Lo Spirito del bene e lo Spirito del male.
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L’esistenza di una religione presso tutti i popoli è un fatto, il quale è inseparabile dalla credenza in un mondo soprannaturale. Il signor G-uizot continua: « Ogni religione si fonda sopra una fede naturale nel soprannaturale, e sopra un istinto innato del soprannaturale.
In tutti i luoghi, in tutti i climi, in tutte le epoche della storia, in -tutti i gradi della civiltà Y uomo porta in, sé questo sentimento, o meglio direi, questo presentimento, che il mondo che egli vede, l'ordine in seno al quale vive, e i fatti che regolarmente e costantemente si succedono intorno a lui, non sono ogni cosa.
« Invano egli fa ogni giorno in questo vasto insieme scoperte e conquiste; invano egli osserva ed accerta sapientemente le leggi permanenti che vi presiedono; il suo pensiero non si racchiude punto in quell’universo lasciato alla scienza. Questo spettacolo non basta alla sua anima, essa si slancia altrove ; essa cerca, intravede altra cosa; essa aspira per l’universo e per se medesima ad altri destini, a un altro padrone. Il Dio dei cieli risiede al di là di tutti i cieli, ha detto Voltaire; e questo Dio non è la natura personificata, ma è il soprannaturale in persona. A lui s’indirizzano le religioni; e si fondano per porre l’uomo in comunicazione con lui. Senza la fede istintiva deir uomo nel soprannaturale, senza il suo slancio spontaneo e invincibile verso il soprannaturale, la religione non sarebbe.1 »
Il genere umano non crede soltanto all* esistenza isolata di un mondo soprannaturale, crede bensì all’azione libera e permanente, immediata e reale de’ suoi abitanti sul mondo inferiore. Di questa fede costante noi troviamo la prova in un fatto non meno splendido della stessa religione, vuo’ dir la preghiera. « Solo tra tutti gli esseri terreni, l’uomo prega. Fra gli istinti morali non ve ne ha di più naturale, di più universale, nè di* più invincibile fuorché la preghiera. » Il figlio vi si volge,, con una docilità premurosa; il vecchio vi si ripiega come in un rifugio contro la decadenza e l’isolamento: la preghiera sale da se medesima sulle giovani labbra che appena balbettano il nome di Dio, e sulle labbra morenti che non hanno più la forza di pronunziarlo.
« Ad ogni passo incontransi presso tutti i popoli celebri od oscuri, inciviliti o barbari, atti e formule di invocazione. Da pertutto dove vivono uomini, in certe circostanze, in certe, ore, sotto l’impero di ceiie impressioni dell’anima, gli occhi si innalzano, le mani si congiungono, piegansi i ginocchi, per implorare o per rendere grazie, per adorare o per pacificare. L’uomo si rivolge per ultimo rifugio, alla preghiera con trasporto e con tremore, pubblicamente, o nell’ intimo del suo cuore, per riempiere i vuoti della sua anima, o per portare i pesi del suo destino. Quando tutto gli manca, egli cerca nella preghiera appoggio per la sua debolezza, consolazione nei suoi dolori, speranza nella virtù.2 »
Non si creda che questa fiducia nel potere e nella bontà degli esseri soprannaturali sia una chimera. Prima di tutto vorrei che mi si mostrasse una chimera universale: quindi niuno disconosce il valore morale e interno della preghiera. L’anima per il solo motivo che ella prega si solleva, si rialza, si addolcisce, si fortifica: ella prova, nel rivolgersi verso Dio, quel sentimento di ritornare a salute ed a riposo che si diffonde nel corpo, allorché passa da un’aria tempestosa e pesante in una atmosfera pura e serena. Dio viene in aiuto a colóro che lo implorano, innanzichè sappiano se saranno da Lui esauditi. Se avvi un solo uomo che consideri come chimerici questi felici effetti della preghiera, perchè non gli ha mai provati, egli è degno di compianto, ma non è rifiutato.
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Monsignor GAUME
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