sabato 7 marzo 2020

Chi è don Luigi Villa?



La Rivista “Chiesa viva”

Per combattere la battaglia che Padre Pio gli aveva affidato, a don Villa serviva una Rivista, che però fosse libera da pressioni o soppressioni ecclesiastiche. 
Mons. Bosio gli suggerì di iscriversi all’Ordine dei giornalisti e fondare una rivista sua personale, in modo che le Autorità ecclesiastiche non potessero, in qualche modo, farla fallire. Don Villa, allora, si iscrisse all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, prendendo la tessera numero 0055992. A quel tempo, al suo attivo, aveva già una trentina di pubblicazioni (teologiche, ascetiche, letterarie, politiche) e oltre un migliaio di “articoli” già pubblicati su riviste e quotidiani.

Nel 1971, don Villa fondò la sua Rivista “Chiesa viva”, con corrispondenti e collaboratori in tutti i continenti. Il primo Numero uscì con la data “Settembre 1971”.
Pochi mesi dopo, il 14 dicembre 1971, a Vienna, don Luigi ebbe un incontro personale col card. Joseph Mindszenty, il quale dopo essere sta to umiliato e degradato da Paolo VI,
per non avere voluto tendere la mano al comunismo, aveva lasciato Roma. Il Cardinale lesse interamente il primo numero di “Chiesa viva” e ne fu tanto entusiasta che pose la sua firma sulla copia che aveva letto e, al termine dell’incontro, dopo due ore e mezzo di un suo appassionato e illuminante colloquio, disse a don Villa: «Mi creda: Paolo VI ha consegnato interi Paesi cristiani in mano al comunismo!»…

Il 24 settembre 1971, “il Messaggero Abruzzo” riporta un articolo dal titolo: “L’Arcivescovo (Capovilla) va in pensione”. Dalle casse della diocesi erano spariti circa cento milioni di lire, e mons. Capovilla aveva pubblicamente insinuato che la colpa era da attribuire al Vescovo precedente, mons. Giambattista Bosio. Allora, il Prefetto e il Capo dei Carabinieri comunicarono a Paolo VI che, se entro tre giorni, mons. Capovilla non fosse stato rimosso dalla diocesi di Chieti, loro lo avrebbero incriminato e messo in galera. Così, mons. Capovilla fu trasferito a Loreto.

Ma la guerra a don Villa continuava. Fu il Pro-segretario di Stato di Paolo VI, il massone mons. Giovanni Benelli, che coniò ufficialmente la nuova strategia di guerra contro don Villa.
Nelle riunioni coi suoi collaboratori, parlando di don Luigi, Benelli era solito dire: «Bisogna far tacere quel don Villa»! Ma quando qualcuno obiettava: «Eminenza! bisogna però dimostrare che sbaglia!», il Cardinale, irritato, rispondeva: «E allora, ignoratelo e fatelo ignorare!».

Ma questo non bastava, la voce di don Villa era la sua Rivista “Chiesa viva”, e questa “voce” doveva essere messa a tacere.
Se la Rivista non fu attaccata subito frontalmente, lo si dovette al fatto che il Vice Direttore di “Chiesa viva” era il famoso filosofo tedesco ed ebreo convertito, prof. Dietrich von Hildebrand, che Paolo VI conosceva bene, ma altrettanto temeva.
Allora, si cominciò con i collaboratori-teologi, che don Villa aveva già in attivo per “Chiesa viva”. Mons. Benelli scrisse una lettera a ciascuno di essi, perché cessassero la collaborazione con don Luigi, il quale seppe di questo intervento della Santa Sede, solo perché uno dei suoi collaboratori lo informò subito di quest’ordine ricevuto dall’alto.
Così, si fece la terra bruciata intorno a “Chiesa viva”!
I nemici di don Villa, con la complicità di quel clero che preferisce il quieto vivere ai fastidi di non adeguarsi subito alla “linea di pensiero” che viene “suggerita” o “imposta” dall’alto, iniziarono un’altra strategia: la calunnia.
Così, don Villa divenne “lazzarone”, “matto”, “fascista”, “anti-semita”, “fuori della Chiesa”, “eretico”, “sacerdote di esasperate tendenze conservatrici e preconciliari”, “un laceratore della Carità che apre la strada alla diffamazione”, “un rigurgito di orgogliosa supponenza nel sentirsi detentore della verità”… e più recentemente, “autore di scritti infamanti”, e “degno di provvedimenti punitivi”; provvedimenti che però “non vengono presi solo per non umiliare un prete più che novantaduenne”.
“Chiesa viva”, però, continuava a vivere! Allora, per demoralizzarlo, furono inventate le “telefonate a notte inoltrata” fatte di insulti, calunnie, bestemmie, minacce! E questo per molto tempo!

a cura dell’Ing. Franco Adessa

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