mercoledì 5 giugno 2024

La Chiesa riconosce la grandezza dei personaggi dell'Antico Testamento, che vivevano nell'attesa della venuta di Cristo

 


In tempi di molti dubbi e mancanza di chiarezza, è essenziale conoscere la nostra fede per non confonderci. Per questo è necessario pregare e studiare la dottrina della Chiesa. Con l'aiuto del Catechismo della Chiesa Cattolica, che fornisce risposte alle principali domande del cattolicesimo, rifletteremo sulla grandezza dei personaggi dell'Antico Testamento che prepararono il popolo di Dio alla venuta di Cristo.

La Chiesa riconosce la grandezza dei personaggi dell'Antico Testamento, che vivevano nell'attesa della venuta di Cristo

Il Catechismo della Chiesa Cattolica1, al paragrafo 58, insegna: "Il patto con Noè rimane in vigore per tutto il tempo delle nazioni,2 all'annuncio universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure delle 'nazioni', come 'Abele il giusto', il re-sacerdote Melchisedec,3 figura di Cristo,4 o i giusti 'Noè, Daniele e Giobbe'. Così la Scrittura esprime quale alto grado di santità può essere raggiunto da coloro che vivono secondo l'Alleanza di Noè, nell'attesa che Cristo riunisca in unità "tutti i figli di Dio dispersi" (Gv 11,52)".

Alcuni, senza un'adeguata comprensione, dicono che l'Antico Testamento è stato totalmente superato e non può apportare alcun elemento valido alla nostra fede. Tuttavia, la Chiesa riconosce la grandezza di molte persone che hanno vissuto la giustizia nella speranza della venuta di Cristo. Tutti sono per noi fonte di ispirazione e vale la pena di approfondire la riflessione sui testi dell'Antico Testamento.

L'Alleanza di Noè, segno di speranza e di promessa nella storia della salvezza

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al paragrafo 58, sottolinea l'importanza dell'Alleanza di Noè come pietra miliare fondamentale nella storia della salvezza. Questa alleanza, stabilita da Dio dopo il diluvio, non si limita al popolo d'Israele, ma abbraccia tutta l'umanità, in vigore "in tutti i tempi delle nazioni" fino all'annuncio universale del Vangelo.

Elementi chiave dell'Alleanza di Noè:

  • Universalità: Il patto abbraccia tutta la creazione, compresi gli animali e la terra. Questo dimostra l'amore universale di Dio per tutta la sua opera.
  • Segni dell'Alleanza: L'arcobaleno è il simbolo visibile dell'alleanza, che rappresenta la promessa di Dio di non distruggere mai più il mondo con un diluvio.
  • Impegni: Dio si impegna a preservare la vita e a prendersi cura del creato, mentre l'umanità si impegna a vivere nella giustizia e nel rispetto del creato.

Cifre esemplari:

  • Abele: Il giusto Abele, ucciso dal fratello Caino, è considerato la prima vittima innocente e prefigurazione di Cristo.
  • Melchisedek: Re e sacerdote, Melchisedec offre pane e vino ad Abramo, prefigurando il sacrificio eucaristico di Cristo.
  • Noè: Uomo giusto e fedele, ubbidisce a Dio e costruisce l'arca, salvando se stesso, la sua famiglia e gli animali dal diluvio.
  • Daniele e Giobbe: Uomini integri e fedeli a Dio, anche in mezzo alle prove, dimostrando la santità possibile sotto l'Alleanza di Noè.

Significato dell'Alleanza di Noè per i cattolici:

  • Speranza: L'alleanza offre la speranza di un mondo rinnovato, libero dalla violenza e dalla distruzione.
  • Responsabilità: L'umanità ha la responsabilità di prendersi cura del creato e di vivere in armonia con Dio e con gli altri.
  • Preparazione: L'alleanza prepara la via per la venuta di Cristo e della Nuova Alleanza, che porterà la salvezza finale a tutta l'umanità.

L'Alleanza di Noè è un promemoria dell'amore fedele di Dio per l'umanità e il creato. Ci invita a vivere nella giustizia, nel rispetto e nella speranza, aspettando la pienezza della salvezza in Gesù Cristo.

Altair Fonseca 

La chiamata di Abramo e la promessa di Dio

 


Riflettere sulla chiamata di Abramo e sulla promessa di Dio


In tempi di molti dubbi e mancanza di chiarezza, è essenziale conoscere la nostra fede per non confonderci. Per questo è necessario pregare e studiare la dottrina della Chiesa. Con l'aiuto del Catechismo della Chiesa Cattolica, che fornisce risposte alle principali domande del cattolicesimo, rifletteremo sulla chiamata di Abramo e sulla promessa di Dio.

La chiamata di Abramo e la promessa di Dio

Il Catechismo della Chiesa Cattolica1, al paragrafo 59, insegna: «Per radunare l'umanità dispersa, Dio ha scelto Abramo, la chiamata – "Esci dalla tua patria, dai tuoi parenti, dalla casa di tuo padre" (Gn 12,1) – per fare di lui "Abramo", cioè "padre di una moltitudine di nazioni" (Gen 17,5): "In te saranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen 12,3)2“.

Il Catechismo ci presenta un momento cruciale nella storia della salvezza: la chiamata di Abramo. Questo brano, ricco di simbolismi e di significati, invita a una profonda riflessione sul rapporto tra Dio e l'umanità.

