lunedì 20 aprile 2020

Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!



UN SOLO DIO, TRE RELIGIONI 


 Gli Ebrei 

Ora, domandiamoci: si può applicare lo stesso principio  con i seguaci della religione ebraica? Certo: ma anche qui  bisogna distinguere: 

l  : la fede degli Israeliti, prima della venuta di Cristo:  (la fede di Abramo, di Isaia, di David). La fede di allora era  certamente verso un Dio unico. Ebbero anche "presentimenti" della vita trinitaria di Dio, che non rifiutarono;  perciò, il Dio dei Giudei dell'A. T. è evidentemente il  nostro. 
2 : la fede degli Ebrei, dopo la venuta, la vita e la morte  di Cristo, invece, cade sotto la sentenza di S. Giovanni: "Chi  nega il Figlio non ha neppure il Padre" 3• 

Per questo, il presunto "dialogo" con gli Ebrei non  potrà mai arrivare a un incontro definitivo di intesa,  perché è senza speranza. Cristianesimo ed Ebraismo non  potranno mai arrivare ad essere "una cosa sola", perché  tra noi c'è un invalicabile contrasto di natura teologica,  insanabile. Per noi cattolici, cioè, Gesù è il Messia, è il Figlio del Dio vivente; per gli Ebrei, invece, Gesù è stato  ciarlatano, un bestemmiatore, un profeta sbagliato, un falso Messia! 4. 
E questo anche oggi. Per gli Ebrei, Gesù non può essere  considerato né Messia, né, tantomeno, Dio! Perciò, rimarrà  un contrasto insanabile! .. Il che significa: se una delle parti  abbandonasse la propria posizione su Gesù, l'Ebraismo ces­serebbe di essere tale, e il Cristianesimo diventerebbe uguale  al suo interlocutore, ma, invece, ciascuno dei due è convinto  che solo l'altro deve ricredersi, convertirsi! 
Quindi, se con gli Ebrei abbiamo ancora in comune la tradizione biblica dell'Antico Testamento, quello che ci "di­vide", invece, radicalmente, è che, per noi, Gesù è il Mes­sia e il Figlio del Dio vivente, mentre, per loro, non lo è! 

