L’incapacità di credere è una debolezza della ragione. Perchè credere non è solamente "un atto di fede" ma anzitutto "un atto della volontà" dettato dalla ragione: è "fatto" l’uomo moderno in maniera tale, da non poter credere?
L’incapacità di credere è una debolezza della ragione
di
Francesco Lamendola
Tutte le civiltà si reggono sulla fede religiosa; la civiltà che ha prodotto i frutti più abbondanti, se pur non priva, come tutte le cose umane, di lati oscuri, è stata la civiltà cristiana. Nessuna ha prodotto altrettanta intelligenza, cultura, arte, bellezza, scienza e pensiero; nessuna si è spinta tanto in alto e ha dato all’umanità tante figure di santi, di mistici, di anime profondamente spirituali. Non la civiltà occidentale, termine col quale si indica la civiltà europea, o di origine europea, dalla sua nascita fino al tempo presente: perché l’avvento della modernità segna una drammatica rottura e la fine della civiltà cristiana, alla quale si sostituisce la civiltà moderna, anticristiana nella sua essenza, nella sua vocazione, nei suoi orientamenti fondamentali. Da quando la civiltà moderna si è sostituita alla civiltà cristiana, con il preciso scopo di farla sparire e di cancellarne anche il ricordo, è iniziata la decadenza dell’Occidente: bisogna essere ciechi o in malafede per non vederlo. Dietro i trionfi spettacolari, ma apparenti, del Rinascimento, della Rivoluzione scientifica, poi dell’Illuminismo, indi della Rivoluzione industriale, si celava un morbo pestifero, che l’avrebbe condotta allo stato presente, cioè all’agonia e alla dissoluzione; e quel morbo era ed è appunto la sua natura irreligiosa, anticristiana e anticristica.
Nessuno perde la fede se non ha deciso di perderla: l’adesione alla fede è un atto della volontà, che la grazia di Dio illumina e rafforza. All’origine c’è sempre però, un atto del libero arbitrio dettato dalla ragione!
Il morbo della civiltà moderna ha un nome: si chiama Massoneria. Da quando è sorta, o si è riorganizzata, questa società segreta, con lo scopo dichiarato di perseguire il bene dell’umanità, il progresso e la tolleranza, e con lo scopo occulto di distruggere e sradicare ogni traccia del cristianesimo, una cerchia ristretta di intellettuali, di nobili, di ricchi imprenditori, ma soprattutto di banchieri, si è adoperata in ogni modo per diffondere fra le masse una visione del mondo laicista e materialista, e da ultimo, in questi nostri anni, scopertamente blasfema e finalizzata al disordine, alla sterilità, al male e alla morte (droga, divorzio, aborto, pillola anticoncezionale, eutanasia, unioni omosessuali, fecondazione eterologa, utero in affitto). In che misura i disegni della Massoneria si siano intrecciati con quelli d’un gruppo di ricchissimi banchieri seguaci del Talmud e perciò animati da un odio implacabile e secolare contro Gesù, non è questo il luogo di approfondire: certo vi è stata un’oggettiva convergenza, anche se non si può affermare con sicurezza che la Massoneria, fin dall’inizio, o almeno la Massoneria moderna, quella che si rivela in Inghilterra al principio del XVIII secolo (perché la Massoneria in quanto tale è molto, ma molto più antica), non sia altro che un’emanazione e uno strumento di tale gruppo di ultramiliardari. L’opera di scristianizzazione e di perversione delle masse è proceduta tuttavia a rilento: ha avuto successo, nel corso del tempo, nelle grandi città, dove lo sradicamento degli ex contadini inurbati e la diffusione del lavoro di fabbrica l’ha favorita, allontanando la gente dalla tradizione, dalla pratica religiosa, dai Sacramenti e dalla morale cristiana, specialmente cattolica; ha avuto meno successo nei piccoli centri e nelle province, dove neppure al giorno d’oggi si può dire che abbia interamente trionfato. Eppure, nonostante che la maggioranza delle popolazioni fosse rimasta intimamente legata ai valori della civiltà cristiana, il fatto che le classi dirigenti si fossero votate alla causa contraria, talvolta perfino sul piano politico (si pensi alla Francia di Luigi XIV che si allea con gli Ottomani al tempo in cui questi minacciano Vienna e il cuore dell’Europa) ha condotto l’insieme della civiltà moderna sui binari prestabiliti dalla Massoneria e ha reso marginali le credenze e i sistemi di vita che pongono pur sempre la dottrina cattolica e la morale cattolica al centro dell’esistenza. Ora lo scontro fra le due culture si è spostato all’interno della Chiesa stessa, perché, con l’elezione di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II, la Massoneria è penetrata al cuore della Chiesa e si è gradualmente impadronita del suo vertice, nonché dei suoi orientamenti, stravolgendo la liturgia, la pastorale e da ultimo, con Bergoglio, la stessa dottrina e la relativa morale. Il prete modernista che sfrutta il pulpito per catechizzare i fedeli in senso ultraprogressista, per deridere le vecchie usanze della pietà popolare, per gettare l’ombra del discredito sul culto mariano, sulla devozione del santo Rosario, sulla stessa divinità di Gesù Cristo e sul valore salvifico e della sua Resurrezione, alla quale in definitiva non crede, è l’agente contemporaneo della cultura massonica, atea e anticristica che da almeno tre secoli ha gettato il guanto della sfida a Gesù Cristo e ai suoi seguaci e che si propone di rifare il mondo secondo la propria Weltanschauung. Le recenti prese di posizione di Bergoglio a favore delle famiglie omosessuali, la sua alleanza con i superfinanzieri come i Rotschild, il suo dileggio, palese o mascherato, verso la spiritualità, verso la preghiera, verso la Santissima Trinità (le cui Persone sono sempre intente a litigare fra di loro, ma a porte chiuse, dice lui, bestemmiando) hanno ormai fatto venire allo scoperto l’intento segreto che animava i cosiddetti riformatori, in realtà i rivoluzionari, del Vaticano II: la distruzione completa della fede cattolica e la sua sostituzione con il regno del male, del peccato e della morte.
