martedì 29 dicembre 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII

 


TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE DI NON EBREI DI NON EBREI 

A testimonianza degli sforzi e tentativi che Pio XII condusse in favore della pace e degli Ebrei perseguitati, si potrebbero leggere numerosissime dichiarazioni di “personalità” di diversi Paesi. Come: – quella del Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Luebke: “Chiunque abbia conosciuto Papa Pio XII conserverà grato ricordo della elevatezza spirituale con cui fermamente si adoperò per sostenere i diritti e la libertà di tutti gli uomini di qualunque nazionalità o razza essi fossero”; – quella di Schroeder, Ministro degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca; – quella di Albrecht von Kessel, collaboratore dell’Ambasciatore germanico presso il Vaticano1; – quelle dei Ministri belgi, Paul Struye, presidente del Senato, e Paul von Zecland, e dell’ex-ministro conte Moens de Fernig; – quella del prelato lussemburghese Mons. Jean Bernard, internato a Dachau, il quale scrisse che i sacerdoti internati in quel campo tremavano ogni qualvolta avevano notizia di qualche protesta da parte delle Autorità religiose e, particolarmente, dal Vaticano; – quella di Sua Ecc.za Mons. Carlo Manziana (già Vescovo di Crema), anch’egli internato a Dachau, il quale, pure, scrive: “Ogni intervento dall’esterno, in nostro favore, e ogni notizia dal campo si traducevano in un aggravamento della situazione”; – quella di Kolfshooter, borgomastro dell’Aja ed ex-segretario del partito cattolico olandese e ministro di Giustizia nel primo Governo del dopoguerra nei Paesi Bassi; – quella del Nunzio Apostolico a Budapest, durante la seconda guerra mondiale, Mons. Angelo Rotta; e quella di Mons. Walerian Meystoxvicz, presidente dell’Istituto di studi storici; – quella dell’ex-console di Israele a Milano, Pinhas E. Lapide; – quella di Padre Paolo Dezza, già Rettore Magnifico dell’Università Gregoriana2.

Si leggano le risposte del re del Belgio, Leopoldo; della granduchessa del Lussemburgo, Carlotta, e della regina di Olanda, Guglielmina, ai “messaggi” scritti da Pio XII, di suo pugno, ed inviati subito dopo l’aggressione nazista ai loro Paesi. Si legga il dispaccio, cifrato, del 30 aprile 1937, scritto dal Cardinal Pacelli, allora Segretario di Stato, e inviato al Nunzio Apostolico a Bucarest. 3 Si legga la bella difesa di Pio XII dell’Ambasciatore di Francia Wladimir d’Omerson, in cui afferma: “... tutto quello che ho richiesto per la Francia ferita, Egli lo ha fatto. E Gli ho domandato molte cose! Sempre Egli ha risposto ai miei appelli. Ed ha risposto con il suo cuore di Padre!”. Si legga la “dichiarazione” dell’Episcopato germanico, “Noi Vescovi tedeschi, radunati in conferenza plenaria, rivolgiamo un Pensiero rispettoso e riconoscente a Papa Pio XII... compì il suo dovere di Pastore supremo della Chiesa con ammirevole senso di responsabilità e di giustizia, in un tempo particolarmente difficile e gravido di conseguenze... Noi ricordiamo con riconoscenza che Papa Pio XII si è sforzato con tutti i mezzi, per impedire lo scoppio della guerra, e, durante il conflitto, ha messo tutto in opera per por fine allo spargimento di sangue tra i popoli. In specialissimo modo, l’umanità deve a questo Pontefice riconoscenza per aver Egli alzato la Sua voce contro terribili crimini - in particolare l’oppressione e la distruzione di uomini e popoli - che si sono commessi durante e dopo la guerra. Ricade sui responsabili la colpa se la voce di Pio XII non fu ascoltata. Il popolo tedesco deve a Pio XII, soprattutto, riconoscenza per la benevolenza Paterna, dimostrata dopo una guerra perduta. Il suo aiuto ed il suo senso di giustizia hanno dischiuso al Popolo tedesco la via nella comunità dei popoli. Riteniamo, quindi, particolarmente vergognoso che proprio tra il popolo tedesco sia presentata falsamente l’opera di Pio XII, infangando, in tal modo, la Sua memoria”. L’Ambasciatore G.A. Gripenberg, Ministro presso la Santa Sede durante la guerra (tra il 1942 e il 1943), nel suo articolo, pubblicato nel dicembre 1963 sul quotidiano di Helsinki, scrisse: «Quando Gli comunicai, per assicurarLo, che gli ebrei di Finlandia non erano stati sottoposti ad alcuna persecuzione... il suo volto si illuminò, la sua voce divenne intensa. Era felice - “heuheux, très heureux!” - per quanto Gli avevo detto»4. Le parole del Ministro Gli avevano dato una grande soddisfazione. “Je suis content, très content!”, disse, ed aggiunse che era terribile perseguitare persone buone e del tutto innocenti, a causa della loro razza o nazionalità. «È vero che non ho mai creduto che la Finlandia si sarebbe macchiata di simili atrocità”; ma, ciò nonostante ascoltava con piacere quello che Gli dicevo».

