Il pensiero della Chiesa
Nel documento “Istruzione della CEI” del 19 luglio 1989 (nn. 1-12) viene bene riassunta la dottrina eucaristica, insegnata da sempre nella Chiesa, così: a. il carattere sacrificale della Messa; b. la Reale Presenza di Cristo sotto le specie sacramentali; c. il dovere dello “stato di Grazia” per riceverla degnamente; d. il digiuno. Parlando pur della “possibilità” della “Comunione sulla mano”, stabilisce: a. che «si possa…103, se il fedele lo desidera…»104; b. che “tutti potranno scegliere…” (n. 2), e che, perciò, sono “liberi”105; c. stabilisce, infine, con chiarezza, che si tratta solo di una “concessione”106, cioè che “la Chiesa permette”… È chiaro, quindi, che la “mens della Chiesa” è ancora quella di sempre, e che avrebbe certamente conservato, anche oggigiorno, se non ci fossero state quelle pressioni e insistenze assurde. Si rilegga, per questo, la Istruzione “Memoriale Domini” del 1969 di Paolo VI, dove, pur ammettendo che la Chiesa dei primi secoli abbia permesso la “Comunione sulla mano”, dice, però, che poi, avendo più profondamente penetrato la verità del Mistero e stimolata da un senso di maggiore riverenza verso il Santissimo, decretò la consuetudine di deporla sulla lingua: («In sequenti tempore, postquam eucharistici misterii veritas, eius virtus ac praesentia Christi in eo altius explorata sunt, urgente sensu sive riverentiae erga hoc Sanctissimum Sacramentu sive humilitatis qua illud sumatur oportet, consuetudo inducta est, ut per se minister panis consecrati particulam in lingua Communionem suscipientium deponeret»)107. Quindi, anche per Paolo VI, il passaggio dalla “Comunione sulla mano” alla “Comunione sulla lingua” era stato un “progresso” spirituale e di Fede. Per questo, quella sua Istruzione “Memoriale Domini” continua dicendo che l’attuale modo di distribuire la Comunione “deve essere conservato” («Hic sanctam Communionem distribuendi modus, hodierno Ecclesiae statu in universum considerato, servari debet, non solum quia in tradito plurium saeculorum more innititur, sed praesertim qua Christifidelium reverentiam erga Eucharistiam significat…»)108.
E questo perché, solo così, cioè con la distribuzione tradizionale della “Comunione sulla lingua”, si possono evitare moltissimi pericoli di profanazione (: «Praeterea ha agendi ratione, quae translaticia iam censenda est, efficacius cavetur ut sacra Communio qua par est reverentia, decore atque dignitate distribuatur, ut quodvis periculum arceatur species eucharisticas profanandi…»109), e si può prevenire la caduta dei frammenti («… ut denique diligenter cura servetur, quam de ipsis panis consecrati fragmentis Ecclesia semper commendavit…»)110.
Ecco il vero pericolo e la grande preoccupazione della Chiesa cattolica di sempre: i “frammenti eucaristici”, anch’essi uniti alla “Reale Presenza” di Cristo sotto le specie di tutto il pane consacrato, quindi anche di ogni sua parte, sia pur minima, come fu definito appunto dal Concilio di Trento111, dopo quello di Firenze112.
E la Santa Sede, che aveva previsto queste inevitabili cadute dei frammenti con la “nuova prassi”, mise in allerta l’Episcopato, «… ut denique diligenter cura servetur quam de ipsis panis consecrati fragmentis Ecclesia semper commendavit…». E Paolo VI fece osservare che «In questa delicata situazione si impone una seria riflessione che la presente comunicazione vorrebbe suscitare in tutti i Vescovi del mondo. Si devono prevedere le conseguenze di una tale mutazione di disciplina, nei loro riflessi (…)113.
L’Episcopato fece subito eco al Papa, come lo si può provare dalle sue risposte! Eccone alcune:
– «Confezionare in altro modo il Pane eucaristico, perché non lasci frammenti» (India - Svizzera);
– «Le ostie siano più consistenti» (Australia);
– «Il pane sia confezionato come vero pane, in modo che non lasci frammenti» (Italia - C.E.L.R.A., Messico).
– «E i frammenti? Ci si leccherà le mani» (Italia);
– «Ci sarebbe una dispersione di frammenti» (Portogallo)…
Così, anche nella “Lettera” che la Santa Sede mandò assieme all’Istruzione “Memoriale Domini”, si ripeteva: «Si deve fare attenzione a non lasciare cadere né disperdere “frammenti” del Pane eucaristico…»114.
E fu proprio per questo che moltissimi Vescovi volevano che si conservasse la prassi della “Comunione in bocca”: («… Episcopos longe plurimos censere hodiernam disciplinam haudquaquam esse immutandam; quae immo si immutetur, id tum sensui tum spirituali cultui eorundem Episcoporum plurimorumque fidelium offensioni fore…»)115.
E fu per questo che lo stesso Paolo VI aveva deciso di non modificare affatto la forma nel distribuire la Comunione ai fedeli: («Summo Pontifici non est visum modum jamdiu receptum sacrae Communiones fidelibus ministrandae immutare…» (iv.).
Perciò, la Santa Sede esortò ancora pressantemente i Vescovi perché confermassero la prassi liturgica corrente: («Quapropter Apostolica Sedes Episcopos et sacerdotes et fideles vehementer hortatur ut validae iterumque confirmatae legi studiose obsequantur…» (iv.); per cui, anche dopo la concessione fatta a varie Nazioni di poter ricevere la Comunione col “nuovo rito”, venivano conservate in tutto il loro rigore le “norme” date per il “Rito della Comunione fuori della Messa”, dicendo: «… nel distribuire la santa Comunione, si conservi la consuetudine di deporre la particola del pane consacrato sulla lingua dei comunicandi, consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare»116.
Ma allora, perché Paolo VI, dopo la sua precedente posizione in favore della Tradizione, ha poi ceduto in favore degli avversari dell’ortodossia cattolica che volevano già, a gran voce, la negazione delle principali verità della Fede?
Mistero!.. Finora non si è mai avuto alcuna risposta completa a questa domanda!
Comunque, la vera “mens” della Santa Sede è quella di sempre, legata, cioè, all’antica consuetudine, per cui la “nuova disposizione” non è certamente partita dalla Santa Sede, ma da un Episcopato (progressista)!
Per questo, la “concessione” va considerata come una pura “possibilità” di ordine disciplinare e perciò sempre riformabile! L’istruzione, infatti, né obbliga, né impone alcun dovere, né vincola nessuno! I fedeli sono ancora liberissimi di continuare a ricevere la Comunione sulla lingua, “modo consueto” - come è stato dichiarato! - proprio perché “rimane del tutto conveniente”117.
I fedeli, perciò, sono liberissimi di “pretendere” che il sacerdote dia loro la Comunione sulla lingua, opponendo magari anche un fermo rifiuto al sacerdote che non lo volesse!
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del sac. dott. Luigi Villa
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