giovedì 14 novembre 2019

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



Che i Cristiani, gli Ebrei e i Musulmani hanno lo stesso Dio è una frase che fu detta già all'inizio del secolo XIX dal famoso prete apostata Giacinto Loyson. Oggi, questa frase, lanciata da Papa Giovanni Paolo II, la si legge sulle riviste e sui giornali, la si sente nei discorsi e rimbalza in tutti i colloqui ecumenici. Ma questo dimostra quanto sia stato infausta quella "Dichiarazione" conciliare, "Nostra aetate", sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane'. 
Ora, proprio per questo, è necessario domandarci: ma è davvero così, che noi cristiani abbiamo lo stesso Dio degli ebrei e dei musulmani? La risposta a questa domanda necessita, anzitutto, di fare delle "distinzioni": 
l) da un punto di vista oggettivo, si può anche dire che i musulmani e gli ebrei hanno lo stesso Dio, in quanto è vero che c'è un Dio solo, Creatore e Salvatore, Giudice Supremo di tutti, credenti e atei. Quindi, tutto e tutti sono governati da uno stesso Dio; 
2) da un punto di vista soggettivo, invece, non lo si può né dire né lo si può credere, perché, soggettivamente, non si tratta più della sovranità di Dio su tutti gli uomini, poiché esiste una differenza abissale tra la realtà divina, nella sua essenza, e le raffigurazioni umane di Dio, quali ce lo propongono le false religioni. Negare questo, sarebbe un vanificare la Rivelazione divina, e il Cristianesimo, allora, sarebbe una delle tante religioni. 
Perciò, fuori della Rivelazione divina non ci possono essere che dei parziali avvicinamenti al Dio-Trino del cristianesimo da parte di quelle religioni prive del lume della Fede soprannaturale e, di conseguenza, anche deformate dalla mano dell'uomo, come appunto è, ad esempio, l'Islam, il cui Dio è fabbricato sul fondamento di tradizioni ebraiche, e ben poco a quello che Gesù ci ha rivelato! Quindi, ciò che sanno di Dio i musulmani, attraverso il Corano, non comporta necessariamente una vera conoscenza della Realtà divina! 
Quel loro "dio" -monarca, inaccessibile e solitario, infatti, che resta inconoscibile, che premia i suoi credenti con sensualità innominabili persino nel suo paradiso di harem, non può essere che un "dio" che esisteva solo nel cervello distorto di Maometto e dei suoi seguaci settari! 
Al contrario, il Vangelo ci svela, categoricamente, che solo Gesù poteva rivelarci la persona del Padre: "lo sono la porta" (Gv. 10, 9), "Nessuno viene al Padre se non per Me" (Gv. 14, 6), "Se mi conosceste, conoscereste anche il Padre mio" (Gv. 14, 7), "Chi rifiuta il Figlio, non ha neppure il Padre" (l Gv. 2, 23), "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo" (Mt. 11, 27) ... 
Come si vede, sono affermazioni che dimostrano l'incapacità delle altre religioni di pervenire a una conoscenza salutare del nostro Dio, Uno e Trino, e adorarLo "in spirito e verità", per cui non si può dire che i musulmani abbiano lo stesso Dio di noi, appunto perché essi hanno di Dio un'immagine degradante che annulla l'essenza divina, e perché la negazione di Gesù, come Figlio di Dio, comporta la misconoscenza del Padre. 
Ora, se è erroneo dire che abbiamo lo stesso Dio dei musulmani e dei giudei, non si potrà neppure dire che il Cristianesimo, il Giudaismo e l'Islam siano tutte e tre delle religioni monoteiste. 
Per definizione, la parola "monoteismo" significa "credenza in un Dio unico". Noi cristiani, infatti, diciamo:  "Credo in unum Deum". Sì, anche gli ebrei e i musulmani dicono di credere in un unico Dio, ma questo non può autorizzare a dire che questa è una nozione comune alle tre religioni, e perciò un punto "ecumenico" d'incontro e di partenza. 
Il padre Marananche S. J., nella sua opera: "Le monothéisme chrétienm ha denunciato questa falsa deduzione, scrivendo: « ... la Rivelazione corre il rischio di aggiungersi come un piano sovrapposto a questo pianoterra indispensabile. La Trinità non influisce realmente sull'Unità, non porta a ripensarla da cima a fondo. Di qui, la tendenza degli apologisti a svendere la differenza cristiana in nome di un ecumenismo di cortesia o .•. d'impazienza» (p. 18). «È impossibile per la cristianità pensare una divinità fuori del giuoco della carità attraverso la quale si comunica: essa non esiste senza il dono (d'amore) che fa di se stessa e che è essa stessa. Ciò che in noi è separato, in Dio coincide» (p. 226). 
