giovedì 14 maggio 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



MONOTEISMO E TRINITA 

La nostra religione cattolica, secondo Paolo VI, sarebbe "una delle tre grandi religioni monoteiste". La religione cattolica, così, si accomunerebbe all'ebraica e all'islamica, perché queste "tre espressioni professano un identico monoteismo attraverso le tre vie più autentiche"I. Ma anche Giovanni Paolo II, nella "Tertio Millennio adveniente", arriva perfino ad auspicare che si possano preparare "incontri comuni, in luoghi significativi per le grandi religioni monoteiste" (paragrafo 53).
Ora, di fronte a queste affermazioni papali, si resta sbalorditi e sconcertati! Come si fa a sostenere che giudaismo e islamismo siano due delle "tre vie più autentiche" di fede, e che si possano preparare "incontri comuni" tra loro? Ma non sono erronee e persino aberranti queste affermazioni  per le gravi implicazioni che comportano? .. Infatti, eguagliare il nostro Dio a quello del giudaismo e dell'islamismo, per il fatto che sarebbe "Uno", si dovrebbe tacere della "Trinità", come elemento primariamente distintivo della nostra Religione, perché, in Dio, la Trinità delle Persone è inseparabile dall'unità della natura. Quindi, è erroneo e falsificante l'affermare e il propagandare che il Dio dei cristiani è "Uno" come quello degli Ebrei e dei Musulmani. I monoteisti, infatti, sono intrinsecamente differenziati tra loro, perché solo il Dio cristiano è trinitario. E questo è differenza ontologica, è differenza di natura, è differenza, quindi, irrinunciabile, che pone il nostro Dio in un Cielo a cui le altre due religioni monoteiste non possono neppure aspirare!
Inoltre, non va dimenticato che la nostra Fede differisce dalle altre non solo quando professiamo di credere in un Dio-Trinitario, ma anche quando professiamo la fede in Dio come unico Dio. San Tommaso d'Aquino, il principe dei Dottori della Chiesa, scrive:
«Credere a Dio non spetta agli infedeli, in quanto è un atto di fede. Essi, infatti, non credono che Dio esista nelle condizioni determinate dalla Fede. E quindi, in verità, non credono Dio, poiché ( •.. ) nelle cose semplici, se (in loro) c'è un difetto di conoscenza, non si conoscono affatto»2. E altrove specifica: «L'incredulo manca della vera conoscenza di Dio, e, con una conoscenza falsa, a Lui non si avvicina, ma si allontana maggiormente»3
Quindi, l'atto di fede è solo un atto cristiano. Il Dio esistente e creduto è solo quello rivelato da Gesù Cristo. Per Lui, le altre religioni, più che "religioni" sono "superstizioni"!
 Una simile affermazione, che sembra dirimere ogni discussione, oggi, però, sembra non valere più, dopo lo slogan ormai di moda: "cercare piuttosto ciò che è in comune tra le religioni di specie diverse".
È un detto-aforisma, questo, che Giovanni XXIII usò, per la prima volta, in apertura del Vaticano Il, nonostante che tutti i Papi precedenti avessero sempre insegnato il contrario. Nel loro Magistero, infatti, avevano distinto e separato la nostra religione, esaltandone le parti principali, per cui Essa solo è santa, e facendo di questa sua "santità" come la forma dei fattori di divisione nel mondo4• Stando, poi, a San Tommaso d'Aquino, noi cattolici, con gli "altri monoteisti" non abbiamo in comune nemmeno Dio:
«Chi non aderisce, come a regola infallibile e divina, all'insegnamento della Chiesa, che scaturisce dalla prima verità rivelata nella Sacra Scrittura, non ha l'abito della Fede, ma ne accetta le verità per motivi diversi dalla Fede. Se uno, per esempio, conosce una conclusione, senza il termine medio che lo dimostra, di essa non ha evidentemente la scienza, ma solo un'opinione»5
Quindi, quel "cercare piuttosto ciò che è in comune tra le religioni di specie diverse" non può essere che un atto grave, sotto due aspetti: quello metafisico e quello della Rivelazione.
l) L'aspetto metafisico: il mettere in comune cose diverse costituirebbe un'unità solo se si mettono assieme le "essenze", non le cose marginali. Ora, nella religione cristiana, l'unità non può avvenire, perché l'essenza è il Figlio. L'essere cristiani, quindi, non è un fatto accidentale, ma antologico. Infatti, noi siamo di Cristo, non solo come suo possesso, ma per partecipazione alla Sua natura.
2) L'aspetto religioso: c'è da rilevare che il Cristianesimo è discriminante, in quanto noi non siamo di fronte a una  filosofia, a un sistema religioso, ma bensì a una Persona divina, che ha rivelato il Mistero divino, e che riassume in Sé tutta la Rivelazione. Quindi, se si esclude Cristo, si esclude il principio della nostra religione, si esclude tutto il Cristianesimo. Cristo ha niente a che fare con le altre religioni; anzi, ne è "pietra d'inciampo"! Egli divide i popoli: quelli che Lo adorano e quelli che non Lo adorano. Perciò, chi adora Gesù Cristo, adora anche Dio; chi non adora Gesù Cristo, non adora nemmeno Dio. Quindi, escludendo Cristo, si esclude anche la Sua Parola, la Sua Autorità, la sua Legge, il suo Ordine, il suo Pensiero, il suo Amore, lo Spirito Santo. E questo vuoi dire escludere la Rivelazione stessa!

sac. Luigi Villa

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