sabato 31 luglio 2021

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

 


La tua Croce sia piantata sul mio cuore

Se Tu ti avvicini con la prova, è misericordia; se mi porti accanto alla tua croce, è privilegio; se mi stringi al tuo Cuore squarciato, se m'immergi nella tua Passione e mi fai gustare, come oggi, la profondità delle tue sofferenze, la solitudine del cuore, l'isolamento e l'abbandono, è predilezione, è carità, è amore infinito.

Che importa se in questa vita umana sono così oppressa, dal momento che ho tutta l'eternità per dilatarmi e che la dilatazione gaudiosa è in proporzione del patimento sofferto quaggiù?

Tu mi hai chiesto stamane che io celebrassi la festa della tua Passione: comprendo ora, mio Gesù, che non si può rimanere al tuo banchetto, né seguirti al Calvario senza riflettere le stigmate del tuo dolore. Accetto, o Signore, che la tua croce sia piantata sul mio cuore e accetto di consumarmi per sostenerla. Ripeto la preghiera che tu stesso mi hai insegnato:

«Dilata la tua Passione nella mia anima e la mia anima nella tua Passione». Questa preghiera che non comprendevo se non per l'efficacia della tua grazia, ora la ripeto per la virtù del dolore, partecipando con lo spirito ai Misteri profondi della tua Passione. Se non si patisce come Te, se l'umiliazione non ci prostra fino a sentirsi schiacciati, se il pianto non affoga l'anima, se il cuore non è straziato dalle iniquità della terra, se non si è gustato il fiele della calunnia, l'abbandono dei beneficati, il tradimento dei buoni, non si può comprendere la tua misteriosa Passione, o dolcissimo, amabilissimo Gesù. q. 23 : 3 settembre

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


 


Importante Messaggio di Gesù Sacramentato all'umanità e a tutti i vaccinati

 


28 luglio 2021 - Appello urgente di Gesù Sacramentato ai suoi Figli fedeli. Messaggio a Enoc.


“La mia Pace sia con voi, miei Amati figli.

Figli miei, si avvicinano giorni di angustia, desolazione e carestia; Questa umanità si rifiuta di ascoltarmi, per quanto la chiami attraverso i miei strumenti affinché si converta, continua a voltarmi le spalle e non la faccia. Il Mio Avvertimento coglierà la stragrande maggioranza senza che sia preparata; tutto quanto descritto nella Santa Parola per questo tempo si sta compiendo nella sua interezza; il tempo della mia Misericordia è al conto alla rovescia; manca solo l'arrivo dell'Avvertimento e del Miracolo, per dar passo alla mia Giustizia.

I segni del cielo si sono intensificati, la trasformazione della creazione è in aumento, le apparizioni e le manifestazioni celesti vengono date come mai prima si sono viste sulla terra; segni e manifestazioni del Cielo che chiamano l'umanità alla conversione, ma essa rimane spiritualmente addormentata. Povere anime tiepide e peccatrici, saranno colte dal mio ‘risveglio delle coscienze’ nella tiepidezza e nel peccato, e non avranno tempo di convertirsi!

Amati figli, mi sento sempre più solo nei miei Tabernacoli, sono pochissimi quelli che vengono a trovarmi, gli stessi di sempre. L'Amore degli Amori sta per partire, e che ne sarà di voi, umanità peccatrice, quando arriveranno i giorni della desolazione e dell'abominio dei miei Templi? Quando verrò profanato ed espulso dalle mie Case e il mio culto quotidiano sospeso, per la desolazione e l’abominio? Vi dico, già non mi troverete più nei miei tabernacoli per consolarvi; La disperazione s’impossesserà di voi, umanità ingrata e peccatrice, e il signore delle tenebre vi ruberà l'anima!

Conversione, conversione, conversione urgente, ti chiedo umanità peccatrice; svegliati dal tuo letargo spirituale, perché i giorni della mia Misericordia sono al conto alla rovescia! Ricordate; non voglio la vostra morte né mi compiaccio della vostra sofferenza; il mio desiderio è che vi pentiate e vi convertiate di cuore, così che domani possiate godere della vita eterna. Venite a trovarmi figlioli ingrati, non passate distanti dai miei tabernacoli, mi resta già pochissimo tempo di permanenza con voi. Quando i miei Templi saranno definitivamente chiusi con il pretesto delle pandemie, i figli delle tenebre al servizio del mio avversario, distruggeranno le mie Case e profaneranno i miei Tabernacoli; si compirà allora la profezia di Daniele, che parla di questo triste evento (Daniele 12, 11).

Per tre tempi e metà di un tempo, non sarò più con voi figli ingrati, ma il mio Popolo fedele potrà incontrarmi nella Madre mia, Ella sarà il Tabernacolo dove rimarrò in quei giorni di desolazione. Correte, dunque, a bagnarvi, umanità peccatrice, nella piscina del perdono e della Misericordia; cercate al più presto uno dei miei sacerdoti e fate una buona confessione di vita; nutritevi più che potete del mio Corpo e del mio Sangue; Convertitevi di cuore ai piedi del mio Tabernacolo e vi assicuro che come al figliol prodigo, anch'io farò festa per il vostro ritorno.

Figli miei, prestate tutta la vostra attenzione a ciò che sto per dirvi attraverso il mio profeta Enoc: tutti quelli che per mancanza di conoscenza, fede o paura, si sono vaccinati e sono pecore del mio gregge, vi dico, non temete; perché c'è una speranza per voi: se reciterete il mio Rosario del Preziosissimo Sangue e delle Piaghe insieme alle Litanie del mio Sangue con fede, come novena e mi chiederete che il mio sangue distrugga l'effetto dannoso del vaccino nel vostro corpo, vi libererò per mia Misericordia dai suoi effetti avversi e vi segnerò con il mio Sangue.

Amati figli, la potenza del mio Glorioso Sangue e Piaghe, è il miglior antidoto contro ogni virus, peste o pandemia; pregate mattina e sera la preghiera del mio Sangue, estendendola ai vostri figli e familiari; Vi assicuro che se lo farete con fede, nessun virus, peste o pandemia potrà arrecarvi danno.

La mia Pace vi lascio, la mia Pace vi do. Pentitevi e convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino.

Il vostro Maestro, Gesù Sacramentato, l'Amato che non è Amato.

Fate conoscere, figli miei, i miei messaggi di salvezza a tutta l'umanità.”

 


venerdì 30 luglio 2021

ESERCITO DI GESÙ



Io sono l’amore. Io sono Dio. Sono una sola e stessa cosa. 

Mia amata figlia prediletta, il Mio desiderio di formare il cuore del Mio esercito sulla Terra si sta esaudendo in questo momento. Da un piccolo seme, si diffonderanno e cresceranno spargendosi ovunque.

Figlia Mia , le fondamenta sono la parte importante. Proprio come per un bambino, che si forma nel grembo materno, ci vuole tempo e molta attenzione al fine di garantire il benessere del bambino, che riceve nutrimento dalla placenta. Crescerà lentamente, ma perfettamente, fino a quando finalmente sarà espulso dal grembo materno e sarà pronto a vivere la vita prevista per lui dal Padre Mio. 

La nascita del Mio Esercito Rimanente sarà uguale. Ci vorrà grande preparazione prima che sia pronto a prendere il suo posto nel mondo, ma le sue fondamenta sono solide e le anime, che sono i mattoni, si uniranno insieme per costruire un esercito formidabile. Allora questo esercito si diffonderà e crescerà ovunque, in una sola volta e con tale forza che diventerà difficile ignorarlo. Quelli all’interno del Mio Esercito Rimanente saranno privi di ego, di orgoglio e della necessità di fare affidamento ad una valutazione scientifica della Mia Parola, che saranno richiesti loro per dimostrare la Verità di Dio. 

