La sapienza divina in quell'ammirabile libro che
porta il nome suo medesimo, non si contenta di figure e
di ombre, ma parla assolutamente, anzi fa parlare i settari, e fa sporre ad essi le loro dottrine e la fine che si avranno; Essi dissero: » è breve e pieno di tedio il tempo di nostra vita, e non v'è refrigerio alla fine; non si è
mai ritrovato chi ritornato sia dall'inferno. Dal nulla siamo creati e al nulla facciamo ritorno. E un fiato che
ci avviva, il quale estinto, diventa cenere il nostro corpo,
e lo spirito svapora per l'aria. » E dopo altre cose li fa conchiudere: » Venite dunque, godiamo dei beni di questa vita, sfoghiamo le passioni nostre senza rattento, coroniamoci di rose finchè son fresche, non vi sia prato ove
non lasciamo vestigia della nostra lussuria. Opprimiamo
il poverello giusto, non perdoniamo alla vedova, non rispettiamo i vegliardi, sia la nostra forza la legge della nostra giustizia. Insidiamo dunque al giusto, perchè è
inutile, ed innoltre è contrario a nostri divisamenti;
ci rimprovera i delitti della nostra legge, c'infama co'
peccati della nostra disciplina ». Spiega che questo giusto
è il Figliuolo di Dio per essi dannato a morte ignominiosa e crudele; indi li dipinge nell'inferno, e mette loro in bocca queste tremende parole. » Dunque l'abbiamo
sbagliata! Noi insensati! Li credevamo pazzi e disonorati, ed ora li veggiamo tra santi e figli di Dio » (1).
Da queste parole si appare, come questi settari professassero il sistema del materialismo, dell'egoismo, del comunismo delle ricchezze e delle femmine, nelle quali
riponevano ogni loro felicità: e manifestamente si rileva covare essi un odio infinito contro di Cristo, il quale vogliono schiacciato e morto; contro la sua religione, ed i
suoi santi; non avere rispetto alcuno ad autorità e dignità di superiori; volere vivere senza legge alcuna.
D'avvantaggio essere questa setta una meretrice procace che illude, seduce e inganna la misera gioventù, e la trascina alla morte. Ma proseguiamo. Per le profezie si parla e si parla ancor molto di questa setta: ci si dice che esciranno molti pseudo-profeti e seduttori, i quali pure saranno figli di Belial, e si prescrive che al loro comparire siano trucidati (1): che essi sono mossi e animati dal Demonio per ingannare le
genti (2). Isaia, parlando del trionfo del Messia sopra dei suoi nemici e della futura gloria di Sionne, dice che precipiterà da quel monte la fascia del vincolo che strinse tutti i popoli, e la tela che ha ordita su tutte le nazioni (3). Nel Siriaco è ancor meglio espressa questa
profezia, la quale per Girolamo allude ad una setta che
è distesa su tutte le nazioni, e tiene legati tutti i popoli. –
Davidde a più riprese ci descrive questi settari con le loro dottrine, con le conventicole loro segrete, con tutte le trame e le congiure che ordiranno – Essi dissero nel loro cuore, ei scrive, non v'è Dio. Sono gua sti, sono corrotti, sono abbominabili nel loro studi, non
v'è tra loro un solo che faccia bene. La loro gola è
un sepolcro fetente, le loro lingue sono menzognere e frodolenti, e velenose le loro labbra. La bocca loro
è piena d'amarezza e di maledizioni: veloci sono i loro
piedi a versare il sangue. Pentimento ed infelicità è
nelle loro vie: non conobbero mai pace; e non hanno
timore alcuno di Dio. Essi divorano la plebe a modo
di pane; non invocano Dio; e poi temono ove non è
luogo a timore (4). -
Ma ecco che parla direttamente di coloro che saranno alla fine della religione ebraica: entra nei loro
club, ascolta le loro convenzioni, svela ben mill'anni innanzi ciò che saranno per fare, e prega Dio a salvare
dalle loro mani i suoi giusti, e a prendere di loro aspra vendetta ... Perchè, o Dio, dice, ci hai abbandonati
nella fine? perchè sdegnata è l'ira tua contro le pecorelle della tua greggia? Deh rammentati di quella tua con gregazione che hai posseduta a principio ... Leva in fine la tua destra contro la loro superbia: oh! quante cose ha molinato contro il santo. Si sono gloriati coloro che ti odiano in mezzo alle tue solennità Posero i loro segni, i segni .... Come si fa degli alberi della selva, colle manaje fecero in pezzi le porte: diedero alle fiamme il tuo Santuario: profanarono in terra il tuo
tabernacolo. Dissero insieme: facciamo di distruggere
tutte le feste del Signore. Fino a quando, o Signore, dureranno gl'inimici tuoi, i tuoi avversari ad irritare il
tuo nome in fine? Deh! non lasciar in preda di queste bestie quelle anime che ti lodano, e non dimenticarti in
fine de' tuoi poverelli (1). In altro luogo vede Davidde, unirsi tutt'i nemici
di Dio e stringersi ad un patto disperdere il popolo santo, di togliere dal mondo fino il suo nome, di usurparsi i
beni del Santuario. Sotto nomi fittizi ce li descrive tutti.
Ma quei nomi che voglion dire? Eccolo; Assur l'insidia tore; Amalec il solluccheratore; l'Amorreo il ribelle; Tiro,
il tribulatore; gli Idumei, gli Ismaeliti, gli Agareni, nemici di giogo, odiatori di leggi, barbari e crudeli. Prega poi Iddio che costoro abbiano la fine di Sisara, di Iabin, di
Oreb, di Zeb, Zebee, Salmana, de Medianiti e di tutti
gli altri nemici del suo popolo (2). In molte altre parole parla Davidde di questa setta, che sarebbe cosa infinita
raccogliere, e singolarmente quando ragiona della Sinagoga o congrega degli empi nemici di Dio (3).
P. B. N. B.
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