Per Rousseau, l’uomo è puro e innocente, è un Buon Selvaggio che troverà da sé la giusta via, pur che lo si liberi da illusioni e superstizioni religiose!
Perché, a ben guardare, il nocciolo della questione è tutto qui. O si crede che l’uomo, ferito dal Peccato originale, è peccatore, e quindi ha bisogno della Redenzione di Gesù Cristo; oppure si crede, con Rousseau, che l’uomo è puro e innocente, è un Buon Selvaggio che troverà da sé la giusta via, pur che lo si liberi da illusioni e superstizioni religiose, e lo si emancipi dalla repressione sessuale, e gli si dica, come Aleister Crowley: Fa’ ciò che vuoi. Comunque la si giri, la pietra dello scandalo resta sempre quella: il Peccato originale, con tutte le sue tragiche conseguenze. Chi ci crede è cristiano, e sa di avere un disperato bisogno di Cristo per salvarsi; chi non ci crede, diceva Nicolás Gómez Dávila, è uno sciocco, o peggio, aggiungiamo noi, e pretende non solo di emanciparsi, ma di poter rifare il mondo secondo le proprie misure. Fateci caso: tutti quelli che arricciano il naso e scuotono le spalle alla parola “peccato”, sono schierati nel campo dei nemici di Colui che disse: Io sono la via, la verità e la vita; e non importa se indossano abiti rassicuranti, come facevano i signorini Beatles, con le loro morbide canzoni osannate da centinaia di milioni di giovani. E chi, all’interno della Chiesa, spacciandosi per cristiano e per cattolico, dice: Basta con queste litanie sul peccato, ne abbiamo sentito parlare anche troppo!, e riceve l’applauso del mondo, e le lodi di Pannella, Scalfari e Bonino, di tutta la cultura radicale, massonica e anticristica, rivela la sua vera natura di nemico occulto di quella fede che a parole dice di osservare, ma che in realtà lavora per distruggere.
Ecco cosa scriveva del peccato un grande pensatore cristiano, Blaise Pascal, nei suoi Pensieri (in: Pascal, Frammenti, 418-233, a cura di Enea Balmas, Milano, Rizzoli, 1983, vol. I, pp. 421-606):
Nessun’altra religione tranne la nostra ha insegnato che l’uomo nasce nel peccato, nessuna setta di filosofi l’ha affermato, dunque nessuna ha detto il vero.
Nessuna setta né religione è esistita sempre sulla terra se non la religione cristiana.
Tuttavia, si potrebbe obiettare, non è colpa sua se l’uomo moderno non riesce più a credere, e ha perso la fede dei suoi avi: il passaggio dal cristianesimo alla modernità è un passaggio “naturale” e “necessario”, tant’è vero che Lutero è stato il primo dei moderni; e a Lund, nel 2016, abbiamo visto Bergoglio rende re omaggio a Lutero, e l’anno dopo le Poste vaticane emettere un francobollo per celebrare i 500 anni della cosiddetta Riforma protestante. Ora, a parte che l’attacco alla fede cristiana non è stato un evento naturale, come abbiamo cercato di mostrare, resta il fatto che nessuno perde la fede se non ha deciso di perderla: perché l’adesione alla fede è un atto della volontà, che la grazia di Dio illumina e rafforza. All’origine, però, c’è sempre un atto del libero arbitrio (del quale Lutero, non a caso, negava l’esistenza): c’è un dire sì o un dire no a Gesù Cristo. Sempre Pascal, a questo proposito, dopo aver espresso la celebre similitudine sulla scommessa della fede (se si scommette di sì, non si perde nulla, si trovano le virtù e forse si guadagna il paradiso; se si scommette di no, sicuramente non si guadagna nulla, si resta in balia delle passioni e si ipoteca la vita eterna) ha indicato con chiarezza la vera origine dell’incredulità moderna: una debolezza della ragione, e, in un certo senso, una lotta contro la ragione.
