lunedì 4 maggio 2020

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI



ESISTENZA DEL PURGATORIO

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Si legge in Eusebio di Cesarea che Costantino diede ordine che  il suo sepolcro sorgesse nella chiesa dei SS. Apostoli da lui  fatta costruire a Costantinopoli, e ciò nella speranza d'esser  messo a parte, dopo la sua morte, delle preghiere che sarebbero  state fatte in quel luogo sacro, com'ebbe a dichiarare nel suo  testamento. Nel secolo V S. Agostino rende omaggio alla pietà  di sua madre, S. Monica, con uno splendido passo delle sue Confessioni, che qui vogliamo citare, e che dimostra la fede  ch'egli aveva nel Purgatorio, e quanto sperasse dalle preghiere  fatte per la madre (S. Agostino, Conf., libro IX, cap. 9 segg.).  «Un giorno la mia diletta madre, assalita da improvvisa  debolezza, perdette i sensi: quando corremmo in suo aiuto,  essendo già ritornata in sè, guardò tutti noi che la  circondavamo, riconobbe me e mio fratello e con voce  piangente ci disse: - Dove ero io? - E poiché ci vedeva inerti e  oppressi dal dolore, soggiunse: - Qui, o figli miei, lascerete  vostra madre. - Io non risposi, che il pianto mi impediva di  parlare, ma il fratello con parole di conforto le disse di sperare  di ritornare nella terra dei padri suoi. Ella fissatolo con sguardo  triste per mostrargli che aveva tutto compreso, volse gli occhi  sopra di me, e mi disse: - Senti che cosa ha detto? - e poco  dopo rivolgendosi ad ambedue: - Voi comporrete questo corpo  in quel luogo ove meglio vi piacerà; non ve ne prendete  pensiero. L'unica preghiera che vi rivolgo è che dovunque vi  troverete vi ricordiate di me nel Sacrifizio divino». A questo  proposito S. Agostino fa queste belle riflessioni: «Ora che il  primo dolore prodotto dall'affetto naturale è passato, io vi  loderò, o Signore, in nome della vostra serva, ed altre lacrime  spargerò dinanzi a voi, che non siano della carne, ma bensì  dello spirito, lacrime che fluiscono spontanee dal ciglio quando  si pensi al pericolo nel quale si trovano le anime che peccarono  in Adamo, poiché quantunque la madre mia sia stata vivificata  in Gesù Cristo e sia vissuta nella carne glorificando sempre il  vostro santo Nome col fervore della sua fede e con la  illibatezza dei suoi costumi, nondimeno io non ardisco  affermare che dal giorno in cui voi, o mio Dio, la rigeneraste  col santo Battesimo, non sia uscita dalle sue labbra alcuna  parola contro i vostri comandamenti. Ma poiché voi non  desiderate la ricerca dell'iniquità, nutro fiducia filiale che la  madre mia abbia trovato misericordia davanti al vostro  cospetto, e perciò, o Dio del mio cuore, io lascio da parte a bella posta le opere sante fatte dalla mia diletta genitrice, e  delle quali mi consolo rendendo a voi grazie infinite, per  domandarvi solo perdono dei suoi peccati. Esauditemi, ve ne  scongiuro per le ferite sanguinose di Colui che mori per noi sul  legno infame, e che ora assiso alla vostra destra intercede per  gli uomini. Lo so ch'ella fece sempre misericordia e rimise di  tutto cuore i debiti ai suoi debitori; rimettete quindi ancora voi  a lei i suoi, se qualcuno ne avesse contratto nei numerosi anni  che trascorsero dal giorno in cui fu rigenerata col santo  Battesimo, fino a quello del suo passaggio da questa vita.  Perdonatela, perdonatela ve ne scongiuro, o Signore, e non  entrate con lei in giudizio, poiché la vostra misericordia supera  la vostra giustizia, le vostre parole sono veraci e prometteste  misericordia a chi avrà fatto misericordia. Questa misericordia  io credo che voi l'abbiate già fatta, o mio Dio; ma tuttavia  accettate l'omaggio delle mie labbra. Ricordatevi che nel  momento del suo passaggio all'altra vita, la vostra serva non  pensò a far rendere al suo corpo funebri onoranze con splendidi  esequie - e con profumi preziosi, non domandò un sepolcro  superbo, né di essere trasportata in quello che aveva fatto  costruire a Tagoste, sua patria, ma solo volle che noi ci fossimo  ricordati di lei dinanzi ai vostri santi altari, nel mistero sublime  al quale ogni giorno ella prese parte, poiché sapeva che in  questo si dispensa la Vittima immacolata, il sangue della quale  ha annullato la sentenza fatale della nostra condanna. «Ch'ella  dunque, o Signore, riposi in pace presso le ossa del suo  consorte, accanto a colui al quale rimase fedele nelle gioie  della verginità e nelle tristezze della vedovanza, accanto a colui  di cui erasi fatta serva per guadagnarlo a voi con la sua  pazienza salutare. E voi, o mio Dio, ispirate ai vostri servi, che  sono miei fratelli, ispirate ai miei figli spirituali, che sono miei  maestri, poiché il mio cuore, la mia voce, i miei scritti sono al  loro servizio, ispirate a tutti quelli che leggeranno queste mie  parole di ricordarsi dinanzi ai vostri altari di Monica, vostra serva, e di Patrizio, suo sposo. Furono essi che mi introdussero  nel mondo; fate dunque che tutti coloro che vivono fra la luce  ingannevole di questo secolo si ricordino piamente dei miei  genitori, affinché l'ultima preghiera di mia madre morente sia  esaudita anche più di quello che essa desiderava; e non abbia  essa a ricevere soltanto il soccorso delle mie preghiere, ma  anche quello di molti altri ».