La scienza è un dono di Dio, ma la scienza non può spiegare il mistero di Dio. Così coloro che hanno bisogno del conforto di spiegazioni logiche, di come ad esempio Io comunico con i figli di Dio sulla Terra in questo momento, saranno delusi. Non c’è nessuna risposta che possa soddisfarli. 

Uno dei più grandi Doni dati all’uomo è l’amore. L’amore non può essere spiegato scientificamente o provato, perché esso viene dallo Spirito di Dio. È presente in ognuno di voi. Lo sentite. È il legame che tiene insieme l’umanità e che il potere del male non riesce a minare. 

Io sono l’Amore. Io sono Dio. Essi sono una sola e stessa cosa. Senza amore, non potreste avere vita. L’amore vi unisce, vi rende saldi,  vi tiene insieme. L’amore vi aiuta a portare le anime a Me. 

Il vostro Gesù. 

19 Giugno 2013

LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA REALE E BREVE PER ACQUISTAR LA PERFEZIONE

 


Come per buona regola di prudenza, ancorché Dio non avesse di noi provvidenza  sopranaturale, dobbiamo adempire la sua volontà. 


Sin qui abbiamo inculcato questo sovrano esercizio con ragioni di spirito e sopranaturali, e con  considerazioni per la maggior parte sante: adesso voglio che calchiamo più la mano con ragioni  naturali, dichiarando manifestamente (di modo che non abbia che rispondere la nostra ingratitudine  e mala corrispondenza verso Dio) come per legge, se non fosse altro, di prudenza, dobbiamo star  disposti a quello che vuole e gusta Dio. Ed è chiaro che da quello che si è detto, si raccoglie essere  ciò una sapienza divina ed essere fondato nella cristiana prudenza: e il contrario essere una  sciocchezza e pazzia intollerabile. 

   Poiché quale maggior pazzia che in un colpo gittare a terra tante ragioni, distruggere tanti beni  propri e togliere a sé stesso la vita? Lasciando di soddisfare alle infinite obbligazioni che una  creatura tiene al suo Creatore, lasciando di far quello che gli è di tanto onore, lasciando di gustare  un favo di miele tanto dolce, lasciando di goder tante utilità: lasciando di portar volontieri quello,  che per forza deve sopportare, lasciando di dar gusto a Gesù suo redentore: lasciando di seguitare le  sue pedate tanto piene di sicurezza: lasciando di andar dietro a tanti Santi che tutti hanno tenuto  questa strada. È chiaro che questa è un'imprudenza, una follia, una dannazione. 

   Non parlo ora della prudenza che obbliga per queste ragioni e motivi maggiori; ma lasciando da  parte tutto questo e dato un caso impossibile, che noi non avessimo obbligo alcuno a Dio, né gli  dovessimo dar gusto, né egli dal far noi la sua volontà ricevesse gusto alcuno, né avessimo che  temere nell'altra vita, con tutto ciò. per legge di prudenza naturale e di umana saggezza, dobbiamo  fare quello che gusta a Dio e star del tutto conformati a quello che egli faccia, se non fosse altro, per  vivere e passar contento questa vita temporale. A persuader questo, che in quanto a me è cosa  chiara, si deve supporre che molti mali sono causa e occasioni di grandi beni, e per il contrario molti  beni di questa vita sono occasione di mali molto maggiori. Di modo che accade bene spesso che  quello di che uno si rallegra sia la sua rovina, e quello di che uno si lamenta sia il suo totale aiuto. 

   A quanti la roba che acquistarono, o il tesoro che ritrovarono, è stato occasione che loro fosse  tolta la vita! A quanti l'infermità, nella quale caddero, giovò per liberarsi dalle occasioni nelle quali  si sarebbero perduti se fossero stati sani! Di modo che non sa uno se l'infermità, nella quale incorre,  o la povertà che patisce. gli è male pernicioso; né se la salute che ha, o le ricchezze che gode, gli  tornino in bene; non sa se quelle gli servono per gran beni, né se queste gli servano per grandi mali. 

   Supposto questo, in qual giudizio e in qual legge di prudenza si trova che uno si alteri di alcune  cose più che di altre? Che rifiuti quelle e che desideri queste? Che pianga quelle e che si rallegri di  queste, se non sa che dietro a quelle ne seguiranno beni, e dietro a queste ne verranno mali? Non  sappiamo quello che sta dentro delle cose, e che è in esse nascosto; e però dobbiamo rimaner  indifferenti per quello che verrà e conformati a quello che succederà, senza timore, né desiderio  delle cose di questa vita; e questa è ragione e prudenza naturale. Il che io dichiaro con questi  esempi: se uno entrasse in una camera dove fossero varie casse, alcune piene di oro, altre di  piombo, altre di fango, ma in tal maniera che dal di fuori non si potessero distinguere, e gli fosse  dato di scegliere quella che egli volesse, certo che starebbe indifferente nello scegliere, perché non  avrebbe ragione, né differenza più di una che dell'altra, né potrebbe egli sapere quello che stesse  rinchiuso in quella che scegliesse. Di modo che più si contenterebbe se quegli, che pose quivi le  casse, gliene determinasse una, che se egli la scegliesse di sua mano, perché alla fine se gli riuscisse  male, non darebbe a sé la colpa, e potrebbe dall' altro canto presumere che quell'altro, se gli volesse  bene e sapesse meglio il tutto, non lo ingannerebbe. 

Nella medesima maniera, perché noi non sappiamo quello che portano seco le cose di questa vita,  dobbiamo stare indifferenti e conformati a pigliare tra esse più volontieri quelle che ci verranno e  saranno inviate da Dio. Parimenti se uno si ponesse a sedere a una mensa di varie vivande, la metà  delle quali fossero avvelenate, benché saporite, e l'altra metà fossero molto salutevoli, ma in modo  che non si potessero distinguere, qual prudenza avrebbe egli se cacciasse la mano nel piatto che gli  paresse più buono? Non sarebbe questa una temerità e un'imprudenza grande? Piuttosto dovrebbe  mangiare di quel piatto che la persona che ha fatto l'apparecchio, essendo di buona volontà, gli  porgesse. 

   Come dunque può essere prudenza l'aver uno più gusto delle ricchezze che della povertà, della  sanità più dell'infermità, se non sa che in queste o in quelle sta la morte o la vita? Non sarà meglio  pigliar quello che ci verrà dalle mani di Dio, che sa quello che si ritrova in ciascuna cosa, e ha tanto  buon animo verso le sue creature? Questo pare a me che sia tanto chiaro da conoscersi col solo lume  naturale. E però questa ragione fece tanta forza a molti gentili, che per essa persuadevano la  tranquillità d'animo e la conformità colla quale doveva uno stare in tutti i successi, ancorché non ci  fosse eternità, né in questo si desse gusto a Dio. 

