giovedì 20 agosto 2020

PIO IX



1849-1861: TRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE


La restaurazione pontificia.

Il 12 aprile 1850, accolto dal tripudio popolare, Pio IX fece il suo rientro nella Città Santa dove, nel ventennio successivo, oltre al ruolo di Capo della Chiesa universale, avrebbe esercitato quello di sovrano dello Stato Pontificio. «Non si udiva più - ricorda il visconte di Arlincourt - il grido funesto delle sedizioni: "Evviva Pio IX!". Il popolo, con l'ammirabile istinto che è di lui proprio quando non si lascia traviare esclamava: "Evviva il Papa! Evviva il Santo Padre!"» 28.

Le condizioni in cui il Papa riprende in mano il governo pontificio sono gravi, a cominciare dalla situazione delle finanze, lasciate dal governo repubblicano in stato fallimentare. Coadiuvato dal cardinale Giacomo Antonelli 29, nuovo segretario di Stato, il Pontefice intraprende nei suoi Stati una politica di miglioramento economico e di importanti riforme amministrative 30. Il censimento del 1853 presenta su una superficie di 41.295 chilometri quadrati una popolazione di 3.124.668 anime, 76 per chilometro quadrato. Lo Stato Pontificio assume così, sotto il profilo demografico, il terzo posto dopo i regni di Napoli e di Sardegna.

Pur senza ricorrere a inasprimenti fiscali, il bilancio, che nel 1850 registrava più di due milioni di deficit, è riportato al pareggio. Un rapido sguardo al complesso dei lavori pubblici intrapresi a partire dal 1850 smentisce la leggenda dell'arretratezza dello Stato della Chiesa: in questo periodo vengono risanate le paludi di Ostia e dell'Agro Pontino; arginati i corsi d'acqua in tutto lo Stato Pontificio; intrapresi lavori portuali e costruiti fari moderni ad Ancona, Civitavecchia, Anzio, Terracina; migliorate e aumentate le linee ferroviarie e le strade nazionali con la costruzione o il rifacimento di una ventina di importanti viadotti, come quello monumentale fra Albano ed Ariccia; ampliate le linee del servizio telegrafico, tanto che nel 1860 tutti i principali centri del territorio pontificio saranno collegati tra di loro. Mentre le ferrovie, con varie linee, raggiungono ormai Roma, si cominciano a studiare in questo periodo nuovi sistemi di trasporto urbano: accanto alle vetture private e alle carrozze a nolo, appaiono i primi servizi con i cavalli 31. Rilevanti progressi vengono fatti anche nel settore industriale, che vede sorgere e svilupparsi fonderie e officine meccaniche; opifici per filatura, tintura e tessitura di cotone, seta e lana; cartiere, raffinerie di zucchero, brillato di riso; industrie del legno, chimiche, cementifere, che forniscono le materie prime lavorate o semilavorate ad un fiorente artigianato, tecnicamente e moralmente sostenuto dalle tradizionali congregazioni 32. Il governo pontificio è inoltre il primo in Italia, con Firenze, Parma e Modena, a introdurre i francobolli postali nel gennaio 1852.

Fitta è a Roma l'assistenza caritativa e ospedaliera: il più grande ospedale della città, con 1.600 posti letto è il Santo Spirito che ospita un insegnamento di clinica medica e attraverso un apposito banco esercita anche operazioni finanziarie 33. Le cifre relative al complessivo numero di letti e degli ammalati variano nelle fonti, ma arrivano a circa cinquemila, con una proporzione quindi di circa tre per cento per abitante 34. Descrivendo la situazione del popolo romano in questo periodo, Fiorella Bartoccini scrive: «il nutrimento sicuro creava gente fisicamente bella e soprattutto alimentava una mentalità particolare: essa viveva con fatalismo, giorno per giorno, con una naturale semplicità di costumi e una naturale tendenza alla speranza, e viveva con realismo ogni momento dell'esistenza, ripudiando prospettive e programmi astratti e, soprattutto, di lontana e teorica soluzione» 35.