Ho voluto riferire quasi per disteso questa meravigliosa  preghiera del santo Dottore a vantaggio della sua madre  defunta, perché quando si pensi alla santità di quella illustre  matrona, che la Chiesa sollevò agli onori degli altari, quando si  consideri che nel momento in cui il figlio scriveva erano  trascorsi circa vent'anni dalla morte di lei, si scorgerà  facilmente che cosa pensasse il grande Dottore della Chiesa  latina sul Purgatorio e sulla severità della giustizia di Dio. S.  Gregorio Magno coi suoi Dialoghi contribuì notevolmente a  promuovere tra i cristiani la devozione verso le anime del  Purgatorio. Il Padre Lefebvre era salito dire ché S. Gregorio  Magno doveva essere amato ed onorato dai fedeli per molte  ragioni, ma sopratutto perché aveva esposto in maniera tanto  chiara e commovente la dottrina del Purgatorio, e credeva che  se non avesse parlato con tanta eloquenza di quelle anime  sante, la devozione nutrita verso di loro nei secoli posteriori  sarebbe stata meno ardente, e quindi insieme alla devozione  verso le anime del Purgatorio inculcava sempre nei fedeli  sentimenti di riconoscenza verso il santo Dottore.

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Sac. Luigi Carnino

Prepara rifugi sicuri per i tempi che arriveranno, la persecuzione è in atto, fate sempre attenzione.


Lettere di Sant'Agostino



LETTERA 1 

Scritta alla fine del 386 o all'inizio del 387. 

A. spiega a Ermogeniano perché gli Accademici usarono un  linguaggio ermetico adatto al loro tempo (n. 1), ma presentemente  pericoloso, poiché potrebbe indurre all'agnosticismo (n. 2); gli  chiede infine un giudizio su quanto afferma alla fine del III 1. del  dialogo Contra Academicos (n. 3). 

AGOSTINO AD ERMOGENIANO 


Perché gli Accademici occultarono la verità. 

1. Io non oserei mai, nemmeno scherzando, attaccare gli  Accademici; come potrebbe infatti non impressionarmi l'autorità di  persone tanto grandi, se non ritenessi che essi la pensavano molto  diversamente da come si è creduto di solito? Perciò li ho imitati, per  quanto mi è stato possibile, piuttosto che tentare di confutarli, cosa  che non sono affatto capace di fare. Mi pare infatti si addicesse perfettamente a quei tempi che, se qualcosa di puro sgorgava dal  fonte Platonico, lo si facesse scorrere tra macchie oscure e piene di  spine, così da servire di nutrimento a pochissimi uomini, piuttosto  che, effondendosi per luoghi facilmente accessibili, non potesse in  alcun modo conservarsi limpido e puro per l'irrompere in esso delle  bestie da ogni parte e senz'ordine. Che v'è infatti che più si addica  a una bestia del ritenere corporea l'anima? Contro individui di tal  fatta io penso che sia stato utilmente escogitato quell'accorto  metodo di nascondere la verità. Ma nell'età nostra, in cui non  vediamo più filosofi salvo che nel mantello (e questi io in verità non  li posso reputare degni di un nome così venerabile), mi sembra che  si debbano ricondurre gli uomini alla speranza di trovare la verità,  se qualcuno l'opinione degli Accademici ne ha distolto con la  sottigliezza dei loro discorsi dal cercare di comprendere le cose;  affìnché quello che, date le circostanze, fu opportuno per estirpare  degli errori profondamente radicati, non incominci ora ad essere di  ostacolo nell'inculcare il sapere. 

Il loro metodo può favorire l'agnosticismo. 

2. Mi spiego: allora la passione per le ricerche filosofiche da parte  delle varie scuole era così ardente che niente altro si doveva  temere se non di prendere per vero il falso. Ognuno poi, distolto  per quelle argomentazioni da ciò che di saldo e inconcusso aveva  creduto di possedere, ricercava qualcosa di diverso con tanto  maggiore costanza e cautela quanto più grande era lo zelo nel  campo della morale e si riteneva che la verità si nascondesse  quanto mai profonda e involuta nella natura e nelle menti. Ma ora  così grande è la ripugnanza per la fatica e l'incuria per gli studi  liberali che, non appena si sente dire che dei filosofi molto acuti  hanno creduto che nulla si possa conoscere con certezza, gli uomini  si perdono d'animo e rinunziano per sempre ai propri progetti. Non  osano infatti ritenersi più acuti di quelli, sicché possa rivelarsi loro  con chiarezza ciò che Carneade non è stato capace di trovare con  tanto zelo, ingegno e tempo a disposizione; per di più con una  cultura così vasta e molteplice e infine anche nel corso di una vita  lunghissima. E se pure, resistendo un poco alla pigrizia, leggono i  libri medesimi in cui pare sia dimostrato che alla natura umana è  negata la conoscenza, si addormentano di un sonno così profondo  che non si sveglierebbero neppure al suono della celeste tromba. 

Agostino chiede il parere di Ermogeniano. 

3. Perciò, essendo a me graditissimo il tuo sincero giudizio sui miei  scritti, e tenendoti io in sì gran conto che, a mio avviso, l'errore non  può trovare posto nella tua esperienza né la simulazione nella tua  amicizia, più vivamente ti chiedo di esaminare con maggiore  attenzione e poi di rispondermi se approvi quello che io, sulla fine  del terzo libro, in modo forse più congetturale che certo, e tuttavia  (a mio giudizio) con utilità maggiore di ciò che può esserci di  inverosimile, ho pensato si debba credere. Effettivamente,  qualunque sia il valore di quell'opera, mi compiaccio non tanto di  aver vinto, come tu dici, gli Accademici (lo scrivi infatti mosso forse  dall'affetto più che dal rispetto per la verità), quanto di essermi  spezzato quell'odiosissimo freno per cui io ero tenuto lontano dal  seno della filosofia per sfiducia di poter attingere la verità, che è il  nutrimento dello spirito. 

