sabato 22 agosto 2020

I NUOVI MODERNISTI DELLA DELLA “NOUVELLE THÉOLOGIE”



1962 RIVOLUZIONE NELLA CHIESA

***

Tutti gli “amici” del de Lubac

Da sottolineare, infine, il ruolo assolutamente fondamentale per lo sviluppo della nouvelle théologie svolto da due dei principali amici del de Lubac e, a loro volta, suoi “maestri di pensiero”: il filosofo Maurice Blondel e il gesuita Pierre Teilhard de Chardin. 

Per inquadrare la persona e le idee di Maurice Blondel, modernista pertinace e collaboratore della rivista modernista del p. Laberthonnière, basterà riportare qui quanto vi scriveva già nel lontano 1906:

«All’astratta e chimerica “adaequatio rei et intellectus” (l’adeguamento della mente con l’oggetto conosciuto) si sostituisce la ricerca metodica di questo diritto, “l’adaequatio realis mentis et vitae” (l’adeguamento reale dell’intelletto con la vita)»7.

Il che, tradotto nel linguaggio dei comuni mortali, stava a significare che la verità, e dunque anche la verità religiosa, non sarebbe stata un qualcosa di esterno all’uomo da comprendersi con l’intelletto - cosa definita chimerica dal Blondel - bensì un qualcosa che si poteva solo modernisticamente sentire riflettendo sugli intimi moti vitali della coscienza umana, ovviamente in perpetua evoluzione. Si era dunque in pieno immanentismo, nell’àmbito del quale il
Blondel aveva sviluppato una sua apologetica, basata appunto sul metodo d’immanenza e nella quale l’intero Cristianesimo finiva per essere fondato su esperienze puramente interiori, mentre le prove esterne di credibilità della Rivelazione, i miracoli, ad esempio, venivano dissolte nelle nebbie del soggettivismo:
“Volendo andare a fondo - scriveva infatti il Blondel - non c’è dubbio che nel miracolo non c’è niente di più che nel più insignificante dei fatti ordinari, ma altresì nel più ordinario dei fatti non c’è niente di meno che nel miracolo”8, con la conseguenza che se tutto è miracolo, nulla lo è più in realtà. E infatti per il Blondel i miracoli sarebbero stati così ‘invisibili’ da poter essere percepiti solo da chi... fosse già credente:
“I miracoli, quindi, sono miracolosi soltanto allo sguardo di coloro che sono già disposti a riconoscere l’azione divina negli avvenimenti e negli atti più consueti”. (ibidem)
Tanto basti per capire a quale “fede” conducesse una simile “apologetica”, peraltro poi condannata dall’Enciclica Pascendi.9 D’altra parte il Blondel non si sentiva propriamente la coscienza a posto, e temeva di essere scoperto, cadendo così sotto le censure della Chiesa. 
Alcuni anni dopo, infatti, in una lettera all’amico de Lubac, il
Blondel svelerà la sua tattica ipocrita, tipica dei modernisti, messa in atto per sfuggire alla vigilanza delle Autorità ecclesiastiche:

“Quando più di 40 anni fa ho affrontato problemi per i quali non ero sufficientemente armato, regnava un estrinsecismo (= realismo della filosofia di San Tommaso, sostenuta dal Magistero della Chiesa: n.d.r.) intransigente e se io avessi detto allora ciò che Lei si augura,
avrei creduto di essere temerario e avrei compromesso tutto lo sforzo da fare, tutta la causa da difendere, affrontando censure che sarebbero state quasi inevitabili e certamente ritardanti. Bisognava trovare il tempo di maturare il mio pensiero e di ammansire gli spiriti ribelli (cioè il Papa, il Sant’Uffizio, i teologi fedeli alla Santa Sede: n.d.r.). (...) Lei sa le difficoltà, i rischi, ancora presenti, in mezzo ai quali ho perseguito
un piano che le prove di salute e gli impegni professionali o gli stessi consigli di prudenza e di attesa, che mi venivano prodigati, rendevano ancora più gravoso”.10

***

sac. Andrea Mancinella

Nessun commento:

Posta un commento