venerdì 13 dicembre 2019

LE GRANDEZZE DI MARIA



STATO INSIGNE DELLA VERGINE AL TERMINE DEL COLLOQUIO CON L'ANGELO.

Se mai ho venerato la Vergine nella sua vita, nei suoi pensieri e desideri, nei suoi anni precedenti, molto più la venero in quel momento, in quella elevazione, in quella disposizione con cui Ella proferisce le ultime parole del colloquio con l'Angelo. Nel pronunciare quelle parole Ella entra in uno stato nuovo che viene operato in Lei, ma non da Lei, bensì dalla mano di Dio in Lei, da quella mano medesima che sta per operare il mistero dell'Incarnazione. Quella mano onnipotente e divina che sta per agire nel Figlio medesimo di Dio onde incarnarlo, agisce ora su la Vergine nella quale Egli deve essere incarnato, ed opera in Lei cose grandi, degne di sé e degne pure del trionfo sublime di onore e di gloria che tosto darà a sé medesimo nell'Opera sua per eccellenza.
Dobbiamo parlare un linguaggio più chiaro e di più elevato; esprimendoci con negazioni più che con affermazioni positive; perché le cose divine sono affini alla natura di Dio e ci vengono pertanto spiegate, in modo più elevato, dalla teologia che chiamiamo negativa piuttosto che da quella che è positiva od affermativa: Diremo dunque che la Vergine in quel momento non è in moto ma in [59] riposo, perché è tranquilla; ma pure non e in riposo ma in moto, perché tende a Dio, e ciò con un vigore ed una vivacità ammirabile.
Maria è in un movimento celeste e insieme in un riposo divino; in un movimento che è riposo, e in un riposo che è movimento.
Contempliamo l'occupazione della Vergine in questo momento o riposo, dico che Ella è, non in un'azione, ossia in un atto soltanto, ma in uno stato, perché la sua occupazione è permanente e non passeggera.
Maria pure non è in uno stato soltanto, ma in un'azione: perché ciò che avviene in Lei è vivo e penetrante sino al midollo dell'anima sua 30.
Essa non è (soltanto) in un'azione. né (soltanto) in uno stato ma in un nuovo essere; perché ciò che è in Lei è vivo come la vita medesima, ed è sostanziale, intimo e profondo come l'essere.
Maria è dunque in un essere nuovo, ma in un essere [60] che include essere e non essere tutt'assieme. La Vergine è come in uno stato di non-essere di sé medesima, per lasciar il posto all’essere di Dio ed alla di Lui azione, perché Dio vuole essere in Lei e in Lei compiere il suo capolavoro.
Così Maria non è, non vive, non opera: Dio è in Lei, Dio vive in Lei, Dio opera in Lei. E ciò che è più ancora, Dio in Lei è, vive ed agisce per assumere Lui medesimo in Lei un nuovo essere, una nuova vita; per compiere nella Vergine un'operazione simile a quella che da tutta l'eternità compie in sé medesimo, operazione che si avvicina più che mai sia possibile alle processioni divine nella SS. Trinità.
Orbene, poiché l'operazione suppone l'essere e ne emana (pertanto è proporzionata all'essere), e poiché vi è una relazione di influenza e di eccellenza tra l'operazione e l’essere, quale sarà questo essere nuovo comunicato alla Vergine, essere che corrisponde ad una operazione così insigne? Quale sarà questa vita, sorgente di vita e sorgente di una tal vita? Quale sarà la potenza, la pienezza, l'attualità di quella vita che deve degnamente cooperare con la SS. Trinità nel formare nel mondo un nuovo principio di vita e di grazia? Dopo la Divinità medesima non v'è allora nell'universo nulla di più grande né di più celeste 31. [61]
Prima la Vergine era come l'aurora, ora mi sembra che sia come un sole, tanta è la sua luce; Ella è nell’Oriente di un nuovo stato, ed entra in una condizione che tanto la eleva al disopra di sé medesima, quanto era già elevata al disopra delle altre creature. È una creatura nuova del mondo nuovo, anzi la prima creatura di questo nuovo mondo. Ella ne è il sole, mentre Gesù vuole rimanere nascosta in questo mondo, Egli che è veramente il gran mondo e il Sovrano del mondo che vediamo (universale), e il Salvatore di questo nostro piccolo mondo.
L'istante in cui la Vergine pronuncia queste parole: Ecce ancilla Domini, è quello in cui Ella cambia in tal modo di qualità, ed entra in un nuovo stato; e una tale circostanza deve ispirarci maggior venerazione ancora per quelle parole.         
