sabato 4 ottobre 2025

Il tempio è per il popolo. Non esiste il popolo, il tempio non serve. Può essere distrutto.

  


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Anche nel Secondo Libro dei Maccabei viene affermata la stessa verità. Il tempio è per il popolo. Non esiste il popolo, il tempio non serve. Può essere distrutto. 

In questo tempo Antioco decise la seconda spedizione in Egitto. Accadde allora che sopra tutta la città, per circa quaranta giorni, si vedessero cavalieri che correvano per l’aria con vesti d’oro, armati di lance roteanti e di spade sguainate, schiere di cavalieri disposti a battaglia, attacchi e scontri vicendevoli, trambusto di scudi, selve di aste, lanci di frecce, bagliori di bardature d’oro e corazze d’ogni specie. Tutti, perciò, pregavano perché l’apparizione fosse di buon augurio. Essendosi poi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all’altra vita, Giasone, prendendo con sé non meno di mille uomini, all’improvviso sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell’acropoli. Giasone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non considerando che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, credendo invece di riportare trionfi sui nemici e non sulla propria gente. Non riuscì però a impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell’Ammanìtide. Alla fine incontrò una pessima sorte. Accusato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, considerato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, andò a finire in Egitto. Colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì poi presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe. E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri. 

Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò, tornando dall’Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi e diede ordine ai soldati di colpire senza pietà quanti incontravano e di trucidare quelli che si rifugiavano nelle case. Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini. In tutti quei tre giorni vi furono ottantamila vittime: quarantamila nel corso della lotta, e non meno degli uccisi furono quelli venduti schiavi. Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria; afferrò con mani impure gli arredi sacri, e saccheggiò con le sue mani sacrileghe quanto dagli altri re era stato deposto per l’abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d’onore. 

Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e perciò quel luogo era stato abbandonato. Se essi non si fossero trovati implicati in molti peccati, come era avvenuto per Eliodoro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche egli, appena giunto, sarebbe stato subito flagellato e distolto dalla sua audacia. Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo. Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l’ira dell’Onnipotente aveva sperimentato l’abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria. 

Antioco dunque, portando via dal tempio milleottocento talenti d’argento, fece ritorno in fretta ad Antiòchia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio. Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la stirpe: a Gerusalemme Filippo, frigio di origine, ma nei modi più barbaro di colui che l’aveva istituito nella carica, e sul Garizìm Andrònico; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo un’ostilità dichiarata contro i Giudei. Mandò poi il misarca Apollònio, con un esercito di ventiduemila uomini, con l’ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli. Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora, sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, irrompendo con gli armati in città, mise a morte un gran numero di persone. 

Ma Giuda, detto anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; cibandosi di erbe, resistevano per non aver parte nella contaminazione (2Mac 5,1-27).  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


L'alba arriverà presto e vedrete che tutto era una preparazione per l'opera che siete chiamati a compiere nella Sua Divina Volontà.

 


Messaggio pubblico di Nostra Signora di Emmitsburg al mondo tramite Gianna Talone-Sullivan


1 ottobre 2025

Festa di Santa Teresa di Lisieux


Miei cari figlioli, sia lodato Gesù

Non scoraggiatevi, piccoli miei, se vi accorgete che il cammino che avete intrapreso ha avuto un falso inizio e sembra andare in una direzione diversa. Abbiate fiducia in Mio Figlio. Mio Figlio vi sta guidando su un cammino che è stato preparato per voi con un grande destino. Forse non sapete quale strada prendere. Forse avete anche incontrato frustrazioni e fallimenti. La vostra direzione può anche sembrare completamente diversa da quella che desideravate o avevate pianificato. Rallegratevi, perché i santi del passato hanno vissuto e percorso queste stesse orme prima di voi. Anche se ci vorranno anni, verrà il momento in cui raggiungerete l'apice del destino che Mio Figlio ha riservato per voi, e guardando indietro vi renderete conto che non avreste mai ottenuto la Sua Vittoria se non aveste percorso il cammino che Egli ha tracciato per voi. Quel cammino potrebbe essere stato tortuoso, pieno di prove, confusione, tentazioni, problemi di salute e frustrazioni. L'alba arriverà presto e vedrete che tutto era una preparazione per l'opera che siete chiamati a compiere nella Sua Divina Volontà.

Ricordate, Mio Figlio parla a tutti coloro che vogliono ascoltarlo. Siate attenti a Lui. DateGli il vostro Fiat. Abbiate fiducia in Lui. Confidate sempre in Lui, nelle piccole e nelle grandi cose. Scoprirete gli errori che commettete e crescerete nella carità e nell'umiltà. Farete molte altre scoperte! Avanzerete in dignità. Mio Figlio non vi abbandonerà, come tanti hanno abbandonato Lui. Anche se incontrerete problemi frenetici, andate avanti con costanza. Mio Figlio vi ricompenserà per la vostra resilienza e perseveranza.

La Provvidenza non vi abbandonerà mai!

Pace a voi. Io sono con voi e vi amo tutti, piccoli miei. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Ad Deum


«Nulla vi turbi. Nulla vi spaventi. Tutto passa: Dio non cambia mai. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla; Dio solo basta».

― Santa Teresa d'Avila,


Cuore Addolorato e Immacolato di Maria, prega per noi!


Il martirio di Maria - SEZIONE VI IL MODO IN CUI LA CHIESA CI PRESENTA I DOLORI DELLA NOSTRA SIGNORA

 