   Un'altra ragione naturale e anche più prudente e nobile della passata, convinse altri intorno a  questa medesima massima: e questa é che nessuno deve affannarsi per quello che non gli tocca, né  sta in suo potere e libertà, poiché nessuno deve rendere conto se Don di sé e del buon uso del suo  libero arbitrio. Il succeder le cose in questa o in quell'altra maniera, che uno sia ingiuriato od  onorato di molte forze o poche, che gli succeda questa disgrazia o quella ventura, non sta nelle  nostre mani, né dipende dalla nostra libertà, e però non appartengono a noi questi successi. Per cui  non deve uno rattristarsi, né rallegrarsi di essi più che se fossero cose straniere. Ma di quello che sta  in sua mano, di questo sì che deve 1'uomo pigliarsi pensiero, e solamente queste sono le opere  buone o cattive, perché questo solo é quello che ad uno tocca, l'operar bene o male: questo é proprio  dell'uomo, a cui deve dispiacere di operar male e premere di operar bene. Del resto non si deve  pigliar alcuna sollecitudine: ma deve stare indifferente e conformato a quello che avverrà. 

   Aggiungevano altri un'altra ragione molto prudente: che di due mali si deve scegliere il minore, e  che maggior male era l'andar angustiandosi con timori, desiderii, sollecitudini, che non il patire i  medesimi mali che si temono. Onde giudicavano essere più prudenza e casa più giusta lo stare  ugualmente ben conformati a quello che succederà, che andar sempre carichi di paure e di  sollecitudini. Dicevano di più che tutte queste sollecitudini erano vane; poiché dalla nostra tristezza  e sentimento non riceve rimedio 1'infermità che ci assale, né la povertà che ci avviene, né la  disgrazia che ci succede; e però, per tutte queste ragioni naturali, dobbiamo star tutti molto quieti e  conformati con tutto quello che Dio ci manda. Tutta questa natural prudenza é per le cose, che non  stanno in nostra mano, ma che noi dobbiamo necessariamente soffrire. Perché, per quelle che stanno  in nostra mano, ci sono altre ragioni naturali, per le quali, secondo la prudenza morale e anche per  la comodità della vita, dobbiamo eleggere quelle, nelle quali più ci conformiamo con la volontà  divina, non in qualsivoglia modo, ma con le difficoltà della dottrina evangelica, la quale, per essere  dottrina divina, non lascia di essere molto conforme alla ragione e alla prudenza naturale. Quale é la  volontà di Dio in quello che egli vuole che noi facciamo? È chiaro che é la imitazione di Gesù  Cristo, il seguir la sua povertà, la sua nudità, il disprezzo del mondo, l'astinenza dai piaceri dunque  queste cose sono tali e tanto fondate nella ragione, che solo per legge di prudenza si devono  adempire, ancorché non vi fosse altra vita che questa. 

   E però i medesimi filosofi, i quali negavano essere l'anima immortale, come gli stoici, e altri che  negavano aver Dio provvidenza degli uomini, con la forza della ragione che loro dettava il lume  della sola natura, insegnavano, e alcuni l'esercitavano, che per passar uno questa vita contento,  doveva essere povero, disprezzare i diletti, fuggire il mondo. E la loro ragione era molto buona e  prudente, perché dicevano: Chi non fa così, sta ripieno di paure, timori, ansie, sollecitudini, con gli  affetti disordinati ed esposto ad altri mali molto maggiori, che seco in gran copia possono portare i  beni del mondo. Le ricchezze sono ripiene di pericoli, timori e sollecitudini nell' acquistarle, nel  distribuirle, nel conservarle; i diletti e gusti cagionano infermità e arrivano a privar del giudizio e dell'intero uso della ragione, e portano seco non minori pericoli gli onori del mondo, causa di grandi  inquietudini, sollecitudini, invidie ed odii. Di modo che per ogni legge di prudenza uno deve fuggire  tutto questo. Il che è conformarsi con la dottrina del nostro Salvatore e con la volontà di Dio.  Aggiungevano che queste erano le regole di vivere: non voler niente del mondo, contentarsi del  poco, cedere agli altri. E per legge di prudenza si dovrebbe far così, anche per vivere temporalmente  con la propria quiete e in pace con gli altri e per essere ben voluto da tutti. In ordine a questo  giudicavano che era prudenza il dare a sé stesso disgusto in molte cose e reprimere gli affetti  disordinati, il che in sostanza non è altro che un continuo esercizio di mortificazione. È cosa  meravigliosa quello che per questo operò Epicuro. Stava egli lottando e affaticandosi con ogni  sforzo per vincere i suoi affetti, e in una infermità che ebbe di acutissimi dolori, si stava facendo  una gran violenza per conformarsi con quel travaglio: il che, mancandogli l'unzione dello Spirito  Santo, riusciva molto difficile e di poco frutto. Ma alfine, perché era convinto che per legge di  prudenza e d'ogni buona ragione si doveva far così, per acquistar la pace del cuore, la quale giudicò  sommo diletto e unica felicita dell'uomo, si faceva in ciò violenza. Dunque noi altri illuminati dalla  fede, aiutati dalla grazia, obbligati con la morte di Gesù, invitati con eterni premi, animati con tanti  esempi, che dobbiamo fare? Facciamo almeno per prudenza quello che dobbiamo per infinite  obbligazioni. Facciamo almeno per cortesia (voglio parlar così) quello che si deve per ogni ragione.  Vergogniamoci perché, obbligati per la passione di Gesù, non arriviamo a quello che i gentili fecero  per sola prudenza. 

   Da tutto ciò dobbiamo cavare una regola di vivere meravigliosa e di natural prudenza, per la quale  si deve sapere che rispetto a ciascuno ci sono due sorta di vicende. Alcune che stanno in mano  altrui, altre che stanno in mano propria. Quelle sono la prosperità, la buona opinione nel mondo, la  salute, l'infermità, la lunga vita, le guerre, i contagi e altre cose di tal natura. Quelle che stanno in  propria mano, sono le opere di ciascuno. Dunque la regola è che solo di queste cose che sono in  propria mano, cioè delle sue opere, deve uno essere sollecito a desiderare e procurare che siano  buone. Ma delle cose che non sono in propria mano, non deve l'uomo pigliar sollecitudine, non  desiderarle, non temerle, non rattristarsene, non rallegrarsene, ma star con l'animo ugualmente  disposto a tutto e conformato con quello che succederà: l'uno perché non può con la sua tristezza  impedirle, anzi è per affliggersene maggiormente, senza profitto; l'altro perché non lo toccano,  perché non stanno in sua mano; e finalmente perché non sa quello che portano seco, né se siano per  recargli tristezza, come perniciose, o allegrezza, come fruttuose. 

P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J.

VOGLIA DI PARADISO

 


IL PARADISO E’ APPAGAMENTO, BEATITUDINE E PREMIO


In virtù della luce che ci è data in Cristo noi sappiamo di non essere capitati a caso nell'avventura enigmatica della vita. Noi sappiamo che il nostro vagare sulla terra ha una meta di felicità, che ci ripagherà di ogni disagio e di ogni sofferenza, quale che sia la nostra missione e la nostra collocazione nel mondo. Card. Giacomo Biffi

Non importa sapere quanti sono i giorni che abbiamo da vivere: l'importante è il modo con cui decidiamo di usarli e di viverli. Pascal

 

Il Paradiso è appagamento, beatitudine e premio

La Beatitudine, propria del Paradiso, è il massimo della felicità, perché appaga in modo sommo tutte le aspirazioni dell'uomo e lo fa pienamente felice per tutta l'eternità.

La Beatitudine, in intensità e durata, supera quindi le singole gioie che possono rallegrare per qualche tempo il cuore umano.

Il Paradiso è la beatitudine massima perché soddisfa le naturali aspirazioni della creatura umana che sono:

• il desiderio di conoscere Dio e la sua natura,

• il desiderio di giungere a una piena comunione con gli altri fratelli e le altre sorelle,

• il desiderio di conoscere e possedere l'universo in cui vive.

