mercoledì 26 agosto 2020

Moneta del popolo TASSE ZERO!



Estratto dal libro: “La banca la moneta e l’usura” di Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini


LA BANCA D’ITALIA PADRONA ASSOLUTA DELLA POLITICA MONETARIA

Tralasciamo ogni riferimento al primo dei suddetti due tipi di prestito, quello cioè contratto dallo Stato con i propri cittadini mediante l’emissione di titoli di credito fruttiferi. In tale operazione, infatti, non entra direttamente in gioco o in discussione la sovranità dello Stato, poiché si tratta in definitiva di operazioni di natura civilistica compiute da parti che, sebbene su piani diversi, agiscono ciascuna nell’ambito di una propria autonomia e, soprattutto, della propria opportunità e convenienza economica. Nel rapporto che viene a stabilirsi tra lo Stato e la Banca Centrale, con l’emissione della moneta bancaria (banconota), invece, si coglie in tutta la sua drammaticità la rinuncia da parte dello Stato alla sovranità monetaria ed al conseguente esercizio del potere di “battere moneta”; si avverte soprattutto la stranezza di una situazione che poteva trovare una valida giustificazione in altri tempi, quando la moneta aveva un proprio valore intrinseco perché costituita da pezzi coniati in metalli pregiati, o quando essa, pur rappresentata da simboli cartacei, aveva tuttavia una copertura nelle riserve auree o argentee delle banche: allora era frequente che il re o il principe (cioè lo Stato), non avendo a propria disposizione risorse finanziarie (metallo pregiato) per sostenere, ad esempio, le spese di una guerra, ricorresse ai banchieri per ottenere i necessari prestiti. Ma nell’attuale momento storico, in cui la moneta è costituita soltanto da un supporto cartaceo, privo di qualunque copertura aurea o valutaria, non si comprende la ragione per la quale lo Stato debba richiedere ad un apposito istituto bancario privato il mutuo, sempre oneroso, di banconote create dal nulla e prive quindi di ogni valore intrinseco, trasferendogli in tal modo, con la sovranità monetaria, non solo il potere di emettere moneta, ma anche il governo di tutta la politica monetaria, attraverso il quale, come si è già esposto, non può non influirsi in maniera assolutamente determinante su tutta la politica economico-sociale del Governo, nato dalla volontà popolare. Per ricorrere ad una esemplificazione estrema, ma, comunque sia, idonea a far comprendere l’entità del problema, non si capisce perché non possa essere posta in circolazione moneta statale (biglietto di Stato) anziché moneta bancaria (banconota), dal momento che, tanto, sia l’una sia l’altra non sono garantite da alcuna riserva aurea o valutaria.


LO STATO PUÒ CONIARE MONETA SENZA INDEBITARSI

È bene sapere che lo Stato, oggi, per mezzo dei propri stabilimenti della Zecca, provvede alla creazione ed alla messa in circolazione di tutta la massa di moneta metallica, del cui ammontare (anche se di modestissimo valore rispetto a tutto il circolante cartaceo di banconote) esso non è debitore di nessuno, tanto meno della Banca d’Italia. Così come, fino a pochi anni fa, provvedeva, nello stesso modo, alla creazione ed alla messa in circolazione di carta moneta di “cinquecento lire” e, prima ancora, anche di “mille lire” neanche in relazione delle quali ovviamente sorgeva in capo allo Stato alcuna obbligazione di restituzione né di pagamento di interessi, poiché di esse lo stesso Stato non si indebitava, provvedendo direttamente alla loro creazione ed alla loro immissione in circolazione. Questo dimostra, dunque, che lo Stato avrebbe i mezzi tecnici per esercitare, in concreto, il potere di emettere moneta e per riappropriarsi quella sovranità monetaria che gli permetterebbe di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento.

“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014

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