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domenica 21 giugno 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



MONOTEISMO E TRINITA'


l - Per i Maomettani

San Tommaso d'Aquino, che per loro ha scritto la  "Summa contra Gentiles", ha affermato: «Coloro che in­trodussero sètte erronee, procedettero per vie del tutto  contrarie alla fede, come è evidente nel caso di Maomet­to, il quale allettò i popoli con la promessa di piaceri  carnali, ai quali loro sono già propensi per la concupi­scenza della carne» ... 
«
«Inoltre, a lui, inizialmente, non credettero degli uo­mini pratici delle cose divine ed umane, ma bestiali abi­tanti del deserto, del tutto ignari delle cose di Dio, e  servendosi, poi, del loro numero, egli costrinse gli altri ad accettare la sua legge con la forza delle armi. E neppure  ebbe anteriormente la testimonianza dei profeti prece­denti, anzi, egli guasta tutti gli insegnamenti del Vecchio  e del Nuovo Testamento con racconti favolosi, come risul­ta dalla lettura della sua legge». 
«Ecco perché, con astuzia, egli proibisce ai suoi segua­ci di leggere i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento,  per non essere tacciato di falsità. Perciò, è evidente che  coloro che credono in lui compiono (oggettivamente) un  atto di leggerezza»6• 
Per questo, San Tommaso nega ogni parentela tra il nostro Dio - che è vero! - e il loro - che è falso - anzi,  inesistente! .. Per San Tommaso, i Maomettani sono i  peggiori "infedeli", mentre gli Ebrei egli li chiama "in­creduli", non avendo creduto a Cristo, Re e Messia.  

sac. Luigi Villa

giovedì 14 maggio 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!


Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



MONOTEISMO E TRINITA 

La nostra religione cattolica, secondo Paolo VI, sarebbe "una delle tre grandi religioni monoteiste". La religione cattolica, così, si accomunerebbe all'ebraica e all'islamica, perché queste "tre espressioni professano un identico monoteismo attraverso le tre vie più autentiche"I. Ma anche Giovanni Paolo II, nella "Tertio Millennio adveniente", arriva perfino ad auspicare che si possano preparare "incontri comuni, in luoghi significativi per le grandi religioni monoteiste" (paragrafo 53).
Ora, di fronte a queste affermazioni papali, si resta sbalorditi e sconcertati! Come si fa a sostenere che giudaismo e islamismo siano due delle "tre vie più autentiche" di fede, e che si possano preparare "incontri comuni" tra loro? Ma non sono erronee e persino aberranti queste affermazioni  per le gravi implicazioni che comportano? .. Infatti, eguagliare il nostro Dio a quello del giudaismo e dell'islamismo, per il fatto che sarebbe "Uno", si dovrebbe tacere della "Trinità", come elemento primariamente distintivo della nostra Religione, perché, in Dio, la Trinità delle Persone è inseparabile dall'unità della natura. Quindi, è erroneo e falsificante l'affermare e il propagandare che il Dio dei cristiani è "Uno" come quello degli Ebrei e dei Musulmani. I monoteisti, infatti, sono intrinsecamente differenziati tra loro, perché solo il Dio cristiano è trinitario. E questo è differenza ontologica, è differenza di natura, è differenza, quindi, irrinunciabile, che pone il nostro Dio in un Cielo a cui le altre due religioni monoteiste non possono neppure aspirare!
Inoltre, non va dimenticato che la nostra Fede differisce dalle altre non solo quando professiamo di credere in un Dio-Trinitario, ma anche quando professiamo la fede in Dio come unico Dio. San Tommaso d'Aquino, il principe dei Dottori della Chiesa, scrive:
«Credere a Dio non spetta agli infedeli, in quanto è un atto di fede. Essi, infatti, non credono che Dio esista nelle condizioni determinate dalla Fede. E quindi, in verità, non credono Dio, poiché ( •.. ) nelle cose semplici, se (in loro) c'è un difetto di conoscenza, non si conoscono affatto»2. E altrove specifica: «L'incredulo manca della vera conoscenza di Dio, e, con una conoscenza falsa, a Lui non si avvicina, ma si allontana maggiormente»3
Quindi, l'atto di fede è solo un atto cristiano. Il Dio esistente e creduto è solo quello rivelato da Gesù Cristo. Per Lui, le altre religioni, più che "religioni" sono "superstizioni"!
 Una simile affermazione, che sembra dirimere ogni discussione, oggi, però, sembra non valere più, dopo lo slogan ormai di moda: "cercare piuttosto ciò che è in comune tra le religioni di specie diverse".
È un detto-aforisma, questo, che Giovanni XXIII usò, per la prima volta, in apertura del Vaticano Il, nonostante che tutti i Papi precedenti avessero sempre insegnato il contrario. Nel loro Magistero, infatti, avevano distinto e separato la nostra religione, esaltandone le parti principali, per cui Essa solo è santa, e facendo di questa sua "santità" come la forma dei fattori di divisione nel mondo4• Stando, poi, a San Tommaso d'Aquino, noi cattolici, con gli "altri monoteisti" non abbiamo in comune nemmeno Dio:
«Chi non aderisce, come a regola infallibile e divina, all'insegnamento della Chiesa, che scaturisce dalla prima verità rivelata nella Sacra Scrittura, non ha l'abito della Fede, ma ne accetta le verità per motivi diversi dalla Fede. Se uno, per esempio, conosce una conclusione, senza il termine medio che lo dimostra, di essa non ha evidentemente la scienza, ma solo un'opinione»5
Quindi, quel "cercare piuttosto ciò che è in comune tra le religioni di specie diverse" non può essere che un atto grave, sotto due aspetti: quello metafisico e quello della Rivelazione.
l) L'aspetto metafisico: il mettere in comune cose diverse costituirebbe un'unità solo se si mettono assieme le "essenze", non le cose marginali. Ora, nella religione cristiana, l'unità non può avvenire, perché l'essenza è il Figlio. L'essere cristiani, quindi, non è un fatto accidentale, ma antologico. Infatti, noi siamo di Cristo, non solo come suo possesso, ma per partecipazione alla Sua natura.
2) L'aspetto religioso: c'è da rilevare che il Cristianesimo è discriminante, in quanto noi non siamo di fronte a una  filosofia, a un sistema religioso, ma bensì a una Persona divina, che ha rivelato il Mistero divino, e che riassume in Sé tutta la Rivelazione. Quindi, se si esclude Cristo, si esclude il principio della nostra religione, si esclude tutto il Cristianesimo. Cristo ha niente a che fare con le altre religioni; anzi, ne è "pietra d'inciampo"! Egli divide i popoli: quelli che Lo adorano e quelli che non Lo adorano. Perciò, chi adora Gesù Cristo, adora anche Dio; chi non adora Gesù Cristo, non adora nemmeno Dio. Quindi, escludendo Cristo, si esclude anche la Sua Parola, la Sua Autorità, la sua Legge, il suo Ordine, il suo Pensiero, il suo Amore, lo Spirito Santo. E questo vuoi dire escludere la Rivelazione stessa!