Agli inizi della creazione la persona umana ha creduto di appagare queste aspirazioni da solo, senza o contro Dio. Non ha voluto accettare la sua dipendenza da Lui, e si è ritrovata nel disordine e nello smarrimento più assoluto.

L'ha ricuperata Cristo non solo riparando il peccato commesso, ma elevandola al di sopra della sua natura, col dono della Grazia (lumen gratiae) e col dono del Paradiso (lumen gloriae).

La persona che aderisce a Cristo si trova così a godere di beni soprannaturali che non le erano dovuti. È avvenuto pressappoco quello che capiterebbe a un cieco al quale fossero dati non solo degli occhi sani, ma anche un cannocchiale potente per vedere oltre i limiti del normale potere della vista.

Attraverso il lumen gloriae, ogni persona può giungere alla piena comunione con Dio e con i fratelli nella gloria del Paradiso.

La Beatitudine del Paradiso comporta anche un'altra non piccola gioia: quella di poter giungere al possesso dell'universo creato, superando i limiti e le difficoltà di quando era sulla terra.

Don Novello Pederzini


Le donne non si vestiranno da uomini...

 


28 febbraio 1971 - Messaggio per il mondo dato a Veronica da Gesù e dal Padre Eterno


     Gesù - "Rifiuto a qualsiasi anima il privilegio di stare con Mia Madre se non è vestita in modo adeguato. Le donne non si vestiranno come uomini in Sua presenza, né le donne condoneranno l'abbigliamento durante la loro esistenza terrena. Non potete sacrificarvi per Me? Meglio l'abuso della carne che il fuoco dell'anima.

     "Mia Madre è molto addolorata che i Suoi messaggi non siano letti con attenzione. Ascoltate il messaggio del 7 settembre 1970 e di Fatima 1917. Non dispenserò più le mie grazie all'uomo arrogante o superbo che non vuole ascoltare.

     "Sarà tuo dovere, figlia mia, cacciare questi intrusi dal terreno sacro di Mia Madre. Non raccoglierò anime a spese del cuore angosciato o del rispetto di Mia Madre. Ti prego di prestare attenzione a questo avvertimento!".

Padre Eterno - "Pregate! Pregate, figli miei. Molte preghiere sono necessarie. Il nostro Vicario sta soffrendo molto.

     "E' giunto il momento di prendere precauzioni contro la forza del male che ha avvolto la terra, attraverso la preghiera e una costante vigilanza.


Venerdì un giorno di digiuno per sempre


     "Il venerdì deve essere un giorno di abnegazione ora e per sempre! È stato scritto come giorno di digiuno.

     "Guai agli uomini malvagi! La mia mano cadrà pesantemente su di loro. Non consultano più lo Spirito Santo e non si lasciano guidare dalla pura fede. Guai all'uomo che cerca il benessere del corpo! Li colpirò con una spada che li separerà dal Mio Regno! Non raccoglierò le lacrime di Mio Figlio per evitare che cadano su un mondo ingrato. Io ho creato e posso distruggere. Ascoltatemi ora! Il sipario finale è stato calato.

     "Miei amati figlioli che siete rimasti fedeli a Me, non piangete. Vi raccolgo vicino al Mio seno, nella luce del Mio Regno. Non turbate la vostra anima con la discordia dell'uomo ingrato. Io conosco i Miei, ma sono paziente.

     "Mio Figlio ha versato il Suo Sangue su una generazione indegna. Ascolta la Mia parola; tu hai fatto scendere la Mia ira! Vi ho chiamati per l'espiazione, per essere allontanati. Risponderete al Padre vostro, ed Io vi sputerò fuori come veleno dalle fiamme.

     "Sanctus sanctus benedictio!" (Il calice alzato in benedizione).

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

 


Atto di abbandono a Gesù Crocifisso

O mio Signore Gesù, Maestro divino che espandi la luce della tua sapienza nelle piccole anime, ecco dinanzi a Te la più piccola, la più meschina, la più bisognosa.

Vengo, o Signore Gesù, rapita dal tuo amore generoso, dalla tua misericordia e dalla tua carità a rassegnare nelle tue mani divine il mio povero spirito. Questo atto di confidenza e di abbandono l'ho imparato da Te, meditando i tuoi dolori, le tue piaghe, la tua passione, il tuo Sangue divino.

Ed ora invoco che questo Sangue adorabile, che questa Passione redentrice e questa Redenzione copiosa mi aiutino a riconoscere la mia debolezza e la mia miseria, il bisogno che ho della tua carità e la confidenza per dilatarvi tutto lo spirito.

Signore, non ho nulla di mio, eppure trovo in me delle ricchezze senza numero, dei doni preziosi, dei tesori incalcolabili. Tutto mi venne da Te: la vita, l'intelligenza, il cuore, lo spirito, la fede, la grazia, l'amore; tutti i beni per l'esistenza umana e quelli intimi, eccelsi, innumerabili per la vita immortale. Rassegno tutto, o Gesù, nelle tue mani, rinunziando completamente, spontaneamente a quel diritto di libertà con il quale hai avvalorato i tuoi doni.

Abbandono a Te la mia mente con tutta la verità, le illustrazioni, le comunicazioni che Tu vorrai parteciparle. Abbandono a Te il cuore con tutta la sua sensibilità, potenza e forza, con i suoi palpiti, i suoi respiri, le sue espansioni.

Abbandono l'anima con le sue potenze, con le sue elevazioni, con la sua vita soprannaturale, con le grazie di cui la ricolmi, con le prove nelle quali la cimenti.

Abbandono fra le tue mani il tempo che mi è riserbato, le vicende, i dolori, i sacrifici, il lavoro, le infermità del corpo e le pene del cuore; la preghiera, le speranze, i desideri e i timori, il gaudio e la pace; tutti i respiri della vita, i palpiti, gli affetti, i passi, le azioni. Tutto quello che Tu getti con provvida mano al mio passaggio, sia letizia o dolore, fatica o sollievo, tenebra o luce, tutto raccolgo in ispirito di fede e lo offro a Te ricolmo di amore, di riconoscenza e di abbandono.

Rassegno a te la cura del mio spirito, il profitto nella perfezione, il raggiungimento della santità stabilita dal tuo amore, l'aumento della grazia, la partecipazione alla tua vita. Ignorante e meschina, non so usare né dei beni, né dei mali con quella sapienza celeste che sa ricavare la gloria perfino dalle più umili cose. Abbandonando tra le mani della tua provvidenza tutta la mia vita, confidando nella tua carità, sono certa di raggiungere il fine dell'esistenza, di compiere i tuoi disegni ammirabili, di corrispondere ai ripetuti inviti del tuo Cuore, della tua Passione e del tuo Sangue.

Tu, o Signore, nell'immensa tua misericordia mi suggerisci di rassegnare nelle tue mani anche i peccati, le imperfezioni, le miserie, quello che può adombrare l'anima, rendendola meno pura e meno disposta al lavoro della tua grazia.

Sí, o mio Dio, metto fra le tue mani piagate tutte le debolezze della mia vita, anche quelle che Tu prevedi e giudichi e disapprovi, e confido di ottenere da Te piena misericordia, salvezza, purezza e benedizione.