1. La scelta di Abramo: un piano di redenzione

La scelta di Abramo da parte di Dio non fu un atto casuale o arbitrario. Fa parte di un piano divino di redenzione, che mira a ripristinare la comunione perduta tra il Creatore e le sue creature. Chiamando Abramo, Dio inizia un processo di salvezza dell'umanità, tracciando un cammino che culminerà nell'incarnazione di Gesù Cristo e nel dono della salvezza a tutti i popoli.

2. "Esci dalla tua terra...": una chiamata alla fede e all'obbedienza

Il comando di Dio: «Esci dalla tua patria, dai tuoi parenti, dalla casa di tuo padre» (Gn 12,1) esige da Abramo un atto radicale di fede e di obbedienza. Deve abbandonare tutto ciò che è familiare e sicuro per seguire un Dio sconosciuto verso una terra promessa. Questo atteggiamento prefigura la fede che sarà richiesta a tutti coloro che desiderano seguire Dio e partecipare al suo piano di salvezza.

3. "Abramo, padre di una moltitudine di nazioni": una benedizione per tutti

Promettendo ad Abramo che sarebbe stato «padre di una moltitudine di nazioni» (Gn 17,5) e che «in te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,3), Dio rivela l'ampiezza del suo piano di salvezza. La benedizione impartita ad Abramo non si limita a lui e ai suoi discendenti, ma si estende a tutte le famiglie della terra. Attraverso Abramo, Dio desidera stabilire un'alleanza di amore e di salvezza con tutta l'umanità.

4. Significato per il cattolico di oggi

La storia di Abramo ci invita a riflettere sulla nostra fede e sulla nostra vocazione. Tutti siamo chiamati da Dio a partecipare al suo piano di salvezza rispondendo con fede e obbedienza alla sua parola. Attraverso il battesimo diventiamo membri del popolo di Dio, eredi della promessa fatta ad Abramo. Spetta a ciascuno di noi vivere secondo questa vocazione, cercando la santità e contribuendo all'edificazione del Regno di Dio.

La chiamata di Abramo è un invito alla fede, all'obbedienza e alla speranza. Attraverso questo racconto, Dio ci rivela il suo amore infinito per l'umanità e il suo piano di salvezza universale. La meditazione di questo testo ci ispiri a vivere più fedelmente la nostra fede e a contribuire all'edificazione di un mondo più giusto e fraterno, in preparazione alla seconda venuta di Cristo e alla completa instaurazione del Regno di Dio.

Altair Fonseca 

Credete che, un giorno, tutti si uniranno nell'unica vera Chiesa?

 


In tempi di molti dubbi e mancanza di chiarezza, è essenziale conoscere la nostra fede per non confonderci. Per questo è necessario pregare e studiare la dottrina della Chiesa. Con l'aiuto del Catechismo della Chiesa Cattolica, che fornisce risposte alle principali domande del cattolicesimo, rifletteremo sulla promessa di Dio di unire i suoi figli in una sola vera Chiesa.

Tutti saranno uniti nell'unica vera Chiesa

Il Catechismo della Chiesa Cattolica1, al paragrafo 60, insegna: «Il popolo di Abramo sarà il depositario della promessa fatta ai patriarchi, al popolo eletto,2 chiamati a preparare, un giorno, l'unità della Chiesa di tutti i figli di Dio.3 Questo popolo sarà la radice su cui si innesteranno i pagani divenuti credenti".4

In questo paragrafo, troviamo una perla di saggezza e motivo di grande speranza: la storia di Abramo e della promessa che porta con sé. Dalle sue radici germoglia un albero frondoso, all'ombra del quale si radunano tutti i figli di Dio. Abramo, uomo dalla fede incrollabile, risponde alla chiamata del Signore e si incammina verso l'ignoto, non sapendo dove stesse andando, ma confidando nella promessa divina. La loro obbedienza diventa seme di un popolo unico, scelto per portare la luce della fede nel mondo.

Questo popolo, erede della promessa fatta ai patriarchi, non è limitato a una sola linea di sangue. È un popolo di cuore, composto da tutti coloro che accolgono, con obbedienza e fede, il messaggio di amore e di redenzione in Gesù Cristo. Sono come rami innestati sul robusto albero della fede abramitica, uniti dalla stessa speranza e dallo stesso destino.

La Chiesa cattolica, quel grande albero piantato da Dio, affonda le sue radici nella storia di Abramo. I suoi rami si estendono in tutti gli angoli del pianeta, accogliendo tra le sue braccia persone di tutte le culture e provenienze. È un'oasi di pace, una casa per tutti coloro che cercano l'amore e la misericordia del Padre.

Coloro che camminano nelle tenebre dell'errore sono costantemente chiamati alla luce della vera fede e saranno raccolti da Dio nell'unica vera Chiesa. Incontrando la misericordia di Cristo, i pagani che sono diventati credenti entrano nei cortili del Signore e partecipano alla comunione dei figli di Dio, perché sono anche eredi della promessa.

Preghiamo per l'unità della Chiesa e perché Dio continui a chiamare alla conversione i suoi figli sparsi nel mondo.

