mercoledì 13 novembre 2019

GESU’ OSTIA



All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.


LA «PRESENZA» IN NOI

Il modo di ricevere la Comunione

Il Catechismo della Chiesa Cattolica così si esprime: «"Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi" (Rm 8,34), è presente in molti modi alla sua Chiesa. Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è "contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero"».
Se il contenuto della fede verso l'Eucaristia rimane immutato nei secoli, la stessa cosa non si può dire per la manifestazione esteriore di questa fede, in quanto cambia in relazione alla cultura del tempo in cui si vive, nell'esigenza di suscitare e mantenere sempre un'adeguata risposta nei fedeli.
Un esempio lo si trova nel modo di ricevere la Comunione. Fino a non molti anni fa, veniva distribuita all'inizio o al termine della Messa, ed abitualmente anche fuori di essa. Oggi, la Comunione avviene normalmente durante la celebrazione eucaristica, per meglio sottolineare il legame del banchetto eucaristico al sacrificio di Gesù.
Invece di inginocchiarsi alla balaustra, ora si va processionalmente all'altare e l'Ostia si riceve in piedi.
Qui l'immagine espressiva è forte: la processione è il camminare insieme per incontrare Gesù, è la Chiesa in cammino per unirsi al suo Sposo.
L'aspetto comunitario, che nell'aula assembleare deve prevalere, sarà sempre più marcato nella Chiesa del terzo millennio: i fedeli parteciperanno più da vicino al rito, spostati in avanti, a semicerchio, attorno all'altare.
Assistiamo poi in molte comunità alla reintroduzione della Comunione sotto le due specie: l'Ostia con il Vino che viene assunto direttamente dal calice, oppure mediante l'Ostia intinta nel Vino. Tale usanza si conforma maggiormente alla celebrazione compiuta da Gesù nell'Ultima Cena quando disse: "...prendete e mangiate... bevetene tutti..." (Mt 26,26-27).
Una disposizione dei vescovi italiani, in linea con i vescovi di altre nazioni, divenuta operativa dal 3 dicembre 1989, stabilisce che la Comunione possa essere distribuita anche deponendo l'Ostia sulla mano, modo usato nell'antichità per quasi mille anni.
Lo insegnava, già nel IV secolo, San Cirillo di Gerusalemme, con le "Catechesi": «Nell'avvicinarti alla Comunione, non procedere con le palme delle mani distese e neppure con le dita disgiunte, ma ponendo la sinistra come trono alla destra che deve ricevere il Re. Quando hai ricevuto il Corpo di Cristo nel palmo della mano rispondendo 'Amen', consumalo facendo attenzione che nulla ne vada perso, poiché, se ne perdessi una qualche parte, è come se tu subissi un'amputazione alle tue stesse membra.
Se uno ti desse della polvere d'oro, non la custodiresti con la più grande cura, badando bene a non perderne nulla e a non subire danno? Non avrai dunque una cura molto maggiore perché non cada neppure una briciola di ciò che è più prezioso dell'oro e delle pietre preziose?».
Siamo liberi di scegliere tra il ricevere la Comunione sulla lingua o sulla mano; in quest'ultimo modo, però, dobbiamo avere una maggiore attenzione, perché maggiori sono i rischi a cui si va incontro.
L'Ufficio Liturgico Diocesano di Torino così istruisce i fedeli: «Il gesto di ricevere la Comunione sulla mano va compiuto con il necessario rispetto.
Il fedele deve avvicinarsi al ministro della Comunione con la mano sinistra (libera da qualsiasi oggetto) appoggiata sulla destra e con il palmo della mano rivolto verso l'alto. Le mani dovranno essere sufficientemente protese in avanti e in alto, in modo da mostrare chiaramente il desiderio di ricevere il pane consacrato sulla mano.
Ogni fedele, mentre riceve con rispetto e devozione il Corpo di Cristo, risponde «Amen» e fa un leggero inchino.
È necessario precisare che il fedele non deve afferrare il pane eucaristico, ma attendere che sia deposto sulla sua mano. Quindi, davanti al ministro, o appena spostato di lato per consentire a chi lo segue di avanzare, porta alla bocca l'ostia consacrata prendendola con le dita della mano destra e facendo attenzione a non lasciare cadere nessun frammento. Solo a questo punto potrà ritornare al proprio posto.
Naturalmente ognuno dovrà badare alla pulizia delle mani e alla compostezza dei gesti: anch'essi sono segni esterni della fede e della venerazione verso l'Eucaristia.
'Chi invece desidera ricevere la Comunione sulla lingua deve semplicemente non protendere le mani. Così, in entrambi i casi, si eviterà ogni confusione».
Un sacerdote, in una lettera inviata a un periodico, così manifesta la sua preoccupazione: «[ ...] Gli Uffici della S. Sede hanno "permesso" la Comunione sulla mano. Si noti quel "ha permesso", quindi non "comandato" come interpreta qualche sacerdote che insegna ai bambini a fare la Comunione sulla mano. Ha permesso e si dice anche "dopo un'adeguata catechesi" che significa rendere coscienti i fedeli di quello che potrebbe succedere nel loro comportamento nel caso che dei frammenti rimanessero sulla loro mano.
Sulle mani umide di sudore con molta facilità rimangono attaccati dei frammenti dei quali non ci si preoccupa affatto e ci si espone a collocare Gesù presente in quei frammenti chissà dove, ed ecco qui allora la profanazione e il sacrilegio. Non ho mai notato nessuna persona che dopo aver ricevuto la Comunione sulla mano si sia fermata ad esaminare per vedere se sia rimasto qualche frammento sulla mano.
Quando nella vita abbiamo per le mani una cosa delicatissima e di grande valore usiamo la massima attenzione nel trattarla, nel custodirla e soprattutto nell'affidarla ad altri. La presenza di Gesù nell'Eucaristia, anche in un piccolo frammento, è di un valore infinito, e non si può trattare così con tanta leggerezza e superficialità. Ecco la necessità di una "adeguata catechesi" prima di permettere la Comunione sulla mano: mancando questa "catechesi" bisognerebbe negare il permesso annesso a questa catechesi.
È facile dire "non ci sono frammenti!". Vi posso dire che quando finiscono le particole nella pisside, ci sono sempre molti frammenti e molti certamente saranno rimasti nelle mani di coloro che hanno fatto la Comunione sulla mano; e dove sono andati a finire?
Volendo usare una terminologia dei tribunali, si potrebbe parlare di un SACRILEGIO COLPOSO, in quanto non si è usata tutta la prudenza possibile per evitare un sacrilegio quale la profanazione di Gesù che è presente anche in un frammento invisibile. [...]».
A qualcuno, queste parole potrebbero sembrare dettate da una eccessiva scrupolosità, ma ciò non toglie che l'Eucaristia, per la sua natura, richiede il massimo rispetto.
Tutti siamo perciò invitati ad avere un comportamento corretto, ch'è frutto non solo di un animo sensibile e responsabile, ma anche di un'adeguata preparazione.

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