CAPITOLO I  

Il Martirio di Maria  


SEZIONE VI IL MODO IN CUI LA CHIESA CI PRESENTA I DOLORI DELLA NOSTRA SIGNORA  


Tale è una descrizione generale dei dolori di Maria. La Chiesa li presenta a noi come parte del Vangelo, come uno dei fatti del Vangelo e come oggetto di speciale devozione. Il Marchese, nel suo Diario di Maria, menziona una vecchia tradizione, che porterebbe la devozione per i dolori della nostra Beata Signora fino ai tempi apostolici. Alcuni anni dopo la sua morte, mentre San Giovanni Evangelista piangeva ancora la sua perdita e desiderava rivedere il suo volto, piacque al nostro Beato Signore apparirgli in visione, accompagnato da Sua Madre. I dolori di Maria, insieme alle sue frequenti visite ai luoghi santi della Passione, erano naturalmente un costante oggetto di contemplazione devota per l'Evangelista, che aveva vegliato sugli ultimi quindici anni della sua vita; e, come se fosse in risposta a queste continue meditazioni, lo sentì chiedere a Gesù di concedere qualche favore speciale a coloro che avrebbero tenuto in memoria i suoi dolori. Il nostro Signore rispose che avrebbe concesso quattro grazie particolari a tutti coloro che avrebbero praticato questa devozione. La prima era una contrizione perfetta di tutti i loro peccati qualche tempo prima della morte; la seconda era una protezione particolare nell'ora della morte; la terza era avere i misteri della Passione profondamente impressi nella loro mente; e la quarta un potere particolare di impetrazione concesso alle preghiere di Maria a loro favore. Santa Brigida racconta nel settimo libro delle sue rivelazioni che vide in una visione, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, l'immenso prezzo che era fissato in Cielo sui dolori di Maria. Alla Beata Benvenuta, la domenicana, fu concesso di sentire nella sua anima il dolore che la nostra Signora soffrì durante la Perdita dei Tre Giorni. La Beata Veronica di Binasco ebbe diverse rivelazioni riguardo a questa devozione, in una delle quali, come raccontato dai Bollandisti, il nostro Signore disse che le lacrime versate per i dolori di Sua Madre erano a Lui più gradite di quelle versate per la Sua stessa Passione. In modo simile Gianius, nella sua storia dei Serviti, racconta che, quando Innocenzo IV fu elevato alla cattedra apostolica, provò un certo allarme riguardo al nuovo ordine dei Serviti di Maria. C'erano diverse religioni false e contraffatte, che avevano turbato la Chiesa in quel periodo, i Poveri di Lione, i cosiddetti Uomini Apostolici, i Flagellanti e i seguaci di Guglielmo di Saint Amour, e il papa era ansioso di assicurarsi che i Serviti, recentemente istituiti vicino a Firenze, non fossero dello stesso carattere di questi. Pertanto incaricò San Pietro Martire, il domenicano, di indagare sulla questione. La nostra Signora apparve all'inquisitore in una visione. Egli vide un'alta montagna, coperta di fiori, e bagnata da una luce splendente, e sulla sommità di essa sedeva la Madre di Dio come su un trono, mentre gli Angeli le offrivano ghirlande di fiori. Dopo ciò le presentarono sette gigli di straordinaria bianchezza, che lei posò per un momento nel suo seno, e poi li intrecciò come un diadema attorno alla sua testa. Questi sette gigli, come spiegò la visione a Pietro, erano i sette Fondatori dei Serviti, che lei stessa aveva ispirato a istituire il nuovo ordine in onore dei dolori che aveva sofferto nella Passione e Morte di Gesù. Quando Santa Caterina di Bologna un giorno piangeva amaramente per i dolori della nostra Signora, vide improvvisamente sette Angeli vicino a lei, che piangevano anch'essi, unendo le loro lacrime alle sue. Ma non sarebbe difficile compilare un intero volume di visioni e rivelazioni riguardo ai dolori di Maria. Il lettore troverà abbondanza di esse in due libri in particolare, entrambi di facile accesso, il Diario di Maria del Marchese e il Martirio del Cuore di Maria di Sinischalchi: il primo scrittore era un oratoriano e il secondo un gesuita.

Questa devozione ha ricevuto la massima approvazione della Chiesa, poiché è presente sia nel Messale che nel Breviario. Sono state stabilite due feste distinte in onore di queste sofferenze; una cade a settembre e l'altra il venerdì della Settimana della Passione. Il Rosario dei Sette Dolori, così come diverse altre devozioni, sono state riccamente indulge. Tra queste si possono menzionare l'Inno Stabat Mater, un'ora in qualsiasi momento dell'anno trascorsa in meditazione sui Dolori, un esercizio in onore del suo cuore addolorato, sette Ave con il Sancia Mater istud agas, un altro esercizio per gli ultimi dieci giorni del carnevale, e un'ora o mezz'ora di preghiera il Venerdì Santo e in altri venerdì. Pertanto, nulla manca all'approvazione di questa devozione, né la Chiesa ha risparmiato mezzi per attrarre i suoi figli ad essa.

Tuttavia, ha selezionato in modo particolare sette dei dolori di Maria per la nostra devozione più peculiare. Li ha incorporati tramite antifone nell'Ufficio Divino e li ha resi i sette misteri del Rosario dei Dolori. Essi sono: la profezia di Simeone, la Fuga in Egitto, la Perdita di Tre Giorni, l'Incontro di Gesù con la Croce, la Crocifissione, la Deposizione dalla Croce, la Sepoltura di Gesù. Così, in un modo di dividerli, tre appartengono all'Infanzia del nostro Signore e quattro alla Sua Passione. Oppure, di nuovo, uno abbraccia tutta la Sua vita, due la Sua Infanzia e quattro la Sua Passione. Oppure, di nuovo, uno ci presenta tutti i Trentatré Anni, due il Bambino Gesù, due Gesù Sofferente e due Gesù Morto. Questi sette sono campioni misteriosi delle sue innumerevoli altre sofferenze, e forse scopriremo che sono tipi di ogni dolore umano. I sette capitoli che seguono considereranno quindi uno per uno questi sette dolori, osservando lo stesso metodo semplice e facile nell'indagine di tutti. Ogni dolore presenterà quattro punti per la nostra considerazione: prima, le circostanze del mistero stesso; in secondo luogo, le sue peculiarità; in terzo luogo, le disposizioni della nostra Signora in esso; e in quarto luogo, le sue lezioni per noi stessi. Un nono capitolo sarà aggiunto sulla Compassione di Maria, al fine di spiegare la relazione in cui essa si trova rispetto alla Passione, se abbia avuto una parte nella redenzione del mondo e quale sia il vero significato di quelle espressioni puzzling, co-redentrice, e simili, che si trovano talvolta in scrittori approvati sulle grandezze di Maria.


Preghiera di adorazione

 


MIO DIO, Ti adoro, Santo in tutte le Tue opere nella Tua stessa natura. Nessuna creatura può accedere alla Tua incomunicabile santità, oppure Tu ti avvicini, tocchi e possiedi tutte le creature. Niente vive se non in Te, e nulla hai creato che non sia buono.

Ti adoro, per aver creato l’uomo retto, per averlo benevolmente dotato di una integrità naturale e liberamente colmato della Tua grazia, affinché fosse come un Angelo sulla terra. Ti adoro, perché a lui hai costantemente rinnovato il dono della Tua grazia in modo sempre più abbondante, con frutti sempre più duraturi, tramite il Tuo Eterno Figlio che si è incarnato. Tu sei santo in tutte le Tue Opere ed io Ti adoro in ognuna di esse.

John Henry Newman

Voi, dissidenti, emarginati che vi credete padroni di una Chiesa migliorata e che diffondete rabbia e cupidigia sulla Mia Chiesa

 


3 ottobre 2025 

Dettato il 19 settembre 2025, ecco il riferimento che ci ha dato il Signore: libro di Ester greco 8 E. Questo riferimento mi era stato dato nel 2012, quando dovevo scrivere e incontrare un vescovo, per prepararlo al messaggio preciso e alla chiamata che il Signore gli stava rivolgendo.

Questo testo biblico ci viene dato per farci comprendere la situazione malsana che persiste nella Chiesa e che si sta amplificando con il rischio di distruggere l'intera Chiesa. Dio, di fronte alle abominazioni, alle gravi ferite e ai martiri, illumina e avverte i Suoi figli della confusione di cui sono vittime.