Altair Fonseca 

Ancora una volta, voglio mettervi in guardia e chiamarvi urgentemente alla conversione e rivolgervi un appello: “Voglio chiedervi di essere vigili e di rafforzarvi attraverso la preghiera e i santi sacramenti.

 


Messaggio di Nostra Signora Madre della Divina Consolazione (Protettrice degli afflitti)


04 giugno 2024

"Cari figli,

Ecco il Servo del Signore!

Rompete la durezza dei vostri cuori e approfittate della bontà e della misericordia di Dio che si sta riversando nelle vostre vite. Ancora una volta, voglio mettervi in guardia e chiamarvi urgentemente alla conversione e rivolgervi un appello: “Voglio chiedervi di essere vigili e di rafforzarvi attraverso la preghiera e i santi sacramenti. Ascoltate la mia dolce Voce! Siate obbedienti e realizzate i miei appelli! Guardate al mio Cuore, che vi ama tanto!". Questo Cuore è angosciato in questi tempi dai dolori che vi attendono. Molte lacrime saranno versate sulla Terra. Datemi le vostre mani e vi condurrò al Cuore del mio Gesù, rifugio sicuro per tutti i miei figli.

Che Dio vi benedica e vi conceda la sua pace!

Vi amo! Rimanete tutti nel nome della Santissima Trinità".

Il più grande miracolo di Lourdes! Un luogo che sfida le leggi della natura

 


I misteri nascosti delle acque di Lourdes, sorti nell'apparizione della Madonna a Bernadette Soubirous.

Nel febbraio del 1858, la Vergine Maria apparve alla quattordicenne Bernadette Soubirous, 18 volte in tutto, nella grotta di Massabielle in Francia.

Diceva che era così bella che quando l'hai vista una volta, vorresti morire per rivederla.

Da lì, Lourdes si è manifestata come un grande centro di guarigione e ci sono centinaia di santuari e grotte dedicate a Nostra Signora di Lourdes nel mondo.

Il santuario di Lourdes è uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del mondo.

Otto milioni di persone vi giungono ogni anno e molti malati sono stati guariti nelle sue acque miracolose.

Come è iniziato tutto questo?

L'11 febbraio 1858, Bernadette, una ragazza estremamente povera, stava raccogliendo insieme alla sorella e a un'amica legna da ardere e rami secchi per riscaldarsi durante l'inverno.

Quando alzò la testa, vide una signora che indossava un vestito bianco, un velo bianco, una cintura blu e una rosa gialla su ogni piede.

Istintivamente, si fa il segno della croce e recita il rosario con la signora, poi la signora scompare.

La seconda apparizione avvenne il 14 febbraio, tre giorni dopo. Bernadette gli versa addosso dell'acqua benedetta per escludere ogni possibilità che sia un demone e la signora gli sorride e scompare.

Giovedì 18 febbraio, nella terza apparizione, la signora gli parlò per la prima volta e gli fece questa promessa: "Non prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell'altro".

Poi gli chiede di tornare per 15 giorni.

Seguirono altre quattro apparizioni e sempre più persone andarono ad accompagnare Bernadette, che si riferiva alla signora come "Aquero", che nel dialetto della zona significava "quello" o "quello".

Nell'apparizione del 24 febbraio, la Madonna gli chiede di pregare Dio per i peccatori e di baciare la terra in penitenza per loro.

Nella successiva apparizione, giovedì 25 febbraio, appare la fontana d'acqua miracolosa, che è quella che da quel momento alimenta il santuario di Lourdes.

La Vergine le disse di scavare in una parte fangosa della grotta e Bernadette fece quattro tentativi, alla fine riuscì ad attingere l'acqua e riuscì a vederla.

La Vergine gli chiese di mangiare l'erba fangosa che aveva tolto in penitenza per i peccatori.

All'apparizione del 28 febbraio c'erano già più di 1000 persone che accompagnavano Bernadette, che prima di entrare nella grotta calpesta il terreno e striscia sulle ginocchia in segno di penitenza.

Dopo questa comparizione, il giudice minaccia di metterla in prigione e qui già vediamo l'intervento della Massoneria.

Nell'apparizione del primo marzo, si vede per la prima volta un sacerdote tra le persone che accompagnavano Bernadette e in quel giorno si materializza il primo miracolo.

Catalina Latapié aveva un braccio lussato, lo immerse nell'acqua della sorgente e si riprese all'istante.

Nell'apparizione successiva, martedì 2 marzo, la signora gli chiese: "Va' a dire ai sacerdoti di costruire qui una cappella e di venire in processione". 

Bernadette lo dice al parroco Peyramale, ma lui le chiede delle prove, soprattutto vuole sapere il nome dell'apparizione e in realtà non la tratta molto bene.

Nell'apparizione del 25 marzo, le prove appaiono. La Madonna dice a Bernadette: "Io sono l'Immacolata Concezione".

Solo quattro anni prima, Papa Pio IX aveva definito il dogma dell'Immacolata Concezione.

Bernadette non aveva idea di cosa significassero quelle parole, ma il parroco fu commosso da questa prova.

Nel 1862, quattro anni dopo le apparizioni, il vescovo approvò il carattere soprannaturale delle apparizioni.

Nel 1873 fu inaugurata la prima basilica e dieci anni dopo la successiva, e nel 1901 fu costruita la Chiesa del Rosario, che è la più grande e conosciuta.

