ROSARIO
nella eloquenza di
VIEIRA
ESTOLLENS VOCEM
Finalmente, la terza e ultima petizione è altissima nel giudizio. E perché? Perché comprendiamo, giudichiamo e dichiariamo che tutto il male è il peccato, e che tra tutti quelli che comunemente si chiamano mali, solo il peccato è veramente male: e da questo male chiediamo a Dio che ci liberi, quando diciamo: "Sed libera nos à malo". Oh, se gli uomini finissero per persuadersi e penetrassero completamente, o se si lasciassero penetrare da questa grande verità! Con quale affetto diverso farebbero a Dio questa petizione e desidererebbero ciò che in essa si chiede! Tutte le infelicità del mondo, da dove pensate che abbiano la loro prima radice? Tutte nascono dall'equivoco di due nomi: tutte nascono da quell'inganno e errore generale, con cui si confonde in tutte le lingue il nome del male e quello del bene. Per questo si lamentava e gridava Isaia: "Vae qui dicitis malum bonum, et bonum malum": (33) Guai a voi che chiamate male il bene! Non c'è altro bene in questo mondo che sia veramente bene, se non la grazia di Dio; né altro male che sia veramente male, se non il peccato. Per questi due articoli di fede si lega la fine del Padre Nostro con l'inizio dell'Ave Maria. Come inizia l'Ave Maria? "Ave gratia plena, Dominus tecum". (34) Dunque, Angelo così ben inteso come benedetto, non avete altro titolo più alto, non avete altro nome di maggiore maestà, con cui salutare la vostra Regina? No. Perché nella grazia di cui è piena, si include tutto il bene, così come nel peccato, a cui mai è stata soggetta, è stata libera da ogni male. La grazia non può stare insieme con il peccato; e come Maria, fin dal momento della sua Concezione, è sempre stata piena di grazia, in questa grazia e in questa esenzione dal peccato consiste tutta la sovranità della sua grandezza, ancora maggiore che quella di essere Madre di Dio, che io le vengo ad annunciare. Così grande bene è la grazia, così grande male è il peccato!
E affinché nessuno dubiti che questo male di cui chiediamo a Dio di liberarci è tutto il male, e non ce n'è altro: ascoltiamo lo stesso Maestro, che così ci ha insegnato a chiedere, e ha chiuso tutte le altre petizioni con questa, come la chiave, e più importante di tutte. In quella misteriosa preghiera che Cristo fece al suo Eterno Padre durante l'ultima Cena, raccomandando molto sotto la sua divina protezione i Discepoli, da cui si allontanava, la clausola con cui concluse la raccomandazione: "serves eos a malo".
Non vi chiedo, Padre mio, che li togliate dal mondo, per la cui conversione sono necessari; ma ciò che molto vi prego, è che li guardiate e li liberiate dal male. Questa è stata la preghiera, e sembra veramente che non sia stata ascoltata. Che povertà, che fame, che sete, che persecuzioni, che carceri, che esili, che affronto, che disprezzo, che ignominie, che calunnie, che accuse, che ingiustizie; che flagelli, che tormenti, che martìri, non hanno sofferto quegli stessi Apostoli in tutte le parti del mondo, e in tutti i giorni e ore della vita, fino a perdere infine in modo crudele e vergognoso, alcuni crocifissi come Pietro, altri impalati come Andrea, altri scorticati come Bartolomeo, e tutti, senza eccezione di uno solo, così barbaramente e disumanamente tormentati, quanto era l'empietà e l'odio infernale dei tiranni? Dunque, se tutte le fatiche, miserie, disgrazie, afflizioni, pene, disonori; insomma, se tutti i mali del mondo si sono uniti e congiurati contro questi uomini, e si sono impiegati e concentrati in loro, senza che Dio lo impedisse, né li liberasse, lasciandoli soffrire e morire; come si è adempiuta (poiché non poteva non essere ascoltata) la verità della preghiera di Cristo: "Ut serves eos à malo"? Essi hanno sofferto tutti i mali, e il Padre li ha liberati da tutto il male? Sì. Perché confermandoli nella grazia, li ha liberati dal peccato, e tutti quelli che il mondo chiama mali, non sono mali, solo il peccato è male: "Non dicit, ut serves eos à tribulationibus, ab odiis, à persecutionibus, sed à malo, hoc est à peccato, quod simpliciter est malum": dice il Cardinale Caetano: e non era necessario che né lui né alcun altro lo dicesse.
Questo è il male di cui chiediamo a Dio di liberarci, e questa è la corona con cui Cristo ha concluso la sua preghiera, affinché dicesse la fine con il principio. All'inizio disse: "Pater noster"; alla fine dice: "Sed libera nos à malo": e questo è stato unicamente il male di cui l'Eterno Padre, come Padre, ha liberato unicamente suo Figlio. Non lo ha liberato dalle povertà, né dai lavori, né dalle persecuzioni, né dagli esili, né dagli odi, né dalle ingiurie, né dai flagelli, né dalla morte, e morte di croce; ciò da cui lo ha liberato è stato dal peccato, dando all'umanità di Cristo l'unione ipostatica, con cui la rese impeccabile. E come l'altissimo giudizio di questa ultima petizione, mette sotto i piedi tutto quel mondo di orrori, che lo stesso mondo chiama mali, e dicendo: "Libera nos à malo"; riconosce solo come male il peccato, per essere offesa di Dio; né sulla terra, né in cielo, né dentro lo stesso Dio può esserci concetto più elevato di questo giudizio, né voce più alta di questa petizione: "Extolens vocem".
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