I NOSTRI MORTI



Come vederli
Come aiutarli
Come ci aiutano

La «conversione» permanente e coraggiosa

L'uomo, «immagine di Dio», non è fatto per la terra, ma per il cielo: in terra nasce, vive, soffre, combatte e muore per divenire un giorno, nella Casa del Padre, da semplice «immagine» una stupenda «realtà». La parola di Gesù è sicura: Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv. 17,3). Di conseguenza: a) i fatti salvifici compiuti da Gesù per la salvezza umana, assicurano che l'uomo, pur fra le turbinose vicende della vita, è destinato a ritornare al suo Creatore; b) la parola di Dio è per il cristiano la direttiva di ogni sua attività; è la norma per conoscere il bene e il male e formarsi una coscienza retta e onesta; è lo stimolo per amare il suo Dio nell'osservanza fedele dei suoi comandamenti preparando così il suo ritorno nella Casa del Padre; c) anche nell'amara esperienza del peccato, la fede nella misericordiosa bontà di Dio, invita il credente a intraprendere un cammino di «conversione», perché il Figlio di Dio è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc. 19,10). Così la fede e la speranza sono due ali potenti che sollevano il cristiano dal materialismo e gli fanno toccare con mano come la paterna provvidenza di Dio lavori con lui e per lui per condurlo alla patria eterna.
  La preparazione a una morte santa è un impegno di tutti e per tutta la vita. La «conversione», predicata da Gesù, è rivolta a tutti come necessario cammino di liberazione dal male sempre in agguato nel cuore dell'uomo. La conversione «permanente» è necessaria quanto la fede, e Gesù non solo la comanda, ma la indica come condizione indispensabile per raggiungere il traguardo: Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt. 18,3). Il cristiano deve convincersi della necessità della «conversione permanente» per frenare le passioni, per correggere i vizi, per fuggire le occasioni del male... Deve essere una conversione «coraggiosa», pronta, quando occorre, a tagli dolorosi e a scelte radicali affinché il giorno della morte diventi il giorno più bello della vita. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

DELL'ULTIMA PERSECUZIONE DELLA CHIESA E DELLA FINE DEL MONDO



  P. B. N. B.

Preghiera a Maria



Madre buona, affido alle tue mani la grazia e lo sviluppo della mia vita: mi dono a te, tu donami a Gesù!
Offerta ed educata da te, egli mi accoglierà e mi amerà in te. Alla tua scuola, o Madre mia, adorerò Cristo con te, lo benedirò con le tue lodi, lo pregherò con le tue suppliche, lo servirò con le tue mani, lo amerò con il tuo cuore, lo glorificherò con la tua santità: sarò allora una "piccola Maria", un'altra te stessa ai piedi di Lui!

Madre Maria degli Angeli

Figli pregate, pregate tanto per i terremoti che ci saranno in particolare nel centro Italia.



Trevignano Romano 3 maggio 2020

Cari figli, grazie per essere uniti nella preghiera e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, non perdete il coraggio; pregate, perché solo nella preghiera troverete consolazione e una gioia infinita nel vostro cuore; perché avrete la certezza che il vostro cuore sta tra le braccia di Gesù dove soltanto starete al sicuro. Amati miei, talmente grande sarà la vostra emozione e tante lacrime scenderanno dai vostri occhi per la grande gioia che proverete quando vedrete ciò che Gesù ha preparato per voi. Solo così potrete vivere di gioia e di vero amore. Dico ai miei sacerdoti: non abbandonate il Vangelo e la Parola; ricordate che le vostre promesse sono sacre; convertitevi prima che arrivi la fine dei tempi, Vi prego aiutatemi ad avere cura delle anime. Figli pregate, pregate tanto per i terremoti che ci saranno in particolare nel centro Italia. State comunque tranquilli perché Io non vi abbandonerò mai. Oggi tante saranno le grazie che scenderanno per i miei figli. Ora vi lascio con la mia materna benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

LA COMPUNZIONE DEL CUORE



L'Imitazione di Cristo 

Se vuoi fare qualche progresso conservati nel timore di Dio, senza ambire a una smodata libertà; tieni invece saldamente a freno i tuoi sensi, senza lasciarti andare a una stolta letizia. Abbandonati alla compunzione di cuore, e ne ricaverai una vera devozione. La compunzione infatti fa sbocciare molte cose buone, che, con la leggerezza di cuore, sogliono subitamente disperdersi. E' meraviglia che uno possa talvolta trovare piena letizia nella vita terrena, se considera che questa costituisce un esilio e se riflette ai tanti pericoli che la sua anima vi incontra. Per leggerezza di cuore e noncuranza dei nostri difetti spesso non ci rendiamo conto dei guai della nostra anima; anzi, spesso ridiamo stoltamente, quando, in verità, dovremmo piangere. Non esiste infatti vera libertà, né santa letizia, se non nel timore di Dio e nella rettitudine di coscienza. Felice colui che riesce a liberarsi da ogni impaccio dovuto a dispersione spirituale, concentrando tutto se stesso in una perfetta compunzione. Felice colui che sa allontanare tutto ciò che può macchiare o appesantire il suo spirito. Tu devi combattere da uomo: l'abitudine si vince con l'abitudine. Se impari a non curarti della gente, questa lascerà che tu attenda tranquillamente a te stesso. Non portare dentro di te le faccende degli altri, non impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista; piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone, anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini; quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere del tutto e sicuramente nella via del bene, come si converrebbe a un servo di Dio e a un monaco pieno di devozione. 