Blaise Pascal
Scriveva infatti Pascal (Op. cit., 418-233, vol. I, pp. 419-423):
E perciò la nostra proposizione ha una forza immensa, quando vi sia il finito da rischiare in un giuoco ove si abbiano uguali probabilità di guadagno e di perdita, e l’infinito da guadagnare.
Ciò è probante e se gli uomini sono capaci di qualche verità, questa è una.
Lo riconosco, lo ammetto, ma tuttavia non c’è modo di vedere quel che sta dietro al gioco? Sì, la Scrittura e il resto, ecc. Sì, ma ho le mani legate e la bocca muta, mi si obbliga a scommettere e non sono libero, non mi si lascia andare e sono fatto in modo tale che non posso credere. Cosa volete dunque che faccia? È vero, ma imparate almeno che la vostra incapacità di credere viene dalle vostre passioni. Poiché la ragione vi porta a questo e tuttavia non lo potete, adoperatevi dunque non a convincervi con l’aumento delle prove di Dio ma con la diminuzione delle vostre passioni. Volete andare alla fede e non ne conoscete la strada. Volete guarirvi dall’infedeltà e ne chiedete i rimedi, imparate da quelli ecc... che sono stati legati come voi e che scommettono ora tutto il loro bene. Sono persone che conoscono la strada che vorreste seguire, e sono guarite da un male da cui volete guarire; seguite il modo con il quale hanno cominciato. È col fare come se credessero, prendendo l’acqua benedetta, facendo dire delle messe, ecc. Naturalmente anche questo vi farà credere e vi istupidirà [probabile riferimento a Montaigne, “Saggi”, II, 12: «Volete un uomo sano, lo volete ben regolato e in posizione salda e sicura? Avvolgetelo di tenebre, di ozio e di torpore. Dobbiamo istupidirci per diventare saggi e abbacinarci per saper dirigerci»]. Ma è ciò che temo. E perché cosa avete da perdere? Ma per mostrarvi che tutto conduce a quel risultato, c’è il fatto che ciò diminuisce le passioni che sono i vostri grandi ostacoli, ecc… (…)
Ora, che male vi accadrà prendendo questo partito? Sarete fedele, onesto, umile, riconoscente, benefico, amichevole, sincero, veritiero… In verità, non vi ritroverete più nei piaceri pestiferi, nella gloria, nelle delizie, ma non ne conoscete forse altre?
Vi dico che ci guadagnerete in questa vita, e che ad ogni passo che farete per questa strada, vedrete tanta certezza di guadagno e tanta nullità in ciò che rischiate che conoscerete alla fine come abbiate scommesso per una cosa certa, infinita, per la quale non avete dato niente.
L’incapacità di credere è una debolezza della ragione: è "fatto" l’uomo moderno in maniera tale, da non poter credere?
Con questa riflessione di Pascal siamo arrivati al dunque. Può anche essere vero che l’uomo moderno è “fatto” in maniera tale da non poter credere; ma sta sempre a lui reagire a questa apparente impossibilità, perché, ripetiamo, credere non è solamente un atto di fede (la fede in senso mistico può anche venir dopo e al limite potrebbe perfino non venir mai), ma anzitutto un atto della volontà, dettato dalla ragione e reso possibile dalla grazia. Tale atto non è precluso ad alcuno; in questo, l’uomo moderno non è in condizioni differenti dall’uomo medievale o dall’uomo greco-romano: la Rivelazione gli si pone innanzi e lo invita a fare una scelta, non emotiva e irrazionale, ma profondamente razionale. È la ragione che indica le verità essenziali sull’esistenza e la natura di Dio (tranne due, che sono Misteri: la Trinità e l’Incarnazione); menti eccelse, come quella di San Tommaso d’Aquino, hanno indicato la via che conduce verso la fede. Certo, la ragione da sola non basta; se bastasse, potrebbero anche aver ragione gli illuministi e i massoni. Ma hanno torto, proprio perché la ragione, disgiunta dalla fede e non illuminata dalla grazia, annebbia le menti e invece di guidarle verso la verità, le fa impazzire: e la diretta conseguenza di ciò è lo scatenarsi delle passioni disordinate e lo sprofondare sempre di più nel peccato. La storia moderna è la storia di questo impazzimento, di questa follia collettiva. Come bene aveva visto san Paolo (Romani, 1, 18-21)
18 In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, 19 poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20 Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21 essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
Da quando la civiltà moderna si è sostituita alla civiltà cristiana, con il preciso scopo di farla sparire e di cancellarne anche il ricordo, è iniziata la decadenza dell’Occidente: bisogna essere ciechi o in malafede per non vederlo!
Non è forse questo il ritratto veridico dell’uomo moderno? Non è questa la sua miseria, la sua follia?
Del 28 Dicembre 2020
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