Un aspetto importante della Messa è che Gesù la istituì nel quadro di una cena familiare per indicare così che tutti formiamo una sola grande famiglia in lui. «Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo, tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10, 17). E san Gregorio afferma: «Tutti siamo incorporati nello stesso e unico Corpo di Cristo».
Perciò il valore della Messa fuoriesce dal circolo dei partecipanti alla celebrazione e si estende a tutti gli uomini di tutti i tempi, dal primo all’ultimo, dalla prima particola consacrata fino all’ultima, da questo luogo in cui mi trovo fino al più remoto dell’universo. È una Messa cosmica e universale.
In ogni Messa e in ogni Comunione uniamo le nostre vite e i nostri destini con quello di Cristo e con quelli di tutti gli uomini, nostri fratelli. Precisamente, quando Cristo celebrò l’ultima cena, spezzò un unico pane e fece bere da un unico calice per dimostrare che tutti erano uniti nello stesso destino e nella stessa offerta. Lo stesso capita adesso quando partecipiamo allo stesso «banchetto pasquale dell’amore», arrivando ad essere per mezzo della Comunione «corpo e sangue di Cristo». Perciò, partecipare alla Messa e non fare la comunione è come assistere a un banchetto e rifiutarsi di mangiare.
Nella Comunione il desiderio di Gesù che tutti siano UNO si realizza meglio: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità» (Gv 17, 23). «Perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17, 26). Tutti formiamo una UNITÀ in Gesù e per questo dobbiamo amare i fratelli con l’amore di Gesù. Ciò deve manifestarsi nel rispetto, nella comprensione, nel perdono, nella compassione, nella carità... Gesù ci dice: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Sarebbe una contraddizione amare Cristo Eucaristia e non amare i fratelli. «Se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore» (1 Gv 4, 20). «Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo» (1 Gv 2, 10).
Nella Comunione permettiamo che anche gli altri entrino nella nostra vita assieme a Cristo. Questo significa che dobbiamo assumere e, in qualche modo, fare nostre le loro gioie, le loro sofferenze e le loro necessità. Essere di Cristo vuol dire anche essere degli altri e per gli altri. Perciò abbiamo bisogno di riempire il nostro cuore dell’amore di Cristo per condividerlo con gli altri. Dobbiamo testimoniare nella nostra vita quotidiana che amiamo Gesù con tutto il nostro cuore, amando senza riserve tutti come fratelli. Per far questo abbiamo bisogno del quotidiano nutrimento dell’Eucaristia.
Durante la Messa diciamo: «Ti preghiamo Padre perché lo Spirito Santo raccolga in un solo corpo coloro che partecipano al Corpo e al Sangue di Cristo». Quest’unione era una vera realtà tra i primi cristiani che arrivavano a mettere in comune tutti i loro beni e in determinati giorni preparavano la tavola comune; i ricchi portavano i cibi e invitavano i poveri che mancavano di tutto. Successivamente quest’abitudine si perse, e rimase la raccolta delle offerte alla Messa per distribuirla tra i più bisognosi.
Già nell’anno 155 san Giustino afferma che nella Messa «coloro che possiedono dei beni danno ciò che vogliono e queste offerte vengono consegnate al sacerdote che celebra perché aiuti gli orfani e le vedove, i bisognosi, i malati, i prigionieri, i forestieri e in poche parole tutti coloro che sono in difficoltà» (Apologia, 5, 67).
Noi non possiamo comunicare con Cristo e contemporaneamente disprezzare gli altri, «perché tutti siamo un solo corpo e un solo sangue in lui per la partecipazione allo stesso pane e diventiamo concorporei di Cristo» (san Giovanni Damasceno, De fide Ort 4, 13). Lo stesso sant’Agostino definisce l’Eucaristia: «Segno di unità e vincolo di carità». Per questo, san Giovanni Crisostomo, già al suo tempo, condanna coloro che vogliono essere cristiani senza provare amore per il prossimo: «Cristo ha dato il suo corpo per tutti ugualmente e tu non dai nemmeno il tuo pane? Cosa rispondi? Non temi di fare il memoriale di Cristo e di disprezzare i poveri? Non rendi i poveri partecipi della tua tavola?” (In 1 Co hom 27, 4). Anche sant’Agostino afferma: «Mangia indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo chi non vive l’amore, l’unità e la pace, richiesti dal Corpo di Cristo... In questo caso, non riceve un mistero che gli dia beneficio, ma piuttosto un sacramento che lo condanna» (Sermo 227).