E' grandemente utile per noi, e ci dà sicurezza di spirito, non ricevere molte gioie in questa vita; particolarmente gioie materiali. Comunque, è colpa nostra se non riceviamo consolazioni divine o ne proviamo raramente; perché non cerchiamo la compunzione del cuore e non respingiamo del tutto le vane consolazioni che vengono dal di fuori. Riconosci di essere indegno della consolazione divina, e meritevole piuttosto di molte sofferenze, Quando uno è pienamente compunto in se stesso, ogni cosa di questo mondo gli appare pesante e amara. L'uomo retto, ben trova motivo di pianto doloroso. Sia che rifletta su di sé o che vada pensando agli altri, egli comprende che nessuno vive quaggiù senza afflizioni; e quanto più severamente si giudica, tanto maggiormente si addolora. Sono i nostri peccati e i nostri vizi a fornire materia di giusto dolore e di profonda compunzione; peccato e vizi dai quali siamo così avvolti e schiacciati che raramente riusciamo a guardare alle cose celesti. Se il nostro pensiero andasse frequentemente alla morte, più che alla lunghezza della vita, senza dubbio ci emenderemmo con maggior fervore. Di più, se riflettessimo nel profondo del cuore alle sofferenze future dell'inferno e del purgatorio, accetteremmo certamente fatiche e dolori, e non avremmo paura di un duro giudizio. 
Invece queste cose non penetrano nel nostro animo; perciò restiamo attaccati alle dolci mollezze, restiamo freddi e assai pigri. Spesso, infatti, è sorta di spirituale povertà quella che facilmente invade il nostro misero corpo. Prega dunque umilmente il Signore che ti dia lo spirito di compunzione; e di', con il profeta: nutrimi, o Signore, "con il pane delle lacrime; dammi, nelle lacrime, copiosa bevanda" (Sal 79,6). 

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 


La deposizione di Annunziata Roncalli 

- Adelaide è venuta a dormire in casa mia tutte le sere in  cui è stata a casa nel 1946: 8 o 9 volte. Anche prima veniva da  me. In una di quelle sere, la prima, io le ho domandato: "È poi  vero che hai visto la Madonna?". Siccome però si mise a piangere ho lasciato lì. L'ho interrogata allora la seconda sera. Allora  la bambina si è messa a piangere di nuovo: "Perché piangi?" —  "Perché non è vero che ho visto la Madonna". Aveva il fastidio  di aver detto una cosa così grossa, di aver visto la Madonna,  mentre non l'aveva vista. "E perché hai fatto una cosa così,  quando nessuno te l'ha messa in testa?" — "Non so neppure io".  E diceva che aveva visto delle immagini e si regolava su quelle...  E lei continuava a piangere e allora le ho domandato io: "Come  facevi allora tutte le sere a dire che la Madonna ti aveva parlato?  Questo non c'era sull'immagine" ed essa abbassava la testa e  continuava a piangere. Allora io ho pensato che fosse messa su  da qualcuno e sono rimasta molto male. E ho pensato di portarla  dal curato. Difatti sono venuta qui e non c'era. Allora ho  aspettato un'altra sera e le ho detto: "Ho bisogno di una grazia,  non faresti una novena con me?". — Lo scopo era di ottenere  dalla Madonna la verità sui fatti, tanto più che per tre o quattro  sere continuava ad affermare che non aveva visto la Madonna e  diceva: "Però guarda che cosa grossa ho fatto. Quanta gente c'è  al mondo e io sono la più cattiva di tutti". E questo lo diceva per  la bugia che aveva detto. E dopo: "Verrà un momento che tutti  mi abbandoneranno, anche il papà e la mamma e le mie sorelle  non mi vorranno più bene". Dissi: " Io non ti abbandonerò". 

Voleva essa stessa dire alle persone che venivano, che non  era vero che aveva visto la Madonna. Io le ho detto: "Non tocca a  te fare questo. Ci sono persone sopra te e me e le ho proibito di  fare ciò e poi ho fatto la novena. E al terzo giorno venne dal  curato che l'ha interrogata. Io avevo preso la scusa di portare  qualche cosa alla mamma del curato. Il curato non sapeva nulla di quello che la bambina aveva prima detto a me. E ha incominciato ad interrogarla se era vero che aveva visto la Madonna o  no. E la bambina rispose di sì. Ed io tra me dicevo: o è bugiarda  o è la Madonna che l'ha ispirata. Ma non ho detto niente. E la  bambina ha ripetuto che l'aveva vista tredici volte. Nell'andare a  casa era più quieta. Dal collegio era venuta a casa triste. Ma  quella sera, dopo che ebbe parlato col curato era contenta. Disse:  "mi trovo come un uomo che ha confessato dei peccati grossi e si  trova contento". Ed io risposi: "Perché prima hai detto di no?".  Lei non ha parlato. Era allegra, ma non parlava, e a casa mi  disse: "Ah, la novena l'hai fatta per me, non per te". Prima di  parlare col curato diceva di no, poi diceva sempre di sì. Io dissi  tutto, mi pare il giorno dopo, al curato. Ed egli restò lì. Dopo le  ha chiesto perché prima aveva negato. Ed essa rispose che era  stata messa su da don Cortesi e aveva scritto una lettera in cui  negava di aver visto la Madonna. Dissi: "Anch'io l'ho vista", ed  avendo detto questo alla bambina, mi domandò come l'avessi  vista". "Perché me l'ha mostrata don Cortesi". Disse: "Che  bugiardo. Anche lui l'ha fatta grossa e intendeva alludere alla  promessa fattale di non mostrare la lettera a nessuno". E il curato  le suggerì di fare un'altra lettera in cui smentiva la prima. E  difatti un'altra sera l'ho condotta all'asilo. Per la strada le dissi:  "Ti interrogheranno ancora un po' e tu devi dire la verità. Se hai  visto la Madonna devi dire che l'hai vista, per non fare torto alla  Madonna. All'asilo non voleva ritirarsi a scrivere da sola, perché  temeva di non essere capace. Ed allora io dissi: "Ah, io non  entro, per carità. Devi arrangiarti da sola". Difatti si è arrangiata  da sola. C'erano lì le suore e mi pare che l'abbiano interrogata. Il  curato era in sacrestia coi ragazzi e l'ho avvertito io che era  venuta, e lui disse che la si lasciasse scrivere. Le fu dato penna e  calamaio e ha scritto da sola. La lettera ce la lesse il curato e noi  l'abbiamo firmata. Essa uscì col biglietto piegato e l'ha  consegnato al curato. Egli lo lesse ad alta voce e la bambina nella lettera diceva che aveva negato perché glielo aveva  fatto scrivere don Cortesi... 
Mons. Patelli domanda se don Cortesi in principio era favorevole. La teste risponde: "Altro! Era infervorato più di tutti e io l'ho  rimproverato dicendogli che non desse troppi vizi alla bambina;  questo atteggiamento è durato un po' di tempo fino a quando hanno  fatto la cappella. Con lui c'erano il Sig. Verri e la mia cugina Maria,  ora suora. Le davano troppi vizi. Io non so come don Cortesi ha  fatto a cambiare idea. Poi mi rimproverava perché ci credevo". 
Leggendo la deposizione si nota la semplicità, la sincerità,  il buon senso, la rettitudine della coscienza di questa donna  umile e piena di fede. E si vede anche qual è stato l'influsso del  Cortesi sulla coscienza e la psiche della bambina. Essa si trovava in un vicolo cieco, dal quale non sapeva come uscire: da  una parte sentiva il dovere di dire la verità e dall'altra veniva  bloccata dalla paura fattale dal Cortesi di fare peccato mortale e  di andare all'inferno se avesse continuato a dire che aveva visto  la Madonna. Infatti il Cortesi sosteneva che lei non aveva visto  la Madonna, ma erano visioni puramente fantastiche. Annunciata, nella sua saggezza ha fatto questa obiezione ad Adelaide:  ammettiamo che le tue visioni non siano vere, ma tu ogni sera  riferivi le parole dette dalla Madonna e quelle non erano immagini. E noi possiamo aggiungere che quel messaggio non era  frutto della sua fantasia né della sua cultura. 
In tutta la deposizione balza subito all'occhio la cura di  rispettare la libertà di Adelaide ed anche la legge; ci sono testimoni degni di fede; la bambina deve scrivere da sola; ciò che ha  scritto viene letto pubblicamente e poi sottoscritto dai testimoni.  Un'ultima riflessione voglio fare. La bambina non voleva scrivere la smentita della ritrattazione, perché si riteneva incapace di  Farla. Come ha potuto da sola scrivere il biglietto della  ritrattazione un anno prima, quando conosceva ancora meno la  lingua italiana? Un anno in più nell'età evolutiva ha la sua  importanza. 