Abbandonando - con questo voto - alla tua provvidenza amorosa tutta me stessa, perdendomi in essa, intendo di vivere esclusivamente per Te, cercando la tua gloria, compiendo la tua volontà, struggendomi nella tua carità. Intendo di sottomettere al tuo cospetto tutti i tuoi doni, riconoscendoli esclusivamente tuoi, credendo che da tutti Tu vuoi ricavare la mia perfezione e la mia santità. Intendo di vivere spogliata di tutto: della libertà, della volontà, del giudizio, dell'affetto ad ogni cosa, della preoccupazione per ogni dovere, del timore per ogni pena, dell'ansia per la malattia, per l'agonia e per la morte; intendo voler vivere senza consolazione, senza soddisfazione, senza ricerca di beni, né per l'anima, né per la mente, né per il cuore, né per il corpo, per poter ripetere con Te, mio amabilissimo Gesù: «Consummatum est. In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum». q. 22.: 16 settembre

  SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


PAROLA DI DIO

 


L’essenziale non è quello che diciamo, ma quello che ci dice Dio e che egli dice agli altri per mezzo nostro.

Madre Teresa di Calcutta


Preghiera a Maria contro le invadenze diaboliche.

 


O Immacolata Vergine, Madre di Dio e madre nostra, Regina degli Angeli,  accogli le mie  accorate supplice e presentale al trono dell’ Altissimo. Tu hai ricevuto da Dio la missione di   schiacciare, attraverso il tuo divin Figlio, il capo   orgoglioso di Satana. Perciò ti ha reso IMMACOLATA fin dalla tua concezione e ti ha  riempito di grazia.  

Così tu puoi  facilitare in noi l’ azione redentrice del Cristo e la discesa del suo Sangue  prezioso nelle anime nostre. Ti supplichiamo ora che Tu ci ottenga da Dio l’invio dei santi  Angeli perché respingano i démoni tentatori, ne svelino gli inganni, ne reprimano l’audacia  e li ricaccino nell’inferno.  

Ottienici dalla misericordia divina che possiamo sentire nel nostro animo   la risonanza del  grido di adesione al nostro  Dio che segnò il vittorioso intervento di San Michele: “Chi è  come Dio?”. Aiutaci o Madre  amorosa, a diventare più umili al cospetto di Dio e degli  uomini. Aiutaci a divenire sempre più decisi a respingere gli assalti dell’ impurità e della  cupidigia.   

Aiutaci a mantenerci fedeli e solleciti nelle preghiere. Aiutaci ad accrescere il desiderio   alla Santa Messa e Santa Comunione. Aiutaci ad amare il nostro prossimo, a vivere in pace con tutti, a perdonare le offese e le incomprensioni, così da offrire alCuore del Tuo  Gesù la gioia di vederci attuare il suo messaggio evangelico.  

Sotto il tuo manto di misericordia ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio, sicuri di essere da te  difesi dalle molteplici insidie del diavolo. Custodisci in noi la  fede, l’amore di Dio, lo zelo  per la sua gloria, l’osservanza della sua santa Legge e delle direttive evangeliche.   

Infine, o Madre dolcissima, ti supplichiamo di assisterci nel momento estremo della vita,  per difenderci dalle maligne insinuazioni del nemico infernale e farci restare fiduciosi nella  paterna bontà di Dio. Confidiamo di poter entrare nel gaudio eterno in cielo per cantare in  eterno la divina misericordia !  

Amen.

Dio Padre: So che il piano dell‟aborto nel mondo è controllato.


CASTIGHI

Mia carissima figlia , è giunto il Mio Tempo di intervenire nel mondo, con forza, in un momento di grande peccato contro di Me. 

La Mia Pazienza è messa alla prova e la Mia Collera é stata provocata mentre vedo le enormi offese che vengono perpetrate contro di Me. 

Come Creatore di tutte le cose viv enti, Io sono l‟Autore della vita. Io la creo come voglio e la faccio terminare secondo la Mia Santa Volontà. È quando l‟uomo cerca di interferire con la Mia Volontà, che Io Mi contrappongo perché non tollero tale malvagità. 

A coloro che uccidono uno qualunque dei Miei figli, dico che la vostra vita finirà. Io prenderò la vostra vita, non solo quella del corpo ma anche quella dello spirito. Nessuna vita eterna vi sarà né vi potrà essere accordata. La vita che avete preso sarà la vostra rovina. Occhio per occhio sarà la vostra punizione. 

Prestate attenzione, quelli di voi che continuano a distruggere la vita in ogni sua forma. So quello che state facendo. So che il piano dell‟aborto nel mondo è controllato da un gruppo in mezzo a voi. So che questi paesi, che ricorrono ad leggi oscene per giustificare l‟aborto, sono semplici burattini. Essi sono tenuti da fili mentre ballano al suono dell‟Unico Gruppo Mondiale, che obbedisce a un solo padrone. La loro fedeltà è per la bestia, il cui più grande piano, quello di distruggere centinaia di milioni di vite, sta riuscendo, grazie al peccato di aborto. I nascituri sono un facile bersaglio ai loro occhi. Usano l‟aborto per interferire con le Mie leggi e con il grande Dono che ho lasciato in eredità all‟uomo: il dono della vita. 

L‟arroganza dell‟uomo, unita a quella della bestia e a quelli tra di voi che essa raggira, Mi disgusta. Il Mio amore è potente, ma il vostro intento malvagio di distruggere ciò che è Mio, sarà portato a un tale brusco arresto, che urlerete per la vostra vita. A meno che non Mi invochiate adesso attraverso il Dono della Riconciliazione, non vi verrà mostrata che poca Misericordia. Ognuno di voi che giustifica, promuove o partecipa alla presa della vita del nascituro, soffrirà la stessa pena. Distruggete quelle vite innocenti e saranno prese le vostre vite. Ho visto, con terribile dolore, come avete insultato Me, per così tanto tempo. Il vostro tempo è finito, perché adesso sarete severamente puniti per questo grave atto contro la Mia Divinità. 

Ricordate che avete poco tempo per abbandonare la vostra accettazione dell‟aborto. La Mia Ira sarà presto riversata ai quattro angoli della Terra. È a causa del peccato di aborto, che l‟uomo soffrirà il castigo peggiore. Non un paese sarà escluso da queste punizioni. Solo a coloro che non permettono l‟aborto saranno risparmiati i terribili dolori che Io infliggerò al mondo. 

Poiché sono l‟Autore della vita, nessun uomo ha il diritto di mettersi contro di Me. Nessuno. Chi osa sfidare Me, imitando Me nel togliere la vita, sarà privato di ogni vita. 

Il Padre vostro,  

Dio l‟Altissimo. 

4 Luglio 2013


SULLA PREGHIERA

 


4.  Tratti generali della Contemplazione 


a) Il processo di contemplazione       

Ora, nella contemplazione, Dio agisce soprattutto in ciò che i mistici chiamano il punto fine dell’anima, la cima dell’anima, la cima della volontà, o il fondo intimo dell’anima. Ciò che si deve intendere per questi termini è tutto ciò che è di più elevato nell’intelligenza e nella volontà: l’intelligenza, non in quanto ragiona, ma in quanto percepisce la verità per mezzo di uno sguardo semplice, illuminata dai doni superiori dell’intelligenza e della saggezza; e la volontà nel suo atto più semplice che è di amare e di gustare le cose divine. 

Il venerabile Louis de Blois insegna che questo centro dell’anima dove opera la contemplazione è molto più intimo ed elevato delle tre facoltà principali dell’anima (ossia la conoscenza, la volontà, e la memoria), essendone la fonte. In esso, lui aggiunge, le facoltà superiori stesse sono un’unica cosa; là regna una tranquillità sovrana ed un perfetto silenzio, perché nessuna immagine lo può mai raggiungere; in questo luogo, dove si nasconde l’immagine divina, ci vestiamo della forma divina. 

