IL DIO DI BONTÀ
Quanto è buono Iddio per Israele!
Salmo LXXII, 1.
Quanto è buono Iddio per Israele! Era questo il grido del popolo ebreo e di Davide, nel ricordare i benefizi di cui Iddio li aveva incessantemente ricolmati. Quale sarà il grido dei cristiani? Non abbiamo noi molto più che gl'Israeliti ragione di esclamare: Quanto Iddio è buono per Israele?
Gli Ebrei avevano ricevuto da Dio molto meno di noi che abbiamo ricevuti i beni del Cielo, la redenzione compiuta, la legge di grazia, l'Eucaristia; il dono che Dio ci ha fatto è Gesù Cristo stesso, è l'Eucaristia. Ma i caratteri della bontà di Dio per noi nel dono dell'Eucaristia vieppiù lo raccomandano alla nostra riconoscenza: dare è già qualche cosa, senza dubbio; dar bene è tutto.
I. - Gesù Cristo si da a noi nell'Eucaristia senza alcun apparato di dignità. Nel mondo quegli che da, fa sempre sentire più o meno chi egli è e il prezzo di quello che da, il che del resto deve farsi per mantenere il rispetto e l'onore delle relazioni sociali. Ma Gesù, al fin di essere più amabile e meglio alla nostra portata, non vuole neppure questo, sebbene il suo Corpo nel Sacramento sia glorioso come in cielo; Egli che regna circondato dai cori degli spiriti angelici, nasconde la sua gloria, non ci lascia vedere il suo Corpo, l'Anima, la Divinità ma soltanto il velo della sua bontà.
Gesù discende, si umilia, si annichilisce, affinché non abbiamo alcun timore di lui. Già nella sua vita mortale era sì dolce, sì umile nel suo contegno che tutti osavano appressarglisi, fanciulli, donne, poveri, lebbrosi, tutti venivano senza tema di sorta.
Ora che il suo Corpo è glorioso e non potrebbe mostrarsi senza abbagliarci, Gesù si copre di un velo, e così nessuno teme di andare in chiesa. A tutti è aperta e ivi sappiamo che andiamo a trovare un buon Padre che ci attende per farci del bene e conversare familiarmente con noi. Quam bonus Israel Deus: come Iddio è buono per Israele!
II. - Gesù si da a noi senza riserva: aspetta che andiamo a riceverlo, con una pazienza, una longanimità ammirabile; si da a tutti, non respinge alcuno.
Attende il povero, aspetta il peccatore. II povero, la mattina prima di andare al lavoro, viene a ricevere una dolce benedizione per tutta la giornata. La manna cadeva nel campo degli Israeliti prima del levare del sole perché il cibo celeste non si facesse aspettare.
Così Nostro Signore è sempre sul suo altare e previene anche il più sollecito de' suoi visitatori. Beato chi riceve la prima benedizione del Salvatore! I peccatori, poi, Gesù in Sacramento li attende settimane, mesi, anni interi; per quaranta, per sessant'anni tiene le braccia stese verso colui che finalmente si arrenderà ai suoi insistenti inviti.
Venite ad me omnes: venite tutti a me. Ah, se potessimo vedere la gioia di Nostro Signore quando andiamo a lui! Si direbbe che l'interesse, che il guadagno sia tutto suo.
Si dovrebbe dunque fare attendere sì lungamente questo caro Salvatore? Vi sono pur troppo di quelli che non verranno mai, ovvero soltanto portati su di una bara; ma allora sarà troppo tardi: non troveranno che un giudice sdegnato.
III. - Gesù da senza far strepito; i suoi doni non si vedono neppure; nasconde le sue mani perché si pensi soltanto al suo Cuore, al suo amore. Nel farci così i suoi doni c'insegna a dare in segreto e a nasconderci quando tacciamo del bene, affinché i ringraziamenti salgano unicamente a Dio, autore di tutti i doni.
La bontà di Gesù giunge sino alla riconoscenza verso di noi: sì, Egli si appaga di tutto quello che gli diamo e se né rallegra. Si direbbe che né ha bisogno; anzi ce lo domanda e ci supplica: Figlio mio, te né scongiuro, dammi il tuo cuore!
IV. - Più ancora, il suo amore va sino all'ultimo limite, alla debolezza.
Ah, non scandalizziamoci: qui è il trionfo della bontà di Gesù nell'Eucaristia! Vedete una madre, la cui tenerezza non ha altri limiti che la morte; vedete il padre che corre incontro al figlio prodigo e piange di giubilo nel rivedere questo ingrato, questo scialacquatore del suo patrimonio. Il mondo forse chiama siffatte cose debolezza, mentre sono l'eroismo dell'amore. Che diremo dunque della bontà del Dio dell'Eucaristia? Ah, Signore, bisogna pur confessare lo scandalo della vostra bontà! Perdonateci.
Gesù nel Santissimo Sacramento si circonda di debolezza; si lascia disprezzare, disonorare, insultare, profanare alla sua presenza, sotto i suoi occhi, appiè dei suoi altari. E l'angelo non percuote questi nuovi Giuda? No. E l'Eterno Padre lascia insultare il suo Figliuolo diletto?
Qui è peggio che sul Calvario; perché là almeno il sole si velò per orrore, gli elementi piansero il loro Creatore: qui nulla.
Questo Calvario dell'Eucaristia sorge dappertutto dal Cenacolo si propagò fino a coprire tutta la terra e durerà sino all'ultimo istante della esistenza del mondo. O mio Dio, perché questo eccesso di amore? E' il combattimento della bontà contro l'ingratitudine. E' Gesù che vuole avere tanto più d'amore di quanto odio possa avere l'uomo; Gesù che vuole amare l'uomo, suo malgrado, fargli del bene ad ogni costo. Si è rassegnato a tutto piuttosto che vendicarsi: vuole stancare l'uomo con la sua bontà.
Ecco la bontà di Gesù, senza gloria, senza strepito, circondata di debolezza, ma tutta risplendente di amore per quelli che vogliono vedere. Quam bonus Israel Deus! O Gesù, Dio dell'Eucaristia, come sei buono!
di San Pietro Giuliano Eymard
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