sac. Luigi Villa

lunedì 20 aprile 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



UN SOLO DIO, TRE RELIGIONI 


 Gli Ebrei 

Ora, domandiamoci: si può applicare lo stesso principio  con i seguaci della religione ebraica? Certo: ma anche qui  bisogna distinguere: 

l  : la fede degli Israeliti, prima della venuta di Cristo:  (la fede di Abramo, di Isaia, di David). La fede di allora era  certamente verso un Dio unico. Ebbero anche "presentimenti" della vita trinitaria di Dio, che non rifiutarono;  perciò, il Dio dei Giudei dell'A. T. è evidentemente il  nostro. 
2 : la fede degli Ebrei, dopo la venuta, la vita e la morte  di Cristo, invece, cade sotto la sentenza di S. Giovanni: "Chi  nega il Figlio non ha neppure il Padre" 3• 

Per questo, il presunto "dialogo" con gli Ebrei non  potrà mai arrivare a un incontro definitivo di intesa,  perché è senza speranza. Cristianesimo ed Ebraismo non  potranno mai arrivare ad essere "una cosa sola", perché  tra noi c'è un invalicabile contrasto di natura teologica,  insanabile. Per noi cattolici, cioè, Gesù è il Messia, è il Figlio del Dio vivente; per gli Ebrei, invece, Gesù è stato  ciarlatano, un bestemmiatore, un profeta sbagliato, un falso Messia! 4. 
E questo anche oggi. Per gli Ebrei, Gesù non può essere  considerato né Messia, né, tantomeno, Dio! Perciò, rimarrà  un contrasto insanabile! .. Il che significa: se una delle parti  abbandonasse la propria posizione su Gesù, l'Ebraismo ces­serebbe di essere tale, e il Cristianesimo diventerebbe uguale  al suo interlocutore, ma, invece, ciascuno dei due è convinto  che solo l'altro deve ricredersi, convertirsi! 
Quindi, se con gli Ebrei abbiamo ancora in comune la tradizione biblica dell'Antico Testamento, quello che ci "di­vide", invece, radicalmente, è che, per noi, Gesù è il Mes­sia e il Figlio del Dio vivente, mentre, per loro, non lo è! 

Il "Gazzettino" del 18 gennaio 1990, a p. 4, portava il  titolo di un intervento di mons. Pietro Nonis, vescovo di  Vicenza, alla "giornata del dialogo ebraico-cristiano":  "Due religioni, uno stesso Dio". 
La verità, però, è all'opposto: noi cristiani non abbiamo lo  stesso Dio degli Ebrei, a meno che "i misteri principali  della nostra Fede" non siano più quelli che la Chiesa  insegnava da sempre, e cioè: 
l ) Unità e Trinità di Dio; 
2) Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo."; 
e a meno che non si reciti più il nostro "Atto di Fede", in  cui si dice espressamente: "credo in Voi, unico vero Dio, in  tre Persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito  Santo; e credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, Incarnato e  morto in croce per noi". 
Purtroppo, dopo la "Dichiarazione" conciliare "Nostra aetate" (n° 4 ), sulle relazioni della Chiesa con le religioni  non cristiane, promulgata da Paolo VI il 29 ottobre 1965, è  diventato quasi una moda il parlarne a proposito e a spropo­sito, ignorando che la Chiesa primitiva era attaccata, sì, ad  Israele, ma che poi Essa si è separata - sia pure con dolore - dai Giudei contemporanei a Cristo, solo perché questi si  erano rifiutati di credere alla realizzazione, nel Cristo,  della salvezza promessa. 
Il cosiddetto anti-semitismo della Chiesa di sempre, quindi, non fu un gesto sentimentale, una passione, ma lo fu  per una dottrina che ha la sua radice in un conflitto teologico,  per esigenza della nostra stessa Fede. Infatti, il punto di  rottura tra Cristiani ed Ebrei è la cristologia della Chiesa,  la quale insegna che Gesù è il Messia atteso dai Giudei, ed è il "Signore" di natura divina, e che solo per mezzo di Lui  è data la salvezza. 
Il punto focale di questo contrasto lo si può vedere nella prima lettera di San Giovanni evangelista: «Chi è bugiardo  se non chi nega che Gesù sia il Cristo? .. Questi è l'anticristo:  colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio,  non ha neppure il Padre; chi confessa il Figlio, ha pure il  Padre ( ... )»5. 
L'errore cristologico, perciò, include anche un errore  trinitario, perché, negando il Figlio, essi (gli Ebrei) negano  il Padre; e negando il Figlio non hanno neppure alcuna  comunione col Padre; mentre colui che possiede il Padre è in  vera comunione con Lui, è unicamente il fedele che confessa  il Figlio. 
E questo è anche una chiara dottrina del IV Vangelo:  che il Padre è conosciuto nella manifestazione del Figlio, e  che la nostra attitudine verso il Figlio è unita alla nostra  attitudine verso il Padre6• Per questo, San Paolo, dei Giudei  persecutori dei cristiani dice: (essi) "non conoscono Iddio e  non obbediscono al Vangelo di Nostro Signore Gesù"?.  Per questo, padre Pierre Benoit, in "Revue Biblique"  (1961), ebbe a scrivere: «Rifiutando Gesù, Israele s'è  diviso in due: la parte che ha accettato il Cristo, è divenu­ta la Chiesa, il vero Israele, compimento del Vecchio  Testamento; l'altra parte, che ha rifiutato il Cristo, con  un peccato "collettivo", è Israele infedele, che ha perduto  la sua elezione, i suoi privilegi; come gruppo è al di fuori  della salvezza, perché ci è ignota la responsabilità di  ciascun'anima individuale»s. 
Perciò, la Chiesa di Roma deve ricordare sempre che la  Carità è inseparabile dalla Verità, e che noi cristiani, quindi, abbiamo un dovere di verità da compiere!.. 
Purtroppo, il card. Bea, nel Concilio, s'è dimenticato di questo, imponendo ai Padri la sua tesi, presa, senza alcun  criterio, dal libro del giudeo Jules Isaac: "Jésus et Israel",  in cui si legge: «Israele non ha rigettato Gesù; Gesù non ha  riprovato Israele; l'idea di un "deicidio" commesso dalla  massa del popolo giudaico e che l'avrebbe votato al casti­go di una vita errante tra i popoli, è un mito inventato  dalla teologia cristiana e che non è conforme alla realtà  della storia; disgraziatamente, essa è all'origine di un  antisemitismo secolare e sarebbe tempo che la Chiesa  sopprimesse queste affermazioni che han causato e causa­no le persecuzioni di giudei innocenti». 
Ma padre Pierre Benoi- sempre nella "Revue Biblique"9  -confuta, punto su punto, tutta la tesi di fondo dell'lsaac,  divisa in 21 proposizioni. Alla "nona", per esempio, dove  scrive che Gesù non ha abrogato la legge mosaica, scrive:  «col sacrificio della Croce, Gesù ha soppresso la Legge, e,  quando la Chiesa primitiva ha sancito tale affermazione  per la sua universalità, l'ha fatto sotto l'azione dello  Spirito Santo, che non è altro che lo spirito di Gesù» ...  
Anche alla negazione che non è vero che la "massa del  popolo giudeo" abbia rigettato Gesù, padre Benoit risponde:  «Ciò che nessuno può ignorare è che Gesù si dice inviato  da Dio e che lo comprova con le sue opere. La folla  giudaica che l'ha conosciuto non ha potuto ignorarlo, ma  volendo seguirlo quando ne aspettava un trionfo, l'ha abbandonato quando ha visto la croce ... Abbandonato dalla folla, rigettato dai capi, Gesù è stato veramente respinto dal suo popolo, il popolo giudaico, anche se, o piuttosto, perché questo popolo non ha voluto rinunciare  a sé per credere in Lui. Ben risulta dai quattro Evangeli  che, se i Romani hanno ratificato ed eseguito la condanna  a morte di Gesù, questa, però, è venuta dagli Ebrei».  
Contro le tesi d eli' ebreo Isaac, e fatte proprie dal card.  Bea, e immesse, poi, nella "Dichiarazione" conciliare  "Nostra aetate", stanno le Sacre Scritture. Basta, qui,  ricordare le parole di Gesù: «Se non fossi venuto e non  avessi loro parlato, non avrebbero colpa; ma, ora, non  hanno scusa per il loro peccato. Se non avessi tra loro  compiuto opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero  colpa; ma ora, benché abbiano veduto, pure odiano e Me  e il Padre mio». 
· Lo stesso afferma San Paolo nella lettera ai Romani11 , e  San Pietro, nei suoi discorsi ai Giudei, dopo la Pentecoste:  
"VOI L'AVETE CROCIFISS0!"12. 
E ancora, sempre ai Giudei (venuti da tutte le parti dell'Impero Romano, a Gerusalemme, per la solennità!):  
"VOI UCCIDESTE L'AUTORE DELLA VITA" 13• 
E al Sinedrio: 
"GESÙ, CHE VOI UCCIDESTE APPENDENDOLO IN CROCE ... "l4. 
Anche Santo Stefano, sempre al Sinedrio: 
"( ... )del GIUSTO, del quale VOI foste ora i TRADI­TORI E GLI OMICIDI"! 
Ancora San Paolo, nella prima ai Tessalonicesi 15 : 
... i Giudei "UCCISERO GESÙ E I PROFETI. .. ". 