In questo centro dell’anima, dunque, Dio produce allo stesso tempo la conoscenza e l’amore. L’oggetto della conoscenza colpisce vivamente l’anima perché è sperimentale, o quasi-sperimentale. L’amore che Dio produce è ineffabile: mediante una specie di intuizione esso fa comprendere all’anima che Lui solo è il Bene sovrano. Lui l’attira così in maniera forte, irresistibile, come il magnete attira il ferro, senza però violentare la sua libertà.  

Così, secondo lo stesso Louis de Blois , l’anima esce da sé stessa per versarsi intieramente in Dio e perdersi nell’abisso dell’amore eterno e là, morta a sé stessa, vive in Dio senza conoscere né sentire niente fuori dell’amore di cui è inebriata: si perde nell’immensità della solitudine e delle tenebre divine; ma perdendosi si ritrova, poiché l’anima, spogliandosi di tutto l’umano, si riveste di Dio. L’anima è tutta cambiata e trasformata in Dio, come il ferro sotto l’azione del fuoco riceve l’aspetto del fuoco e si cambia in esso. Se fino allora in quest’anima non c’era che la freddezza, ormai essa è tutta accesa; dalle tenebre è passata allo splendore più vivo; fino allora insensibile, ormai non è che tenerezza. 

La contemplazione, in una parola, è come una forma intensa di Fede e di Carità con una tendenza verso la visione beatifica. 

La contemplazione, in fin dei conti, è ineffabile ed inesprimibile, e questo per due motivi: il primo è che, essendo inondato dalla luce divina, lo spirito ne viene accecato; il secondo è che egli sperimenta un amore così intenso per Dio che non lo può descrivere. 

b) Gioia e sofferenza 

Nella contemplaz ione c’è un miscuglio di gioia da un lato, gioia ineffabile di gustare la Presenza dell’Ospite Divino, e sofferenza dall’altro. Questa sofferenza si manifesta soprattutto in fasi particolarmente dolorose che si chiamano ‘notti’, mentre la gioia si manifesta in fasi dolci e soavi. San Giovanni della Croce e santa Giovanna de Chantal si concentrano principalmente sulle prime fasi; santa Teresa d’Avila e san Francesco di Sales piuttosto sulle seconde. 

Perché la contemplazione implica la sofferenza? Prima di tutto in quanto l’anima sente profondamente la sua separazione dal suo Dio Benamato, e poi in quanto la contemplazione appartiene alla via unitiva e mistica, che è quella dei perfetti, o almeno di coloro che si stanno perfezionando: questo processo di perfezionamento comprende la purificazione dell’anima dai peccati passati e dalle tendenze peccaminose che ci hanno lasciato. Altrimenti come ci si potrebbe mai unire a Dio Che è completamente perfetto ed infinitamente puro? La purificazione è dolorosa poiché costituisce un processo di purgazione dell’anima da tutte queste impurità.   

Lo stesso processo avviene in Purgatorio: la stessa gioia, la stessa duplice sofferenza. Meglio sopportare quest’ultima quaggiù – osserviamo a questo punto – in una lotta gloriosa e meritoria per amare Dio e superare il Mondo, la Carne ed il Demonio, che in Purgatorio senza gloria, senza meriti, ed in mezzo a dolori indicibili. 

c) Sospensione      

Già nella contemplazione attiva si manifesta una certa sospensione dei sensi: il soggetto che contempla non riesce chiaramente ad afferrare l’oggetto della sua conoscenza, e può anche perdere il senso del tempo: può passare, infatti, parecchio tempo senza che egli se ne accorga. Questo però si deve considerare come un fenomeno tipicamente psicofisico e naturale.  

Nella contemplazione passiva, invece, come abbiamo accennato sopra, avviene una sospensione dei sensi o interni o esterni, o entrambi. Tale sospensione è di ordine puramente sovrannaturale. I sensi vengono immersi ed assorbiti in Dio e l’anima si unisce a Dio in un atto di contemplazione talmente perfetto e pieno che sembra durare solo un istante. Di fatti si tratta qui di due ordini di tempo: quello continuo, solare, secondo cui l’atto dura, diciamo, un’ora, e quello discontinuo che deriva dalla pienezza dell’atto, secondo cui l’atto dura solo un istante. L’istantaneità del tempo discontinuo è per l’anima una conseguenza della sua unione a Dio Atto Puro, Che esiste fuori dal tempo nell’Eterno presente. 

Tornando all’immagine della barca: ‘Come una barca che scinde il mare e non ci lascia alcuna traccia, l’anima afferrata dall’oceano delle divine contemplazioni, non può vedere, neanche tornando, né da dove è passata, né dove è arrivata’ 7 . In mari via tua et semitae tuae in aquis multis, et vestigia tua non cognoscuntur (Sal. 77.19).  

d)  Vantaggi della contemplazione 

Ci sono due vantaggi della contemplazione.  

Il primo vantaggio è che essa glorifica Dio in quanto ci fa sperimentare in un certo qual modo la Sua trascendenza infinita. La contemplazione prosterna il nostro essere tutto intiero davanti alla Sua Maestà e ci conduce a lodare e benedire Lui, non solo nel momento stesso in cui Lo contempliamo, ma lungo tutta la giornata. Quando guardiamo la grandezza divina, rimaniamo rapiti d’ammirazione e dalla virtù della devozione di fronte ad essa.  

Il secondo vantaggio della contemplazione è che essa santifica l’anima. La contemplazione difatti largisce tanta luce, tanto amore, e tante virtù all’anima da essere chiamata con ragione ‘un cammino di raccorciamento per arrivare alla perfezione’. 

Padre Konrad zu Loewenstein 

Il Terzo Segreto predice: La Grande Apostasia nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II

 


La Battaglia  Finale del Diavolo


I disastrosi effetti causati dalla  manomissione delle definizioni infallibili

La storia ci porta un altro esempio eclatante di ciò che può succedere  alla Chiesa quando anche un solo suo dogma venga contraddetto su  vasta scala. L’eresia ariana causò una confusione catastrofica nella  Chiesa, dal 336 al 381 d.C. L’Arianesimo era stato condannato nel 325,  ma nel 336 cominciò a diffondersi di nuovo. Proprio a partire dal 336,  l’eresia era riuscita a portare a sé ben il 90% dei vescovi dell’epoca,  prima che fosse sconfitta definitivamente circa cinquant’anni dopo.  Nella confusione e nella perdita di Fede che ne risultarono, persino il  grande Sant’Atanasio venne “scomunicato” dal Papa nel 357. Nel 381,  l’Arianesimo era stato sconfitto dal Primo Concilio di Costantinopoli.  Tuttavia, rimase ancora assai pericoloso e potente tra il 360 ed il 380. I  risultati furono del tutto devastanti per la Chiesa. 

La crisi Ariana ha molto da insegnarci sui possibili contenuti della  parte mancante del Terzo Segreto. Uno dei motivi per cui gli ariani  ebbero tanto successo per qualche anno, fu perché essi erano riusciti  ad attaccare “con successo” un dogma che era stato in precedenza  pronunciato solennemente ed infallibilmente dal Concilio di Nicea, nel  325 – ovvero che Cristo è Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio  vero; generato e non creato, consustanziale al Padre. Questa solenne ed  infallibile definizione è contenuta nel Credo di Nicea, che recitiamo  tutte le domeniche durante la Santa Messa. 