Mi sembra che in quella risposta all'Angelo la Vergine faccia un voto e una solenne professione, e che entrando in un nuovo Ufficio della Corona nel Regno del Cielo, presti un nuovo giuramento al Re del cielo e gli renda un nuovo omaggio. Un tal voto, un tal giuramento, un tale omaggio sono compresi in quelle belle parole, con le quali Maria fa professione pubblica e solenne del suo completo abbandono al Signore, dicendo Ecce ancilla Domini ecc.: come se dicesse: «Ecce, eccomi al cospetto di Dio e dei suoi Angeli, al cospetto del cielo e della terra, tra il tempo e l'eternità. In questa veduta e in [62] questo pensiero mi costituisco, mi dichiaro e mi professo senza nessuna riserva di qualsiasi diritto, senza nessuna eccezione, per ora e per sempre la servente del Signore: Ancilla Domini. Lo considero, lo riconosco e lo adoro come Signore, come il Signore, come il Signore della mia anima e del mio corpo e come il Signore dell'universo; e per tale sua doppia qualità, mi costituisco sua servente.
«Ma, o bontà, o grandezza; o maraviglia! Egli vuole ch'io sia quella servente fortunata, quella servente unica, predetta nella Scrittura, che a Lui deve servire nell'Opera sua per eccellenza, in questo singolare ministero.
«Egli vuole, ch'io lo consideri non solo come mio Signore, ma come Colui che vuole essere mio Figlio, e ch'io sia la Madre sua. Adoro questo suo volere, e pienamente ad esso mi assoggetto; vi presto il mio consenso, e vi unisco, i miei voti ed i miei desideri sospirandone l'avveramento con tutta la mia possanza di natura e di grazia».
Fiat, dice la santa Vergine; questa semplice parola in un semplice vocabolo include due cose, degne di grande considerazione: un desiderio per amore e un consenso per obbedienza, un consenso così importante che da quello dipende un'opera così grande e così necessaria al cielo ed alla terra. È una parola breve (abbreviata) e che serve a formare nel mondo il Verbo Incarnato ed abbreviato 32, parola pertanto che merita di essere un po' spiegata e meditata, per essere meglio compresa.
Fiat dice dunque la Vergine all'Angelo e a Dio nell'Angelo di Dio, e più ancora a Dio in sé medesima; questa semplice e sola parola comprende un voto, un sospiro dell'Incarnazione; sospiro più divino e più potente che tutti i sospiri di tutti i giusti assieme. [63]
Fiat mihi, soggiunge la Vergine, e con questo secondo vocabolo esprime un secondo voto, un secondo sospiro, cioè, non solo che si compie su la terra il mistero dell'Incarnazione ma che venga operato in Lei medesima; voto che determina, promuove, conclude il suo stato felice ed ammirabile nell’Ordine della grazia, il più insigne nella corte celeste, il primo Ufficio della Corona di Gesù, lo stato felice, divino ed ammirabile della Maternità divina.
«Ch'io entri in questo stato, dice Maria e che si compia, o Dio, o Angelo: o Dio, secondo l'ordine vostro, o Angelo secondo la vostra parola; Secundum verbum tuum! Che quest'opera singolare e divina si compia per quella via singolare e divina che mi viene annunciata: via degna di Dio e dell'opera sua; via altissima e degna dell'Altissimo, via che sublima la mia integrità invece di portarle pregiudizio; via che congiunge la natura con la grazia, e dà ingresso nel mondo all'Autore della grazia e della natura; via per cui l'uomo sarà Dio e Dio sarà uomo, ed io sarò la sua servente e la sua Madre, Madre e Vergine tutt'assieme»!
Tali sono i pensieri, i desideri, le parole della santissima Vergine; sono i dolci e deliziosi frutti di quel divino colloquio; sono i voti santi e felici di Maria rispetto alla Incarnazione del Verbo. Tre 33 voti differenti, ben degni di essere considerati ed onorati, con un amore speciale, nella Vergine e in questo mistero.
Tale è lo stato insigne di Colei che a Nazarét è ignorata, ma dal cielo ammirata; né la Giudea, né il mondo pensano a Lei, ma dopo la Divinità questa creatura privilegiata è l'oggetto più insigne della contemplazione degli [64] angeli nella loro gloria. Dio pensa a Lei e vuole sceglierla per sua Madre, pensa a Lei in quel tempo in cui vuole elevarla ad una tale dignità per renderla Madre sua. Ed ecco come nell'umiltà dell'abbassamento e nella purezza dei desideri della Vergine, nella sublimità di una grazia così singolare e nell'attualità di un'elevazione così sublime, il Verbo eterno ha voluto essere concepito e generato nel mondo. [65]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

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