L'inferno rinserra quanto il mondo produce di corruzione e di errore, essendo di tutto questo continuazione e sviluppo e anche rivelazione totale. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti da lui sofferti sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti. Come tanto spesso sono i peccati nel mondo a produrre paurosi disastri. Conferme a questa dottrina ce ne sono tante, specie negli scritti dei SS. Padri, come S. Agostino. Ma mi piace qui riportare una testimonianza di una Santa (o candidata alla canonizzazione) dei nostri tempi, Edvige Carboni. Prima che scoppiasse la terribile seconda guerra mondiale Edvige ne fu avvertita a più riprese. Per es., la Madonna le disse: "Verrà fra pochi mesi una terribile guerra. Io sto trattenendo il braccio del mio Figlio sdegnato per le mode immodeste e altri peccati orribili, ma non riesco a placarlo". Nel settembre 1941 in una visione Gesù così disse a Edvige: "Figliola, io agli uomini ho dato la libera volontà di operare come a loro piace. Il mondo è tanto cattivo, che sono stato costretto ad abbandonarlo a se stesso. Non sono io che ho mandato la guerra, no, no. Sono i peccati degli uomini che hanno attirato il presente pagello; sono i capi, che fanno da soli. E io interverrò, quando vedrò che gli uomini non possono fare più niente. Allora salverò la mia Sposa, la Chiesa". Nell'inferno si aduna dunque tutta la sozzura del mondo. Se in cielo gli effetti dei peccati dei salvati sono stati cancellati dalla misericordia di Dio; gli effetti invece delle iniquità dei dannati sono come accumulati nell'inferno, che appare, così, come una specie di immondezzaio dove vanno a finire tutti i rifiuti non riciclati. E così si ripresenta, una volta di più, la visione di due realtà contrapposte, di due città, la città dell'odio e della discordia, della mostruosità e dell'infelicità eterna, e la città dell'amore e della bellezza e della felicità perenne.
Questo pensiero - che è soprattutto della beata Emmerick, Suora agostiniana - richiama istintivamente alla mente La Città di Dio di S. Agostino. "Due amori - egli dice - hanno dunque fondato due città: l'amore di sé portato fino al disprezzo di Dio, ha generato la città terrena; l'amore di Dio, portato fino al disprezzo di sé, ha generato la città celeste". Ed è sempre S. Agostino a dirci che la sede definitiva dei cittadini della Città di Dio è il cielo, il paradiso; per gli abitanti della città terrena è l'inferno.
Padre Antonio Maria Di Monda
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