Severino Bortolan

“FIGLIO, NON DIMENTICARE LE LACRIME DI TUA MADRE!” (Siracide 7, 27)


3 maggio 2020 – Il virus, che non potete vedere, è ancora mortale come lo era all’inizio



Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“Figli, fate un profondo respiro e continuate a (stare nel vostro luogo di protezione). Non fatevi ingannare dal nemico invisibile. Il virus, che non potete vedere, è ancora mortale come lo era all’inizio. La vostra volontà di non soccombere ad esso non è la vostra protezione da esso. Dovete essere abbastanza saggi da fare tutto il possibile per evitare di esporvi a questo nemico. Non prendete decisioni insensate –decisioni non necessarie.”
“Ho bisogno di voi in prima linea nella preghiera e nel sacrificio. Questo virus è il tentativo di Satana di “ridurre” la popolazione e di prendersi anime impreparate al loro giudizio finale. Siate abbastanza saggi da vedere la mano di Satana in tutto questo. Proteggetevi con lo scudo della Verità che vi concedo oggi. Non ascoltate le bugie di Satana che cercano di convincervi a cedere all’incuria. Io, il vostro Eterno Padre, vi invito (ad essere) nella Verità”.
Leggi Efesini 6:10-17+
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
Holy Love

Ogni giorno la provvidenza di Dio sorge prima del Sole.



Esempi di vita


Carlo Carretto


Carlo Carretto era un religioso che sognava di fondare un convento nelle Alpi, ma un’iniezione mal fatta lo lasciò zoppo per tutta la vita. Invece di andare sulle Alpi, andò 10 anni nel deserto del Sahara dove, nel silenzio e nella solitudine, imparò ad amare di più Dio e scrisse dei libri molto belli, letti in tutto il mondo. Per questo, ha potuto scrivere: “Ora ringrazio Dio per quello che ha fatto con me e per la mia gamba zoppa che sto trascinando con un bastone da trenta anni”.
Sicuramente, molti santi non sarebbero mai diventati tali se Dio non avesse permesso nella loro vita fallimenti o malattie, che li avesse fatti avvicinare di più a lui. Molti si avvicinano maggiormente a Dio tramite le sofferenze più che con una vita sana e piacevole. Perciò dobbiamo ringraziare Dio per molti dei suoi interventi dolorosi nella nostra vita, perché ci fanno maturare e crescere spiritualmente molto di più pochi mesi di malattia di un anno di vita sana e normale.
Carlo Carretto dice: “Dio non è mai assente dalla nostra vita né può esserlo”. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17, 28). “Ma quanti atti di fede per imparare a navigare nel mare di Dio ad occhi chiusi e con la convinzione che, se affondiamo, affondiamo in lui, nel divino ed eterno Presente! Felice chi impara a vivere questa navigazione in Dio e sa rimanere sereno, anche quando aumenta la tempesta”(51).
Sì, felice l’uomo che sa che Dio è il compagno della vita, che mai lo lascerà solo, e che continua a dirgli continuamente e specie nei momenti più difficili della vita: Io non ti lascerò né ti abbandonerò (Gs. 1, 5). Per questo, non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada (Gs. 1, 9).

