LA CITTÀ DI DIO
Perché dunque il nostro discorso dovrebbe volgersi qua e là ai molti popoli che fecero guerra gli uni contro gli altri e non risparmiarono mai i vinti nei templi dei propri dèi? Esaminiamo i Romani stessi, riferiamoci e consideriamo, dico, i Romani, a cui lode singolare fu detto risparmiare i soggetti e assoggettare i superbi 18,
anche per il fatto che, ricevuta una ingiuria, preferivano perdonare che vendicarsi 19. Giacché, per estendere il proprio dominio, hanno saccheggiato dopo l'espugnazione e la conquista tante e grandi città, ci si mostri quali templi avevano usanza di esentare perché chiunque vi si rifugiasse rimanesse libero. Forse essi lo facevano ma gli scrittori di quelle imprese non ne hanno parlato? Ma davvero essi che andavano in cerca principalmente di fatti da lodare avrebbero omesso questi che per loro erano nobilissimi esempi di rispetto? Marco Marcello, uomo illustre nella storia di Roma, occupò la ricchissima città di Siracusa. Si narra che prima la pianse mentre stava per cadere e che alla vista della strage versò lagrime per lei. Si preoccupò anche del rispetto al pudore col nemico. Infatti prima che da vincitore desse l'ordine d'invadere la città, stabilì con editto che non si violentassero persone libere 20. Tuttavia la città fu distrutta secondo l'usanza delle guerre e non si legge in qualche parte che sia stato comandato da un condottiero tanto pudorato e clemente di considerare inviolabile chi si fosse rifugiato in questo o quel tempio 21. Non sarebbe stato omesso certamente giacché non sono stati taciuti il suo pianto e l'ordine del rispetto al pudore. Fabio che distrusse la città di Taranto è lodato perché si astenne dal saccheggio delle statue. Il segretario gli chiese cosa disponesse di fare delle molte immagini degli dèi che erano state prese. Ed egli abbellì la propria morigeratezza anche con una battuta scherzosa. Chiese come fossero. Gli risposero che erano molte, grandi e anche armate. Ed egli: Lasciamo gli dèi irati ai Tarentini 22. Dunque gli storiografi di Roma non poterono passare sotto silenzio né il pianto del primo né l'umorismo di quest'ultimo, né la pudorata clemenza del primo né la scherzosa morigeratezza del secondo. Quale motivo dunque di passar sotto silenzio se per rispetto di qualcuno dei propri dèi avessero risparmiato degli individui proibendo in qualche tempio la strage o la riduzione in schiavitù?
Sant'Agostino
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