Il card. Bea, invece, riduce a pochi capi e a pochi abitanti  la responsabilità collettiva del popolo giudaico, ignorando  anche i testi dei Vangeli, come la "parabola dei vignaioli  omicidi"16; il lamento di Gesù su Gerusalemme17 ; l'an­nuncio del castigo per Gerusalemme18 ... 
Ora, una Dichiarazione conciliare, palesemente contraria ai testi dei Vangeli, degli "Atti degli Apostoli" e  delle "Lettere di San Paolo", non può avere alcun valore!  
I Padri dovevano ricordare, a comprova di quello che  scrisse San Paolo, che gli Ebrei sono "IN ODIO A DIO A  CAUSA DELL'EVANGELO". 
Quindi, la Carità vera non si esercita mai in danno della verità! 

sac. Luigi Villa

giovedì 2 aprile 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



UN SOLO DIO, TRE RELIGIONI 

Questa formula, detta da non pochi scrittori, vorrebbe  forse soppiantare il dogma cattolico: "Un solo Dio in tre  Persone"? 
Sarebbe una bestemmia, oltre che una sciocchezza! 
Lo vedremo subito, facendo alcune distinzioni. 

 1 -  I Musulmani 

Il problema va messo subito su due piani: uno, oggettivo; 
l'altro, soggetivo. 
Sul "piano oggettivo", i musulmani hanno lo stesso Dio,  in quanto c'è un solo Dio, Creatore e Redentore, Giudice  supremo dei vivi e dei morti, dei credenti e degli atei.  Ammesso questo, però, sarebbe errore sostenere che, sul 
piano soggettivo, i cristiani, in quanto tali, abbiano la mede­ sima Realtà Divina dei musulmani; e questo perché non si  tratta più di parlare della sovranità di Dio su ogni creatura, ma  solo del contatto umano a tale Suprema Sovranità. 

Ora, qui, c'è una differenza abissale dal punto di vista del  soggetto. Vale a dire che, tra la Realtà divina, vista nella sua  essenza, quale ce lo disvela la luce della Fede, e la raffigura­ zione umana di Dio, quale ce lo presentano le false religioni,  non c'è neppure la pietra di paragone. Pretendere, quindi, di  poter negare questa differenza, o anche solo attenuarla,  significherebbe negare la necessità della Divina Rivela­ zione. Il Cristianesimo, cioè, visto così, sarebbe frammischiato  a quelle che Guènon chiama "le tradizioni". 
Il Cristiano, perciò, nella sua "religione rivelata", non  può avere che semplici approcci con altri uomini che, privi  del lume della Fede soprannaturale, appunto perché la loro  "religione naturale" è assolutamente incapace di arrivare a  una unione intima con la Divinità, con l'essenza divina in  quanto tale, poiché le loro religioni, forgiate dal cervello  umano-come appunto nel caso dell'Islam-restano deforma­ te. 
Infatti, il "dio" di Maometto, che forma l'oggetto della  "fede islamica", è un "dio" fabbricato su dottrine e tradi­zioni ebraiche, che Maometto ha conosciute e fatte sue, per  cui la sua "fede" ha nulla a che vedere con quel "Dio" che  Gesù ci ha rivelato. "Nessuno conosce il Padre se non il Figlo e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo" (Mt. c. II, v. 
27) 
Perciò, quello che di "Dio" sanno i musulmani, attra­ verso il Corano, è totaliter diverso dalla Realtà divina,  qual è di fatto, mentre il Corano parla di un Dio-monarca,  lontano, solitario, padrone implacabile del destino umano,  inconoscibile, e parla di un Dio che ricompensa i suoi adoratori  con sensualità innominabili in un "paradiso-harem", di un  Dio, quindi, che poteva esistere solo nella testa di Maometto.  Perciò, l'idea religiosa mussulmana è inane e inadeguata  all'idea rivelata di Dio. Cristo, invece, è categorico: "Nessu­ no viene al Padre se non per Me" (Jo. 14, 6). "Se mi  conosceste, conoscereste anche il Padre mio" (Jo. 14, 7).  "Chi rifiuta il Figlio non ha neppure il Padre" (I Giov. 2, 
23) ... 