IL MONDO NON SI REGGE SENZA LA SANTA MESSA


GESÙ BAMBINO NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA




«Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa insieme col “Carino mio, dimmi Bambino Gesù, tutto afflitto. Io, nel vederlo così afflitto, ho detto: 
che cosa vuoi? Che soffri, per sollevarti?”  
E Lui si è messo con la faccia per terra e pregava, quasi che volesse che interpretassi  la sua Volontà, ma io non capivo niente; l’ho sollevato da terra, l’ho baciato più volte e “Diletto mio, non capisco che cosa vuoi che soffra. Vuoi che soffra la ho detto: 
crocifissione?”  
E Lui: “No”, e ha preso il braccio in mano e mi spuntava i polsi della camicia.  
“Vuoi che sia spogliato? Sento molta ripugnanza, ma   Io, nel vedere ciò, ho detto: 
per amor tuo mi sottometto”.  
In questo mentre, vedevo un uomo che, preso da disperazione e dalla stima propria accadeva] nel nostro paese. Il Bambino mi ha detto: 
di se stesso, si suicidava, e questo [“Non posso contenere tanta amarezza, ricevi tu una parte”. E ha versato nella mia bocca  un poco della sua amarezza. Io sono corsa da quell’uomo per aiutarlo a pentirsi del male  che aveva fatto. I demoni prendevano quell’anima e la mettevano sul fuoco e la  volgevano e rivolgevano come se la arrostissero. Io per ben due volte l’ho liberato e mi  son trovata in me stessa, pregando il Signore che usasse misericordia verso quell’anima  sventurata….» (Vol. 7°, 05.03.1906) 

Pablo Martín Sanguiao

"...di' ai miei figli che non temano il male di questo tempo tempo né la loro morte.



Messaggio della Regina del Rosario e della Pace

2 maggio 2020:

 "...di' ai miei figli che non temano il male di questo tempo tempo né la loro morte. Chiunque sia unito all'amore di mio Figlio non dovrebbe temere nulla ...Questo è il tempo dei martiri della fede e dell'amore per mio Figlio, il vero Sposo delle anime, Colui che asciugherà le loro lacrime e darà loro una nuova veste; nel suo regno divino non ci saranno più pianti, né lacrime, né morte, perché farà nuove tutte le cose. Il Signore concederà una grazia a tutti coloro che si sono preparati con dignità e non hanno mai dubitato della mia presenza materna, ma hanno accolto e vissuto i miei messaggi con amore: su mia richiesta davanti del suo Trono, prima che avvengano le grandi punizioni sul mondo, molti dei miei devoti figli saranno allontanati da questo mondo e trasformati (cfr 1Cor 15,52); in un battito di ciglia saranno uniti con lui per sempre nel suo regno di amore e di gloria..." (Edson)

Figlio mio, preparati, perché presto tutta la terra si trasformerà per trovare la sua vera natura, quella per cui l'ho creata, affinché sia interamente nella Mia Divinità.



Giovedì 30 aprile 2020, ore 5:10. 

"Figlio mio, tu vivi in un tempo di purificazione. Tutto ciò che viene deve essere per il bene dei miei figli. Presto vedrete molte meraviglie compiute nel cuore dei Miei piccoli. 

Farò scendere questo Fuoco d'Amore nel cuore di ciascuno, questa fiamma che infiammerà ciascuno dei miei figli affinché trovino la Via che li condurrà alla Mia Divinità.

 Molti hanno perso la speranza e molti si ritrovano soli con il loro ego. È giunto il tempo in cui devo scacciare questo Male che sta invadendo la terra, ed è attraverso gli apostoli del Fuoco che trafiggerò i cuori di coloro che sono invasi dal male. 

La speranza rinascerà e molti torneranno sul sentiero della verità.

Figlio mio, preparati, perché presto tutta la terra si trasformerà per trovare la sua vera natura, quella per cui l'ho creata, affinché sia interamente nella Mia Divinità. Molti saranno ancora perplessi a causa della gravità dei loro peccati, ma attraverso il Fuoco dei Miei apostoli, molti si convertiranno e diventeranno fuochi ardenti d'Amore.

 Figlio mio, questo è il modo in cui devo procedere affinché tutti si riconoscano come peccatori. Attualmente, i loro peccati li accecano e impediscono loro di vedere tutta la Verità. Guardate questo mondo ingannato da Satana e da queste élite, questo mondo che è diventato un inferno di perdizione!

È per questo motivo che il vostro cuore deve sempre rimanere nella letizia, per trasferire questo Fuoco d'Amore a tutti coloro che sono coinvolti in queste falsità che il mondo le fa brillare. 

Sono i Miei apostoli che trasformeranno questo Male in Bene per la potenza dello Spirito Santo. Riceverai questo fuoco che ti trasformerà presto, molto presto. Già, nei cuori di molti, l'Amore ha già cominciato a trasformarli. 

Figlio mio, è attraverso questa lotta che conquisterò i cuori di coloro che si sono persi. Accettate questo fuoco d'amore. Ti amo e ti benedico".

 Il Tuo Papà dell'Amore

 Robert Brasseur

domenica 3 maggio 2020

VITA DI CRISTO



VITA GIOVANILE DI CRISTO 

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«Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi» (Giov. 1: 14)  

La Persona che assunse natura umana non fu creata, diversamente da tutte le altre persone.  

La Sua Persona esisteva prima del Verbo o Logos; e, d'altra parte, la Sua natura umana derivò dal miracoloso concepimento di Maria, in cui stupendamente si fusero l'adombramento divino dello Spirito e il Fiat umano, ossia il consenso di una donna.  

Ha così principio una nuova umanità indipendentemente dalla materia della stirpe caduta. L'essersi il Verbo fatto carne non vuol dire che un qualche mutamento si sia prodotto nel Verbo Divino. Pur palesandosi, il Verbo di Dio non si discostò dal Padre: ciò che accadde non risultava dalla conversione della Divinità in carne, beni dall'assunzione di una condizione in Dio.  

In virtù della natura umana che Cristo prese da Maria, s'ha da parlare di continuità della stirpe caduta dell'uomo; e al tempo stesso si ebbe discontinuità per il fatto che la Persona di Cristo era preesistente al Logos.  

Talché Cristo diventa effettivamente il secondo Adamo, l'Uomo da cui il genere umano prende l'avvio per una nuova vita. Il nucleo del Suo insegnamento fu l'incorporazione in Lui delle nature umane, al modo stesso che la natura umana ch'Egli aveva presa da Maria era unita col Verbo Eterno.  

È difficile che un essere umano possa intendere l'umiltà implicita nel Verbo. Si immagini, ove sia mai possibile, una persona umana che si spogli del proprio corpo e mandi poi la propria anima nel corpo di un serpente.  

