domenica 27 dicembre 2020

I cattolici sono obbligati ad accettare questo nuovo orientamento della Chiesa?

 


La Battaglia  Finale del Diavolo

I Cattolici hanno il dovere di obbedire alle chiare definizioni  dogmatiche della Chiesa, in merito alla Fede e alla morale, nonché  a tutti gli insegnamenti, ordinari ed universali della Chiesa, sugli  stessi argomenti. Questi insegnamenti definiti sono garantiti da  Nostro Signore come assolutamente veri ed immutabili; qualsiasi  cosa contraddica l’infallibile insegnamento della Chiesa deve essere  rifiutato. È quindi chiaro che i Cattolici non sono costretti ad obbedire  ai nuovi comportamenti ed orientamenti di alcuni ecclesiastici liberali,  i quali ora affermano e compiono cose mai sentite prima nella storia  millenaria della Chiesa. Per questo motivo, i Cattolici hanno tutto il  diritto, anzi hanno il dovere di resistere a questa nuova tendenza, sorta  dalle ambiguità del Concilio e dalle opinioni della “nuova teologia”, in  aperto conflitto con l’infallibile ed eterno Magistero.

Per anni, i Cattolici hanno operato secondo l’erronea convinzione  di dover accettare il Concilio Pastorale Vaticano II, come se questo  avesse la stessa autorità dei Concili dogmatici. Ma è falso: i Padri  Conciliari hanno ripetutamente definito il Vaticano II come un Concilio 

Pastorale. E di questo si tratta, infatti: un Concilio il cui compito non era ridefinire la Fede, bensì emettere giudizi pratici e prudenziali – come il  lancio di questa “avventura ecumenica”. Un documento del Concilio,  la Nota esplicativa previa al Lumen Gentium, lo afferma chiaramente:  “Tenendo conto della procedura conciliare e della finalità pastorale  del presente Concilio, questo S. Sinodo definisce come vincolante  per la Chiesa soltanto quello che in materia di fede e di morale avrà  apertamente dichiarato come tale.”202 Nessun argomento di Fede e morale venne definito “come vincolante per la Chiesa”, né in merito al  nuovo “orientamento Ecumenico”, né in merito alle altre nuove formule  “pastorali” usate dai documenti conciliari. 

Che il Vaticano II rivesta un’autorità inferiore a quella dei concili  dogmatici è stato confermato dalla testimonianza del Padre Conciliare,  Vescovo Thomas Morris. Per sua esplicita richiesta, la sua testimonianza  fu tenuta segreta fino al momento della sua morte: 

Fui sollevato nell’apprendere che questo Concilio non mirava a definire o a dare giudizi definitivi sui dogmi di fede, perché  un’affermazione definitiva sulla dottrina deve essere formulata  assai cautamente mentre i documenti del Concilio erano per me  delle bozze e suscettibili di essere cambiate.203

Vi è inoltre l’importante testimonianza del Segretario del Concilio,  l’Arcivescovo Pericle Felici (successivamente Cardinale). Alla conclusione  del Vaticano II, i vescovi chiesero all’Arcivescovo Felici ciò che i teologi  definiscono “la nota Teologica” del Concilio – ovvero il “peso” dottrinale  dei suoi insegnamenti. L’Arcivescovo Felici rispose: 

Alla luce della pratica conciliare e dello scopo pastorale di  questo Concilio, questo sacro Sinodo vuole chiarire che le questioni di fede e della morale sono obbligatorie per la Chiesa solo quando il Sinodo lo afferma apertamente.204

Ed ancora: 

Dobbiamo distinguere tra gli schemi ed i capitoli quelli che  sono stati già materia di definizioni dogmatiche nel passato: 

mentre per quanto riguarda le dichiarazioni di carattere  innovativo, nutriamo delle riserve.205

Papa Paolo VI commentò che “dato il carattere prevalentemente  pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo  straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità”.206

Quindi, contrariamente ad un concilio dogmatico, il Vaticano II non  pretende assolutamente di essere infallibile, e quindi vincolante, nei  riguardi della Fede. I documenti del Concilio, così verbosi ed ambigui,  non sono allo stesso livello dei pronunciamenti dottrinali dei precedenti  concili. Le novità contenute dal Vaticano II non sono quindi vincolanti  in modo incondizionato, per i fedeli, né il Concilio ha mai detto che lo  siano.

Eppure, gli ambigui insegnamenti del Concilio ed il nuovo orientamento post-conciliare della Chiesa sono divenuti qualcosa di  assai simile a ciò che, come vedremo, l’allora Cardinale Ratzinger in  persona definito aveva definito la “demolizione dei bastioni” della  Chiesa, tra i quali - come vedremo - anche il Messaggio di Fatima.  Come dimostreremo nel prossimo capitolo, quest‘opera di distruzione  ha esaudito brillantemente i sogni dei nemici della Chiesa, nonché gli  avvertimenti profetici del Messaggio di Fatima, come riferitoci da Papa  Pio XII, 31 anni prima del Concilio.

Padre Paul Kramer



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