Quindi, un "Dio naturale", che viene supposto comune alle "tre religioni monoteiste", è una concezione puramente umana senza fondamento nella realtà. E cita l'ortodosso J ean Zizoulias che dice: «Sarebbe impensabile parlare di un "Dio-uno", prima di parlare del Dio che è "comunione", cioè della SS. Trinità. La Santissima Trinità è un concetto ontologicamente primordiale, e non una nozione che si aggiunge alla sostanza divina». (p. 227) Quindi, separare il Dio-uno e il Dio-trino potrebbe dare l'impressione che la Trinità sia "un correttivo, aggiunto in un secondo tempo all'unità divina», mentre essa non è affatto "un'aggiunta secondaria o facoltativa", perché la Trinità delle Persone è l'essenza divina; è il modo inimitabile che ha Dio di essere uno! Il monoteismo cristiano, quindi, differisce totalmente dalla religione ebraica e islamica, perché il contenuto di ciascuna di queste religioni è essenzialmente e radicalmente diverso!". 
A questo punto, si pone il problema della riunione ecumenica di Assisi, il 27 ottobre 1986, dove vennero radunati i rappresentanti delle principali religioni, in cui Giovanni Paolo II assicurò che si trattava non di "pregare insieme", ma di "essere insieme per pregare". 
Ora, per comprendere il vero pensiero di Giovanni Paolo II, bisogna rifarsi al suo discorso ai Cardinali\ nella sala Clementina (22 dicembre 1986), in cui cercò di definire "lo spirito d'Assisi", "l'evento di Assisi", il "ministero di Assisi", in funzione dell'"unità di Assisi", e questo in funzione della "unità dell'unico popolo di Dio", quale è descritta nel Decreto "Unitatis Redintegratio" del Vaticano II. 
Ora, sembra che Giovanni Paolo II creda che questa unità della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e scopo dell'ecumenismo, provenga dal fatto che uomini e donne siano capaci di pregare; infatti, disse: «Anche questo si è visto ad Assisi: l'unità che proviene dal fatto che ogni uomo e donna sono capaci di pregare: cioè di sottomettersi totalmente a Dio, e di riconoscersi poveri davanti a Lui» (par. Il). 
Ma questa affermazione papale pone il teologo davanti a una grave questione: come può essere questo senza una distinzione tra "ordine naturale" e "ordine soprannaturale"? •• Certo, sul piano naturale, ogni uomo e donna sono "capaci di pregare e di sottomettersi a Dio", perché questo è inerente al sentimento religioso, umano e naturale; ma questa preghiera non fonda l'unità del Corpo Mistico, che è di ordine decisamente superiore, soprannaturale, per cui la Chiesa, Sposa mistica di Cristo, non può essere il frutto di una semplice capacità naturale di pregare! Sarebbe un'eresia! 
L'unità del Corpo mistico, infatti, esige il merito e l'intercessione di una preghiera anch'essa soprannaturale, che solo la Fede e la Carità possono far nascere nell'anima. 
Diversamente, sarebbe un negare l'Incarnazione e la RedenziOne. 
L'economia della salvezza sta in questo e non a livello di relazioni umane. Sarebbe naturalismo! Quindi, quella giornata di Assisi, che riunì, attorno al Papa, infedeli, idolatri e pagani, non fu altro che un incontro umano per un sentimento religioso umano, estraneo perciò alla vera Fede e assolutamente impotente a salvare! 
Il sentimento religioso, infatti, non è la Fede! Possibile che non si ricordi più (o non si crede più?) che la nostra natura è decaduta in Adamo? E che "da una natura decaduta non può uscire che un sentimento religioso anch'esso decaduto? 
La natura non può risollevarsi da sola, e il sentimento religioso, puramente naturale, non può assolutamente ricondurre l'uomo a Dio, né trarlo dal peccato"4• Questo perché il sentimento religioso è insufficiente a salvare, perché lascia l'uomo privo del mezzo indispensabile alla vera conoscenza di Dio e della vita eterna. Ora, questo mezzo indispensabile è la Fede teologale, virtù infusa, ricevuta col Battesimo. 
Quindi, la distinzione tra Fede e sentimento religioso è la distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale. Questo è il vero perno intorno al quale gravitano tutti i problemi teologici; quindi, anche il mistero della Chiesa e la salvezza degli infedeli! 

sac. Luigi Villa

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