Dopo Mons. D’Ercole (AP) e Mons. Camisasca (RE), un terzo Arcivescovo condanna la decisione del Governo PD.
Lo fa con una fermezza purtroppo ormai desueta, con una profondità che pone al primo posto la vita del bambino cui si impedisce di nascere.
Eccovi il suo comunicato:
Conosciute le ultime linee guida del Ministero della Salute in merito alla pillola RU 486, mi sono chiesto, non per modo di dire e non ironicamente, di quale salute si intenda parlare e, quindi, in quale modo perverso si voglia tutelarla.
Non bisogna, infatti, dimenticare che la salute rappresenta un impegno di Dio con noi. Qualsiasi prospettiva si assuma per giudicare tali questioni, si deve pur ammettere che Dio interviene nella nostra vita anche attraverso il modo in cui dispensa la salute e la malattia, il bene e il male, anche se fa paura dirlo.
Ora, questo bene e questo male, questa salute e questa malattia, disposti secondo un criterio assolutamente gratuito, fanno si che tutti gli attimi, i primi come gli ultimi atti della nostra esistenza, abbiano una loro dignità, un loro valore.
Dio non consente che si perda nessun istante della nostra vita, anche quelli che possono sembrare assolutamente irrilevanti; Dio ha difeso e difende tutto ciò che ci ha dato; difende e ha difeso tutti gli aspetti e i momenti della nostra vita, compreso quello in cui la vita sembra un essere informe, sul quale la cosiddetta scienza ha preteso e pretende di dare il proprio giudizio affermando la propria volontà di manipolazione.
Ecco, di fronte allo scandirsi dei tempi solenni della vita e della morte, credo che noi dobbiamo certamente chiedere al Signore di mantenerci all’altezza del dono che ci ha fatto: la vita.
In ogni caso, quando anche dall’esterno si partecipa a questi momenti solenni della vita e della morte, si percepisce la grandezza del dono che è la vita per gli uomini; è, comunque, sempre un dono, un dono che è affidato alla nostra responsabilità perché, per quanto ci è possibile, serva per dire la nostra gratitudine al Signore.
È il Signore il grande protagonista della nostra gioia: «il mio cuore è lieto perché Dio vive», dice la liturgia.
Non c’è possibilità di gioia nella vita umana per l’uomo che tenta di impadronirsi della vita in modo tale da esserne l’arbitro.
Per questo, non solo non è morale, ma non è neanche intelligente la scelta “dello Stato” che, con queste diposizioni riguardo la pillola RU 486, rende ancora più semplice l’aborto.
Così l’aborto diventa tragicamente ancora più quotidiano, ancora più domestico, ancora più alla portata di tutti, ancora meno controllato, ancora più arbitrario.
E la donna è ancora meno tutelata.
L’aborto è diventato “un diritto”, il diritto ad essere arbitri della vita e della morte; della vita e della morte di persone che “sono a noi collegate”, che sono a noi affidate e questo è un diritto assurdo: un diritto contro Dio e, pertanto, contro l’uomo.
La vita è un dono che Dio ci mette tra le mani perché possa diventare un progetto di bene per il mondo intero
10 agosto 2020
+ Luigi NegriArcivescovo Emerito di Ferrara – Comacchio
+ Luigi NegriArcivescovo Emerito di Ferrara – Comacchio
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