Ora, questo dimostra come nessuna religione, così detta  "naturale", può conoscere Dio com'è stato rivelato solo da  Cristo, né Lo può adorare "in spirito e verità"
Benchè la religione musulmana la diano per ispirata, la  dicono la "religione del Libro", è da sa persi che in questo  Libro, il Corano, vi si insegna che è bestemmia riconosce­ re che Dio abbia un Figlio, per cui ogni mussulmano  protesta energicamente se gli si dice che la religione  islamica permette di adorare lo stesso Dio dei cristiani!  Detto questo, dobbiamo anche dire, di conseguenza, che  è pure erroneo affermare che il Cristianesimo, il Giu­daismo e l'lslam sono tre religioni monoteiste. 
Infatti, il monoteismo è la "credenza in un Dio unico",  il che potrebbe sembrare il punto di partenza per un "ecume­nismo", perché se i cristiani credono in un solo Dio (''Credo  in unum Deum"), anche gli Ebrei e i mussulmani - si dice - credono in un unico Dio. Ma è una falsa concezione. La SS.  Trinità, propria della fede cristiana, infatti, se intesa in quel  senso, avverrebbe in una fase successiva all'unicità di Dio,  per cui potrebbe essere una nozione comune su cui fondere le  tre religioni. Ma anche qui, ci sarebbe un falso teologismo.  Ecco come lo spiega il Padre Marananche S. J. 1: 
«La Rivelazione corre il rischio di aggiungersi come  un piano sovrapposto a questo piano-terra indispensabi­ le. La Trinità non influisce realmente sull'Unità, non  porta a ripensarla da cima a fondo. Di qui la tendenza  degli apologisti a svendere la differenza cristiana in nome  di un ecumenismo di cortesia o ... d'impazienza». (p. 18).  E ancora: «È impossibile, per la cristianità, pensare una  divinità fuori del gioco della carità, attraverso la quale si  comunica; essa non esiste senza il dono (d'amore) che fa  di sè stessa e che è essa stessa. Ciò che in noi è separato, in  Dio coincide» (p. 226). 
Quindi: il "Dio naturale", che si vorrebbe comune alle "tre religioni monoteiste", è un essere che non ha alcun  fondamento, perché altro non esiste che nella mente umana.  Jean Zizoulias scrive; «Sarebbe impensabile parlare di  un "Dio uno" prima di parlare del Dio che è "comunione",  cioè della SS. Trinità. La SS. Trinità è un concetto  ontologicamente primordiale, e non una nozione che si  aggiunge alla sostanza divina» (p. 227). 
Non tragga in inganno lo studio separato di "Dio, Uno e  Trino", come si fa in teologia scolastica, perché questo è  questione solo di metodo, per chiarezza di discorso. Il docen­te non deve dare l'impressione che la Trinità sia "un correttivo  aggiunto in un secondo tempo all'unità divina". No! essa  non è "un'aggiunta secondaria o facoltativa", ma la Trini­tà delle Persone è l'essenza stessa della divinità; è il modo  unico, inimitabile che ha Dio di essere Uno. Quindi: "L'im­portante è respingere decisamente una teologia a due livelli:  un piano-terra universale ed evidente; un piano facolta­tivo ed aggiunto che sarebbe il vero ostacolo all'unanimi­tà" (p. 22). È un grave errore unire il monoteismo cristia­no a quello giudaico e musulmano. È una falsa prospetti va,  perciò, usare l'espressione "religioni monoteistiche", per­ ché il contenuto di queste tre religioni è essenzialmente e  radicalmente diverso! 
Dopo il sopradetto, viene spontanea la domanda: ma la  riunione "ecumenica" di Assi,si del 27 ottobre 1986 aveva  presente questa necessaria distinzione teologica? E Gio­ vanni Paolo II ha creduto, forse, di rassicurare gli animi  cattolici dicendo che non si sarebbe trattato di "pregare  insieme, ma di essere insieme a pregare"? .. E con questo  ha creduto, forse, di allontanare ogni pericolo di sincretismo? ..  Per cogliere meglio il suo pensiero, va letto il suo discorso  ai Cardinali,z in cui Egli cerca di definire "lo spirito di  Assisi", "l'evento di Assisi", il "ministero di Assisi", in  funzione della "unità dell'unico Popolo di Dio", quale è  descritto nel Decreto del Vaticano II sull'ecumenismo,  "Unitatis Redintegratio"
Ebbene, il Papa parla come se questa "unità sopranna­turale" della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, - che è il vero  scopo dell'ecumenismo! -provenisse dal fatto che gli uomini  sono capaci di pregare. Anche questo si è visto ad Assisi.  Egli ha detto: «l'unità che proviene dal fatto che ogni  uomo e donna sono capaci di pregare, cioè di sottometter­ si totalmente a Dio e di riconoscersi poveri davanti a Lui»  (par. Il). 
Ma è stata una affermazione grave, che ha generato una  confusione drammatica. Infatti, il teologo si è posto subito la  questione: non essendoci, nel discorso del Papa, alcuna  distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale, è  poi vero che "ogni uomo e donna sono capaci di pregare,  cioè di sottomettersi totalmente a Dio?". 
La risposta teologica è: sì, sul piano naturale, perché è  inerente al sentimento religioso che Dio ha messo in ogni  uomo e donna; ma questa preghiera non fonda l'unità del  Corpo Mistico, che è di ordine assolutamente superiore.  Quindi, la Chiesa, Sposa mistica di Cristo, non può avere  questa capacità "naturale" di pregare; pensarlo e dirlo è  certamente eretico! 
Infatti, per costruire l'unità del Corpo Mistico- mistero  soprannaturale! - occorrono il merito e una preghiera so­prannaturale che solo la Fede e la Carità possono far  nascere nell'anima. Negarlo, significa negare la necessità  della Incarnazione e della Redenzione, e sarebbe abbassare  a livello di realizzazioni umane tutta l'economia della sal­vezza, il che, allora, sarebbe un autentico naturalismo! Ne  consegue, perciò, che la giornata di Assisi, che riunì, attorno  al Papa, infedeli, pagani ed idolatri, fu costituita solo da un sentimento religioso naturale, e perciò estraneo alla vera  Fede, e perciò impotente a salvare! 
Il sentimento religioso, infatti, non è la Fede! Purtrop­po, ormai, si è fatta una grande confusione tra Fede e senti­ mento religioso. Da qui, lo scacco continuo e principale  dell'ecumenismo d'oggi. Padre Emmanuel, nel suo scritto:  "Lettre a une mère sur la foi", al capitolo VI, intitolato:  "Quale differenza c'è tra la fede e il sentimento religio­ so?", scrive: «
Ci sono dei popoli, presso i quali il sentimento religio­ so è profondissimo, e questo naturalmente, per esempio,  tra gli Arabi. Un arabo non mancherà mai alla sua  preghiera del mattino, del mezzogiorno e della sera. Sente 
il "muezzin" gridare dall'alto del minareto la formula  sacra: "La Allah ... " ecc., e tosto si mette a pregare, sia che  si trovi in compagnia, sia in mezzo ad una piazza, sia che  sia intento ad un qualunque lavoro; è l'ora, egli prega.  Per questo stesso sentimento religioso, l'arabo riferisce  tutto alla volontà di Dio; i casi della vita, la salute, la  malattia, anche la morte; tutto riferisce a Dio e in tutte le  circostanze ripete: "Dio è grande!". Ecco il sentimento  religioso in tutta la sua potenza. 
Ricordatevi, però, che la nostra natura è decaduta in Adamo; e da una natura decaduta non può che uscire un  sentimento religioso anch'esso decaduto. La natura non  può risollevarsi da sola, e il sentimento religioso, pura. mente naturale, non può assolutamente ricondurre l 'uo­ mo a Dio né trarlo dal peccato". Quindi: il sentimento  religoso è in sè stesso buono, ma insufficiente, da solo, a  salvare. E questo perché manca della Fede teologale, virtù  infusa col Battesimo. 
«La Fede- continua P. Emmanuel- non è nell'ordine  naturale. La Fede è l'assenso del nostro spirito alla verità  rivelata da Dio. È un bene che non scaturisce dalla nostra  natura, ma che le è dato dall'alto per guarirla. La Fede è  essenzialmente purificatrice: "Fide purificans corda"  (Act. 15, 9) ... La Fede è essenzialmente fortificatrice:  "Confortatus in fide", dice S. Paolo (Rom. 4, 20). E anco­ ra: "Tu autem fide stas": se stai in piedi, è per la Fede  (Rom. 11, 20). La Fede vivifica. Il giusto vive di fede: essa  lo rende presente, vivo nei nostri cuori:" "Christum  habitare per fidem in cordibus vestris" (Ef. 3, 17). La  Fede è il principio di un mondo nuovo, rigenerato in Gesù  Cristo Nostro Signore. La Fede è la luce che precorre gli  splendori dell'eternità, nella quale vedremo Dio. La Fede è la madre della santa speranza e della divina carità». 
È chiaro, quindi, che la distinzione tra Fede e sentimen­to religioso ha la sua base fondamentale sull'altra distinzio­ ne: la distinzione tra ordine naturale e ordine sopranna­turale. 
Tutte le questioni teologiche gravitano qui, e a questo  bisogna rifarsi ogni volta che si parla di natura, di Grazia, di  rapporti dell'anima con Dio, del mistero della Chiesa, della  salvezza degli infedeli. 
Quindi, anche a questa domanda: "abbiamo lo stesso Dio  che i mussulmani?", si risponde con quella distinzione,  senza la quale anche l'ecumenismo è malinteso, perché fuori  strada! 

