domenica 30 agosto 2020

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà



(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana) 


LE SOCIETÁ SEGRETE ALL'OPERA 

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I. - Gli Enciclopedisti 

Fin dal 1743, Voltaire fu incaricato d'una missione segreta presso il Re di Prussia, allo scopo di  secolarizzare i principati ecclesiastici. 

In Francia non ci erano elettori ecclesiastici da spogliare ma eranvi degli Ordini da sopprimere. I  primi colpiti furono i Gesuiti. Choiseul diede la ragione di questa scelta. "Distrutta l'educazione  ch'essi impartiscono, tutti gli altri corpi religiosi cadranno da se medesimi". Si sa come arrivarono  alla loro soppressione. 

Il terzo mezzo fu il mestiere dei merciaiuoli ambulanti. La corrispondenza dei congiurati li mostra  solleciti d'informarsi reciprocamente delle opere ch'essi preparano contro il cristianesimo, del frutto  che ne aspettano, dell'arte con cui si travagliano per assicurarne il successo. Essi le facevano  stampare la maggior parte in Olanda, ed ogni mese ne comparivano delle nuove. 

Per ottenere la facoltà di diffonderle, avevano alla corte uomini potenti, persino dei ministri che  sapevano far tacere la legge e favorire questo commercio d'empietà. Per riconoscenza di questo  strano abuso dell'autorità che era loro confidata, Voltaire esclamava: "Viva il ministero di Francia!  Viva Choiseul!" (Lettera a Marmontel, 1767). Malesherbes, che avea la sopraintendenza della  libreria, era, per questa propaganda, d'accordo con d'Alembert. 

Nella loro corrispondenza, i congiurati si congratulano dei successi che ottengono in Svizzera, in  Germania, in Russia, in Spagna, in Italia. Il che dimostra che nel pensiero dei congiurati, la  cospirazione di annientare il cristianesimo non era limitata alla sola Francia. Brunetière lo fece  osservare, alcuni giorni sono, in una delle sue conferenze: l'Enciclopedia era un'opera  internazionale. Relativamente all'Inghilterra, essi non hanno alcun pensiero; essa ribocca, dicono  essi, di Sociniani. Per quanto riguarda la Francia, Voltaire e d'Alembert si lamentano degli ostacoli  che v'incontrano nelle altre regioni: là dove non potevano diffondere gli scritti apertamente empi o  licenziosi, ne pubblicavano di quelli che aveano per scopo di mettere in voga le grandi parole di tolleranza, ragione, umanità, che la setta non ha mai cessato di usare, fedele alla raccomandazione  di Condorcet che le diceva di farne il suo grido di guerra (Esquisse du Tableau historique des  progrès, Epoque 9). 

Bertin, cui era commessa l'amministrazione della casa particolare del Re, comprese il pericolo di  questa propaganda e portò la sua attenzione sui merciaiuoli ambulanti. Egli vide quali libri si  spargevano per le campagne. Interrogati da lui, dissero che questi libri non costavano loro niente,  che ricevevano delle balle senza sapere d'onde venivano, avvisati solamente di venderli nelle loro  scorrerie al più modico prezzo. Gli istitutori ne erano dei pari gratificati. In giorni ed ore assegnate,  riunivano gli operai ed i contadini ed uno di essi leggeva ad alta voce il libro che era servito a  corrompere lui stesso. E così si preparavano le vie alla Rivoluzione perfino nelle classi infime della  società. 

Le ricerche che fece Bertin per risalire alla sorgente di questa propaganda, lo condussero ad un  ufficio d'istitutori creato e diretto da d'Alembert. 

Quest'ufficio occupavasi ancora di procurare degli educatori nei villaggi e di porre dei professori  nei collegi. Gli adepti, sparsi da una parte e dall'altra, s'informavano dei posti vacanti, ne davano  avviso a d'Alembert ed ai suoi coadíutori e davano in pari tempo delle informazioni intorno a quelli  che si presentavano per occuparli. Prima di mandarveli, si tracciava loro la regola di condotta che  doveano seguire e le precauzioni che doveano prendere secondo i luoghi, le persone e le  circostanze. 

Per guadagnare il popolo, si fece ricorso ad altri mezzi ancora. Barruel indica particolarmente  quello adoperato da coloro che si facevano chiamare "Economisti", perchè si davano per amici del  popolo, solleciti dei suoi interessi, desiderosi di alleviare la sua miseria e di far osservare maggior  ordine ed economia nell'amministrazione. La razza non è punto perduta. "Le loro opere - dice  Barruel - sono piene di questi tratti che annunciano la risoluzione di far succedere una religione  puramente naturale alla Religione rivelata". In prova riferisce l'analisi che fa di essi le Gros,  prevosto di Saint-Louis du Louvre. 

Questi "Economisti" aveano persuaso Luigi XV che il popolo delle campagne e gli artigiani delle  città marcivano in una ignoranza fatale a se stessi ed allo Stato, e che era necessario creare delle  Scuole Professionali. Luigi XV, che amava il popolo, afferrò con prontezza questo progetto e si  mostrò disposto a privarsi delle proprie entrate per fondare queste scuole. Bertin lo distolse. "Era  gran tempo, - egli dice - ch'io teneva d'occhio le diverse sètte dei nostri filosofi, e compresi che  trattavasi assai meno di dare ai figli del contadino e dell'artigiano delle lezioni d'agricoltura che  d'impedirli di ricevere le istruzioni consuete del loro catechismo o della religione. Non esitai di  dichiarare al Re che le intenzioni dei filosofi erano ben differenti dalle sue". 

