domenica 30 agosto 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



***

Non era, certo, pavidità!
Dai taccuini, pubblicati in francese, dei “resoconti”, stenografici, delle “conferenze” che Hitler, ogni giorno, teneva ai suoi generali, a Berlino, risulta che il Fuhrer, dopo il 25 luglio 1943, aveva deciso di occupare il Vaticano e far prigioniero il Papa, per deportarlo all’estero. 
Pio XII era al corrente, ma si mantenne sempre sereno, di animo inalterato, tutto abbandonato alla Divina Provvidenza che sempre vigila a difesa della Sua Chiesa. 
Il Papa, lontano dal Vaticano, significava la distruzione di Roma, e, anche, la cessazione di tutta l’opera caritativa della Santa Sede verso le vittime del nazismo. 
Ma rimase, e Roma fu salva; e gli ebrei continuarono ad avere in Lui il loro più grande “benefattore”!28
In breve: il così detto “silenzio” di Pio XII, voluto da Rolf Hochhuth, non esiste, se non quello che entra nella legge della diplomazia e della Carità 29. 
Una vita umana, (compresa ogni vita ebrea!), vale ben più di un qualsiasi discorso e di una qualsiasi “protesta” verbale, anche se pontificia! 


E Pio XII, il difensore strenuo delle libertà umane e della vita di ogni singolo come di ogni popolo, non poteva correre il rischio, parlando da tribuno, di provocare altre stragi maggiori. 
Chi dirige ed è a capo di responsabilità deve saper considerare, anche le “circostanze” e i “momenti” particolari in cui deve parlare o agire. Nessuno, del resto riesce a fare più di quello che la Storia gli acconsente! 
Un appello pubblico - qualora fosse andato a vuoto, (e con la “testa pazza” di Hitler lo sarebbe stato, senz’altro!) - avrebbe reso, dopo, impossibili tutti i delicati interventi diplomatici e l’opera, ancor più preziosa, della Carità! 30
Mons. Orsenigo, Nunzio in Germania, poté scrivere: «... nessuno, qui, può opporsi alla forza materiale, sfrenata, della Gestapo...». 
Mons. Tardini, in un suo appunto delle “note quotidiane”, dice, in data 24 luglio 1942: «La Santa Sede compie un’azione discreta, nascosta, ma continua ed efficace. Il parlar troppo, pubblicamente, può gravemente compromettere l’attività preziosa della Santa Sede...». 

Dunque: Pio XII ha parlato “come” e “quando” e nel “modo” che poté farlo, per la sua altissima posizione e delicata responsabilità.
Il 30 aprile 1943, al Vescovo di Berlino, Konrad von Preysing, scriveva: «Ti siamo riconoscenti, Venerabile Fratello, per le chiare e aperte parole che hai rivolto, in diverse occasioni, ai tuoi fedeli, e, in tal modo, alla pubblica opinione. Pensiamo, tra l’altro, alle tue dichiarazioni sulla concezione cristiana dello Stato, a quelle sul diritto alla vita e alla carità di ogni uomo, ed, in modo particolare, alla lettera pastorale dell’Avvento, sui diritti di Dio, sui diritti dei singoli e delle famiglie...».
Poi, più avanti, leggiamo ancora: «Noi lasciamo ai singoli Pastori d’anime delle diverse Diocesi, ponderare se sia il caso, “ad maiora mala vitanda”, mantenere un certo riserbo nel denunciare le misure repressive... Ed è questo uno dei motivi perché Noi ci siamo imposti dei limiti nelle Nostre dichiarazioni. L’esperienza che abbiamo fatto... giustifica, per quanto possiamo vedere, la Nostra condotta...». 
Eppure solo Lui, Pio XII, in quelle ore di terrore e di minacce, non si piegò mai, né a minacce né a imposizioni. Solo da Lui, il Vicario di Cristo, partiva la parola della verità e, soprattutto, della carità! 
Lo stesso statista italiano, F. S. Nitti, tutt’altro che tenero verso la Chiesa, ebbe a scrivere: «Nella terribile guerra che ha devastato l’Europa, il Vaticano ha avuto una ammirevole condotta, soprattutto, per opera personale di un grande spirito: il Papa Pio XII. Quando più imperversava la violenza razzista, Egli ha detto grandi e nobili parole umane. Ma ha fatto assai più, accogliendo in Vaticano e dando ordine di accogliere, nelle chiese, nei monasteri e nei conventi, tutti i perseguitati, anche ebrei, comunisti, massoni». 
Sì, Pio XII ha parlato; e le sue parole, allora, furono talmente chiare e forti da irritare tutti gli avversari del papato; e giunsero dovunque c’era chi avesse orecchie da intendere; in alto e in basso, nei palazzi delle cancellerie come nelle povere case. 

Nelle eclissi di tutte le autorità, restava, sempre, e solo, quel bianco e abbagliante Uomo, Vicario di Cristo, come unico punto di riferimento e di orientamento... tutti sentirono quella “voce”; tutti videro quel suo gesto di “Angelico Pastore” che apriva il cuore e le braccia a tutti i bisognosi, a tutti i derelitti, a tutti gli sbandati e perseguitati. 
E tutti, allora, Lo riconobbero, lo attestarono, con unanime consenso. Nessun Gli negò la legittimità dei titoli “Defensor Civitatis”, e “Pastor Angelicus”!
Ma la sua figura indifesa e innocente, è putroppo poi diventata lo scandalo dei pusilli e dei deboli. Contro di Lui si grida il “crucifige”, si lanciano sputi… A parte l’ignobiltà degli accusatori e denigratori, l’ingratitudine e la falsità dei calunniatori, la campagna contro Pio XII richiama la sua conformazione al Suo Signore e modello: Cristo Gesù! 
«Anch’io voglio essere martire - aveva detto da bambino-: ma senza chiodi»!
Il suo, infatti, fu tutto e sempre un martirio interiore; ma che ci ha reso più trasfigurata la sua santa memoria e più fulgida la sua gloria immortale! 

sac. Luigi Villa

Nessun commento:

Posta un commento