Tornando sull’argomento, parlò del terrorismo contro gli ebrei e ripeté che esso era iniquo! Per la ricostruzione della Sua vera personalità, si ascolti la voce dei diplomatici di carriera, i quali, per il loro ufficio, ebbero modo di giudicare meglio il Papa, e nel Suo ufficio spirituale, come testimone di Dio, e come reggitore spirituale dei popoli, in quel periodo così aggrovigliato di fatti contingenti, ma che, purtuttavia, formano il tessuto della storia dell’uomo. Si legga, per esempio, le “memorie” di Weizsâcker, Ambasciatore di Germania, presso la Santa Sede, sulla fine della guerra. Si leggano anche quelle del suo collaboratore, von Kessel. Si legga la lettera, mandata al “Times” nel maggio, e pubblicata il 20, da Osborne, il Ministro inglese presso la Santa Sede. Si legga l’articolo, apparso a Stoccolma il 29 sett. 1963, scritto dall’Ambasciatore di Svezia, a Londra, Hâggelôf. Si legga l’articolo, apparso in un giornale di Helsinki del 5 dic. 1963, e ripubblicato, in inglese, nell’aprile, scritto dal Ministro di Finlandia, presso la Santa Sede, Gripenberg... Ho citato questi cinque personaggi di primo piano, appunto perché “protestanti”, e, quindi, meno sospetti di partigianeria e più disposti a un esame piuttosto critico che benevolo. L’Osborne, per esempio, scrive: « Pio XII fu il carattere più caldamente umano, gentile, generoso, (e, detto incidentalmente: santo!) che io ho avuto il privilegio di incontrare nel corso di una lunga vita”. Il Gripenberg riassume le sue impressioni riportate al contatto con Pio XII, così: “... spirituale, di nobili sentimenti, disinteressato, affabile, saggio, affranto dalla follia disumana di popoli in guerra”. Lo Hâggelôf afferma che la sua “personalità religiosa” soverchiava l’antiveggenza politica, pur superiore a qualsiasi altro uomo di Stato; ma pone la caratteristica della sua personalità nella sua “purezza di cuore”. Per “l’opera instancabile diretta ad alleviare la miseria delle vittime della guerra”, Re Gustavo V, di Svezia, benché protestante, volle conferire, nel febbraio 1947, a Pio XII, una medaglia “per eminenti servizi umanitari”.