Si stima che 8 milioni di persone passino attraverso la grotta ogni anno e la città di Lourdes, che ha solo 15.000 abitanti, ha ben 270 alberghi per ospitare i pellegrini.

Oggi, il santuario di Lourdes è il grande centro di guarigione della Chiesa cattolica.

Le sue acque manifestano un notevole potere curativo e la Chiesa Cattolica ha documentato 7000 casi di guarigioni inspiegabili.

Ma ha dichiarato che solo l'uno per cento dei casi sono miracoli, perché le richieste per decidere se una cura è miracolosa sono così alte.

Tuttavia, Lourdes ha avuto frequenti attacchi da parte della Massoneria che non ammette queste cure.

In diverse occasioni, le autorità civili hanno persino proibito ai pellegrini di bere l'acqua della fontana.

Fu solo nel 1878, 20 anni dopo le apparizioni, che la gerarchia cattolica formò l'Ufficio dei Controlli Medici per determinare se una cura fosse scientificamente spiegabile o meno.

Questa commissione è composta da centinaia di medici provenienti da tutto il mondo, molti dei quali atei, che analizzano gli studi che vengono presentati, escludendo qualsiasi componente nervosa, perché potrebbero essere malattie prodotte dall'isteria o dalle simulazioni.

Inoltre, prendono in considerazione solo quelle guarigioni che sono istantanee, cioè senza convalescenza.

D'altra parte, la procedura non è molto semplice, ci sono possibili miracoli che non vengono dichiarati e quindi non vengono studiati.

Se un singolo medico della commissione ha dubbi sull'interpretazione di un'analisi, il caso viene automaticamente archiviato.

I criteri utilizzati per una possibile guarigione inspiegabile sono che la malattia deve essere grave e con prognosi irrevocabile, deve essere di causa organica o di danno fisico, non deve esserci alcuna componente psichiatrica o qualsiasi altro trattamento precedente per la cura.

La guarigione deve essere improvvisa e istantanea e ristoratrice di tutte le funzioni, duratura e senza convalescenza.

Richieste impressionanti, non è vero? Pertanto, i miracoli sono veri miracoli.

Tuttavia, c'è un fenomeno ancora più miracoloso di questi miracoli: è l'acqua stessa di Lourdes.

A Lourdes ci sono due uscite d'acqua dalla fontana e l'acqua scorre attraverso due vasche, una per gli uomini e una per le donne, in cui l'acqua viene cambiata due volte al giorno.

Le persone con ferite, ulcere cutanee, infezioni, ecc., tutti i tipi di malattie, sono immerse in queste piscine, quindi c'è un numero enorme di microrganismi patogeni nella piscina.

Ma anche così, coloro che si immergono in quell'acqua o addirittura la bevono, non si ammalano.

Il dottor Auguste Vallé prelevò un campione dell'acqua nel 1928 e trovò molti microbi come stafilococchi, streptococchi, coccobacilli, colibacili, ecc., portatori di gravi patologie, e con quest'acqua iniettò animali da laboratorio.

La reazione di questi animali è stata neutra, non si sono ammalati e sei mesi dopo non sono state riscontrate lesioni patologiche.

Ma sei anni dopo ha replicato lo studio, ha fatto lo stesso studio e ha ottenuto gli stessi risultati.

E nel 1936 ampliò la ricerca prelevando campioni dell'acqua della Senna e gli esami rivelarono la presenza degli stessi batteri trovati nella piscina di Lourdes.

Tuttavia, ha iniettato quest'acqua a sei topi da laboratorio e tre sono morti nel giro di poche ore.

Incredibile, vero? Pertanto, ha concluso che l'acqua di Lourdes è innocua per scopi igienici nonostante contenga bacilli pericolosi.

Da lì, una dichiarazione di 300 medici che hanno firmato che le leggi microbiologiche e patologiche sono inspiegabilmente sospese nelle piscine di Lourdes.

Un grande miracolo, non è vero?

Forum della Vergine Maria

Tutta la Terra sarà purificata per ricevere mio Figlio e questo tempo è molto vicino. - È un tempo di trasformazione!

 


Messaggio di Nostra Signora Madre della Divina Consolazione (Protettrice degli afflitti)



25 maggio 2024

“Cari figli,
Ecco la Serva del Signore!

Oggi, figli miei, vi chiedo umilmente: “Confidate nella potenza del mio amato figlio Gesù, che vi ama tanto”. In questo momento, Egli sta operando meraviglie in mezzo a voi. Rallegratevi con Me, perché dal mio Cuore sgorga una grande fonte di amore e di luce, con la quale desidero avvolgere e illuminare l'intera umanità. Voglio che siate felici e che viviate questo momento con grande gioia, perché il mio Cuore è pieno di amore per tutti coloro che cercano il mio aiuto in questo momento. Mio Figlio Gesù vuole far rivivere il grande piano del suo Amore e preparare l'avvento del suo Regno glorioso. Tutta la Terra sarà purificata per ricevere mio Figlio e questo tempo è molto vicino, quindi figli miei, non lasciate che i vostri cuori si impiglino in cose vane che non giovano alle vostre anime. Questo è il tempo di cui mio Figlio ha già parlato nel suo Vangelo. È un tempo di trasformazione! Convertitevi, figli miei!