sac. Luigi Villa

giovedì 12 marzo 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



IL SIMBOLO ATANASIANO  

***

Si prenda "caso Maometto". Egli ha preso il nocciolo  delle sue idee dalla Bibbia e dagli scritti apocrifi che circolavano  anche in Arabia, amalgamando i suoi "versetti" a delle pretese  rivelazioni (non certo soprannaturali!) che resero falsa la sua  religione, ispirata dal Demonio. Come si poteva accertare, in  quell'anno 610, che Dio avrebbe parlato a Maometto, in arabo,  come si è scritto, fantasiosamente, sulla rivista "La Vie" (Paris)  nel novembre 1979? .. 
Più che lecite, quindi, furono le reazioni che si ebbero tra i  fedeli quando videro che dei Vescovi regalavano argento e  terreni, (come ad Annecy, in Francia), o delle cappelle cattoli­ che, come a Lilla, a Lavai, ad Argenteuil e altrove, ma anche  in Italia, a Reggio Emilia, a Modena, a Roma, a Milano ... per  farle trasformare in moschee! .. Forse che quei Vescovi avevano  ancora la vera fede cattolica? .. 
Certo, il via a questo sconquasso della fede cattolica fu dato  dall'infausto Vaticano II che, nella "Lumen Gentium" (18) ha  affermato che "i musulmani adorano con noi il Dio Unico";  e, in "N ostra Aetate", ha persino scritto che "la Chiesa guarda  con stima i musulmani che adorano il Dio Uno, vivente e  sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del Cielo  e della Terra" (19). 
Ma sono stravaganze storiche e teologiche queste afferma­ zioni, perché l'lslam rifiuta, decisamente, a Dio l'attributo di  "Padre", e rinnega Gesù come "Figlio di Dio"; come pure  nega la divinità e non accetta l 'Incarnazione, e scambia  l'arcangelo Gabriele per lo Spirito Santo, e afferma che, sul  Golgota, non è stato crocifisso Cristo, ma un suo sosia e  ridicolizza la Risurrezione e nega la Redenzione! .. 
Perciò, che significato può avere anche quel loro "Dio  misericordioso", se manda all'inferno i cristiani senza alcu­ na remissione (22), e se chiama i suoi fedeli alla "Jihad"  (guerra santa) contro di loro, perché "infedeli"? .. 
E poi, come può essere uguale al nostro Dio, quando il loro  "Allah" avvilisce la donna, vuole la poligamia, la schiavitù,  nega la visione beatifica ai suoi stessi eletti, promettendo,  come "paradiso", una specie di "harem" con giovanetti e belle onne dai grandi occhi neri, racchiusi in padiglioni? .. Potrebbe  bastare anche solo questo per dire che la Chiesa cattolica non  poteva assolutamente dire che "i Musulmani adorano con  noi il Dio Unico"! Possibile che i "Padri conciliari", firmatari  della "Lumen Gentium" e della "Nostra aetate", non sapes­ sero che l'Islam rifiuta categoricamente e furiosamente di  essere identificato con il Dio-Trinitario del cattolicesimo?  Certo, il Dio-Creatore è il Dio di tutto il creato, uomini  compresi, di ogni tipo, colore, razza e religione, ma questo non  basta per poter usare l'espressione: "avere lo stesso Dio",  perché il nostro è "Trinitario", mentre quello dell'Islam è  semplicemente un falso "dio"! 
Comunque, teologicamente, non si potrebbe neppure dire  che noi adoriamo lo stesso "Dio, creatore del cielo e della  terra", come lo si afferma, invece, nella "Nostra Aetate".  Basta ricordare il nostro "Credo" che dice: "vero Dio da Dio  vero, generato non creato, consustanziale al Padre e per  mezzo del quale tutto fu creato"; e ricordare anche il Van­ gelo di San Giovanni: "Tutte le cose per mezzo di Lui furono  fatte, e senza di Lui nulla fu fatto di ciò che esiste". 
Quindi, anche la "creazione" del Padre avvenne assieme  al Figlio, per cui come si può accettare l'attribuzione di "crea­ tore" a un "dio" che rigetta il Figlio (Gesù Cristo) come  mediatore? 
Ora, questo rifiuto del Cristo rivela che l'ispiratore  dell'Islam non può essere stato che il demonio. Lo ha detto,  del resto, esplicitamente, proprio lo stesso apostolo San Gio­ vanni Evangelista: "Chi è il mentitore se non chi nega che  Gesù è il Cristo? Egli è l'anticristo, che nega il Padre e il 
Figlio. Chiunque nega il Figlio non ha neanche il Padre; chi  confessa il Figlio ha anche il Padre"zs. 
E questo mi richiama un passo di M o ns. Cauly, che, alla fine  del secolo scorso, insegnava; "Come un tempo, per il popolo  eletto, così Dio volle per la sua Chiesa una minaccia e un castigo sempre pronti: è nel piano provvidenziale che  l'islamismo si tenga alle porte della cristianità, per castigare  le ribellioni dei popoli battezzati, risvegliarli dal loro sonno,  stimolare le loro virtù e provocare il loro eroismo" (p. 28).  Purtroppo, oggi, l'Islam ha oltrepassate quelle porte e  proprio con l'aiuto del Vaticano II, contro tutto il Magistero  papale anteriore! 
E sarà bene ricordare anche le sagge e profonde parole del  grande padre domenicano Garrigou-Lagrande: "le verità,  nelle false religioni, non ne sono l'anima, ma sono le serve  dell'errore"! 
Ed è proprio così! Difatti, sono specchietti per allodole quei  "passi" del Corano dove si loda Gesù e Maria; dove si narra  la sua nascita miracolosa; dove lo si dice "verbo di Dio", ma  dove tali omaggi non sono altro che omaggi rivolti a un  semplice "profeta" inferiore a Maometto! 