Gli Ariani ribaltarono quella definizione, facendo in modo che  molti “fedeli” chiedessero di sostituirla con un’altra definizione,  falsa e fallibile. Nel 336 gli Ariani rimpiazzarono la parola greca Homoousion con Homoiousion. La parola Homoousion vuol dire in  pratica “consustanziale ” al Padre. Perché Dio Figlio sia consustanziale  al Padre, il Figlio non deve essere solo Dio ma anche lo stesso Unico Dio  come il Padre, cosicché la sostanza del Padre è la sostanza del Figlio,  anche se la Persona del Padre non è la Persona del Figlio. Sono quindi  tre le Persone in Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – ma c’è solamente  un Dio, con un’unica sostanza, in tre Persone distinte. È il mistero della  Santissima Trinità. La nuova parola Homoiousion, tuttavia, significava  “di sostanza simile” al Padre. Così, la frase fondamentale del dogma –  “consustanziale col Padre” – era stata cambiata in “di sostanza simile al  Padre” o “come il Padre”. 

Gli Ariani avevano causato un’enorme confusione nella Chiesa grazie  all’aggiunta di una sola lettera alla parola Homoousion, creandone una  nuova con un significato diverso: Homoiousion. Essi attaccarono una  definizione solenne, pretendendo che la loro nuova definizione sarebbe  stata migliore di quella definita solennemente. Ma ovviamente, la  nuova definizione non era migliore della definizione solenne, dato che  questa, promulgata solennemente dal Concilio di Nicea, era infallibile. Aggiungendo una sola lettera ad una parola, gli ariani si erano sbarazzati di una definizione infallibile. Questo aprì le porte agli Ariani  e ai semi-ariani, scatenando una guerra aperta. La gente fu martirizzata,  perseguitata, portata in esilio o a morire nei deserti, solo per colpa di  un unico cambiamento ad un singolo dogma infallibile. Sant’Atanasio  venne mandato in esilio per cinque volte dal Sinodo d’Egitto (e passò  in esilio almeno 17 anni, per questo motivo). Ma aveva ragione, ed i  vescovi eretici di quel Sinodo erano tutti in errore.


Le definizioni infallibili sono al di sopra  di qualsiasi argomentazione o rango nella Chiesa

Perché Atanasio era certo di essere nella verità? Perché era rimasto  fedele alla definizione infallibile, a prescindere da cosa dicessero gli  altri. La verità di una definizione Cattolica infallibile, pronunciata  solennemente, non può essere negata da nessuno, a prescindere dal suo  rango ecclesiastico o dal suo livello di conoscenza. Anche gli elementi  più umili tra i fedeli, attenendosi ad una definizione infallibile, sapranno  di più dei teologi “eruditi” che invece negano o minano tale definizione. 

È Questo lo scopo dell’insegnamento della Chiesa definito infallibilmente – renderci indipendenti dalle semplici opinioni di un uomo, per quanto  sapiente e potente possa essere.

Nel 325, quindi, la solenne definizione data dal Concilio di Nicea era già infallibile, ma molte persone di allora non capivano pienamente  che le definizioni solenni di Fede erano infallibili. In quell’epoca infatti,  la Chiesa non aveva ancora emesso una solenne definizione secondo la  quale le definizioni di Fede sono infallibili. Nel 1870, infatti, il Concilio  Vaticano Primo avrebbe solennemente ed infallibilmente definito il  dogma dell’infallibilità delle definizioni solenni della Chiesa. Ora,  pertanto, lo sappiamo in modo inequivocabile. Ancora una volta: le  definizioni solenni sono infallibili – per sempre. 

Padre Paul Kramer

L'ora della resa dei conti è giunta su questo mondo, perché la mano della giustizia non può più essere trattenuta. La verità sarà mostrata al mondo

 


Figlia mia, i giorni sono ormai diventati l'ora in cui molti staranno davanti a Me. Un'ora in cui molti verranno a vedere a cosa li ha portati la paura. Ho avvertito i Miei figli che non sono il Dio della paura, perché non autorizzo queste cose. Sono un Dio che parla al cuore del Mio popolo e non semino semi di paura nella sua mente. Ho creato ognuno dei Miei figli con i mezzi necessari per vivere una missione su questa terra, per essere strumenti di luce e di speranza in questo mondo oscuro. Sono venuto a dire ai miei figli che è giunta l'ora in cui direte: "Dov'è mio fratello? Dov'è mia sorella? E' giunta l'ora in cui vorrete dire la Coroncina della Mia Divina Misericordia all'infinito per la moltitudine che non era preparata ad incontrarmi. Svegliatevi figli miei, perché siete stati ingannati dal principe delle tenebre, l'autore della paura. Siete guidati da una falsa promessa. Il vostro corpo è un tempio dello Spirito Santo - non deve essere messo a tacere, manipolato o impoverito della Mia Creazione. Questo mondo sta passando, ma molti sono compiacenti. È tempo di preparare la vostra anima, perché è giunta l'ora in cui avvertirò l'umanità che le sue vie non Mi sono gradite. Cosa raccoglierete, figli miei, quando i fuochi vi circonderanno? Cosa raccoglierete, figli miei, quando le inondazioni laveranno la vostra vegetazione? Il male dei Miei piccoli non va senza punizione. Ho implorato con amore e misericordia di allontanarsi dal peccato, eppure così tanti cercano di alterare la Mia Creazione, il Mio Piano. L'ora della resa dei conti è giunta su questo mondo, perché la mano della giustizia non può più essere trattenuta. La verità sarà mostrata al mondo, perché ciò che è stato messo a tacere a porte chiuse sarà aperto alla luce. È tempo di prepararsi e di avvertire coloro che si sono addormentati alle menzogne per le quali sono caduti. È tempo di legare i vostri rosari e di cadere in ginocchio in umiltà, perché Io sono Gesù, e la Mia misericordia e la Mia Giustizia prevarranno.

Jennifer


«La croce promette il cielo. E si fa preghiera»

 


«Signore, sono stremato dai lunghi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio... I miei occhi si consumano nel dolore» (Sal 6, 7-8).

«Il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto» (Sal 26, 8).

Solo gli occhi lavati dal pianto godono della trasparenza del Cielo e lo vedono (cf. Mt 5, 8). Chi soffre, se non respinge da sé il dono, si colloca sulle alture più prossime del Regno dei cieli: ne intravede il delizioso mistero di luce e di pace. Ha nello stesso dolore un annuncio d'immortalità nel Cristo, che è la Risurrezione e la Vita (cf. Gv 11, 25).

Piangere con il Cristo! Mistero di vita eterna.

Il gaudente è immensamente povero.

Beati noi se sappiamo soffrire (cf. Mt 5, 4): ogni lacrima mostra un lembo di cielo.

E lo vale. Affrettiamoci a bere a quel calice, al quale ha bevuto il Redentore stesso!

L'apostolo Pietro c'incoraggia a questa condivisione: «Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt 4, 13).

Occorrono molti atti di coraggio per testimoniare oggi la fede nel mistero di Dio e dell'eternità. Ad esempio:

• Un costume di vita, di abbigliamento, di lavoro, di svago, ecc. - da parte dei sacerdoti e dei consacrati -, che mostri al vivo un costante orientamento verso le realtà eterne.

• L'accettazione del Vangelo senza scorciatoie e senza sconti.

• L'accoglienza cordiale offerta ad ogni uomo come a un fratello.