Ne conseguirebbe una duplice umiliazione: prima, l'accettazione dei limiti di un organismo serpenti no, la consapevolezza del tempo trascorso in cui la mente godeva di uno stato di superiorità, nonché l'impossibilità dei denti di articolare pensieri che nessun serpente ha mai posseduti; poi, a séguito di codesto «autosvuotamento», il dover vivere in compagnia di serpenti. Ma tutto questo è niente a confronto dello svuotamento voluto da Dio, a séguito del quale Egli assunse il sembiante di un uomo e accettò i limiti dell'umanità, come la fame e la persecuzione; né fu cosa da poco per la Sapienza di Dio il condannarsi a convivere con dei poveri pescatori di così scarso sapere.  

Sennonché, questa umiliazione, che cominciò in Betlemme quando Egli fu concepito nella Vergine Maria, non fu che la prima di molte altre da Lui sofferte per sconfiggere l'orgoglio umano, sino a quella, finale, della morte sulla Croce. Se non ci fosse stata la Croce, non avremmo avuto la mangiatoia; se non ci fossero stati i chiodi non avremmo avuto la paglia.  

Ma, per espiare il peccato, Egli non poteva insegnare la lezione della Croce: doveva apprenderla. Iddio Padre non risparmiò il Figlio: tanto era il Suo amore per l'umanità. Tale il segreto avvolto in fasce. 

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

Non vengo a pregare



Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare. Non ho nulla da offrire e nulla da domandare. Vengo, Madre, soltanto per guardarti, per guardarti e piangere di gioia, per sapere che io sono tuo figlio e che tu sei qui. Un istante solo, mentre tutto si arresta. Essere insieme con te, Maria, qui, dove sei tu. Non dir nulla e cantare, solo perché il cuore è troppo pieno. Perché tu sei bella, sei immacolata, la donna finalmente restituita alla grazia, la creatura nella sua prima felicità, nel mattino del suo originale splendore, ineffabilmente intatta. Perché sei la Madre di Gesù Cristo, che è la verità fra le tue braccia, la sola speranza e il solo frutto. Perché tu sei la donna, 1' Eden dell' antica tenerezza dimenticata; il cui sguardo va dritto al cuore e fa sgorgare le lacrime accumulate. Semplicemente perché tu esisti, Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata.

8 gennaio 2020 – La politica deve cessare di dominare il cuore del mondo



"La saggezza, guidata dallo Spirito Santo, deve trasformare i cuori e giustificare le azioni. Le critiche ingiustificate sono il nemico. La verità è la vittoria."


Ancora una volta, io (Maureen) vedo una Grande Fiamma che ho compreso essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“Quando si verifica uno spettacolo di potere contro il male, Satana raddoppia i suoi tentativi nell’attaccare la rettitudine. A volte, questo è soltanto a livello personale. Altre volte – come oggi in Medio Oriente* – è a livello internazionale. Le false coscienze di molti e l’ambizione politica di altri non devono essere la forza motrice di questa grande nazione**. Questi sono cavalli di Troia della menzogna. Non fatevi persuadere dalle menzogne nel credere che le recenti azioni di questo Presidente*** erano ingiustificate. Quando si salvano vite, la vittoria è giusta”.
“Siate uniti come nazione sotto una solida leadership. Non fatevi ingannare dalle controversie. La politica deve cessare di dominare il cuore del mondo. La saggezza, guidata dallo Spirito Santo, deve trasformare i cuori e giustificare le azioni. Le critiche ingiustificate sono il nemico. La verità è la vittoria.”
*Gli attacchi missilistici iraniani mirati nella notte alle basi militari degli Stati Uniti in Iraq.
**U.S.A.
*** Il Presidente Donald J. Trump

Leggi 2 Timoteo 1:14
Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
Read 2 Timothy 2:24-26+
Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
Holy Love

7 gennaio 2020 – Il fuoco dell’inferno ha il sopravvento dove la gerarchia religiosa mi delude



Ancora una volta, io (Maureen) vedo una Grande Fiamma che ho compreso essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

"Il fuoco dell’inferno ha il sopravvento dove la gerarchia religiosa mi delude."

Holy Love


GESU’ OSTIA



"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11)

