giovedì 20 agosto 2020

Moneta del popolo TASSE ZERO!



Estratto dal libro: “La banca la moneta e l’usura” di Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini


LA “RELIGIONE”
DELLA BANCA D’ITALIA

Su questo argomento, desta veramente impressione il contenuto di un articolo apparso su “La Repubblica” del 1° giugno 1994, dal titolo di per se altamente significativo: “La religione di Bankitalia”. Questo articolo, scritto con accenti che sembrano davvero ispirati al più cieco fanatismo, dopo aver affermato che la continuità storica dello Stato italiano resta affidata alla Banca d’Italia assai più che alle altre istituzioni, rileva che “la religione della moneta” deve rimanere integra nella sua ortodossia “al servizio di una divinità altamente simbolica – quel biglietto di banca firmato dal Governatore, che personifica il potere d’acquisto del cittadino – ma altresì una divinità che, se fedelmente servita, è dispensatrice di beni, mentre quando viene tradita, si fa implacabilmente vendicativa”; e più oltre che “i Governatori sono i sacerdoti addetti al suo culto”, i quali “se non fossero pienamente indipendenti, e soggiacessero a poteri esterni, la loro qualità liturgica verrebbe meno”. Dunque, la dottrina di Montesquieu non è più attuale, perché accanto al potere legislativo, al potere esecutivo ed al potere giudiziario, nei quali fu frantumato il potere assoluto dei sovrani dopo la Rivoluzione Francese, ce n’é un “quarto”, il potere monetario.
Ma, mentre il potere esecutivo ed il potere giudiziario sono in una posizione di ineliminabile subordinazione (almeno concettuale) rispetto al potere legislativo il potere monetario, invece, non solo dev’essere autonomo, ma addirittura aspira ad occupare e mantenere un ruolo di tutore dello Stato in materia di politica monetaria, tanto da assumere, assecondando la mistica dell’articolo de “la Repubblica”, persino la dignità e l’intoccabilità di una religione, con i suoi misteriosi riti ed i suoi onnipotenti sacerdoti. Si può legittimamente dubitare che questo “quarto potere” abbia le carte in regola con la Costituzione della Repubblica Italiana, o almeno col suo spirito informatore: la nostra Costituzione non brilla certo per sinteticità, poiché, anzi, dopo aver trattato dettagliatamente nella prima parte della posizione del cittadino e, nella seconda, della disciplina della società politica in tutte le sue espressioni, omette qualsiasi accenno, anche solo indiretto, al problema della moneta ed agli enti che ne dovrebbero regolare la politica nell’ambito del sistema economico dello Stato. Quale significato può, pertanto, darsi al silenzio dei costituenti italiani sulla Banca Centrale? Può, di fatto, il nostro Istituto di Emissione riempire questo vuoto costituzionale, pur essendo legittimato da una produzione di leggi soltanto ordinarie, che però non trovano nella Carta Costituzionale alcun titolo che possa giustificare la loro appartenenza all’attuale ordinamento giuridico nazionale, per quanto riguarda sia la posizione di potere assoluto della Banca d’Italia sia il contenuto stesso di quel potere che, come si è visto, stravolge il concetto di proprietà con riferimento alla moneta?
A queste domande è certamente difficile rispondere se non ponendo in evidenza il carattere segreto, misterioso, iniziatico di tutto ciò che circonda il problema della moneta, e che, riesce a far credere al popolo, in tema di moneta, una situazione completamente opposta a quella reale. Tutto ciò è quindi effetto di un vero e proprio disegno, cui presta determinante ausilio, per disonestà o ignoranza, tutto un mondo di politici, di banchieri e di opinionisti, che ha l’unico scopo di tener nascosta la verità. Quella verità che, fin dal 1931, aveva invece denunciato, con accorato vigore, Pio XII con l’enciclica “Quadragesimo anno”, in cui scrisse: «Ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma anche l’accumularsi di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mani di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il denaro, la fanno da padroni: onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso di cui vive l’organismo economico, ed hanno in pugno, per così dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe respirare».  “Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014


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