Per questo, Joseph Hours scriveva: "se è vero che la  peggiore forma di menzogna è quella che, in apparenza,  contraddice il meno possibile la verità, la menzogna che  consiste nel dire di Cristo tutto il bene possibile, meno che è  Dio, è la più pericolosa di tutte". 
Certo, anche un musulmano sincero può salvarsi, ma sarà  sempre per i meriti della Redenzione di Cristo, e non per  l'lslam! Perciò, la frase che si legge in "Nostra Aetate": "La  Chiesa guarda con stima i Musulmani che adorano il Dio  Unico ... ", va accettata solo nel senso di ''in quanto musulmani",  o solo "in quanto persone" creature di Dio? .. 
Quindi, la frase del Vaticano II, che pare perentoria, è invece  ambigua, perché se l'appartenere all'Islam costituisce un diritto  incondizionato alla mia stima di cattolico, questo non varrebbe  affatto, perché la Chiesa aveva sempre insegnato che bisogna  odiare l'errore; perciò, in quanto appartenenti a una falsa religio­ ne, devo solo la mia preghiera per la loro conversione alla  religione del vero Dio, mentre, invece, "in quanto uomini",  creatura di Dio, merita la nostra stima ogni persona che non  si renda indegna della sua condizione di "figlio di Dio"!  Di conseguenza, il funesto "dialogo inter-religioso" ( volu to dal V ati c ano II anche con l' Islam!) è una prova chiara della  grave "crisi" che ha colpito la Chiesa Cattolica che, oggi,  possiamo dirlo, senza paura di smentita, è succube del  "modernismo", combattuto e condannato da San Pio X! 
Se ne ha una prova anche nella dichiarazione comune del  1984, fatta dal "Segretariato per l'Unità dei Cristiani" e dal  "Consiglio Ecumenico delle Chiese", dove si propongono di  lavorare assieme per l'unità, in una sola fede (! !) e in un unico  culto (30). Ma chi non sa (o dovrebbe sapere!) che questo  "Consiglio" opera, fin dal 1948, per creare una "religione  mondiale unica", in vista del "Nuovo Ordine Mondiale"?  Purtroppo, di fronte a un Cristianesimo in dissoluzione, solo  l'lslam è rimasto ancora fermo e fedele ai suoi princìpi, certo  della sua vocazione universale. La comunità mondiale dei  musulmani, la "Ummah", è la sola unita, in un blocco unico.  Per questo, il "dialogo inter-religioso" non può fare che il 
gioco dell'Islam, mentre la Chiesa sembra voglia suicidarsi,  rinunciando persino alla conversione di quei milioni di musul­mani che vivono anche nei paesi cattolici europei. E questo  avviene perché, nella Chiesa cattolica, non deve esserci più  l 'imperativo "docete", imposto da Gesù Cristo, ma bensì il  montiniano "dialogate" con tutte le religioni! Ma questo  azzerare la Rivelazione è infedeltà, è inganno, è tradimento  della Fede e, persino, ingiustizia! 

l) È "infedeltà" al Vangelo di Cristo, il cui "messaggio"  è: "andate e istruite tutte le genti!" 26; 
2) È "inganno" verso i cristiani, ai quali si nasconde la  realtà dell'Islam, e si nasconde che il "dialogo" con  l'Islam è possible solo a prezzo di concessioni sui nostri  dogmi; 
3) È ''tradimento" della Fede, perché dialogare con l' Islam  è un allontanamento certo dalla nostra dottrina cattolica.  4) È "ingiustizia" anche verso gli stessi musulmani, ai quali non si fa conoscere il vero volto del Cristianesimo,  tutto centrato sul "Dio-Uno-Trino", per condurli alla  conversione attraverso la conoscenza della Rivelazio­ ne Divina, la cui pienezza è Cristo, unico Mediatore  tra il Padre e gli uomini. 

*** 
Ricordiamo, perciò, che il "sentire cum Ecclesia" non può  essere interpretato come una ubbidienza cieca alla Gerar­ chia, perché la prima e assoluta ubbidienza, nella Fede, è 
solo a Dio. "Per primo, sia servito Nostro Signore"21. Il "dialogo  inter-religioso", invece, esige alterazioni, occultamenti dottrinali  che condizionano il dialogo, mettendo in non calo la figura di  Gesù Cristo. Voglio ricordare, perciò, le belle parole che il  cardinale Tosi scrisse in una lettera al Papa XI, nella quale  chiede la beatificazione di Pio X: «Mi piace immaginarlo - scrive- mentre rimette, in testa del Cristo benedetto, l'au­ reola della Divinità che il mondo e il modernismo volevano  distruggere»2s! 
Quell'aureola, appunto, che l'Islam Gli nega! 

sac. Luigi Villa

sabato 29 febbraio 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



I DUE ASPETTI DELLA DIVINITÀ 

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2° Aspetto: "Natura trinitaria": 
Nel Vecchio Testamento: 
Sul monte Oreb, Dio si è rivelato a Mosè dicendo: "IO  SONO COLUI CHE SONO"'; però, non si è rivelato trinitario.  Nell'A. T. vi sono solo numerosi velati accenni: 

a) Il "Padre": Dio è spesso chiamato col nome di "Padre", ma di una paternità generica, impropria. "Padre", cioè, a  motivo della creazione, della conservazione, della provvidenza. 
"Padre eterno", ma non come paternità in senso proprio, quale  Gesù, invece, ha chiamato, ripetutamente, "Padre mio", come  a una persona e non come Dio in un senso generico. Dirà, nel  Vangelo: «Qualunque cosa chiederete al "Padre" in nome  mio, Egli ve la concederà»2! 