Ecco quindi il riferimento: Libro di Ester greco, capitolo 8 E.

Copia integrale tratta dalla Bibbia in francese corrente, che ne facilita la lettura e la comprensione.

Si tratta della lettera indirizzata alle 127 province dell'impero del re Artaserse, redatta da Ester e Mardocheo e firmata da loro a nome del re.


«Le persone diventano troppo ambiziose quando generosi benefattori le hanno ricoperte di onori. Incapaci di accontentarsi degli onori ricevuti, non solo cercano di fare del male ai nostri sudditi, ma iniziano anche a complottare contro i loro benefattori. Non provano alcuna gratitudine verso gli altri uomini, si lasciano trascinare da millantatori che ignorano cosa sia il bene e arrivano persino a immaginare di poter sfuggire alla giustizia di Dio che tutto vede e detesta il male.

Spesso anche coloro che detengono il potere affidano l'amministrazione dei loro affari ad amici di cui si fidano e poi si lasciano influenzare da loro. Possono così essere trascinati in disgrazie irreparabili e diventare complici dell'omicidio di persone innocenti. Questi amici, infatti, possono ingannare la buona fede dei governanti usando argomenti maliziosi e menzogneri per persuaderli. Sì, coloro che esercitano la loro funzione in modo indegno commettono terribili misfatti. Potete constatarlo non solo nei racconti del passato tramandati dalla vostra tradizione, ma anche osservando ciò che accade ora intorno a voi. Per questo motivo, in futuro, mi sforzerò di garantire a tutti la pace e la tranquillità all'interno del mio impero. A tal fine procederò ai cambiamenti necessari ed esaminerò con la massima equità le questioni che mi saranno sottoposte.


Parola di Gesù Cristo:

«La mia Santa Chiesa è il Corpo di Cristo e rimarrà in piedi nonostante gli attacchi e persino la crocifissione che subirà. Sappi, figlia mia, che il supremo Sacrificio di Cristo ha meritato la Vita Eterna a tutti i figli di Dio, ha vinto la morte e il male e ha permesso la Resurrezione che apre a tutti le porte del Regno.

Satana è sconfitto e la Fine dei tempi che state vivendo ora è, nonostante tutte le tribolazioni, l'apertura del Cuore di Dio: rivelazione della Sua Presenza, del Suo Amore, della Sua Misericordia e del Suo ultimo Appello alla conversione e al ritorno al Padre Eterno prima che tutto sia compiuto e irreversibile.

Coloro che rifiutano la Mia Mano tesa verso di loro si precipiteranno con il padre del male nella sua tana per attendere, nella sofferenza che si sono preparati, il giudizio finale. Solo la sincerità del pentimento nella speranza è certezza di Vita Eterna presso Dio.

La mia benedizione è su tutti i miei figli della terra senza eccezioni: sono tutti miei figli amati. Non rinunciare all'Amore Infinito, non rinnegare il Padre che ti ha creato, la tua libertà è in Lui. Amen

Gesù Cristo


Continuazione del messaggio dettato il 19 settembre 2025, con lo stesso riferimento della Bibbia in francese corrente: Libro di Ester greco, capitolo 8 E


Parola di Gesù Cristo:

«Con la Mia benedizione, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Mia dolce figlia d'Amore, di Luce e di Santità, scriviamo.

Nell'assalto concertato dei leader delle nazioni su un mondo destabilizzato e in associazione con loro, Chiesa empia, hai fomentato questa strategia per instaurare la Chiesa mondiale che esprime e impone sempre più il suo orientamento.

Sei entrata con la forza nella Mia Casa. Hai avvelenato coloro che ti hanno accolta con tanta benevolenza. Hai preso le Mie Parole per ingannare e pervertire i Miei piccoli che non sanno riconoscere il male. Ti sei rivestita del Nome dei Miei Santi Figli e hai grossolanamente infangato le loro virtù per abbagliare il cuore dei Miei piccoli. Hai dato in pasto alla Bestia, che ti guida, l'anima dei Miei fedeli innocenti ormai pervertiti dalle tue menzogne. Chiami “Chiesa” l'insieme dei tuoi associati, creando così confusione tra i Miei, sfidandoMi con la tua fedeltà al maligno e credendoti già vittoriosa. Di quale vittoria ti congratuli?

Il martirio che provochi nel sacrificio dei più cari al Mio Sacro Cuore sarà la tua vergogna e la tua sofferenza, associandoti allo spietato che hai servito e che servi.

E voi dissidenti, emarginati che sostenete la persecuzione postuma di coloro che hanno mantenuto pura la Chiesa nutrendola, proprio come Me, Cristo, con il loro corpo, il loro sangue, la loro anima e la loro santità affinché la Verità fosse preservata per proteggere la perennità della Chiesa nel “piccolo resto” anonimo, mite e umile di cuore, nella resistenza della Fede, la Speranza, l'Amore e l'Adorazione al Dio Tre Volte Santo.

Voi, dissidenti, emarginati che vi credete padroni di una Chiesa migliorata e che diffondete “pietosamente” l'ira e la cupidigia sulla Mia Chiesa e sui Miei Santi, che Mi insultate calunniando la Chiesa Cattolica Apostolica assediata, Opera Divina che vi avevo affidato. Opera sostenuta e protetta da Mia Madre Maria Immacolata, Corredentrice così devota a voi, suoi figli prediletti.

Voi che, allo stesso modo di coloro che si dicono della Mia Chiesa e si pavoneggiano manipolando le Mie Parole e ferendoMi nella Mia Divina Presenza Eucaristica e nella Mia Divina Volontà; voi che continuate, anche nelle evidenti tribolazioni, a negare i segni dei tempi e le Mie chiamate, raggirando così i Miei figli e allontanandoli dalla Verità e dalla loro Salvezza per soddisfare il vostro orgoglio. Siete soddisfatti delle vostre opere?

Figli miei sacerdoti che siete così in preda alla tempesta e nella trappola della paura o della tiepidezza al servizio di una rassicurante neutralità, tornerete pentiti per permettere ai Miei piccoli, feriti dalle vostre parole e dai vostri atteggiamenti, di accedere alla guarigione e di essere liberati dalla loro delusione o dalla loro rabbia che generalizzano a tutta la Chiesa?

La Chiesa, figli miei, è il Corpo di Cristo. Tutto ciò che si discosta dalla Divina Volontà e dalla Parola immutabile di Dio, si discosta dal Corpo di Cristo, popolo di Dio che rimane e rimarrà unificato per l'eternità.

Nella Fine dei tempi che state vivendo vi viene offerto un ultimo momento di illuminazione delle vostre coscienze, privilegio del Dio Misericordioso, per permettervi di afferrare la Sua Mano soccorritrice. Preparatevi, figli miei, Io vengo verso di voi. Accettate di essere amati e di essere salvati.

