La Battaglia Finale del Diavolo
I Cattolici hanno il dovere di obbedire alle chiare definizioni dogmatiche della Chiesa, in merito alla Fede e alla morale, nonché a tutti gli insegnamenti, ordinari ed universali della Chiesa, sugli stessi argomenti. Questi insegnamenti definiti sono garantiti da Nostro Signore come assolutamente veri ed immutabili; qualsiasi cosa contraddica l’infallibile insegnamento della Chiesa deve essere rifiutato. È quindi chiaro che i Cattolici non sono costretti ad obbedire ai nuovi comportamenti ed orientamenti di alcuni ecclesiastici liberali, i quali ora affermano e compiono cose mai sentite prima nella storia millenaria della Chiesa. Per questo motivo, i Cattolici hanno tutto il diritto, anzi hanno il dovere di resistere a questa nuova tendenza, sorta dalle ambiguità del Concilio e dalle opinioni della “nuova teologia”, in aperto conflitto con l’infallibile ed eterno Magistero.
Per anni, i Cattolici hanno operato secondo l’erronea convinzione di dover accettare il Concilio Pastorale Vaticano II, come se questo avesse la stessa autorità dei Concili dogmatici. Ma è falso: i Padri Conciliari hanno ripetutamente definito il Vaticano II come un Concilio
Pastorale. E di questo si tratta, infatti: un Concilio il cui compito non era ridefinire la Fede, bensì emettere giudizi pratici e prudenziali – come il lancio di questa “avventura ecumenica”. Un documento del Concilio, la Nota esplicativa previa al Lumen Gentium, lo afferma chiaramente: “Tenendo conto della procedura conciliare e della finalità pastorale del presente Concilio, questo S. Sinodo definisce come vincolante per la Chiesa soltanto quello che in materia di fede e di morale avrà apertamente dichiarato come tale.”202 Nessun argomento di Fede e morale venne definito “come vincolante per la Chiesa”, né in merito al nuovo “orientamento Ecumenico”, né in merito alle altre nuove formule “pastorali” usate dai documenti conciliari.
Che il Vaticano II rivesta un’autorità inferiore a quella dei concili dogmatici è stato confermato dalla testimonianza del Padre Conciliare, Vescovo Thomas Morris. Per sua esplicita richiesta, la sua testimonianza fu tenuta segreta fino al momento della sua morte:
Fui sollevato nell’apprendere che questo Concilio non mirava a definire o a dare giudizi definitivi sui dogmi di fede, perché un’affermazione definitiva sulla dottrina deve essere formulata assai cautamente mentre i documenti del Concilio erano per me delle bozze e suscettibili di essere cambiate.203
Vi è inoltre l’importante testimonianza del Segretario del Concilio, l’Arcivescovo Pericle Felici (successivamente Cardinale). Alla conclusione del Vaticano II, i vescovi chiesero all’Arcivescovo Felici ciò che i teologi definiscono “la nota Teologica” del Concilio – ovvero il “peso” dottrinale dei suoi insegnamenti. L’Arcivescovo Felici rispose:
Alla luce della pratica conciliare e dello scopo pastorale di questo Concilio, questo sacro Sinodo vuole chiarire che le questioni di fede e della morale sono obbligatorie per la Chiesa solo quando il Sinodo lo afferma apertamente.204
Ed ancora:
Dobbiamo distinguere tra gli schemi ed i capitoli quelli che sono stati già materia di definizioni dogmatiche nel passato:
mentre per quanto riguarda le dichiarazioni di carattere innovativo, nutriamo delle riserve.205
Papa Paolo VI commentò che “dato il carattere prevalentemente pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità”.206
Quindi, contrariamente ad un concilio dogmatico, il Vaticano II non pretende assolutamente di essere infallibile, e quindi vincolante, nei riguardi della Fede. I documenti del Concilio, così verbosi ed ambigui, non sono allo stesso livello dei pronunciamenti dottrinali dei precedenti concili. Le novità contenute dal Vaticano II non sono quindi vincolanti in modo incondizionato, per i fedeli, né il Concilio ha mai detto che lo siano.
Eppure, gli ambigui insegnamenti del Concilio ed il nuovo orientamento post-conciliare della Chiesa sono divenuti qualcosa di assai simile a ciò che, come vedremo, l’allora Cardinale Ratzinger in persona definito aveva definito la “demolizione dei bastioni” della Chiesa, tra i quali - come vedremo - anche il Messaggio di Fatima. Come dimostreremo nel prossimo capitolo, quest‘opera di distruzione ha esaudito brillantemente i sogni dei nemici della Chiesa, nonché gli avvertimenti profetici del Messaggio di Fatima, come riferitoci da Papa Pio XII, 31 anni prima del Concilio.
Padre Paul Kramer
Nessun commento:
Posta un commento