Che Dio vi benedica e vi conceda la Sua pace!

Vi amo! Restate, tutti voi, nel nome della Santissima Trinità”.


Come è deplorevole la poca stima della grazia che si fa dagli uomini

 


Dell’essenza della grazia divina

 

1. La grazia di Dio è un raggio della divina Bellezza che dal cielo si riversa nell’anima nostra e ne penetra le più recondite profondità di una luce così ineffabile che l’occhio stesso di Dio ne è rapito ed il suo Cuore infiammato di amore. Di più la grazia conferisce all’anima una tale dignità che questa viene accolta da Dio come sua figlia e sposa e sollevata al di sopra di ogni confine della natura, sino al Cielo, affinché, essendo conforme al Figlio Divino per la nascita, partecipi alla sua santa vita e poi come Lui possa ricevere in eredità il regno delle magnificenze divine. 

2. Ma mentre la nostra lingua va pronunziando, direi quasi ad ogni parola, una nuova meraviglia, il nostro intelletto non è capace di seguirla. E come potremmo noi arrivare a comprendere questi beni celesti così sublimi se gli stessi spiriti beati che già ne gustano le delizie appena possono intenderli nella pienezza del loro valore. Essi pure, riguardando il trono della divina misericordia, compresi della più profonda venerazione, non possono che restare stupiti per tale eccesso di grazia e benignità per parte di Dio. 

Ma più ancora essi stupiscono della nostra stoltezza, la quale apprezza così poco la grazia divina, la ricerca con tanta negligenza e la trascura con incredibile leggerezza. Quando noi dall’alto trono di dignità celeste a cui ci ha sollevato la grazia, cadiamo, per il peccato, nel profondo abisso in cui caddero gli spiriti ribelli, essi piangono per la nostra immensa sventura. 

3. L’angelo della scuola c’insegna (1) che il mondo intero con tutto ciò che esso contiene ha meno valore agli occhi di Dio della grazia divina in una sola creatura ragionevole. Anzi S. Agostino (1) afferma che il firmamento stesso (s’intende nella sua magnificenza naturale) non può esserle comparato. Perciò l’uomo dovrebbe essere più grato a Dio per la più piccola particella di grazia che se ricevesse la perfezione naturale degli spiriti più sublimi e gli fosse dato pieno dominio ed ampia potestà come re del firmamento e di tutti gli astri. E quanto più varrà dunque la grazia di tutti i beni di questa terra! 

Ed invece, sia per la stoltezza, sia per indegno disprezzo delle cose di Dio, la grazia è messa al di sotto delle cose più comuni e che niente valgono, e ciò, non solo con grande indifferenza, ma come per giuoco! Sempre vi sono uomini che rigettano questa pienezza di beni, che pospongono Dio stesso al nemico dell’anima loro, e questo per non privarsi di uno sguardo inverecondo su di un oggetto lurido, per non rinunziare a dei piaceri volgari, indegni dell’uomo; uomini che, leggeri come Esaù, cedono una eredità, vasta come il mondo intero, per un miserabile piacere di un istante! 

4. «Stupitevi, o cieli, di questo fatto», grida il Profeta, «e voi porte della sua terra rattristatevene!» (Ger 2, 12). Chi sarebbe tanto stolto e temerario da voler sacrificare il mondo intero al suo palato ed ai suoi capricci se sapesse che per un breve piacere peccaminoso che si permetta, il sole sparirà, le stelle cadranno dal cielo e tutti gli elementi si solleveranno a grande scompiglio? Ma cos’è mai la rovina del mondo a confronto della perdita della grazia? Quanti pochi si curano d’impedire in se stessi ed in altri questo male reale, e quanti meno ancora si trovano che veramente deplorino tale sventura! 

Ci fa orrore un terremoto che distrugge una città, una pestilenza che faccia strage di uomini e di animali. Eppure avvengono cose ancora più terribili, che si ripetono migliaia di volte al giorno e noi vi assistiamo senza commuoverci, con occhio asciutto, mentre tante e tante creature umane perdono nel modo più miserando la grazia di Dio e disprezzano stupidamente l’opportunità di riacquistarla. 

La devastazione della Santa Città riempì il Profeta Geremia di un dolore inconsolabile, l’improvvisa rovina della fortuna di Giobbe tenne i suoi amici per sette giorni in muto cordoglio. E qui dovremmo invero piangere e dolerci senza tregua e senza fine: il nostro dolore non arriverà mai ad esprimere, nemmeno in parte, la sventura che a noi tocca quando devastiamo, per il peccato, il celeste giardino dell’anima nostra, quando rigettiamo da noi lo splendore della natura divina, la regina delle virtù – che è la divina carità col suo celestiale corteo, – i doni dello Spirito Santo, anzi lo stesso Divino Paraclito, l’amicizia di Dio, il diritto alla sua ricca eredità, il frutto dei nostri meriti, in una parola quando allontaniamo da noi Dio e tutto il paradiso! 

