8 marzo 1946, S. Giovanni di Dio.
Tu hai detto, dolce Gesù "Lo spirito è pronto, ma la carne è debole". É che non basta essere emuli del Tuo dolore, desiderosi di esserti utili, bisogna realizzare questo desiderio e non solo questo desiderio, ma anche quel che ti aspetti da noi e che noi non aspettiamo, non desideriamo: le prove impreviste e contrarie. Come dobbiamo temere di non saper rispondere alle Tue attese: la nostra carne è così debole! Senza di Te, mio Dio, senza il soccorso della Tua grazia e la forza dello Spirito Santo, non andremmo lontano! Il grande San Pietro, lasciato alle sue sole forze, passa in poche ore dalla devozione assoluta al rinnegamento completo. Quanto più noi, poveri peccatori, dobbiamo diffidare della nostra debolezza! Siamo meno della terra magra dove il seme non può prosperare, niente come la strada in cui il vento porta via i buoni propositi ancor prima che siano germinati. Quando la stigmatizzazione stessa ha le sue anime decadute, cosa siamo noi per perseverare, noi che non abbiamo conosciuto tali grandezze, ricevuto tante luci, gustato tante consolazioni, raccolto tanti meriti! Veramente dovremmo tremare per la nostra perseveranza. Ma Tu, mettici in guardia dal pericolo che nemmeno conosciamo, e nello stesso tempo donaci il mezzo di resistere alle tentazioni di scoraggiamento: la vigilanza nella preghiera. La preghiera è la confessione della nostra debolezza, ed è già una forza questa confessione; è la fiducia in Dio, ed è una forza contro Dio questa fiducia, è l'unione con Dio più che con gli uomini, è il buon consiglio assicurato. Anche la vigilanza è una forza giacché è diffidenza contro noi stessi e contro i nemici esterni; è lo sforzo contro l'ingordigia, e ogni sforzo è una sorgente di forza.
Ma, mio Dio, chi ci darà questa vigilanza se non Tu, giacché gli stessi apostoli sono stati deboli e si sono addormentati? Bisogna dunque prima pregare per non dormire, per ricevere la forza per non dormire; e bisogna non dormire per pregare. Pregare perché? Per tutti quelli e quelle che sono in agonia, affinché la sappiano sopportare coraggiosamente. Che io le ami, mio Dio, queste vittime volontarie che Tu hai scelto! E come meritano la Tua gratitudine quelle che hanno accettato di soffrire per salvarci dai nostri peccati e dai giusti castighi divini! Com'è ingegnoso il Tuo amore che soddisfa così la sua rigorosa giustizia! Quanto è grande la Tua giustizia che esige che, per gli stessi giusti, Tu abbia così tanto sofferto e ancora soffra nelle Tue anime vittime! Io voglio pregare anche per i Tuoi apostoli, i sacerdoti, affinché anch'essi preghino e veglino. Essi soprattutto devono vegliare non solo su se stessi, ma anche e soprattutto sul gregge che è loro stato affidato; sventurati cani da guardia muti che non avvertono della venuta del nemico, che non ne svelano i traditori, che lasciano consegnare Gesù!
Mio Dio, donaci, Te ne supplico, dei santi, santissimi sacerdoti, delle sante, generosissime anime vittime. Io voglio, con la Tua grazia, unirmi molto umilmente ad esse. Maria, regina delle anime vittime, regina degli apostoli, intercedi per loro e per me.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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