Santa Brigida, la grande mistica svedese, è per i suoi discepoli anche maestra di preghiera.
Per uno di loro, avendole chiesto di comporgli una preghiera, scrive una breve orazione, ma pure lo consiglia di «non recitare altra preghiera più volentieri del Padre Nostro, la preghiera che abbiamo appresa, nel suo celestiale amore, dalle labbra di Gesù Cristo».
Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce, in piena sintonia, considerano questa preghiera il compendio di tutte le preghiere.
L'influenza della loro scuola si sente nelle future generazioni del Carmelo. Così, infatti, stupendamente si esprime il Ven. Alessandro Ubaldini di S. Francesco (1584-1630), nipote di Leone XI, nel suo "Manuale dei poveri": «O preghiera dolce insegnata dal Signore! Tu sei per me un tesoro grande ed inesauribile. Istillata dapprima sulle mie labbra da bambino, sarai la mia ultima invocazione nell'ora della vecchiaia. Tu sola vali più di ogni scienza e dottrina, più di una biblioteca che contenga tutti i libri. Nel pellegrinaggio della vita, tu sola mi basti come pane per il cibo e come indumento per il vestito ... Tu sei porto, tu vita, tu salvezza, tu scuola di dottrina celeste, alla quale ciò che s'impara è Dio ... O memoriale dolcissimo! Tu sei paradiso di delizie, diletto delle anime sante, dolcezza inesauribile! ».
È per questo che - nel corso dei secoli - viene recitata, cantata, meditata, commentata.
Dagli scritti dei Padri della Chiesa, si apprende che in questa preghiera sono contenute sette richieste: con le prime tre chiediamo le cose eterne; con le quattro seguenti, invece, quelle temporali utili al conseguimento dei beni eterni.
Una di queste ultime richieste è: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Quale dottrina cela ogni singola parola?' Sant'Agostino ci presenta la misera condizione di chi prega, e la natura di questo pane: «Quando dici: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, confessi di essere un mendicante di Dio. E non diventar rosso di vergogna quando lo dici: per quanto uno sia ricco su questa terra, è pur sempre un mendicante di Dio. [...] Il pane quotidiano che i figli chiedono al Padre è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano: di esso vive lo spirito, non il ventre. [...] Anche l'Eucaristia, oltre alla parola di Dio, è il nostro pane quotidiano, necessario alla vita presente. Ma dobbiamo riceverlo per dare ristoro non solo al corpo, ma anche allo spirito: è infatti un alimento spirituale quello che riceviamo all'altare del Signore».
Sant'Ambrogio aggiunge: «E vivi in modo da essere degno di riceverlo ogni giorno».
Questo nutrimento va inteso sia in senso spirituale che in senso materiale. Il pane quotidiano, per San Massimo il Confessore, è «il pane di ogni giorno, che costituisce il naturale sostentamento della vita presente. Non andiamo oltre questo limite posto dalla preghiera stessa, volendo avidamente comprendere nella nostra richiesta un periodo più lungo, magari anni interi [...]. Chiediamo, dunque, senza affanno con la preghiera il pane per ogni giorno e diamo prova di considerare la vita come una preparazione, quasi una meditazione alla morte, secondo la sapienza di Cristo».
Il pane quotidiano, perciò, sottolinea la Provvidenza quotidiana e la fugacità della vita. Questi due concetti sono presenti anche in San Cipriano: «Chi ha cominciato ad essere discepolo di Cristo [...] deve chiedere il cibo per ogni giorno, e non estendere al domani la richiesta di esaudire i propri bisogni».
San Cipriano marca pure la parola "nostro", per evidenziare l'unità: «Come diciamo "Padre nostro", perché Dio è padre di coloro che lo riconoscono e credono in lui, così chiamiamo Cristo 'pane nostro', perché egli è il pane di noi che siamo partecipi del suo corpo».
San Gregorio di Nissa coglie nel "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" il messaggio dell'essenzialità: «È mia opinione che il Signore, insegnandoci le parole con cui chiediamo il pane quotidiano, ci voglia presentare questa evidente dottrina: chi vive nella frugalità e si accontenta del giusto bene, vivendo secondo la legge della temperanza, è come chi non ha bisogno di nulla».
Poi si sofferma su un altro insegnamento: «"Dacci il pane" vuol dire anche: possa ottenere il nutrimento grazie alla mia giusta fatica». È lo stesso concetto di San Cipriano: «Al giusto non può mancare il cibo quotidiano», che a sostegno cita le Scritture: "II Signore non fa morir di fame l'uomo giusto" (Pr 10,3), e "Sono stato giovane e ora sono vecchio: non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane" (Sal 36,25).
La parola "oggi" è, secondo San Gregorio di Nissa, «una piccola aggiunta che dà però a questa frase un ulteriore insegnamento morale. Mentre pronunci queste parole, sei aiutato a comprendere che la vita umana è davvero effimera: a ciascuno di noi appartiene soltanto il presente. Il futuro con tutte le speranze che suscita in noi rimane avvolto nel mistero: nessuno, infatti, sa che cosa ci porterà il domani».
San Giovanni Crisostomo così commenta la richiesta insegnata da Gesù: «Non ci comanda di pregare per chiedere ricchezze, lusso, vestiti costosi, né altre cose del genere. Ci esorta a domandare soltanto il pane, e il pane quotidiano, sì che non abbiamo a preoccuparci del domani... E dice "oggi" così che non ci lasciamo fiaccare dall'affanno per il giorno successivo. Perché mai dovremmo preoccuparci di un giorno che potremmo anche non vedere?».
Alle voci di questi Padri della Chiesa, di un passato sempre vivo, fanno eco altri ammaestramenti.
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano : il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: a ricordo e a riverente comprensione di quell'amore che ebbe per noi, e di tutto ciò che per noi disse, fece, e patì»6: invoca San Francesco d'Assisi.
Questo pane quotidiano è il «duplice pane della grazia e dell'Eucaristia»', spiega Padre Carlo de Foucauld, l'eremita del Sahara.
E il Beato Francesco Faà di Bruno così prega: «Tre specie di pane, Signore, ti domando: quello della tua Parola divina che mi insegna ciò che devo fare; quello della SS. Eucaristia e quello che mi è necessario per nutrire e sostenere il mio corpo e, dopo aver preso la mia parte, aiutare i bisognosi»".
Sublime è l'invocazione di Padre Pio: «Padre santo, dateci oggi il nostro pane quotidiano; dateci Gesù sempre durante questo nostro breve soggiorno in questa terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto; datecelo sì, e saremo sicuri di adempiere quanto Gesù stesso per noi a voi ha indirizzato: "Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra"»9.
Gli insegnamenti di questi grandi uomini, prima di noi in cammino sulla strada della fede, ci invitano dunque a riflettere sulla profondità di ogni singola parola usata da Gesù.
Dacci è dai a noi; l'azione del dare implica un dono: dono di Dio che è la vita, ma anche ciò che per la vita serve. Nel dacci è implicito il noi; nostro è il pane che chiediamo a nostro Padre. Noi e nostro fanno del credente che chiede, non un singolo, ma un insieme, una collettività che è la Chiesa. II pane è l'immagine dell'essenziale: è ciò che serve per vivere, è il lavoro col quale si procura.
II pane non è solo materiale, c'è anche quello spirituale. Nel pane c'è la Sapienza di Dio e il mezzo che ce la trasmette, cioè la Scrittura; nel pane c'è il corpo e il sangue di Cristo contenuti nell'Eucaristia.
Ed è un pane particolare: quotidiano, cioè per tutti i giorni, e da chiedere ogni giorno; non per domani, quindi, ma per il giorno stesso: oggi.
Quale eccelsa dottrina in un'espressione fatta di così poche parole: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"!