Gesù Cristo


Maria Caterina dell'Incarnazione Redentrice, umile servitrice della Divina Volontà dell'Onnipotente, Unico Dio.


Angeli e Draghi XIV: Mont Saint Michel






Saint Aubert, il vescovo di Avranches in Francia, fondò Mont Saint Michel nel 708 dopo che San Michele Arcangelo gli apparve tre volte nei suoi sogni. Saint Aubert ignorò l'Arcangelo nei primi due sogni, ma nel terzo sogno San Michele spinse il dito nel cranio di Aubert e gli ordinò di costruire la chiesa in suo onore a Mont Tombe. Fu dopo questa terza e ultima visione che decise di iniziare a costruire il santuario! Il teschio di reliquia di St. Aubert, insieme a un foro in cui il dito dell'arcangelo lo perforava, può ancora essere visto nella Basilica di Saint-Gervais ad Avranches.

Il santuario fu terminato e dedicato come Mont Saint Michel il 16 ottobre 709 d.C. La festa di San Michele il 16 ottobre commemora le apparizioni di San Michele al vescovo Aubert e per secoli questo luogo è stato il luogo di numerose guarigioni, liberazioni, e pellegrinaggi per contadini e re allo stesso modo.




Tra i miracoli immediati del 16 ottobre 709 d.C. c'era la guarigione di una donna che era cieca per tutta la vita. In un altro, nel giorno della dedica, San Michele indicò a San Aubert dove colpire una roccia sull'isola per ottenere acqua fresca per l'intera isola. Nel 714 d.C., San Michele apparve di nuovo a St Aubert prima di fargli sapere che in tre giorni si sarebbe unito ai suoi genitori in paradiso.
L'intercessione e la protezione di San Michele a Mont Saint Michel si diffuse in Europa come un incendio.
Carlo Magno, che divenne re dei Franchi nel 768 d.C., re degli Lambardi nel 774 d.C., e il primo santo imperatore romano nell'800 d.C. di tutta l'Europa occidentale, fu anche il protettore del papato contro Mori e Sassoni. Carlo Magno fece un pellegrinaggio con il suo esercito a Mont Saint Michel e scelse San Michele come protettore del suo impero. Consacrò se stesso e tutto il suo regno a San Michele in questo santuario santo. Carlo Magno venerò talmente San Michele per la sua intercessione in battaglia che collaborò con papa Adriano (772-795) per unificare la liturgia romana con i Galli e nella festa di San Michele (16 ottobre), Carlo Magno con l'aiuto del papa Adriano compose la seguente prefazione di massa,
“È giusto ... che in questo giorno proclamiamo i meriti di San Michele Arcangelo. Per quanto dovremo venerare tutti gli angeli che stanno alla presenza di tua Maestà, è giusto che in questo ordine celeste l'angelo guerriero meriti il ​​primo rango. ”



Aiutò anche a comporre, sotto la guida del Papa, una "Sequentia de Sancto Michaeli" in cui si diceva che San Michele era il comandante delle schiere celesti, intercessore davanti a Dio e alla fine dei tempi il vincitore del drago. Ordinò un'immagine di San Michele con il titolo di "Patrono e Principe dell'Impero della Gallia" e proibì la venerazione di angeli sconosciuti in tutto il suo regno cristiano.



Carlo Magno ha dato a San Michele il primato totale attraverso questo santuario e festa del 16 ottobre sulle ambizioni culturali, sociali e imperiali del suo regno cristiano. I re che seguirono Carlo Magno, fino a Carlo XI, fecero tutti pellegrinaggi a Mont Saint Michel il 16 ottobre, chiedendo a San Michele di tenere sotto controllo tutti i grandi mali durante questa era di re e regine cristiane sante.




I miracoli di Mont Saint Michel sono continuati nel corso dei secoli. Nel 1423 durante un'invasione inglese, lo stesso San Michele intervenne con una tempesta miracolosa che fece schiantare tutte le navi del nemico contro le rocce. La battaglia tra San Michele e il drago continua oggi. Il drago ci tenta nel nostro orgoglio ed ego di essere il dio della nostra stessa vita, dicendo in effetti,
“Salirò nei cieli; Alzerò il mio trono sopra le stelle di Dio. Mi siederò sul monte dell'assemblea, nella parte più lontana del nord. Salirò sopra le cime delle nuvole; Mi farò piacere Il più alto “.

È. 14: 12-14
San Michele Arcangelo difende ogni anima umana dalla tentazione di essere il nostro stesso salvatore, gridando contro il drago in nostra difesa,
"Chi è come il Signore, il nostro Dio, che è salito in alto sul suo trono e si china dalle alture per guardare in basso, per guardare in cielo e in terra?"

Ps. 113: 5-6




Il prossimo 16 ottobre 2018, in questa festa che un tempo regnava sull'impero di un re, celebra e commemora le apparizioni di San Michele a San Aubert partecipando o offrendo una messa speciale in suo onore. Sii come il re Carlo Magno che invocò San Michele per permeare ogni aspetto della sua vita e del suo regno. Attraverso la nostra stessa devozione e consacrazione, possiamo collaborare con San Michele per riprendere la nostra Chiesa, il nostro paese, stato, città e persino le nostre stesse case da chi si aggira per il mondo in cerca della rovina delle anime. San Michele Arcangelo Ora Pro Nobis!

venerdì 3 ottobre 2025

Il dovere della diffusione delle Rivelazioni divine

 


Libro l’Evangelo


E' indescrivibilmente meritevole diffondere la Parola di Dio. Quello che viene trasmesso agli uomini tramite la Grazia di Dio, non deve rimanere unico bene del singolo, ma venire diffuso ai molti uomini che ne hanno bisogno per la salvezza della loro anima. L’umanità è in grave miseria, è così distante da Dio, che non riconosce più la Sua Volontà e passa attraverso la vita terrena in totale ignoranza. Però il compito terreno dell’uomo esige il sapere di ciò che cosa Dio pretende dagli uomini, e così deve essere loro trasmesso e perciò, Dio Sì è eletto dei figli terreni, che sono pronti a servirLo, e dà loro l’Incarico di annunciare agli uomini la Sua Volontà. Egli Stesso li istruisce prima, affinché ora possano dare ai prossimi il loro sapere. Senza aiuto fattivo l’umanità muore, e l’aiuto fattivo può essere soltanto la Parola di Dio, ma al momento viene rifiutato dagli uomini tutto ciò che ammonisce il rivolgersi a Dio oppure ciò che viene insegnato nel solito modo tradizionale su Dio. E perciò Dio dà di nuovo agli uomini la Sua Parola. Egli fornisce loro il chiarimento sulla loro destinazione ed il loro compito. Egli vuole venire vicino a loro mediante la Sua Parola, vuole far conoscere loro ciò che cela la Creazione; fa loro riconoscere il collegamento di tutte le cose e da loro i Comandamenti, che sono la Condizione Base per la risalita a Dio. E degli uomini volenterosi devono aiutare a diffondere il Dono divino; devono essere ferventi, rendere accessibile all’umanità le Rivelazioni divine; devono sempre e ripetutamente annunciare il Suo Agire come ferventi servi di Dio; devono far partecipi i prossimi dei deliziosi Doni di Grazia, affinché la Parola divina trovi accesso fra gli uomini, fortifichi la loro fede e li stimoli a fare di tutto, per vivere compiacenti a Dio, cioè di adempiere i Comandamenti d’amore per Dio e per il prossimo, se l’uomo conosce la Volontà di Dio, può essere chiamato a risponderne solamente se non li adempie. Certo, gli ignari non possono essere chiamati a rispondere, ma non possono nemmeno sfruttare la loro vita terrena e giungere all’alta maturità spirituale, oppure devono essere però straordinariamente attivi nell’amore per propria spinta, cioè in loro deve essere l’amore, ma allora sapranno anche del senso e dello scopo della vita terrena e del loro compito; perché Dio comunica la Sua Parola a tutti coloro che la desiderano, soltanto non sempre visibile esternamente, ma nella forma di una trasmissione mentale. Coloro però a cui la Parola arriva in modo che la possono scrivere, hanno anche il particolare obbligo di diffondere questa Parola, perché loro ricevono una grande Grazia e perciò devono anche dare. Devono annunciare il Vangelo a tutti coloro che non lo rifiutano.