Tutti costituiamo una sola e grande famiglia in Cristo. Tutti siamo uniti allo stesso Gesù Cristo. Egli è l’anfitrione e ci invita alla sua mensa. Egli siede con noi come un amico in ogni Eucaristia, che è il «banchetto pasquale dell’amore». L’Eucaristia è una festa di famiglia in cui tutti mangiamo in amicizia come fratelli, senza preferenze né discriminazioni, in cui si creano legami di amicizia. Per questo, l’Eucaristia è sorgente di solidarietà e di fraternità. Gesù ha voluto che tutti i figli del Padre sedessero alla sua mensa, ebrei e non ebrei, padroni e schiavi, uomini e donne... Questo significa che le differenze razziali, sociali, culturali o nazionali vanno superate, per unirci intorno alla stessa mensa e creare unità. Ricordiamo che nelle prime comunità, i cristiani mettevano i loro beni in comune (At 2, 44; 4, 34) e si chiamavano tra loro «fratelli» (cfr. At 6, 3; 11, 1-29; 15, 32).
La Messa è una festa familiare con Cristo e con i fratelli. Andiamo a questa festa con Gesù in ordine, con la maggiore pulizia possibile di corpo e di anima. Dio nostro Padre ci aspetta almeno tutte le domeniche. Non saremo capaci di obbedirgli? Gli diremo che abbiamo cose più importanti di Lui?
Se in ogni Messa si distribuissero mille dollari, senz’altro le chiese sarebbero piene e non ci sarebbero posti liberi. Noi crediamo però che la benedizione che riceviamo vale molto di più, infinitamente più di tutti i dollari del mondo. Noi, se non vediamo non crediamo, perché ci manca fede. Ci capita come agli abitanti di Nazaret che non ricevevano miracoli da Gesù per mancanza di fede. Tu, quando vai a Messa, non andare come se andassi alla spiaggia, al mercato o ad un spettacolo pubblico. Si deve vedere anche dal tuo portamento esteriore che ti spinge la pietà e l’amore di Dio.
Diceva il beato Escrivá de Balaguer: «Dovremmo andare a Messa e alla Comunione con l’anima limpida, ma anche con il corpo pulito indossando un buon vestito, ben pettinati e un poco profumati..., perché andiamo a una festa e dobbiamo avere premure da innamorati verso Gesù, sapendo ricambiare amore con amore. Tutto ciò che faremo per dimostrargli il nostro amore sarà poco...non lesiniamo il tempo per prepararci alla Comunione e per rendergli grazie. Gesù ci benedirà molto più di quanto possiamo immaginare... Amate la Messa figli miei, e accostatevi affamati all’Eucaristia, anche se siete gelidi e l’emotività non risponde. Comunicatevi con fede, con speranza e con ardente carità...Chi non ama la santa Messa non ama Cristo, come anche chi non si sforza di viverla con serenità e pace, con devozione e affetto».
Quanto sono grandi la Messa e la Comunione! «E il verbo di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). E continua a ripetersi il miracolo dell’Incarnazione. Gesù si fa l’Emmanuele, il Dio con noi, e rimane per sempre con noi. Continua a celebrare, tutti i giorni con noi la sua cena di amicizia. Perché non gli diamo più importanza?
Se l’uomo riuscisse a mettere il piede su Marte, sarebbe una notizia mondiale, arriverebbe a tutti gli angoli della terra mediante i mezzi di comunicazione sociale. Ma che Dio stesso in Gesù Cristo ogni giorno venga sulla terra in ogni Eucaristia non fa notizia e nemmeno ci si crede. Se apparisse in qualche posto della terra, anche solo mediante un’immagine miracolosa, tutti accorrerebbero a vederlo e a cercare miracoli, ma ci manca fede per credere che Egli è molto vicino, troppo vicino perché possiamo vederlo con gli occhi del corpo, poiché è possibile vederlo solo con quelli dell’anima.
Mettiamo che un solo uomo, ad esempio il Papa, potesse celebrare la santa Messa solo una volta all’anno. Non ci piacerebbe qualche volta assistere a questo miracolo d’amore? E adesso che si celebrano ad ogni ora e in ogni parte del mondo, perché siamo cosi indifferenti? Quando sarai in chiesa, pensa che lì si trova Gesù, parla con lui e rinnova la tua offerta. Per quanto ti riguarda fa in modo che ci sia silenzio e innanzitutto pulizia in chiesa, negli ornamenti, nelle tovaglie e nei vasi sacri. Collabora in questo con i sacerdoti. E, se ti è possibile, porta molti fiori, perché a Gesù piace la gioia e il sorriso delle nostre anime. Ai tempi di sant’Agostino i fedeli raccoglievano i fiori che avevano adornato l’altare e li conservavano come reliquie, poiché erano stati vicino a Gesù. Gesù saprà ricambiare tutto ciò che farai per lui.
Ogni giorno Egli ci dice: «Venite e mangiate» (Gv. 21, 12). Sii grato e ripeti con San Paolo: «Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono» (2 Cor 9, 15). «Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo» (Ef 1, 3). «Venite e vedrete» (Gv 1, 39).