5. All’anima che perde la grazia può applicarsi con ragione quella «Lamentazione» che Geremia canta su Gerusalemme: «Come ha ricoperto il Signore di tenebre la figlia di Sion nel suo furore; Egli gettò dal cielo in terra l’inclita Israele, non ricordò lo sgabello dei suoi piedi nel dì del suo furore. Il Signore inabissò nella rovina senza remissione ogni più bel soggiorno di Giacobbe» (Lam 2, 1-2). Ma chi considera nel suo cuore questa immensa sventura, chi ne piange, chi v’è che questo lutto trattenga dal commettere nuovi peccati? E qui tornano a proposito le parole dello stesso Profeta: «Tutta desolata dalla devastazione è la terra perché nessuno riflette dentro del suo cuore» (Ger 12,11). Con ragione ascriviamo il triste destino del popolo ebreo al ben meritato adempimento della parola: «La vostra casa vi sarà lasciata deserta» (Lc 13, 35). A dir vero noi non ci portiamo meglio di quegli israeliti che il Signore, dopo averli liberati dalla schiavitù d’Egitto e condotti attraverso quegli aridi deserti, voleva introdurre in una terra dove scorreva latte e miele. Essi disprezzarono il dono immeritato ed inestimabile che Dio loro offriva, si disgustarono della manna che il Signore donava loro lungo il viaggio e rimpiangevano le pentole piene di carne, dell’Egitto. La terra promessa non era altro che un’immagine del cielo che il Signore ha promesso ai suoi eletti, e la manna era un simbolo della grazia che deve nutrirci ed infonderci nuovo vigore nel nostro cammino verso il cielo. Se «Dio levò la sua mano contro di loro, giurando di abbatterli nel deserto» perché «disprezzarono la terra desiderabile» (Sal 105, 24. 26), quanto più caro costerà a noi il poco conto che facciamo del cielo e della grazia, se già il disprezzo della figura venne castigato così severamente! 

6. Questa poca stima da parte nostra ha una doppia origine. Da un lato noi stimiamo troppo le cose transitorie di quaggiù o mettiamo ogni nostra speranza di successo nella nostra attività e nelle nostre viste terrene; dall’altro abbiamo una conoscenza troppo superficiale dei beni celesti. Dobbiamo cercare perciò, per mezzo di una seria meditazione, di eliminare questi nostri errori e deficienze. 

La nostra stima per i beni eterni crescerà a misura che allontaneremo da noi, nella giusta misura, la stima delle cose temporali, specialmente del mondo e dei suoi beni. Poiché, appunto dall’esagerato attaccamento alle cose terrene proviene la cecità per quelle spirituali; e dalla falsa fiducia nel mondo e dalla ingiusta stima delle sue imprese, nasce il disgusto e la nausea di ciò che è eterno (1). 

Al contrario dobbiamo studiarci seriamente d’imparare meglio a conoscere la grazia divina. Ma non potremo farlo se non meditando costantemente la divina verità, e più ancora con la fedeltà ai lumi ed agli incitamenti che da esse provengono. Allora rimarremo così presi dalla sovrana bellezza dei suoi tesori, che esamineremo con più riflessione tutto ciò che è terreno, e quando la grazia penetrerà il nostro intelletto nella sua vera essenza esclameremo senza dubbio con S. Ignazio: «O come mi nausea la terra quando io rimiro il cielo!» (2).

 – E Oh sì, impariamo davvero ad ammirare e stimare la grazia! Poiché chi è «rapito dalle bellezze della grazia», dice S. Giovanni Crisostomo, «la conserverà con somma cura, come fedele custode» (3). 

7. Principiamo dunque, con l’aiuto di Dio, «le lodi delle meraviglie della sua grazia» (4). Ma Tu, grande e clementissimo Iddio, Padre dei lumi e di misericordia «da cui proviene ogni dono perfetto» (Gc 1, 17), poiché «ci hai eletti, nei decreti del tuo volere, in Gesù Cristo fin dalla fondazione del mondo, ad essere santi ed irreprensibili nel tuo cospetto, per amore» (Ef 1, 4. 6), dai a noi lo Spirito di Sapienza e di Rivelazione, rischiara gli occhi del nostro cuore, affinché conosciamo «qual è la speranza della vocazione a cui ci hai chiamati e quanto ricca sia la gloria della sua eredità fra i santi» (Ef 1, 17-18). Dammi lume e vigore affinché la mia parola non rechi alcun danno al dono ineffabile della tua grazia per la quale Tu accogli gli uomini nella tua regale famiglia. 

Gesù Cristo nostro Salvatore, Figlio del Dio vivente, per quel tuo Sangue divino col quale hai ricomprato noi, povere tue creature, concedimi che io possa esporre a coloro che Tu hai redento con questo tuo Prezioso Sangue – restituendogli la grazia perduta – il valore incalcolabile di questo dono per il quale Tu non hai creduto eccessivo lo sborsare un prezzo così inaudito. 

E Tu, o dolcissimo Spirito Santo, pegno e sigillo del divino amore, Tu ospite santificatore delle anime nostre, per il quale viene infusa nel nostro cuore la divina grazia, per i cui sette doni essa viene alimentata, che mai doni la grazia senza dare Te stesso, Tu, o Santo Spirito, insegnaci cosa sia questa divina grazia e come essa debba essere preziosa agli occhi nostri. 

Santissima Madre di Dio, e perciò anche Madre della divina grazia, fai ch’io possa rivelare agli uomini che per la grazia sono divenuti figli di Dio, e perciò anche figli tuoi, i tesori della grazia per i quali tu sacrificasti volenterosa il tuo Divin Figlio. 

