LA SPIRITUALITÀ DI SANT’ILDEGARDA NEL QUADRO DEL XII SECOLO
Prima di incominciare il tema d’oggi, vorrei dire due cose: una riguardante il XII secolo, e l’altra riguardante Ildegarda. Vorrei che si pensasse a lei in modo corrispondente a lei stessa. Sento dire spesso che Ildegarda è “una donna dei nostri tempi”; direi piuttosto: è una donna dei suoi tempi, o meglio, di tutti tempi, per quel che personalmente vale e per quel che personalmente può dare, ma è una donna del suo tempo. Che cosa dice Ildegarda di se stessa? Vi abbiamo accennato anche la volta scorsa. La prima cosa: che lei è “creatura Dei, ipsius gratia”, creatura di Dio, per la sua grazia. Il fatto d’essere creature di Dio è da lei pienamente inteso e compreso, ne conosce il significato; è una gran cosa, essere creatura di Dio e questo lo è ciascuno di noi, una creatura di Dio, per la sua grazia. Di se stessa dice in particolare che è “la poverella, la persona semplice, fragile e indotta”, che “fa parte della discendenza della fragile costola d’Adamo”, “cenere di cenere, putredine di putredine”, timorosa quando deve parlare, che non conosce nessun insegnamento dei maestri umani, “non sa leggere con intelligenza le opere dei filosofi”. Ma nello stesso tempo dice pure che lei è “docta interius per mysticum spiramen (= lei ha avuto l’insegnamento nell’intimo per il soffio dello Spirito Santo. Questa è Ildegarda, una donna semplice e, nello stesso tempo, per grazia di Dio, una grande donna.
Che cosa dice Ildegarda della donna e dell’uomo? Anche questo è da sapere per evitare falsi giudizi sulla dottrina d’Ildegarda, considerandola come un’iniziatrice del femminismo. Commentando il passo di San Paolo della prima lettera ai Corinzi (1 Cor 7) dice che, come la donna è stata formata dall’uomo, così pure l’uomo è formato per mezzo della donna. Ogni cosa poi viene da Dio, lei dice così, iniziando con la formula che usa quasi sempre quando commenta la Scrittura: “La donna è stata creata per l’uomo e l’uomo è stato fatto per la donna, cioè, per mezzo della donna, perché, come Eva è stata tratta dall’uomo, così anche l’uomo nasce dalla donna; essi collaborano ad un’unica opera. Essi fanno come l’aria e il vento, che s’implicano a vicenda nella loro opera. In che modo? L’aria è mossa dal vento e il vento s’intreccia con l’aria, cosicché nel loro ambito, là dove sono, quanto vive e cresce dipende da loro. Così l’uomo e la donna sono impegnati insieme nell’opera filiorum, nella procreazione di figli. L’uomo e la donna esistono e per volontà e secondo le disposizioni di Dio, perché Dio li ha fatti secondo la sua volontà”. Penso che, incominciando questa spiegazione, dica: l’uomo e la donna sono diversi; appunto, l’uno si chiama ‘uomo’ e l’altra, ‘donna’.
Quanto riguarda il XII secolo, non vorrei pronunciarmi sul XII secolo in generale, ma sul XII secolo in Germania. La storia della cultura ha uno sviluppo diverso nei vari paesi: la spiritualità della Germania del XII secolo forse non corrisponde in tutto alla spiritualità in Italia nello stesso secolo. Mi rifaccio in parte alle poesie e composizioni di carattere popolare piuttosto che ai documenti culturali, che pure citeremo. Nel XII secolo troviamo una grande ricchezza di motivi e novità di interessi. Se, come spesso si è fatto nel passato, il Medioevo è considerato come un tempo di oscurantismo, si vive in un malinteso di un tempo scuro, in cui la filosofia è schiava della teologia e la storia della cultura europea è vista esclusivamente in due tempi: quello della cultura classica greco-romana e quello del Rinascimento; in mezzo, le tenebre.
Questa visione di comprensione unilaterale di quello che è cultura, avrebbe per conseguenza di non portarci a conoscere Ildegarda di Bingen, o considerarla come la monaca indotta che parla solo sotto l’ispirazione dall’alto e ci renderebbe quasi impossibile di giungere alla conoscenza di questa personalità che unisce, insieme ai doni spirituali straordinari, un’acuta intelligenza e comprensione dei problemi del tempo e un vivo interesse per ogni campo di sapere. Ildegarda vive nel suo tempo nel conoscerne le aspirazioni, in parte condividendole. Ne prova le difficoltà, ne sente pure i pericoli.
Come data dell’inizio del Medioevo ci sono varie proposte: 365, 395, 476 a.D. Non importa. Anche per la fine ci sono varie proposte: la scoperta d’America, o, prima, la caduta di Costantinopoli. Attraverso i primi autori cristiani il Medioevo ci trasmette quanto di positivo ha fatto il Medioevo per la cultura: un patrimonio di cultura antecedente non indifferente; non solo dal II secolo in poi, ma anche del periodo classico. Autori classici sono letti, studiati, copiati. Per dare un esempio, nella rilegatura di un manoscritto d’Ildegarda, quello del “Libro dei meriti di vita”, (manoscritto nove di Dendermonde) si è trovato pagine di codice degli Epodi d’Orazio, quindi si vede che quest’autore fu letto nel convento, dove il manoscritto fu steso.
Ildegarda nasce alla fine del XI secolo e vive durante una gran parte del XII secolo. Il XII secolo è il frutto più ricco e straordinario del Medioevo; quello che più tardi sarà il Rinascimento, lo è questo periodo per il Medioevo. Segna una svolta e un inizio della cultura europea. Perché? In parte possiamo trovarlo nelle condizioni di vita che stanno mutando: le città cominciano ad acquistare importanza, la vita politica nella città si annuncia nell’interesse degli abitanti nel divenirne partecipi e a liberarsi dalla dipendenza dai vescovi. La cultura si arricchisce con il contatto con l’Oriente più evoluto nei campi delle scienze e della filosofia. Ed è appunto la filosofia, quell’aristotelica, che è curata e sviluppata dagli arabi e che determina un nuovo indirizzo nella ricerca del pensiero. La teologia, poi, continua con nuovi metodi ad inserirsi nella filosofia, cui a poco a poco, nelle epoche successive, lascerà il posto. Il che non vuol dire che la teologia non esisterà più.
Nessun commento:
Posta un commento