Bertin non s'ingannava. Barruel riferisce le confessioni e i rimorsi che espresse, tre mesi prima della  sua morte, un gran signore che aveva compiuto l'uffizio di segretario di questo club di  "Economisti": "Noi non ammettevamo nella nostra società se non coloro dei quali eravamo ben  sicuri. Le nostre assemblee si tenevano regolarmente nell'albergo del barone d'Hobach. Per tema  che se ne sospettasse lo scopo, ci appellavamo economisti. Avevamo Voltaire per presidente  onorario e perpetuo. I nostri membri principali erano d'Alembert, Turgot, Condorcet, Diderot, La  Harpe, Lamoignon, guardasigilli, e Damilaville, a cui Voltaire dà per carattere speciale l'odio di  Dio". Per finire d'illuminare il Re, Bertin gli spiegò il senso di queste mezze parole: Ecr. l'inf., (Ecrasez l'infáme. Schiacciate l'infame) colle quali Voltaire terminava moltissime delle sue lettere. 

Egli aggiunse che tutti quelli che ricevevano da Voltaire lettere che terminavano con l'orribile  formula erano o membri, del comitato segreto, o iniziati ai suoi misteri. 

Questo club era stato fondato tra il 1763 e il 1766. Nel mornento in cui scoppiò la Rivoluzione, esso  lavorava già da ventitre anni almeno a sedurre il popolo, sotto lo specioso pretesto di venire in suo  aiuto e di alleviare i suoi mali.  

Per raggiungere il grande scopo della loro congiura, i settari credettero non essere sufficiente di  usare i mezzi generali di cui abbiamo parlato e coi quali tutti doveano concorrere mercè uno sforzo  comune. Essi si attribuirono ciascuno un'opera particolare a cui si dedicarono in modo speciale.   Voltaire s'era incaricato dei ministri, dei duchi, dei principi e dei re. Quando non poteva accostare il  principe, lo circonveniva. Egli aveva messo presso Luigi XV un medico, Quesnay, che seppe così  bene impadronirsi della direzione delle idee dei Re che questi lo chiamava il suo "pensiero". 

E il mezzo scelto dal pensatore per insinuarsi nell'animo dei Re era quello usato dagli economisti:  richiamare la sua attenzione su ciò che poteva fare la felicità del popolo. 

D'Alembert fu incaricato o s'incaricò di reclutare giovani adepti "Procurate - gli scriveva Voltaire -  procurate, dal canto vostro - d'illuminare la gioventù quanto vi sarà possibile (15 settembre 1762)".  Nessuna missione fu mai compiuta coli destrezza, zelo e attività maggiore. D'Alembert si fece il  protettore di tutti i giovani che vennero a Parigi forniti di talento e di mezzi di fortuna. Egli se li  affezionava colle corone, coi premi, coi posti accademici onde disponeva quasi da sovrano, sia  come segretario perpetuo, sia per i suoi intrighi. La sua influenza e le sue manovre in questo genere  si estendevano ben più lontano di Parigi. "Io mi adopro - scriveva egli a Voltaire - a far entrare nell'  Accademia di Berlino Helvetius e il cavaliere de Jaucourt". Egli si prendeva cure particolari di  coloro che destinava a formare degli altri adepti facendo che loro venissero affidati gli uffici di  professori o di precettori. Riuscì a collocarne in tutte le provincie dell'Europa e tutti lo tennero al  giorno della loro propaganda filosofica. "Ecco, mio caro filosofo - scriveva egli a Voltaire nella  gioia della sua anima perversa - ecco ciò che fu pronunciato a Cassel addì 8 aprile (1772) alla  presenza del langravio di Hesse-Cassel, di sei principi dell'impero e di numerosissima assemblea da  un professore di storia ch'io diedi al langravio". Lo scritto inviato era un discorso pieno d'invettive  contro la Chiesa e contro il clero. 

Ed ai congiurati premeva soprattutto di porre presso i giovani principi, destinati a governare i  popoli, istitutori iniziati ai loro misteri. 

La loro corrispondenza mostra la grande attenzione che avevano di non trascurare un mezzo così  potente. Usarono tutte le astuzie per porre presso l'erede di Luigi XVI un prete disposto ad ispirare i  loro principii al suo illustre alunno. Erano riusciti a porre l'ab. de Condillac presso l'Infante di  Parma. 

Barruel consacra i capitoli XII al XVI dei suo primo volume a far conoscere le conquiste (2) che  fecero tra le teste coronate, i principi e le principesse, i ministri, i grandi signori, i magistrati, i  letterati ed anche, ohimè! nel clero. Vero è che i congiurati tratti dal corpo ecclesiastico erano quasi  tutti di quelli che si chiamavano gli "abati di corte". Barruel rende un omaggio ben meritato al  complesso del clero di Francia alla vigilia della Rivoluzione. Egli loda particolarmente gli  ecclesiastici che, coi loro scritti, si sforzano d'impedire la corruzione degli animi così ardentemente  promossa dai congiurati.

Delasuss, Henri;

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