Santi Angeli, Spiriti beati che siete ripieni e trasfigurati dagli ardori di questa grazia divina, e voi anime sante che già siete passate da questo luogo d’esilio agli amplessi del Padre Celeste per gustare i frutti della grazia e sperimentarne la dolcezza, assistetemi con le vostre preghiere affinché nessuna nube d’errore o di passione venga ad oscurare il mio sguardo o quello dei miei lettori, ed il Sole della grazia possa risplendere con più fulgore e chiarezza sopra di noi per illuminare e per risvegliare nei nostri cuori un acceso desiderio ed un amore inesauribile.

M.J. SCHEEBEN


SONO PERDONATO - Parla l’ "intelligenza" che hai.

 


Parla l’ "intelligenza" che hai.


Sei uomo.

L'uomo che non si rassegna a vivere solo mangiando, bevendo, dormendo e divertendosi, che non si accontenta cioè di fare la vita dei cavalli, si mette a pensare. Pensando si pone molti interrogativi. Non riesce a rispondere esaurientemente a tutti. Si rende conto che ci sono cose ed esperienze più grandi di lui, che sorpassano la sua capacità di comprensione. Ciò è capitato anche a me: non me ne vergogno. Anzi, credo di non essere meno uomo se riconosco di ritrovarmi sempre a corto di parole e di ragionamenti, per es., quando muore qualcuno, quando incontro qualche disgrazia, e così pure quando trovo persone contente. I miei perché rimangono punti interrogativi.

Credo che uno solo è capace di rispondere e credo pure che la risposta che ricevo non è ancora del tutto alla portata della mia intelligenza, ammesso che io sia intelligente. Cos'è la mia intelligenza? secondo alcuni è stupidità. Povero me!

Un’ "intelligenza" per fare i suoi ragionamenti parte da alcuni presupposti che le fanno da colonne. La maggior parte della gente che incontri negli affari, ad esempio, ha un’ "intelligenza" che parte dalla intenzione di guadagnare il più possibile, dal desiderio di eccellere, di farsi valere, di prevalere. Quando questo tipo di "intelligenza" viene usata dal mio cervello non capisco più molte cose: non capisco più perché sono prete; non capisco più perché sono cristiano, e non capisco più perché dovrei ubbidire ad un Dio, perché dovrei amare il prossimo. Non capisco più me stesso.

Per fortuna, di solito, la mia intelligenza si posa su altri pilastri. Normalmente ragiono partendo dalla certezza che il mondo è creatura e non Dio, che io sono creatura e non Dio, che i miei sogni e desideri sono creature e non Dio. Un altro pilastro è la certezza che il Dio che ha creato, ha creato tutto con intelligenza vera e stabile e con sapienza eterna, e quindi anche la mia vita è stata "pensata" e inserita in un disegno grande, bello, santo, degno di Dio. La mia intelligenza ha ancora qualche pilastro, ma non occorre che te lo dica ora.

Purtroppo, mi accorgo che, nonostante tutto quello che so e nonostante tutto quello che vorrei essere, nonostante i pilastri della mia intelligenza, mi ritrovo a vivere talvolta inquietudine, amarezza, desiderio di sparire, d'esser lontano, di non incontrare nessuno, mi ritrovo ad aver paura d'essere uomo. Come mai?

È la stessa esperienza che la Bibbia riferisce ad Adamo e a Caino. Sono caduto anch'io nel peccato. Macché peccato, mi dice la mia vecchia "intelligenza": è soltanto senso di colpa! Senso di colpa o peccato? Chiamalo come vuoi, so io quale peso c'è nel cuore! Chi me lo leva? quale uomo può levare dal cuore questo peso?

Cos'è senso di colpa, cos'è senso del peccato? Sono parole diverse, o sono realtà diverse?

Quando un uomo esce dal suo ruolo di uomo, quando fa ciò che lui stesso e gli altri chiamano male, quando rompe o rende ostile il rapporto con gli altri uomini, si accorge di aver sbagliato: anche non ammettesse con la ragione il proprio sbaglio, lo ammette il suo cuore.

Potrei vivere tale circostanza in due modi diversi, il primo: vedo solo me ed il mio sbaglio: sono colpevole, ho sbagliato, ho rovinato me o gli altri, la colpa è mia. Io mi ritrovo di fronte a me. Il mio "io" "come vorrei essere" si trova davanti il mio "io" "come è": essi non corrispondono. Io sono diviso in due personaggi. Chi sa ritrovare la mia unità e armonia interiore? Psicologi, psicoanalisti, ipnotizzatori... si danno il turno per risolvere gli enigmi, per far sedute e guarigioni... perché un "io" diviso in due è un "io" malato. Il senso di colpa ha portato alla schizofrenia. - Siamo tutti un po' schizofrenici -, dice qualcuno per consolarsi.

Io non mi consolo. Quando sbaglio nel vivere la vita mia personale o di rapporto con gli altri io mi ritrovo davanti al mio Dio: davanti a Colui che mi ama e che si attende da me solo amore, parole, pensieri e azioni d'amore. È lui che mi fa notare il mio sbaglio. A Lui dico il mio dispiacere; davanti a Lui riconosco d'esser peccatore, infedele e ingrato di fronte al Suo Dono costante. È l'altro modo di vivere la stessa situazione! In me c'è il senso del peccato. Il senso del peccato non è senso di colpa. Il senso di colpa è dell'uomo senza Dio - o che lo dimentica temporaneamente -, il senso del peccato è dell'uomo che vive con Dio.

