L'amore, questo profanato!
E' destino delle grandi parole l'essere trasportate sui più alti vertici e l'essere sprofondate sui più bassi abissi. Tale destino è indizio della ricchezza che contengono talune parole, che, per questo, possono significare tanto le sublimità come le miserie.
Pensate alla parola madre, rapportandola alla Vergine Maria e alla madre snaturata. Pensate alla parola amico, rapportandola all'apostolo Giovanni e a Giuda. Pensate alla parola cuore, rapportandola alla madre e alla matrigna.
Tale destino doveva accompagnare la parola amore, appunto perché questa parola può significare il più alto palpito del cielo e il più basso fremito della corruzione.
La povertà d'ogni linguaggio umano ha dovuto rassegnarsi a usare la stessa parola amore anche quando se lo sente bruciare in bocca, come profanazione, quando è usato a esprimere quel fremito istintivo che nell'animale rispetta il limite, mentre nell'uomo, travolgendo il limite, viene deformato nelle più ripugnanti aberrazioni.
Il Cristianesimo, nei suoi libri sacri, ha disseminato a piene mani la parola amore, guidato in ciò da quella definizione che diede l'apostolo Giovanni e che è la più alta definizione: Dio è amore.
La Chiesa, però, si trovò di fronte il mondo pagano che aveva profanato l'amore nelle più ripugnanti aberrazioni della sessualità indisciplinata e corrotta. Quasi tutti i miti della Grecia e di Roma prendono lo spunto o si abbandonano nei racconti inverecondi dei mostruosi rapporti fra divinità indegne e donne ancora più indegne.
S. Agostino, nelle Confessioni, osserva che nelle scuole pagane le famiglie pagavano affinché i loro figli imparassero le favole di Giove adultero, di Venere impudica, di Mercurio ladro, ecc. Quasi tutta la letteratura latina e greca canta l'amore sessuale e assai raramente l'amore sano della famiglia e l'affetto soave dell'amicizia. La degradazione dell'amore aveva spinto gli uomini ad adorare le creature al posto del Creatore. Ed ecco perché il cristianesimo, per espellere dalle vene spirituali dell'umanità il veleno pagano, che consiste nell'amare le creature al posto del Creatore, ispirò i fedeli a ritirarsi nei deserti e nelle grotte, per sottrarsi al fascino delle creature, che domandavano quell'amore che essi sapevano esser dovuto al solo Dio.
Questa osservazione è del convertito inglese Chesterton, il quale, nella Vita di S. Francesco d'Assisi acutamente conclude: «dopo mille anni di tale purificazione, praticata nelle grotte, nei deserti, nei monasteri, quando l'umanità cristiana si sentì come vaccinata contro il veleno pagano, adorare le creature al posto del Creatore, sui colli dell'Umbria, un uomo vestito di sacco alzò verso il cielo le braccia, intonando il cantico delle creature: Lodato sii, mio Signore, per mio frate sole, fuoco, vento, per mia sorella acqua, terra, aria, ecc.
In tal modo il Cristianesimo, con gigantesco sforzo, raddrizzò l'asse dell'amore dalla posizione orizzontale, da creatura a creatura, a posizione verticale, da creatura al Creatore. Ecco nascere così il vero amore, purificato dalla profanazione pagana e dalla corruzione universale.
Non contenta di aver operato tale gigantesco raddrizzamento, la Chiesa, con sapienza tutta sua, volle anche sostituire una parola più sacra alla parola con tanta fatica purificata: carità al posto di amore.
Giovanni Pascoli genialmente rappresentò questo raddrizzamento dell'amore, diventato carità, per opera del Cristianesimo, nel poemetto latino Roma.
Dopo aver presentato una nave che arriva alle foci del Tevere, portando i primi cristiani, il poeta si sofferma sugli antecedenti. Quando, per mezzo della letteratura greca, gli dei aristocratici di Atene entrarono in Roma e cacciarono gli dei agresti del Lazio, questi, andandosene, dicono agli dei greci:
—Noi siamo cacciati da voi; ma verrà Uno che a sua volta caccerà anche voi.
—No, sottentra a dire il Pascoli; nessuno caccerà quell'Uno che è Cristo.
— E perché, domandano gli dei.
—Perché quell'Uno innalzerà i suoi tempi all'amore e al dolore; cioè ai due sentimenti che non saranno mai sradicati dall'umanità. L'amore dolorante e il dolore amante renderanno indistruttibile la religione di Cristo nel mondo.
FULTON J. SHEEN
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