Il "Gazzettino" del 18 gennaio 1990, a p. 4, portava il  titolo di un intervento di mons. Pietro Nonis, vescovo di  Vicenza, alla "giornata del dialogo ebraico-cristiano":  "Due religioni, uno stesso Dio". 
La verità, però, è all'opposto: noi cristiani non abbiamo lo  stesso Dio degli Ebrei, a meno che "i misteri principali  della nostra Fede" non siano più quelli che la Chiesa  insegnava da sempre, e cioè: 
l ) Unità e Trinità di Dio; 
2) Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo."; 
e a meno che non si reciti più il nostro "Atto di Fede", in  cui si dice espressamente: "credo in Voi, unico vero Dio, in  tre Persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito  Santo; e credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, Incarnato e  morto in croce per noi". 
Purtroppo, dopo la "Dichiarazione" conciliare "Nostra aetate" (n° 4 ), sulle relazioni della Chiesa con le religioni  non cristiane, promulgata da Paolo VI il 29 ottobre 1965, è  diventato quasi una moda il parlarne a proposito e a spropo­sito, ignorando che la Chiesa primitiva era attaccata, sì, ad  Israele, ma che poi Essa si è separata - sia pure con dolore - dai Giudei contemporanei a Cristo, solo perché questi si  erano rifiutati di credere alla realizzazione, nel Cristo,  della salvezza promessa. 
Il cosiddetto anti-semitismo della Chiesa di sempre, quindi, non fu un gesto sentimentale, una passione, ma lo fu  per una dottrina che ha la sua radice in un conflitto teologico,  per esigenza della nostra stessa Fede. Infatti, il punto di  rottura tra Cristiani ed Ebrei è la cristologia della Chiesa,  la quale insegna che Gesù è il Messia atteso dai Giudei, ed è il "Signore" di natura divina, e che solo per mezzo di Lui  è data la salvezza. 
Il punto focale di questo contrasto lo si può vedere nella prima lettera di San Giovanni evangelista: «Chi è bugiardo  se non chi nega che Gesù sia il Cristo? .. Questi è l'anticristo:  colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio,  non ha neppure il Padre; chi confessa il Figlio, ha pure il  Padre ( ... )»5. 
L'errore cristologico, perciò, include anche un errore  trinitario, perché, negando il Figlio, essi (gli Ebrei) negano  il Padre; e negando il Figlio non hanno neppure alcuna  comunione col Padre; mentre colui che possiede il Padre è in  vera comunione con Lui, è unicamente il fedele che confessa  il Figlio. 
E questo è anche una chiara dottrina del IV Vangelo:  che il Padre è conosciuto nella manifestazione del Figlio, e  che la nostra attitudine verso il Figlio è unita alla nostra  attitudine verso il Padre6• Per questo, San Paolo, dei Giudei  persecutori dei cristiani dice: (essi) "non conoscono Iddio e  non obbediscono al Vangelo di Nostro Signore Gesù"?.  Per questo, padre Pierre Benoit, in "Revue Biblique"  (1961), ebbe a scrivere: «Rifiutando Gesù, Israele s'è  diviso in due: la parte che ha accettato il Cristo, è divenu­ta la Chiesa, il vero Israele, compimento del Vecchio  Testamento; l'altra parte, che ha rifiutato il Cristo, con  un peccato "collettivo", è Israele infedele, che ha perduto  la sua elezione, i suoi privilegi; come gruppo è al di fuori  della salvezza, perché ci è ignota la responsabilità di  ciascun'anima individuale»s. 
Perciò, la Chiesa di Roma deve ricordare sempre che la  Carità è inseparabile dalla Verità, e che noi cristiani, quindi, abbiamo un dovere di verità da compiere!.. 
Purtroppo, il card. Bea, nel Concilio, s'è dimenticato di questo, imponendo ai Padri la sua tesi, presa, senza alcun  criterio, dal libro del giudeo Jules Isaac: "Jésus et Israel",  in cui si legge: «Israele non ha rigettato Gesù; Gesù non ha  riprovato Israele; l'idea di un "deicidio" commesso dalla  massa del popolo giudaico e che l'avrebbe votato al casti­go di una vita errante tra i popoli, è un mito inventato  dalla teologia cristiana e che non è conforme alla realtà  della storia; disgraziatamente, essa è all'origine di un  antisemitismo secolare e sarebbe tempo che la Chiesa  sopprimesse queste affermazioni che han causato e causa­no le persecuzioni di giudei innocenti». 
Ma padre Pierre Benoi- sempre nella "Revue Biblique"9  -confuta, punto su punto, tutta la tesi di fondo dell'lsaac,  divisa in 21 proposizioni. Alla "nona", per esempio, dove  scrive che Gesù non ha abrogato la legge mosaica, scrive:  «col sacrificio della Croce, Gesù ha soppresso la Legge, e,  quando la Chiesa primitiva ha sancito tale affermazione  per la sua universalità, l'ha fatto sotto l'azione dello  Spirito Santo, che non è altro che lo spirito di Gesù» ...  
Anche alla negazione che non è vero che la "massa del  popolo giudeo" abbia rigettato Gesù, padre Benoit risponde:  «Ciò che nessuno può ignorare è che Gesù si dice inviato  da Dio e che lo comprova con le sue opere. La folla  giudaica che l'ha conosciuto non ha potuto ignorarlo, ma  volendo seguirlo quando ne aspettava un trionfo, l'ha abbandonato quando ha visto la croce ... Abbandonato dalla folla, rigettato dai capi, Gesù è stato veramente respinto dal suo popolo, il popolo giudaico, anche se, o piuttosto, perché questo popolo non ha voluto rinunciare  a sé per credere in Lui. Ben risulta dai quattro Evangeli  che, se i Romani hanno ratificato ed eseguito la condanna  a morte di Gesù, questa, però, è venuta dagli Ebrei».  
Contro le tesi d eli' ebreo Isaac, e fatte proprie dal card.  Bea, e immesse, poi, nella "Dichiarazione" conciliare  "Nostra aetate", stanno le Sacre Scritture. Basta, qui,  ricordare le parole di Gesù: «Se non fossi venuto e non  avessi loro parlato, non avrebbero colpa; ma, ora, non  hanno scusa per il loro peccato. Se non avessi tra loro  compiuto opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero  colpa; ma ora, benché abbiano veduto, pure odiano e Me  e il Padre mio». 
· Lo stesso afferma San Paolo nella lettera ai Romani11 , e  San Pietro, nei suoi discorsi ai Giudei, dopo la Pentecoste:  
"VOI L'AVETE CROCIFISS0!"12. 
E ancora, sempre ai Giudei (venuti da tutte le parti dell'Impero Romano, a Gerusalemme, per la solennità!):  
"VOI UCCIDESTE L'AUTORE DELLA VITA" 13• 
E al Sinedrio: 
"GESÙ, CHE VOI UCCIDESTE APPENDENDOLO IN CROCE ... "l4. 
Anche Santo Stefano, sempre al Sinedrio: 
"( ... )del GIUSTO, del quale VOI foste ora i TRADI­TORI E GLI OMICIDI"! 
Ancora San Paolo, nella prima ai Tessalonicesi 15 : 
... i Giudei "UCCISERO GESÙ E I PROFETI. .. ". 

Il card. Bea, invece, riduce a pochi capi e a pochi abitanti  la responsabilità collettiva del popolo giudaico, ignorando  anche i testi dei Vangeli, come la "parabola dei vignaioli  omicidi"16; il lamento di Gesù su Gerusalemme17 ; l'an­nuncio del castigo per Gerusalemme18 ... 
Ora, una Dichiarazione conciliare, palesemente contraria ai testi dei Vangeli, degli "Atti degli Apostoli" e  delle "Lettere di San Paolo", non può avere alcun valore!  
I Padri dovevano ricordare, a comprova di quello che  scrisse San Paolo, che gli Ebrei sono "IN ODIO A DIO A  CAUSA DELL'EVANGELO". 
Quindi, la Carità vera non si esercita mai in danno della verità! 

sac. Luigi Villa

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