Don Vigilio Covi


(Tutto dovrà essere rivelato perché tutto sta per finire)

 


Messaggio ricevuto il 17 maggio 2024

Mia cara figlia scrivi, Io sono il tuo Dio, il tuo Salvatore. Sono venuto con il mio amore di Padre per darti un altro messaggio che viene dal mio Sacro Cuore al tuo. Sì, figlia mia, tutto ti sarà dato perché così è scritto, che tutto ti sarà dato attraverso l'Amore per tutti. Sono venuta a parlare prima che suoni la tromba, perché molte cose vi sono state dette attraverso i Vangeli e le Profezie, e tutto dovrà essere rivelato perché tutto sta per finire. Molti non ci credono, ma sta arrivando il giorno in cui vedrete che non parlo per il gusto di parlare. I miei figli non capiscono come tutto questo possa accadere, ma non vedono quali peccati Mi feriscono di più.

Ho fatto un mondo bellissimo pieno di fiori, ma ora vedo solo foglie secche, distrutte dal peccato. Così i miei figli sono come le foglie, non lo vedono ma io vedo come sono fuori e dentro. I miei figli che sono con Me non sono così, perché li ho già purificati con il mio amore. Ho posto coloro che credono in Me all'interno del mio cuore, affinché non accada loro nulla di male. Io vi amo e voglio che mi diate molto amore e obbedienza, così che possa portarvi fuori da questo male che sta allontanando molte anime da Me. Ma poiché non vogliono essere mie, non posso togliere ciò che appartiene a Satana, quindi non sono più miei figli.

Io sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

L'UMANITÀ SENTIVA AL VIVO – TRA LE PENE TROVERAI ME

 


Sia che mi trovassi o allegra o melanconica dicevo: Mio Dio, purché dia gusto a voi mi basta, sono contenta fra le pene. Dicevo così, ma l'umanità sentiva al vivo ogni minimo disgusto. Io fra me stessa dicevo: Veronica pensa a che sei venuta alla Religione: il patire sarà la tua delizia. Ella rispondeva: altro non trovo. Tutto mi rendeva difficile e aspro. Ella piangeva e lo spirito godeva fra le croci; ma delle volte i contrasti dell'umanità stavo per più giorni che non sapevo cosa mi facessi: l'abito, i muri e tutto quello che trovavo contrario. Delle volte, quando stavo in orazione, e che tutto il giorno l'avevo così passato, come qui sopra ho detto, sentivo in un subito certo raccoglimento e parevami che il Signore mi dicesse: Sta forte, io sono quegli che che ti faccio penare: fra le pene troverai me, tuo sommo Bene. Oh! Dio! Tutto ciò davami tal contento che subito dicevo: Signore, aggiungete pene e croci. Poco stava a venirmi qualche patire. Sia lodato il Signore.

S. VERONICA GIULIANI


Cuor di Gesù, tabernacolo dell'Altissimo

 


Il tabernacolo antico era il luogo dove il Signore veniva adorato: era il santuario nel quale Dio abitava come un re in mezzo al suo popolo. Ora la Divina Sapienza si fabbricò una casa, come il tabernacolo antico, quando venne al mondo il Salvatore dell'umanità: questa casa fu un cuore vivo e vero, un cuore plasmato con il sangue immacolato d'una Vergine e vivificato dalla divinità: il Cuore Sacratissimo di Gesù. Così l'Altissimo ha preso dimora nel Cuore adorato di Gesù e ne ha fatto il trono della Santissima Trinità.

Il nostro rifugio è lì. Accostiamoci con fiducia e riverenza a quel Cuore divinamente regale. La nostra speranza è fondata in questo Santuario vivo e vero. Rompiamo quindi i lacci, che sono i peccati ed i difetti, che ci legano alle creature e voliamo al nostro divino asilo, nel Santuario del Sacro Cuore!


Pregate, figli per i miei pastori, affinché siano sempre illuminati dalla Luce di Cristo nel loro cuore e nelle loro coscienze.

 


Messaggio della Regina del Rosario dato a Gisella il 3/06/2024

Cari figli, grazie per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore.  Figli, vi chiedo di avere rispetto per il Corpo e il Sangue di Mio Figlio! Durante la Sua Vita ha lasciato il Suo Sangue per l’Alleanza Eterna. Rispettate figli, questa Alleanza!  Siate docili ai Suoi Santi Comandamenti.  Oggi, figli cari, vogliono togliere Gesù dal mondo, dalle vostre vite, dalle scuole… voi non siate privi dell’Amore di Dio. Fatevi riempire del Suo Santo Amore, soprattutto durante i Sacramenti! Figli miei, abbiate reverenza al Corpo di Gesù, così come fanno i Miei Angeli ed Io Stessa. Inginocchiatevi e abbassate il capo davanti a questo immenso miracolo, che continua in tutte le Sante Messe. Pregate, figli per i miei pastori, affinché siano sempre illuminati dalla Luce di Cristo nel loro cuore e nelle loro coscienze. Ora vi lascio con la Mia benedizione materna, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, amen 

Molte saranno le grazie che scenderanno