Amen

30. gennaio 1941

Il mio regno non è di questa terra, secondo quanto vuol dire regnare sulla terra. Ma è Regno della terra. Poiché Io sulla terra avrò regno.

 


Dice Gesù: 

«Sono il “Primogenito di fra i morti” secondo l’ordine umano a divino. 

Primogenito secondo l’ordine umano perché figlio, per parte di madre, di Adamo, sono il primo generato, della stirpe di Adamo, che sono nato come avrebbero dovuto nascere tutti i figli dei creati dal Padre mio. 

Non sbarrare gli occhi. Maria è nata per volere di Dio senza macchia e questa preservazione è stata voluta giustamente per preparare la mia venuta. Ma senza uno speciale volere, Maria, nata da uomo e donna insieme congiunti secondo la legge della natura, non sarebbe stata diversa da tutte le altre creature venute dalla radice contaminata di Adamo. Sarebbe stata una grande “giusta”, come molti e molte altre dell’antico tempo, ma nulla di più. La Grazia, Vita dell’anima, sarebbe stata uccisa in Lei dal peccato d’origine. 

Sono Io che ho vinto la morte e la Morte. Io che ho richiamato in Vita i morti del Limbo. Dormivano. 

Come Lazzaro, la cui risurrezione adombra questa più vera. Io li ho chiamati. E sono risorti. Io, nato da donna figlia di Adamo, ma senza macchia d’origine, ossia come avrebbero dovuto essere tutti i figli di Adamo, sono perciò il Primogenito, secondo l’ordine naturale, di Adamo, nato vivo in mezzo ai generati morti di Adamo. 

Sono il “Primogenito” secondo l’ordine divino perché sono il Figlio del Padre, il Generato, non il creato da Lui. 

Generare vuol dire produrre una vita. Creare vuol dire formare. Io posso creare un nuovo fiore. 

L’artista può creare una nuova opera. Ma solo un padre e una madre possono generare una vita. 

Sono dunque il “Primogenito” perché, nato da Dio, sono alla testa di tutti i nati (secondo la grazia) da Dio. Quando con la mia Morte ho squassato le porte dell’al di là e ne ho tratto i dormenti alla prima risurrezione, ho anche aperto le chiuse dei laghi mistici nel cui lavaggio si deterge il segno che uccide, muore la Morte dello spirito, la vera Morte, e nasce la Vita dello spirito, la vera Vita. 

Sono infine il “Primogenito” di fra i morti perché la mia Carne entrò prima nel Cielo, dove entreranno alla Risurrezione ultima le carni dei santi i cui spiriti attendono nella Luce la glorificazione del loro io completo, come è giusto che sia perché santificarono se stessi vincendo la carne e martirizzandola per portarla a vittoria, come è giusto che sia perché i discepoli sono simili al Maestro, per amoroso volere del Maestro, e Io, Maestro vostro, sono entrato nella Gloria con la mia Carne che fu martirizzata per la gloria di Dio. 

Più avanti ti parlerò delle due risurrezioni, viste sempre da voi con riferimenti umani, mentre vanno viste con vista spirituale. 

Questa mia Primogenitura divina e umana mi dà, di conseguenza, diritti sovrani, poiché è sempre il primogenito di un re colui che eredita la corona. E quale re più Re del Padre mio? 

Re eterno il cui regno non ha principio Né fine e contro il quale nessun nemico ha potere. Re unico senza rivali che mi eleva nel generarmi alla sua stessa sovranità perché Io sono Uno col Padre, consustanziale a Lui, inscindibile da Lui, parte viva, attiva, perfetta di Lui. Re santo, santo, santo di una Perfezione tale che è non immaginabile a mente umana. Sfolgora nel Cielo, sulla terra e sugli abissi, dilaga sui monti, investe di sé quanto è, la santità gloriosa del Padre mio, santità che Noi adoriamo perché è quella da cui siamo generati e da cui procediamo. 

Gloria, gloria, gloria al Padre, Maria, gloria sempre perché da Lui viene ogni bene ed il primo Bene sono Io, tuo Salvatore. 

Il mio regno non è di questa terra, secondo quanto vuol dire regnare sulla terra. Ma è Regno della terra. Poiché Io sulla terra avrò regno. Regno palese e vero, non solo spirituale quale è ora e di pochi. 

L’ora verrà in cui sarò Re solo e vero di questa terra che ho comperata col mio Sangue, della quale sono stato creato Re dal Padre con ogni potere su di essa. Quando verrò? Che è l’ora rispetto all’eternità? E che ti importerà dell’ora quando sarai nell’eternità? 

Verrò. Non avrò nuova carne poiché ne ho già una perfetta. Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova, perché allora i buoni saranno non umanamente buoni come lo erano i discepoli della mia prima venuta, ma saranno spiritualmente buoni, e i malvagi saranno spiritualmente malvagi, satanicamente malvagi, perfettamente malvagi. Perciò la forma sarà consona alle circostanze, perché se usassi la forma di 20 secoli or sono sarebbe superata, pei perfetti nel bene, e sarebbe offrire modo ai satanici di recare un’offesa che non è permessa recare al Verbo glorificato. Come una rete di maglia fina trascinerò dietro alla mia Luce i giunti alla sottigliezza spirituale, ma i pesanti, per la congiunzione della carne con Satana, i Morti dello spirito che la putredine dell’anima tiene confitti nel fango, non entreranno nella mia Luce e finiranno di corrompersi nella congiunzione col Male e con la Tenebra. 