b) "Lo Spirito Santo": ci sono accenni nel Vecchio Testa­ mento, ma non come Persona divina, distinta dal Padre, bensì come forza promanante da Dio; forza che illumina, che fortifica,  che spinge al bene. Per noi cattolici, però, è anche una persona  vera e propria, distinta dal Padre, Dio insieme con Lui. 
Ed è detto anche "Paraclito" ( = Assistente), "Consolato­ re"; e Gli vengono attribuite azioni personali, come: "Insegna­ re la verità"3; "testimoniare per Cristo"4; "conoscere i se­ greti di Dio"s ... 
Ma è anche una Persona distinta dalle altre due; ad esem­ pio: "Il Padre vi manderà un altro Paraclito"6 Lo dimostra  anche San Pietro nell'episodio di Anamia e Zafira: "Anania,  come mai Satana t'ha così riempito il cuore, che tu cerchi di  mentire allo Spirito Santo? Tu hai mentito non agli uomini  ma a Dio"?! 

c) "Il Figlio": anche del Figlio si parla nell'Antico Testa­ mento, ma velatamente. Ad esempio: quando i Profeti hanno  detto che la Vergine partorirà un Figlio e che sarà chiamato  Emanuele, cioè "Dio con noi"s. Ancora: "Ha detto il Signore  al mio Signore: siedi alla mia destra"9; e "Il Signore mi ha  detto: Tu sei mio figlio; oggi, Io ti ho generato!"1O. 
Ma sarà con l'Annuncio dell'Angelo a Maria Vergine che  si saprà espressamente che il Messia promesso è una persona  della SS. Trinità; e cioè il Figlio che, col Padre e lo Spirito Santo,  è un solo unico Dio: "Questi sarà grande e sarà chiamato  Figlio dell'Altissimo ... LoSpiritoSantosaràsopradi Te ... "11. 
Gesù Cristo, quindi, è Dio! 
È Lui il Messia promesso e poi venuto a redimere gli uomini. È Lui il Verbo eterno, Dio! 
Gli Ebrei, prima della sua venuta, adoravano, sì, il vero Dio,  ma dopo la venuta di Gesù Cristo, non avendoLo riconosciuto,  non possono più credere nello stesso Dio dei cristiani, per i quali è di fede che Gesù Cristo è il Figlio di Dio (Padre), e come tale  deve essere adorato. Il che è evidenziato dalle sue stesse parole:  " ... affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre:  chi non onora il Figlio, non onora il Padre che Lo ha  mandato"Iz. 
E ancora: "lo sono nel Padre e il Padre è in Me; chi vede  Me, vede anche il Padre"l3; e: "lo e il Padre siamo una cosa  sola"I4. E chiaro, quindi, che Dio si è manifestato nella persona  umana del Cristo. 
Dire, perciò, che "i cristiani, gli ebrei e i musulmani han­ no lo stesso Dio, perché crediamo tutti e abbiamo in comune 
il Dio di Abramo", è errato, perché il "Dio di Abramo" si è  manifestato nella persona di Gesù Cristo, quindi non può  essere valida quell'affermazione di avere in comune lo stesso  Dio, perché Ebrei e Musulmani non hanno riconosciuto né  vogliono riconoscere il Cristo, né come Figlio di Dio né come  Verbo incarnato. Per noi, invece, "Il Verbo (che) era Dio, si è fatto carne e venne ad abitare tra noi"Is per essere l'Ema­ nuele(= Dio con noi)." ... Venne nella sua proprietà (il po­ polo d'Israele) e i suoi non Lo ricevettero. Ma a tutti quelli  che Lo ricevettero, diede il potere di diventare figli di Dio; a  quelli che credono nel suo nome •.. e da Dio sono nati"I6.  Perciò, il Dio di coloro che non credono in Lui, come Verbo  incarnato e vero Dio, non è il nostro Dio. Ossia: il Dio degli  Ebrei e dei Musulmani non è il Dio dei Cristiani! 
Ora, qui, è necessario accennare anche alle operazioni ester ne di Dio, perché l'Incarnazione del Verbo è una operazione  esterna di Dio. 
Dalla Teologia sappiamo che in Dio ci sono "operazioni ad  intra", che avvengono in seno alla SS. Trinità, e ci sono  "operazioni ad extra" che sono: la creazione, la redenzione,  la santificazione. Ciascuna di queste attività, noi le attribuiamo  ad una delle tre Persone della SS. Trinità: la "Creazione", al  Padre; la "Redenzione", al Figlio; la "Santificazione", allo  Spirito Santo; ma, in realtà, ciascuna Persona non opera da sola  e indipendentemente dalle altre, bensì unitamente insieme. Ora,  si sa che l'operare segue l'essere; perciò, dove c'è ed opera una  delle tre Persone, ci sono ed operano anche le altre, perché se  fossero separate nell'agire, lo sarebbero anche n eli' essere, il che  sarebbe contrario all'Unità di Dio, il quale, pur essendo trino, è,  però, un unico Dio. 
S. Giovanni, all'inizio del suo Vangelo, descrive l'attività  creatrice del Padre insieme col Figlio: "Tutto è stato fatto (dal  Padre) per mezzo di Lui (del Verbo) e nulla senza di Lui è stato fatto di ciò che è stato fatto"11. Ma anche lo Spirito Santo  lo diciamo creatore. Nel "Veni, Creator Spiritus", ad esem­ pio, diciamo: "Vieni, o Spirito Creatore, visita le menti dei  tuoi fedeli; riempi di superna grazia i cuori che Tu hai  creato"! Anche il Figlio, Gesù Cristo, attesta la unità della sua  azione col Padre: "Ciò che il Padre fa, lo fa parimenti il Fi­ glio. Proprio per questo, i giudei cercavano ancor più di  ucciderLo, perché non soltanto violava il sabato, ma chia­ mava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio"1s. Dunque,  sempre, nelle Sacre Scritture, viene attestata l'unità di azione  delle Divine Persone; ad esempio, l'Opera della Incarnazio­ ne: «Lo Spirito Santo scenderà su di Te e la potenza dell'Al­ tissimo (Dio-Padre) Ti adombrerà; per questo il "Santo" che  nascerà da Te sarà chiamato Figlio di Dio»!l9 
Anche della distribuzione dei carismi soprannaturali, San  Paolo scrive: "Ora, c'è varietà nei doni, ma uno solo è lo  Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il  Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio,  che opera tutto in tutti"zo. 
Perciò, Sant'Agostino, come Sant'Atanasio, afferma:  "Come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono indivisibili  (nella natura), così indivisibilmente operano" (in: "De Tri­ nitate"). 
Possiamo, quindi, concludere: Gesù Cristo, Nostro Signo­ re, è vero Uomo e vero Dio. Prima, fu adorato come vero Dio  dai Pastori e dai Magi, nonostante che la divinità era nascosta  sotto il velo dell'umanità; poi, fu solennemente testimoniato  dalla voce stessa del Padre, al Battesimo, alla Trasfigurazione,  e poco prima della Passione: "Questo è il mio Figlio diletto:  ascoltateLo!"21. "E dal Cielo venne questa voce: L'ho glori­ ficato e ancora Lo glorificherò!"22. 
Quindi, noi, pur non vedendo né l'umanità né la divinità, Lo  crediamo e Lo adoriamo nella SS. Eucarestia, o ve è presente  in Corpo, Sangue Anima e Divinità! Tutto il culto della Chie­ sa è rivolto a LUI, a Gesù, nostro Signore e nostro Dio! E allora,  come si può affermare che gli Ebrei e i Musulmani abbiano lo  stesso nostro Dio se non Lo riconoscono né Lo adorano pre­ sente nell'Eucarestia? Non è detto chiaramente che "Chi nega  il Figlio, nega e non possiede neppure il Padre"?23 
È chiaro che non ci può essere che una sola religione voluta  da Dio, e cioè quella che ci ha insegnato Gesù Cristo e che Lui  ha incaricato la sua Chiesa di trasmetterla. Tutte le altre  presunte religioni, perciò, sono opera del Demonio24, non  dello Spirito Santo!