Questi successi si devono in larga parte all'Antonelli, «sagace amministratore», come riconosce Martina 36, apprezzato dal Pontefice, se non per la sua santità, per la sua fedeltà e per la sua concretezza. Una frase spesso citata rivela il fondo dell'anima del segretario di Stato, in cui scetticismo e idealismo si intrecciano senza la luce soprannaturale che caratterizza l'anima di Pio IX 37: «Noi siamo finiti! Siamo finiti! Se per la speranza di salvarci incominciamo a cedere questo e poi quello, ci sarà chiesto sempre di più: oggi consegneremo il pastorale, domani ci spoglieremo del piviale, finalmente ci toglieremo e doneremo il Triregno, e con tutto questo non ci salveremo. Dacché dobbiamo finire, anziché cadere in camicia nella fossa, meglio è scomparire quali siamo, con i grandi ideali e con tutte le forme della nostra passata grandezza» 38.

Al risanamento economico e sociale si accompagna in questo ventennio una fervida opera di rinascita culturale. Il 6 aprile 1850, mentre Pio IX è ancora in viaggio verso Roma, appare a Napoli il primo numero della «Civiltà Cattolica» 39. La rivista, alla quale collaborano i migliori scrittori della Compagnia di Gesù, è sorta per desiderio del pontefice e costituirà il suo principale sostegno teologico, recando un contributo decisivo alla redazione del Sillabo, alla realizzazione del Concilio Vaticano I e all'opera di restaurazione della filosofia tomista che avrà poi il suo coronamento sotto il pontificato di Leone XIII 40. La redazione è assicurata da un manipolo di scrittori di forte personalità intellettuale quali i padri Luigi Taparelli d'Azeglio, Carlo Maria Curci, Matteo Liberatore, Antonio Bresciani, ufficialmente istituiti, nel febbraio 1866, come «collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica». Il suo successo è immediato: la tiratura della rivista passa rapidamente da quattromila a seimila copie, fino a raggiungere dopo quattro anni quasi tredicimila esemplari. «Il Signore - riconosce il padre Roothan, generale della Compagnia - ha veramente benedetto l'opera con un successo superiore a quanto si sarebbe potuto aspettare» 41.

Vanno ricordati infine gli importanti progressi fatti dalle scienze storiche e archeologiche, soprattutto grazie alla protezione e agli aiuti accordati a Pietro Ercole Visconti e a Giovanni Battista de Rossi: il primo preposto agli scavi delle antichità classiche, il secondo a quella cristiana.

L'opera più importante, a cui Pio IX dedica tutte le sue forze, è però la lotta contro il processo di secolarizzazione della società del suo tempo. Per un trentennio egli si batte per difendere i diritti della Chiesa in Europa, in America e in Asia 42. La premessa di questa azione missionaria può essere considerata uno dei primi gesti compiuti al ritorno da Gaeta: il ristabilimento della gerarchia episcopale in Inghilterra con la bolla Universalis Ecclesiae del 29 settembre 1850 43, con cui egli costituisce tredici diocesi riunite sotto il nuovo arcivescovo di Westminster, Nicola Wiseman 44 creato nel tempo stesso cardinale.

Nell'antitesi tra "Roma" e "Londra" il teologo Giacomo Margotti vede rinnovarsi l'antagonismo agostiniano tra le "due città": «Il preteso risorgimento d'Italia evocato ai giorni nostri è tutto qui: liberare Roma dal Cattolicesimo per ritornarla all'antica grandezza pagana, raffigurata in Londra» 45. A questo primo atto di sfida di Pio IX all'Inghilterra protestante e massonica che sotto la guida del "trio" Palmerston, Russell, Gladstone 46, avrebbe rappresentato uno dei suoi principali nemici, si possono ricollegare i tre grandi gesti pubblici del suo pontificato: la definizione dell'Immacolata (1854), la proclamazione del Sillabo (1864) e la celebrazione del Concilio Vaticano I (1870).

Roberto De Mattei

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