LIBRO DEL PROFETA GEREMIA
Il popolo del Signore aveva perso la fede nel suo Dio? Il suo Dio gli propone ancora una volta la salvezza per mezzo della fede. Ma il popolo non ha creduto e il regno di Giuda fu raso
al suolo. Di esso nulla è rimasto. Solo un piccolo resto per mantenere intatto il diritto di proprietà. Eppure nella conversione il Signore avrebbe perdonato.
Così dice il Signore: «Scendi nella casa del re di Giuda e là proclama questo messaggio. Tu dirai: Ascolta la parola del Signore, o re di Giuda che siedi sul
trono di Davide, tu, i tuoi ministri e il tuo popolo, che entrano per queste porte. Dice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate il derubato dalle mani dell’oppressore, non frodate e non opprimete il
forestiero, l’orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo. Se osserverete lealmente quest’ordine, entreranno ancora per le porte di questa casa i re che siedono sul trono di Davide, montati
su carri e cavalli, insieme ai loro ministri e al loro popolo. Ma se non ascolterete queste parole, io lo giuro per me stesso – oracolo del Signore –, questa casa diventerà una rovina.
Poiché così dice il Signore riguardo alla casa del re di Giuda: Tu sei per me come Gàlaad, come una vetta del Libano, ma ti ridurrò simile a un deserto,
a città disabitate. Sto preparando i tuoi distruttori, ognuno con le armi. Abbatteranno i tuoi cedri migliori, li getteranno nel fuoco.
Molte genti passeranno vicino a questa città e si chiederanno: “Perché il Signore ha trattato in questo modo una città così grande?”. E risponderanno:
“Perché hanno abbandonato l’alleanza del Signore, loro Dio, hanno adorato e servito altri dèi”».
Non piangete sul morto e non fate lamenti per lui, ma piangete amaramente su chi parte, perché non tornerà più, non rivedrà la terra natale. Poiché
dice il Signore riguardo a Sallum, figlio di Giosia, re di Giuda, che regna al posto di Giosia, suo padre: «Chi esce da questo luogo non vi farà più ritorno, ma morirà nel luogo dove lo condurranno
prigioniero e non rivedrà più questa terra».
Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e i suoi piani superiori senza equità, fa lavorare il prossimo per niente, senza dargli il salario, e dice: «Mi costruirò
una casa grande con vasti saloni ai piani superiori», e vi apre finestre e la riveste di tavolati di cedro e la dipinge di rosso. Pensi di essere un re, perché ostenti passione per il cedro? Forse tuo padre non
mangiava e beveva? Ma egli praticava il diritto e la giustizia e tutto andava bene, tutelava la causa del povero e del misero e tutto andava bene; non è questo che significa conoscermi? Oracolo del Signore. Invece i
tuoi occhi e il tuo cuore non badano che al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenze e angherie.
Per questo così dice il Signore su Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda: «Non faranno per lui il lamento: “Ahi, fratello mio! Ahi, sorella!”. Non faranno per lui il lamento: “Ahi, signore! Ahi, maestà!”. Sarà sepolto come si seppellisce
un asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme». Sali sul Libano e grida e in Basan alza la voce; grida dai monti Abarìm, perché tutti i tuoi amanti sono abbattuti.
Ti parlai al tempo della tua prosperità, ma tu dicesti: «Non voglio ascoltare».
Questa è stata la tua condotta fin dalla giovinezza: non hai ascoltato la mia voce. Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora
ti vergognerai e sarai confusa, per tutta la tua malvagità. Tu che dimori sul Libano, che ti sei fatta il nido tra i cedri, come gemerai quando ti coglieranno i dolori, come le doglie di una partoriente!
«Per la mia vita – oracolo del Signore –, anche se Conìa, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei.
Ti metterò nelle mani di chi vuole la tua vita, nelle mani di quanti tu temi, nelle mani di Nabucodònosor, re di Babilonia, e nelle mani dei Caldei. Scaccerò te e tua madre che ti ha generato in un paese
dove non siete nati e là morirete. Ma nella terra in cui brameranno tornare, non torneranno».
Questo Conìa è forse un vaso spregevole, rotto, un oggetto che non piace più a nessuno? Perché dunque lui e la sua discendenza sono scacciati e gettati
in una terra che non conoscono? Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! Dice il Signore: «Registrate quest’uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella vita, perché nessuno della
sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide e di regnare ancora su Giuda» (Ger 22,1-30).
Ultima verità che merita di essere menzionata in questa introduzione riguarda il giudizio di Dio sulle nazioni. Anche questo giudizio sulle nazioni è fondato sulla prima
parola detta da Dio all’uomo: “Se ne mangi, muori”. Questa parola va così tradotta: “Tu popolo d’Egitto, tu, popolo di Edom, degli Ammoniti, dei Moabiti, di Siria, dei Filistei, dei Caldei e di ogni altra parte della terra, sappi che se fai il male, sarai distrutto. Se farai il bene,
sarai da me benedetto. La mia parola vale in eterno. Essa ti è stata consegnata nel tuo padre Adamo. È per lui ed è per tutta la sua discendenza”.
Geremia rivela la tremenda eterna responsabilità che grava sulle spalle di ogni uomo. Il Signore ha posto nelle sue decisioni la morte e la vita, l’edificazione
e la distruzione, il bene vero dell’umanità e il suo grande male. Tutto è dalla scelta che ogni uomo farà. Ognuno però deve sapere che la sentenza è già stata proferita il giorno
stesso della creazione dell’uomo e non è per quelli che credono nel vero Dio, ma per ogni uomo. Questa parola è per l’uomo, non per la religione dell’uomo. Questa parola è prima di ogni
religione ed è la religione. Lo stesso Cristo Gesù viene per vivere questa parola e insegnare ad ogni altro uomo che essa va vissuta.
Con Geremia nasce una visione nuova sia di Dio che dell’uomo. Dio è colui che sempre chiama alla conversione, finché c’è tempo per essa.
L’uomo è sempre il chiamato alla conversione per avere la vita. Non è Dio che punisce o castiga, ma è l’uomo che fruttifica morte e vita a seconda della sua scelta.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a scegliere sempre la Parola come unico nostro vero albero di vita, benedizione, gioia eterna. Angeli e Santi non permettete che percorriamo
vie di perversione e di malvagità, di non fede e di ostinazione nel male, per la nostra rovina oggi e nell’eternità.
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