Per ora preparo il tempo futuro usando singolarmente la Parola che scende dai cieli a dar luce alle anime pronte a riceverla. Faccio di voi i radiotelefonisti intenti a udire l’insegnamento che è perfetto e che avevo già dato e che non muto, poiché Una è la Verità, ma che è stato dimenticato o svisato, troppo dimenticato e troppo svisato perché faceva comodo dimenticarlo e svisarlo. 

Faccio questo perché ho pietà dell’Umanità che muore senza il pane dello spirito. Come ho dato Me per pane dell’anima vostra, così ora porgo la mia Parola per pane del vostro spirito. E ripeto: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e l’osservano”.» 

DA: I QUADERNI DEL 1943 


TUTTI VOI, MIEI FIGLI, CHE SEGUITE LE ORME DI DIO: «NON AVETE NULLA DA TEMERE»

 


(Messaggio dato a MYRIAM e MARIE: 2 ottobre 2025)


IO SONO DIO: «Padre, Figlio, Spirito Santo».

IO SONO L'ONNIPOTENTE, L'ETERNO, IO SONO!

Non abbiate paura, figli miei, delle grandi tribolazioni che stanno per abbattersi su di voi, eppure, miei amati, avrei tanto voluto risparmiarvi queste grandi sofferenze.

Molti dei miei figli sono sordi al mio appello: «I miei comandamenti sono ignorati...

La mia Santa parola non li interessa, preferiscono ascoltare la voce del bugiardo piuttosto che «QUELLA DI DIO».

Preferiscono vivere nell'odio e nella violenza piuttosto che «nell'Amore e nella PACE DI DIO»!

PERCIÒ, figli miei, pregate molto per:

coloro che sono lontani da ME,

per la loro conversione affinché tornino a ME: DIO Onnipotente, a Me, il Vero e autentico AMORE!

Pregate anche, Miei amati, per i membri della vostra famiglia

per i giovani che sono accecati da Satana

Pregate per la FRANCIA che è alla vigilia di una rivoluzione e:

Pregate per la Mia Chiesa

E: «Voi tutti, Miei figli», che camminate sulle orme di DIO: «NON AVETE NULLA DA TEMERE»!

AMEN, AMEN, AMEN,

Ora, miei amati, ricevete la MIA Santissima Benedizione: Insieme a quella della Beata VERGINE MARIA: Che È Tutta Pura e Santa: La Divina Immacolata Concezione e, San GIUSEPPE Suo castissimo sposo:

NEL NOME DEL PADRE,

NEL NOME DEL FIGLIO,

NEL NOME DELLO SPIRITO SANTO!

AMEN, AMEN, AMEN.

Vi do la Mia PACE, figli Miei, vi do la Mia PACE e: NON ABBIATE PAURA!

IO SONO L'AMORE DIVINO CHE VI AMA e CHE VIVIENE A SALVARVI!

AMEN, AMEN, AMEN,

IO SONO L'ONNIPOTENTE!

IO SONO!

AMEN, AMEN, AMEN,

( Alla fine delle nostre preghiere , abbiamo cantato: )

O SIGNORE , vengo a TE , vengo a TE !

Ti saluto MARIA


IL SANTISSIMO SACRAMENTO, LA PIÙ GRANDE OPERA DI DIO - 1

 


SEZIONE I  

LE LEGGI DELLE OPERE DIVINE  


Non possiamo immaginare un ritratto di Dio. Non possiamo rappresentare, con immagini o forme sensibili, l'eternità o l'onnipotenza. Rappresentarci Dio con tali mezzi sarebbe incorrere in un errore deplorevole.  

Tuttavia, è di fondamentale importanza per la vita spirituale avere di Dio un'idea chiara; perché solo nei sommi altipiani dell'unione mistica con Dio è possibile contemplarlo nell'oscurità, tra nuvole e ombre, e ottenere con ciò qualche soddisfazione e quiete. Ora, tuttavia, possiamo evocare l'immagine divina con sufficiente chiarezza, negandogli qualsiasi imperfezione concepibile o attribuendogli in altissimo grado tutta la perfezione che possiamo concepire. Coloro che si sono abituati alla meditazione e si sono familiarizzati con le opere e i misteri divini possono formare la loro idea di Dio in un altro modo. Una volta che si forma un'immagine di Dio tanto perfetta quanto possibile e la esaminiamo parte per parte per sapere come è composta, verificheremo che comprende nove misteri: quattro in Dio stesso e cinque fuori di lui.  

I primi quattro misteri sono: l'inascibilità, la generazione, la processione e l'unità, attraverso i quali esprimiamo la dottrina delle "Tre persone in un solo Dio".  

Gli altri cinque misteri sono: la creazione, l'incarnazione, la giustificazione, la glorificazione e la transustanziazione.  

Non si creda, però, che tale immagine sia una rappresentazione adeguata di Dio, o sia perfetta, se non relativamente alla nostra stessa comprensione. L'Altissimo ha attributi, ai quali non sappiamo dare denominazione, perché, essendo di insondabile perfezione, non ci è possibile formarne un'idea. In lui ci sono somme di bellezza e gloria, delle quali, se cadessero ombre, queste si proietterebbero ben oltre questo mondo o, anzi, oltre tutta la creazione finita. Non c'è in Dio motivo più semplice di delizioso amore e di intensa gioia che essere lui stesso incomprensibile e bello e glorioso, al di sopra di tutto ciò che l'intelligenza degli angeli possa ideare. Ma l'immagine di Dio, a cui ci riferiamo, è perfetta nel senso di abbracciare tutto ciò che di lui concepiamo, tutto ciò che di lui conosciamo, tutto ciò che ci ha detto di sé e tutto ciò che ci è necessario per prestargli un amore coscienzioso e una profonda adorazione, oltre al fatto che racchiude in sé la storia delle opere di Dio, da cui traboccano motivi per la più profonda riverenza e per il più tenero amore.

Per ora, non trattiamo dei quattro primi misteri, che esistono in Dio stesso e che esprimono la dottrina della santissima e indivisibile Trinità. Ci proponiamo di trattare di quelli che la santissima Trinità ha permesso si realizzassero al di fuori di essa. Di questi cinque grandi misteri, che sono come corone di tutti gli altri, la creazione, l'incarnazione, la glorificazione e la transustanziazione, quest'ultima è, senza ombra di dubbio, la più grande e la più perfetta, perché riflette pienissimamente le perfezioni interne di Dio. Tale è l'argomento da trattare in questo libro, e chiedo al lettore di avere con me tutta l'indulgenza, nel caso in cui la mia esposizione gli sembri arida e secca, essendo che d'ora in avanti saranno esposte molte cose che sembreranno mera poesia o eccesso di devozione invece di una relazione grave e esatta della verità. 