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sac. Luigi Villa

domenica 9 febbraio 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



 DUE ASPETTI DELLA DIVINITÀ 

l due aspetti della divinità sono: 

1) l'aspetto di Ente supremo, purissimo spirito, infinito, eterno, Creatore e Signore dell'universo; 
) l'aspetto di "natura trinitaria", rivelata da Gesù  Cristo, e manifestata agli uomini con l'Incarnazione di Nostro Signore. 

1 Aspetto: "Ente supremo": 
Sotto l'aspetto di Ente supremo è evidente che Dio è il  Creatore e Signore di tutti gli uomini, nonostante tutti gli  "errori" che le false religioni contengono; errori grossolani e  aberranti intorno al culto e alla morale che ne deriva. 
Ma è solo in questo senso che i monoteisti possono dire di  avere lo stesso Dio. (purché non lo intendano come "idolo"!).  Tuttavia, questo cambia radicalmente quando si considera la  Divinità alla luce del dogma della SS. Trinità nella sua mani­ festazione, specie nel Verbo Incarnato. 
Ora, la dottrina della Chiesa intorno alla Divinità, come ci fu  rivelata da Dio stesso e insegnata dalla Chiesa cattolica, è  questa: che la natura divina trinitaria, ossia: vi è un Dio solo  ma in tre Persone, uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito  Santo. Distinte, perché sono tre Persone, ma non separate.  Certo, è un mistero che, anche dopo la Rivelazione, la  ragione umana non è in grado di arrivare ad una intrinseca  conoscenza. C'è sempre il velo della Fede! Tuttavia, la ragione  ha la capacità di intendere ed esporre il vero senso del  dogma. 
Ebbene, la dottrina cattolica è magistralmente presentata da  Sant'Atanasio nel suo magnifico "Simbolo", che riporto, qui,  quasi integralmente, almeno nella prima parte, in cui vi è  descritta la natura trinitaria di Dio. Tale conoscenza della SS.  Trinità è una premessa indispensabile per comprendere Gesù  Cristo come Dio, ben di verso, quindi, da quella degli Ebrei e dei  Musulmani! 

IL SIMBOLO ATANASIANO  

"Chiunque voglia salvarsi, innanzitutto gli è necessario conservare la fede cattolica: se non la conserverà integra ed inviolata, senza  dubbio perirà in eterno". (Parole chiare e  tremende, che dovrebbero far riflettere i pro­ gressisti innovatori !). 
"La fede cattolica è questa: che sia venerato  l'unico Dio nella Trinità, e la Trinità nel­ l'Unità, senza confondere le Persone (che sono distinte) e senza separarne la natura (che è una per tutte e tre)". 
"Altra è la persona del Padre; altra, del Fi­glio; altra, dello Spirito Santo. Ma, sia del  Padre, come del Figlio, come dello Spirito  Santo, una è la divinità, uguale la gloria, coeterna la maestà". 
"Quale è il Padre, tale è il Figlio, tale lo Spirito Santo". 
"lncreato il Padre, in creato il Figlio, in creato lo Spirito Santo". 
"Immenso il Padre, immenso il Figlio, im­ menso lo Spirito Santo". 
"Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo  Spirito Santo". 
"E tuttavia, non tre eterni, ma uno eterno.  Come non tre increati, né tre immensi, ma uno increato e uno immenso". 
"Allo stesso modo, onnipotente il Padre, on­ nipotente il Figlio, onnipotente lo Spirito  Santo; e tuttavia non tre onnipotenti, ma uno onnipotente". 
"Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito  Santo", ma non tre Dei, bensì un solo Dio".  "Signore il Padre, Signore il Figlio, Signore lo Spirito Santo, ma non tre Signori, bensì uno è il Signore". 
"Infatti, come la verità cristiana ci obbliga a  credere Dio e Signore singolarmente ciascu­na delle tre persone, così la religione catto­lica ci proibisce di considerarle tre Dei e  Signori". 
"Il Padre non è stato né creato né generato. 
Il Figlio non è stato creato, ma solo generato dal Padre, (una generazione eterna, senza  principio e senza fine). Lo Spirito Santo, né  creato, né generato, ma procedente dal Padre e dal Figlio .•. ". "E in questa Trinità, nessuno viene prima e nessuno viene dopo; nessuno è  maggiore e nessuno è minore, ma tutte e tre le  Persone sono coeterne e coeguali, così che, come si è già detto, sia venerata l'Unità nella  Trinità e la Trinità nell'Unità". 
"Chi, dunque, vuole essere salvo, così deve  credere della Trinità". 
Come si vede, il santo Dottore, dopo aver descritto la natura  trinitaria di Dio, parla dell'Incarnazione del Verbo, unico vero  Dio insieme col Padre e con lo Spirito Santo. 
Quindi, Gesù, incarnandosi, ha assunto, sì, la natura umana,  ma senza lasciare la Sua natura divina; cioè, si è fatto Uomo  restando Dio! 
Ora, poiché le due nature sono inseparabili, riconoscendo e  adorando Gesù-Uomo, noi riconosciamo e adoriamo anche Gesù-Dio. Di conseguenza, chi non riconosce né adora Cristo  come Dio, ma Lo riconosce solo come Uomo, non ha lo stesso  nostro Dio. 
Per la stessa ragione, Gesù, essendo stato ucciso dai Giudei  come Uomo, è stato ucciso anche come Dio. Per questo, l'ucci­ sione di Gesù Cristo è stata, teologicamente, un vero "deicidio"! 
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sac. Luigi Villa