimo, secondo la tradizione
della Chiesa il venticinque Marzo, in cui si celebra: l'Annunciazione della Vergine la quale in un medesimo tempo viene annunciata e costituita; Madre di Dio.
In questo giorno adunque, giorno felice ed ammirabile, in un medesimo tempo, viene tratta dal nulla quell'anima felice, destinata ad essere l'anima del Verbo; viene tratto
dal seno della Vergine santissima quel corpo nel quale deve abitare la pienezza della Divinità; e vengono uniti assieme questo corpo e questa anima. Ciò che è la meraviglia delle meraviglie, nel medesimo
istante questo corpo e quest'anima sono uniti alla Divinità; nella persona del Verbo il quale dà sussistenza, santità, dignità, e maestà infinita a quel piccolo bambino rinchiuso dentro
la Vergine.
Nessun intervallo tra la creazione di quell’anima, la formazione di quel corpo e l'unione personale del Verbo [85] eterno con quel corpo e quell'anima. In quella guisa che l'anima, nel primo istante in cui viene creata è diffusa nel corpo,
così la Divinità si comunica a quel corpo, non appena è organizzato e a quell'anima nel medesimo istante in cui viene creata.
In quel giorno pertanto, in quell'ora, in quel momento, un bambino incomincia ad essere Dio e insieme a veder Dio. Questi sono due stati differenti, che non sono necessariamente
collegati l’uno con l'altro; quel bambino, infatti, è Dio per la unione con la natura divina nella persona del Verbo, e vede Dio per la unione dell'anima sua col lume della gloria; potrebbe quindi aver
comunicazione della Divinità, senza la comunicazione della gloria; ma Colui che ha formato quest'opera ha voluto unire in un medesimo istante quel corpicino alla Divinità, e quell'anima alla gloria dei
Beati.
Perciò questo bambino è Dio e insieme vede Dio; questo bambino è Colui che deve portare il nome di Gesù di Nazaret, Egli non ha ancora nome sulla terra,
ma non è senza vita, né senza grazia, e neppure senza la Divinità. Vive nella Vergine, ma è la Vita medesima; è santo per la grazia dell'unione ipostatica, la quale è la grazia
delle grazie; sta nella gloria per lo stato dell'anima sua stabilita nella visione di Dio all'istante medesimo della sua Creazione.
Quel bambino è Dio, sussiste nella persona del Verbo; e dobbiamo considerarlo non già come un semplice bambino, ma come il Bambino-Dio; e inoltre dobbiamo riconoscerlo
bambino perfetto, non già nell'uso dei sensi, ma nell'uso dell'intelletto e di un intelletto dotato di una santità infinita e del lume di gloria.
L'anima di questo divin Bambino compie nel medesimo tempo due uffici ben differenti; come l'anima di tutti i bambini, dà vita a quel corpicino e va perfezionandolo
[86] successivamente sino al tempo fissato dalla sua natura onde sia capace di sopportare la luce del mondo. E in pari tempo vede Dio e gode della divina Essenza. Benché privo della vista corporale, gode la vista degli
angeli e la gloria che è nei cieli.
È vero che Gesù è rinchiuso nella Vergine come un semplice bambino nella madre sua. Ma Gesù è un bambino che il profeta chiama virum, ossia uomo completo nella sapienza e nella perfezione: Mulier circumdabit virum, dice il Profeta (JEREM.,. XXXI, ,22). Questo bambino, infatti, da quel momento conosce e conosce perfettamente Dio, il mondo e se medesimo. Da quel momento,
è tanto compito e perfetto nella sapienza, nella luce e nella gloria come quando non sarà più nella Vergine, ma sarà glorioso nei cieli.
Consideriamo e contempliamo questo bambino nella Vergine, non soltanto secondo le piccolezze alle quali è ridotto, ma pure secondo la grandezza ed i privilegi del suo stato
e della sua grazia.
È il Sovrano della natura, a questa si assoggetta in ciò che gli piace, ma la domina e la doma quando vuole; è bambino, ma bambino figlio di una Vergine; è
bambino, ma Bambino-Dio, che ha Dio per Padre. Sta nella Vergine come nella Madre sua, ma anche come in un Santuario, dove Egli è il Santo dei santi, adorabile e adorato dagli Angeli; Santuario di cui quello di Israele
non era che l'ombra e la figura. Egli sta nella Vergine come in un paradiso dove vede Dio e gode la gloria di Dio; è nella Vergine come in un Tempio dove adora Dio suo Padre, e si offre a Lui, presentandosi in istato di olocausto per rendergli omaggio a nome dell'universo, in istato di vittima per glorificarlo ed espiare
i peccati del mondo.
Due qualità sono riunite nella persona di Gesù: è Figlio di Dio e Figlio della Vergine. Con la sua nascita [87] temporale Gesù entra nell'ordine
delle creature, e quindi assume i doveri dell'essere creato, perciò rende a Dio suo Padre, a nome di tutte le creature, l'omaggio che gli è dovuto come all'Essere supremo. Come Figlio dell'uomo,
entra nello stato e nella società degli uomini: ed assume perciò i doveri della natura umana; e siccome questa è carica di colpe e di offese, Egli offre se stesso a Dio suo Padre come vittima per i peccati
degli uomini. Ecco il primo atto dell'anima di Gesù nel seno della Vergine, come diremo dopo.
Ecco il primo atto della sua vita interiore, la quale incomincia subito non appena Egli entra nel suo essere nuovo e in questa divina vita: è come un sole che diffonde i
suoi raggi appena viene creato.
Gesù è un sole divino che nel primo istante della sua vita invia i suoi raggi a Dio suo Padre, lo vede, lo adora; lo ama, gli rende grazie, si offre ai suoi voleri.
È Figlio di Dio e si costituisce di Lui Servo 39. E il Padre in Lui si compiace e in Lui trova la sua gloria, dicendogli: Servus meus es tu, o Israel, quia in te gloriabor (Sei il mio Servo, o Israele, perché in te mi glorierò - Is, XLIX, 3). Solo Gesù è Israele su la terra, solo Gesù vede Dio, ed è quel Servo segnalato che presta a Dio
quel servizio che nessun altro può prestargli: un servizio infinito, nel merito e nella dignità, un servizio degno di espiare i peccati del mondo, un servizio degno di dare soddisfazione a Dio nell'infinità
della sua grandezza e della sua gloria.
E Dio Padre si gloria in Lui: In te gloriabor. Gesù è Figlio e servo tutt'assieme; in quanto è Figlio, il Padre in Lui trova il suo amore, e un amore tale che è degno di dare origine con Lui ad una persona divina che è
lo [88] Spirito Santo; in quanto è Servo, Dio Padre in Lui pone la gloria della sua potenza: In te gloriabor. Il Padre infatti, non ha dominio più grande, più degno e più elevato di quello che esercita sopra questo bambino UomoDio. È questo il vassallo più nobile nel suo dominio, il
più bel diritto del suo Impero, il più bel fiore della sua Corona, Colui che dai profeti viene perciò chiamato il fiore, il fiore di Nazaret.
CARD. PIETRO DE BÉRULLE