Quando gli uomini parlano delle opere di Dio, dicendo che alcune sono maggiori di altre, non intendono proferire sentenza sull'Altissimo, né arrogarsi il diritto di, scrutando i suoi disegni, fare confronto tra le sue opere e criticarle. No: riconoscono, infatti, che in tutte le opere divine potrebbe esserci, e probabilmente ci sarà, intenti e propositi di saggezza, giustizia e misericordia, che molto superano le nostre vedute e di molti dei quali nemmeno sospettiamo l'esistenza. Ma, esprimendosi con tutta la reverenza in linguaggio umano per quanto possibile, lo fanno secondo l'impressione che tali opere danno loro e secondo gli insegnamenti della Chiesa e dei suoi dottori che li autorizzano a indurre. I santi sono opere di Dio; tuttavia, come dice l'apostolo, ogni opera differisce dall'altra in splendore; si aggiunge che la Scrittura ci insegna che Dio ha abbandonato il mondo alla discussione tra i figli degli uomini. Con questa disposizione d'animo, possiamo azzardarci a confrontare tra loro le misericordiose opere di Dio, senza dimenticare di riconoscere che la minore di esse è così profonda che non possiamo sondarla, così elevata che non possiamo abbracciarla e così piena di condiscendenza che gli angeli e gli uomini, per quanto grandi siano i loro meriti riuniti, non potrebbero mai giudicarsi con diritto di pretenderla.

Tutte le arti umane che si propongono di scoprire e esprimere il bello, sia per forma, che per colore, che per suono, che per linguaggio, o in qualsiasi altro modo, hanno le loro regole proprie che le guidano nelle loro elucubrazioni e ne determinano le applicazioni. Ma Dio, nelle sue opere, è la propria regola, poiché egli è tutta la bellezza, tutto l'ingegno, tutta la saggezza e tutta la bontà. Ma di quanto gli è piaciuto darci a conoscere, potremmo azzardarci a indurre certe regole e criteri che ci abiliteranno a intravedere la divina bellezza delle sue opere, tanto per la nostra istruzione, quanto per avere nuovi motivi di lode e reverente adorazione. Ma possiamo chiedere: in che consiste la perfezione delle opere divine?

Rispondo che, secondo il nostro modo di dire e secondo la natura della nostra intelligenza, questa perfezione consiste principalmente in cinque caratteristiche: che l'opera di Dio è bella, ammirabile e misericordiosa nella proporzione in cui riunisce in sé il maggior numero delle suddette cinque qualità, elevate queste al supremo grado. 

Prima di tutto, la perfezione delle opere divine consiste nei profondi abissi della sua condiscendenza. Ogni opera di Dio è di condiscendenza. Egli si è fatto infinitamente piccolo, dice S. Efrém, per formare il mondo che ci sembra così grande. Egli non ha bisogno di noi o di qualsiasi altro ente contingente, per quanto saggio, santo o bello possa essere. La creazione non è necessaria alla sua gloria o alla sua beatitudine e nemmeno, rigorosamente parlando, alla sua bontà. Nessuna delle opere visibili di Dio è necessaria: la creazione è stata un'azione meravigliosa di condiscendenza. Se il Verbo eterno si fosse rivestito della natura di angelo e l'avesse associata alla sua persona divina, questa manifestazione di condiscendenza sarebbe stata, da questo punto di vista, ancora maggiore della creazione, perché si sarebbe approfondita ulteriormente la divina condiscendenza. Il Verbo eterno ha assunto, tuttavia, la natura infima dell'uomo, infima tra le nature razionali. Ha realizzato così un'opera più perfetta di quanto sarebbe stata quella di assumere la natura angelica, proprio perché rivela più condiscendenza e un amore più profondo. Se l'uomo non avesse peccato e Nostro Signore si fosse degnato di assumere la natura impassibile dell'umanità non colpevole, al fine di rimanere con noi e essere uno di noi, quest'azione sarebbe stata di un amore così perfetto che né gli angeli né gli uomini l'avrebbero immaginata, senza l'aiuto della rivelazione. E che diremo di aver egli assunto la nostra natura passibile e di aver realmente sofferto e esaurito tutti i mezzi di sofferenze spirituali e corporali, non solo a dispetto dei nostri peccati, ma per redimerci da essi, facendoci suoi coeredi nel regno dei cieli? Ecco un'opera ancora più perfetta, perché l'abisso di condiscendenza è più profondo. Così, sembra che, nelle opere di Dio, poiché sono opere e opere sue, il grado di condiscendenza che esse contengono sia la misura della loro perfezione.

Quanto più amore contengono, tanto più perfette sono; e quanto più Dio si degna di abbassarsi, tanto più piena d'amore è la sua condiscendenza. Il secondo criterio per determinare la perfezione delle opere divine si trova nelle altezze a cui esse si elevano. Ogni condiscendenza del Creatore implica l'elevazione della creatura verso di lui. In effetti: questo è l'obiettivo della condiscendenza. La creazione non ha altro fine. La Chiesa, la grazia, i sacramenti, le buone ispirazioni, le manifestazioni di Dio, tutto ciò significa avvicinare la creatura al suo Creatore. Così, redimere gli uomini dai loro peccati mediante il sangue di Gesù Cristo e permettere loro di vivere la vita dell'immortalità beatificata dalle sue mani, dopo il giorno del giudizio, con tutte le gioie, tranne quella della visione della Santissima Trinità, sarebbe una grande opera d'amore, perché trasporta gli uomini dal peccato alla santità, rendendoli amici di Dio, da nemici che erano. Ma quanto più perfetta è l'opera che consente loro di vedere Dio faccia a faccia, così come egli è, e di sentirsi conformati all'immagine del glorioso corpo del nostro diletto Signore? La legge antica è stata una bella opera di compassione di Dio; ma è stata eclissata da una bellezza più perfetta, quella del Vangelo, la cui vera bellezza a malapena possiamo apprezzare. Come, tuttavia, il caratteristico della legge giudaica, in confronto ai frammenti sparsi della religione naturale e primitiva rivelata dai sistemi del paganesimo, era che gli uomini allora avevano Dio vicino a sé, privilegio che non era dato agli altri popoli; allo stesso modo nel Vangelo è la presenza di Dio e l'intimità della nostra unione con lui che conferiscono alla Chiesa di Cristo una bellezza eccelsa. Così, nella teologia ascetica contiamo i gradi di perfezione nella mortificazione in base a quanto ci eleviamo sempre di più verso Dio; e nella teologia mistica distinguiamo gli stati successivi della preghiera mentale, l'altezza che raggiungiamo nella contemplazione, secondo l'intensità e la perfezione della nostra unione con Dio, in ciascuno di questi stati. La grazia è maggiore della natura, perché ci eleva a una maggiore prossimità di Dio e la gloria prevale sulla grazia, perché stringe ulteriormente l'unione dell'anima con Dio. Così, quanto maggiore è l'altezza della creatura, maggiore è la bellezza e la perfezione di quest'opera. Il carattere puramente spirituale delle opere di Dio è un altro segnale, con il quale si può misurare la loro perfezione. È importante dire, in altre parole, che lo spirito è più glorioso della materia e l'anima, più ammirabile del corpo. La rigenerazione spirituale del mondo è un'opera più bella della creazione materiale primitiva, sebbene una non possa esistere senza l'altra. Un miracolo operato mediante parole sembrerà più perfetto di uno operato mediante uno strumento materiale, sebbene questo mezzo possa essere più rapido e glorioso per Dio. Inoltre, materia e spirito sono creature di Dio e Dio se ne serve, insieme o separate, come a lui piace; tuttavia, quanto più spirituale è il suo modo di agire, tanto più perfetta generalmente la consideriamo. È proprio per questo che l'azione della grazia nelle anime degli uomini si riveste di maggiore dignità e fascino. Così, supponendo che due opere divine, la cui esecuzione sia altrettanto grande e di obiettivo di uguale importanza, la nostra preferenza penderà verso quella formata in modo più spirituale, poiché sotto questo aspetto ci rappresenta in grado più alto il carattere dell'Onnipotente. E così sembra che sia stata a causa di nozioni errate e basse riguardo al regno e alla sovranità del Messia che i giudei siano rimasti ostinatamente inconversi. L'errore di non percepire il carattere spirituale ha attirato su Giacomo e Giovanni la censura da parte del Signore. Un'idea grossolana sulla resurrezione del corpo ha provocato l'indignazione di San Paolo, e la mancanza di discernimento spirituale ha suscitato l'apostasia di molti a Cafarnao, quando Cristo spiegò, per la prima volta, la dottrina della santa Eucaristia. La gloria di Dio è specialmente avvolta nella forma spirituale delle sue opere e nel discernimento di esse da parte delle sue creature. Possiamo, quindi, considerare la presenza di questo metodo peculiare, come criterio di perfezione, quando, almeno, questo segnale concorre con altri. Il quarto criterio della perfezione delle opere divine sta nel duplice carattere di continuità e molteplicità che le distingue. La continuità rappresenta l'immutabilità di Dio, e la molteplicità la sua magnificenza e liberalità. Così, essere confermati nella grazia, come lo furono gli apostoli, è uno stato più elevato del nostro, poiché è continuo. Gli effetti transitori sono meno perfetti di quelli che sono permanenti.