• Seguire un regolamento di vita, secondo le proprie Regole o concordato con il padre spirituale.

• Pregare sempre e in ogni luogo.

• Rigettare frivolezze, bassezze, perdita di tempo, senza venire mai a compromessi.

• Resistere a satana che «va in giro come leone ruggente cercando chi divorare» (1 Pt 5, 8).

Chiediamo con umile insistenza di imparare presto a soffrire, come persone che hanno speranza e gettano l'àncora in Cristo per la vita che non conosce tramonto.

I pastori d'anime, fedeli alle proprie responsabilità, dovranno pure avere il coraggio di denunciare il male, l'umiliazione del peccato, il bisogno di evadere dal finito, l'urgenza della salvezza. Con tutti i suoi limiti personali e i condizionamenti del suo tempo, anche come evangelizzatore, il Curato d'Ars si presenta come un modello insuperabile e, nello stesso tempo, incoraggiante:

- «L'esame dei quaderni rivela la limitatezza dei suoi mezzi, la povertà dello stile, per non parlare dell'impossibile ortografia; nondimeno, fu amalgamando senz'arte, adattando senza originalità di pensiero dei testi presi in prestito che si formò progressivamente alla predicazione.

- Il Curato sceglieva il più delle volte dei soggetti capaci, secondo lui, d'impressionare il suo mondo. Sensibile com'era al dramma del destino umano, tremando al pensiero del pericolo di dannazione corso incessantemente dai peccatori, era portato istintivamente a porre senz'ambagi davanti agli uditori le questioni più inquietanti...

- Le prediche dei primi anni del Curato d'Ars sembrano confermare che i principi teologici insegnati da Ballay (il suo parroco) al suo discepolo s'ispirassero il più delle volte al timore e al tremore. Gli occorreranno anni di unione con Dio e di contatto con i peccatori per arrivare a disfarsi di questa pesante eredità...

- Il giovane prete, spinto da uno zelo ancora poco illuminato, sembrava esigesse anche dagli ultimi fedeli un'ascesi e un fervore pari a quelli cui tendeva personalmente. Formato alla più severa disciplina, non intuì subito la misura esatta della debolezza dei cristiani mediocri che costituiscono la massa dei battezzati.

- Temendo sempre di cedere, anche di poco, il passo al peccato, assumeva in ogni caso le posizioni più rigorose; ma l'esperienza, con l'aiuto di Dio, lo avrebbe fatto diventare più umano, adattando alla capacità dei peccatori le esigenze della vita cristiana e sarebbe divenuto infine quel Curato d'Ars che la Chiesa ha posto sugli altari.

- La sua predicazione doveva essere all'udito meno urtante che non nella rude stesura trasmessaci: i sentimenti di compassione espressi qua e là, il tono della voce, le lacrime mescolate ai rimproveri coloravano e attenuavano le tirate minacciose. I suoi uditori sapevano d'altra parte che il pastore era per se stesso d'una severità senza pari e che il rigore per le pecorelle era il volto del suo amore per loro. In tal modo, la sua bontà fondamentale, manifestata in tante occasioni, contrastava molto fortemente con le parole spietate lanciate la domenica dall'alto del pulpito, e finiva per chiarire bene le sue lezioni.

Notiamo infine che i suoi discorsi, sconcertanti per noi in tanti punti, vanno ricollocati in un contesto storico ben caratterizzato; perché non dovevano differire poi tanto da quelli della maggioranza dei preti della regione lionese...

- Dal suo arrivo ad Ars, il giovane pastore si gettò a corpo morto nella penitenza. Avrebbe dovuto un giorno rendere conto a Dio delle duecentotrenta anime sulle quali Courbon (il Vescovo) l'aveva incaricato di vegliare. Aiutare il suo gregge a salvarsi, strapparlo dall'inferno: egli non aveva ormai altra ambizione» (René Fourrey, Vita autentica del Curato d'Ars).

Concludiamo rivolgendo il pensiero e il cuore alla Vergine Addolorata, chiedendo a Lei di farci conformi al Figlio suo - Crocifisso e Risorto - e di starci vicino sempre, "adesso e nell'ora della nostra morte".

«Santa Maria, vergine della notte, noi t'imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni, o il freddo delle delusioni, o l'ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell'ora del Calvario, tu, che hai sperimentato l'eclissi del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopportabile la lunga attesa della libertà. Allegerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati. Riempi di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. Spegni i focolai di nostalgia nel cuore dei naviganti, e offri loro la spalla perché vi poggino il capo. Preserva da ogni male i nostri cari che faticano in terre lontane e conforta, col baleno struggente degli occhi, chi ha perso la fiducia nella vita.Ripeti ancora oggi la canzone del Magnificat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra. Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell'oscurità, ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, vergine dell'Avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l'aurora. Così sia» (Mons. Tonino Bello, Maria - Donna dei nostri giorni). 

PADRE STEFANO IGINO SILVESTRELLI


Lettere di Sant'Agostino

 


LETTERA 12 


Scritta tra il 389 e il 391. 

A. ritorna sul quesito relativo all'Incarnazione, che aveva  cominciato a discutere nell'Ep. precedente; ma la lettera ci è giunta  in minima parte. 


AGOSTINO A NEBRIDIO 

1. Tu mi scrivi d'avermi inviato più lettere di quante io ne abbia  ricevute: eppure né io posso non prestar fede a te né tu a me. Mi  spiego: anche se nel risponderti io non riesco ad essere alla pari  con te, tuttavia le tue lettere io le conservo con una cura non  minore della frequenza con cui mi sono inviate da te. Che tu poi ne  abbia ricevute da me non più di due piuttosto lunghe, siamo  d'accordo, giacché non te ne ho inviata una terza. Ora, controllando  le minute, mi sono accorto d'aver risposto press'a poco a cinque  tuoi quesiti; senonché una questione ivi trattata (per dir così) di  passaggio, pur essendo stata affìdata non avventatamente alla tua  intelligenza, tuttavia non ha forse soddisfatto appieno la tua avidità.  Ma bisogna che tu la freni un poco e accetti di buon grado qualche  trattazione sommaria; naturalmente col patto che se, risparmiando  le parole, io riesco incomprensibile in qualche cosa, tu non mi  risparmi affatto, ma mi chieda tutto ciò che ti è dovuto in forza di  quel diritto [dell'amicizia], di cui vi potrebbe essere per me forse  qualcosa di più efficace, se potesse esserci qualcosa di più  piacevole. Perciò tu potrai annoverare questa lettera tra le mie  minori, ma non ho potuto permettere che non diminuisse per nulla  il mucchio dei miei debiti. Poiché nemmeno tu me ne invii alcuna,  anche se di proporzioni minori, che non contribuisca ad accrescere  questo medesimo mucchio. Pertanto comprenderai molto facilmente  quello che mi domandi riguardo al Figlio di Dio, cioè perché si dica  che Lui ha assunto la natura umana anziché il Padre, pur essendo  entrambi inseparabili, se ricordi le nostre conversazioni in cui, per  quanto ho potuto (giacché è una cosa innegabile, ho cercato di  spiegare che cosa sia il Figlio di Dio, al quale siamo uniti per la  natura da Lui assunta. E per fare qui solo un breve cenno di ciò, si  chiama Figlio la stessa norma e forma di Dio per cui sono state  fatte tutte le cose che sono state fatte. E tutto ciò che è stato  compiuto da Lui tramite la natura umana assunta, è stato fatto per  la nostra istruzione e per la nostra formazione.