Francesco Nitti, il vecchio parlamentare italiano, parlando al teatro S. Carlo di Napoli, il 3 ott. 1945, parlando di Pio XII ebbe a dire: “Non ha voluto, quando i tedeschi chiedevano maledicesse la Russia, usare alcuna parola di maledizione, proclamando, per tutti, gli stessi principii di solidarietà cristiana e umana. Nell’ora più triste della vita dell’Europa, durante il razzismo e la crudeltà scientifica del nazismo, Pio XII ha difeso la causa dell’umanità, in nome del cristianesimo, che è umanità. Ha inteso che tutti i perseguitati appartenevano alla stessa famiglia, anche quelli che, per la loro origine, per le loro idee, per la loro azione, erano considerati come nemici della Chiesa... Il Papa ha fatto aprire loro, come rifugio, in Italia e fuori, le chiese, i monasteri, i conventi; monaci, preti e monache si sono prestati, per Volontà del Pontefice, a salvare quanti erano in pericolo e, nel nome di Cristo, sono stati salvati anche non pochi che erano ritenuti nemici di Cristo” 5. E Panfilo Gentile disse che Pio XII rimarrà alla Storia “come l’intrepido, alacre, instancabile consolatore e soccorritore di quanti gemevano sotto la bufera della guerra, e non Gli verrà addebitato a sua colpa se i mezzi accordati alla sua misericordia furono al di sotto della furia sterminatrice dell’Anticristo. Nella misericordia, Egli fece tutto quello che era in Suo potere, e, perciò, Egli fece tutto il Suo dovere”. Il Ministro degli Esteri, l’on. Saragat, respingendo, alla Camera, le offese alla memoria di Pio XII, l’11 giugno 1964 ebbe ad affermare: “Personalmente, io sono convinto che Pio XII sia stato un grande Papa, e che la campagna condotta contro di Lui, per fini di parte ed a diversi anni dalla sua morte, sia inaccettabile, non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini di buona volontà”. “Come individui abbiamo il diritto, e, molti di noi, il dovere di respingere le accuse ingiuste ed infamanti rivolte alla memoria di un Uomo che dedicò la sua vita alla pace ed alla giustizia”. “Non abbiamo esitato a dire che la campagna condotta contro la memoria di Pio XII trae origine e mira a scopi che nulla hanno a che vedere con la giustizia e con l’umanità. Abbiamo voluto combattere la faziosità in maniera pubblica...”. “Aggiungo che la questione delle calunnie contro la memoria di Pio XII si presenta, altresì, sotto un profilo del tutto particolare. Noi viviamo ancora nel periodo storico di cui Pio XII fu una delle figure più importanti. Testimonianze viventi della sua paterna sollecitudine, per i perseguitati e i sofferenti, contribuiscono a creare una rievocazione commossa del suo pontificato”. “La valutazione del pontificato di Pio XII, d’altronde, è già avviata sulla base di fonti, non solo cattoliche, ma di parte diversa, o addirittura avversa”... “La polemica, accesasi attorno alla memoria di Pio XII non è un “dibattito culturale”. Essa nasce da una raffigurazione calunniosa, faziosa, che non ha nulla a che vedere con la ricerca storica e la cultura...”. “Alcuni confondono la teoria con la pratica, la ricerca storica con la propaganda del partito, la verità con la passione politica”. “Nelle polemiche contro Pio XII... noi vediamo il freddo calcolo propagandistico, il cui lato più grave consiste, almeno per alcuni, nel tentativo di scagionare parzialmente il nazismo dai suoi orrendi delitti, rendendone corresponsabile la Chiesa di Roma. In questa polemica contro Pio XII, invece del volto composto a serietà, vediamo il volto scomposto del fanatismo; invece del rispetto per le opere del passato e i monumenti che lo attestano, noi vediamo il dileggio e la profanazione di una tomba e di un luogo santo...”. A riassumere i sentimenti di tutti i beneficati dalla smisurata carità del cuore di Pio XII, valgano, più di tutte, le parole di Papa Paolo VI, nel Suo commosso ricordo di Pio XII: “... Noi più di tutti dobbiamo compiacerci, che avemmo la fortuna e l’onore di prestarGli, per lunghi anni in intima e quotidiana conversazione, i Nostri umili, ma fedelissimi servizi... Noi che fummo testimoni ammirati... dell’assoluta dedizione al Suo apostolico ufficio, da Lui compreso e meditato con insonne coscienza... Noi che potemmo cogliere le espressioni intime e native del suo trepidante e intrepido senso di responsabilità... sotto il sovrano lume del divino volere, nel rigoroso ossequio del Suo mandato apostolico, nel profondo amore alla Santa Chiesa... la dif ficile, l’ardua, spesso, dapprima quasi indecifrabile, ma poi immancabile e chiara, e, quindi, inflessibile linea del suo sacro dovere... “Per quanto le circostanze, misurate da Lui con intensa e coscienziosa riflessione, glielo permisero, voce ed opera Egli impiegò per proclamare i diritti della giustizia, per difendere i deboli, per soccorrere i sofferenti, per impedire mali maggiori, per appianare le vie della pace. Non si potrà imputare a viltà, a disinteresse, a egoismo del Papa, se malanni senza numero e senza misura devastarono l’umanità. Chi sostenesse il contrario, of fenderebbe la verità e la giustizia. Se i risultati degli studi, degli sforzi, dei tentativi, delle preghiere e dell’opera umanitaria e pacificatrice di Pio XII non furono pari ai suoi desideri ed agli altrui bisogni, non mancò a Lui il cuore per far suo il dramma d’iniquità, di dolore e di sangue del mondo straziato in guerra e invasato dal furore del totalitarismo e dell’oppressione... RicordarLo è pietà, riconoscerLo è giustizia”. 6 “Quel gesto di immensa benedizione - voglio dire con belle Parole di Pietro Trompeo - con le braccia spalancate, che caratterizza l’apparizione di Pio XII alle folle, ora noi sapevamo che rispondeva a un immenso slancio di carità... In quei sei anni di orribile guerra... noi abbiamo visto come nasce il diritto di asilo. 7

Abbiamo visto come nella carenza del potere civile, le plebi, indifese, invocano l’intervento del potere spirituale anche nell’ordine temporale. ... “Defensor Civitatis”, sì! ma di una “civitas” che oltrepassa Roma di gran lunga; che racchiude, cioè, nelle sue mura, la civiltà tutta quanta”!8

sac. Luigi Villa



Nessun commento:

Posta un commento