Mezza ora di estasi sulla terra con la vista intuitiva di Dio è molto inferiore al costante rapimento della visione beatifica in cielo. Il concetto di alcuni pagani di un Dio senza provvidenza, che, avendo creato il mondo, lo ha lasciato in balia di se stesso, è, messa da parte l'empietà, un'idea meno perfetta rispetto a quella di rappresentarlo come principio di vita del mondo, sostenendo e mantenendo tutte le cose e dando loro nuovo vigore; il difetto di questa idea sta nell'omissione della continuità. Il mistero della perfezione perderebbe metà della sua bellezza se non comprendesse allo stesso tempo la continuità. 

La molteplicità è anch'essa di carattere divino. Così, il perdono dei peccati solo per mezzo del battesimo è un'opera bella e perfetta; ma quando il perdono si ripete, si rinnova e si moltiplica ogni ora per il perpetuo sacramento della penitenza, quanto più bella e perfetta non è l'opera del perdono! La gloria della Chiesa sta nel non essersi confinata nei limiti ristretti della sinagoga, nell'avere aumentato i suoi credenti e su ciascuno di loro moltiplicato la grazia. Che cos'è la creazione di tutto questo universo di mondi, in confronto all'effusione di una sola goccia di sangue di Gesù? Ma, quando questo prezioso sangue tinge di porpora il suolo del Giardino degli Ulivi, le pietre di Gerusalemme, le pieghe della sua tunica, le strisce dei flagelli e le spine della corona, la punta della lancia e il legno della croce, quante rivelazioni dell'esuberanza e della prodigalità dell'amore divino! Così, nella continuità e molteplicità congiunte in qualsiasi opera di Dio che ci si presenti, scorgiamo nuove manifestazioni di bellezza e perfezione. 

Infine, le opere divine sono di maggiore o minore perfezione, a seconda che rappresentino e configurino un numero maggiore o minore delle perfezioni divine. Tutte le opere di Dio sono rivelazioni di lui stesso e poiché conoscere Dio è conoscere la vita eterna, che è la rivelazione più completa di lui, abbiamo la maggiore prova della sua perfezione. L'inferno, considerato semplicemente come parte della creazione, è un'opera molto bella: è un abbozzo dell'ineffabile purezza dell'Onnipotente; è un attestato degli splendori della sua giustizia. Inoltre, le linee argentee della sua misericordia si incrociano su questo tenebroso abisso, poiché lì il peccato non è punito come meriterebbe e anche le fiamme vendicative stanno giorno dopo giorno predicando al mondo e così rubando milioni di anime che altrimenti sarebbero precipitate nell'abisso e preda dei suoi fuochi. L'inferno è uno spettacolo terribilmente bello. 

Ancora più bello, tuttavia, è il purgatorio, per essere ancora più eloquente la giustizia di Dio. Giustizia per i peccati perdonati e per anime molto amate da lui. Il purgatorio è una rivelazione più completa della purezza divina rispetto all'inferno, poiché ci mostra la visione beatifica ritardata a causa dei peccati veniali o già perdonati. Inoltre, è una dimostrazione d'amore, cosa che l'inferno non può essere. Infatti, ci mostra gli ingegnosi artifici della celeste compassione, con l'intento di moltiplicare il numero delle anime salvate e impedire che, per codardia o tiepidezza, si precipiti nella rovina totale. Così, il purgatorio, molto più dell'inferno, ci rivela i modi e i modi del nostro Padre celeste, permetteteci di esprimere: impressioni che l'Inferno, dopo lunga meditazione, non ci avrebbe dato; e sotto questo punto di vista, il purgatorio è un'opera di maggiore bellezza e perfezione rispetto all'inferno. 

Ma, confrontando sotto lo stesso aspetto il cielo e il purgatorio, diventa evidente che il cielo è un'opera molto più bella e perfetta, per la semplice ragione di rivelarci molte cose su Dio, indipendentemente da altre considerazioni ovvie. Infatti, le opere di Dio sono tanti specchi, dove egli permette alle sue creature di contemplare il riflesso delle sue perfezioni invisibili e della sua bellezza nascosta e, a seconda che tale riflessione sia più o meno estesa, esatta e chiara, lo specchio che la produce è più o meno perfetto. Un modo per determinare la perfezione di un'opera divina consiste nell'osservare quante perfezioni divine vi si riflettono e con quale grado, chiarezza e precisione. 

Tali sono i cinque criteri, secondo i quali possiamo avventurarci a giudicare le opere di Dio; chiamiamoli i canoni della bellezza artistica nelle opere divine. La bellezza di Dio si manifesta nelle sue opere, nella grandezza della sua condiscendenza, nel grado dell'altezza a cui esse elevano le creature, nel carattere puramente spirituale delle sue opere; infine, nel maggior numero di perfezioni divine che in esse si riproducono.

FREDERICK WILLIAM FABER